“Damon, ma quanto manca?”. “Non avevi promesso di non farmi in nessun caso questa domanda?”. “Si, ma…” “Ah – ah!”. Tono petulante. “Ok…” avevi sospirato rassegnata. Quella benda sugli occhi ti stava facendo impazzire. Ce l’avevi su da quanto? Almeno ventiquattro ore. Ti aveva gentilmente chiesto di indossarla quando eravate ancora in casa sua e, ovviamente, non aveva voluto rivelarti nessun dettaglio, darti nessuna spiegazione. “È una sorpresa. Il mio regalo di compleanno.” Serafico come suo solito. Tu avevi accettato, non senza entusiasmo, perché in fondo le sue sorprese ti piacevano, sapeva sempre cogliere nel segno, anticipare ogni tuo desiderio. Solo che stavolta si era spinto più in là del solito. Ti aveva messo su un aereo. Guidata attraverso strade sconosciute e invisibili. Aiutata a salire su taxi stranieri. Obbligato probabilmente gli addetti ai lavori a non parlare ad alta voce per non rovinarti la sorpresa. Condotta per mano fino ad un posto affollato. Almeno così ti sembrava dai rumori insistenti che ti circondavano. Addirittura presa in braccio per evitare che inciampassi su una parte di terreno non perfettamente liscia. E ora si era fermato. Vi eravate fermati. Giunti a destinazione. “Sei pronta?” le sue parole appena sussurrate ti avevano provocato un brivido che aveva percorso tutta la tua schiena. Avevi annuito. E improvvisamente la luce aveva investito le tue iridi scure. Avevi sbattuto un po’ le palpebre per abituarti. Poi lui aveva sussurrato ancora “Benvenuta in Italia, Miss Gilbert.” E ti aveva sorriso. Apertamente, sinceramente divertito dalla tua espressione attonita. Non riuscivi a proferire alcuna frase di senso compiuto. I discorsi ti si formavano in mente, ma non si tramutavano in parole. Piazza della Signoria si stagliava antica ed imponente intorno a te. Splendore mai perduto di un tempo ormai lontano. “Un tempo i miei antenati hanno calpestato questi ciottoli, percorso queste vie, abitato uno di questi palazzi. Ho sempre desiderato tornarci, e quale migliore occasione del tuo compleanno?”. Aveva sollevato un sopracciglio e messo su il suo solito mezzo sorriso, malizioso e indisponente. Le lacrime avevano cominciato a scendere senza che tu potessi fermarle e subito il suo sguardo si era tramutato da divertito a preoccupato. Aveva afferrato il tuo viso con entrambe le mani. “Elena… Che c’è? Ho fatto… Ho sbagliato qualcosa?”. Ti eri affrettata a scuotere la testa e a sorridergli, per rassicurarlo. “Assolutamente no… è che… Sono felice.” I suoi occhi si erano immediatamente colmati di una dolcezza disarmante. Ti aveva asciugato le lacrime e stretta al suo petto. “Grazie…” La tua voce flebile e ancora tremante. Damon era tornato a guardati negli occhi. Aveva fatto segno di no con la testa e ti aveva guardato scettico. Tu l’avevi ricambiato con un’occhiata incuriosita. Un sorriso tenero lo aveva illuminato. “No, no. Questa è la mia battuta, Elena. Non provare a rubarmela. Sono stato chiaro?” Il solito occhiolino. “Buon compleanno.”