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Autore: braver than nana    06/10/2010    1 recensioni
Erano stati ed, era sicuro, sarebbe rimasti per tutta la sua vita come una continua pioggia di meteoriti che lo scombussolavano, lo uccidevano e poi, come se nulla fosse, lo riportavano in vita con un bacio e con parole sempre nuove.
Quando nacque per l’ennesima volta la mattina del sei ottobre lui rinfilò la fede dorata al dito pronto a tornare a casa.
A Sacchan. Buon S&N day tesoro! ShikaTema VS ShikaKiba.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kiba Inuzuka, Shikamaru Nara, Temari
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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A Sacchan. 

Meteor Shower ~ Sei Ottobre  

I can finally see
That you’re right there beside me

I am not my own,
for I have been made new
Please don’t let me go
I desperately need you

 L’inizio dell’autunno portava nel cuore degli studenti dell’istituto superiore di Konoha una contagiosa sensazione di stanchezza. Le interrogazioni moltiplicavano mentre si entrava in quella parte di anno, troppo lontana sia dalle vacanze appena passate sia da quelle successive, nel quale si rimpiangeva il tempo che dall’estate colorata iniziava a tingersi di grigio e tonalità più scure.
Era il periodo preferito di persone come Shikamaru Nara che avevano sempre passato gli anni scolastici sonnecchiando visto che riuscivano a camuffarsi meglio con l’intonaco o con la massa di svogliati che ormai si trovavano ovunque. Lui si era sempre sentito uno dei tanti e, lo sapevano tutti, la sua più grande aspirazione era sempre stata quella di finire la scuola più o meno dignitosamente, trovare un lavoro nella media e vivere in tranquillità.
Per sua sfortuna il destino lo aveva portato a divenire la dolce metà della persone meno comune di tutte. Se lo ricordava bene il giorno in cui le loro vite erano entrate in contatto. Fu come la collisione tra una meteora e un tranquillo pianeta che viveva e girava tranquillamente nella sua orbita. Da quel giorno fu come se qualcosa nella sua vita si fosse spostato, come i tre gradi d’inclinazione che avevano permesso alla vita sulla Terra di esistere, e aveva vissuto della sua luce riflessa.
Temari aveva stravolto la sua vita e nonostante i caratteri così differenti ormai era lì ed era impossibile pensare di estirpare quelle nuove forme di vita dal pianeta che Nara sentiva di essere. Era come voler spostare la Terra e farla tornare nella sua posizione originale, insensato e impossibile. 

Sul calendario sempliciotto che aveva sulla testa del letto quella data era stata più volte cerchiata con un pennarello rosso che non gli apparteneva ma che lo aveva sempre aiutato a non fare brutte figure. Già dagli ultimi giorni di Settembre iniziava a far spazio nella sua testa il pensiero del momento in cui si sarebbe trovato davanti la sua ragazza piena di bastarde aspettative. Lo faceva apposta e ogni anno – ormai era il quarto – gli metteva in mano il regalo perfetto aspettandosi altrettanto.
Due volte su tre era riuscito a soddisfare il suo assurdo ego e a guadagnarsi qualche momento di pace ma l’anno precedente, quando si era presentato con quel paio di pantaloni che avevano visto insieme in una delle uscite di shopping categoricamente imposte da lei era scoppiato il putiferio. Ancora non capiva cosa ci fosse di così diverso dalla una taglia 46 che le aveva regalato a quella 42 che si era scelta pretendendo scontrino e cartellino. Per fortuna non era una persona brontolona e la lasciò sfogare per parecchio tempo prima che tutto poté ritornare normale.
Aveva fatto un giro in rete in quei giorni sfruttando la connessione della Biblioteca per non farsi scoprire e aveva letto che il quarto anniversario era chiamato quello della seta. Che si trattasse o meno di anniversario di matrimonio poco gli importava, la cosa fondamentale era che per quell’anno non avrebbe avuto tanti problemi con le taglie visto che almeno quelle della biancheria intima le conosceva abbastanza bene.
Il pacchetto era pronto già qualche giorno prima con il suo fiocco in cima nascosto nei meandri dell’armadio della sua camera, uno dei pochi posti in cui era sicuro nessuno rovistasse. Lo uscì solo la mattina del sei Ottobre prima di andare a scuola per infilarlo nella cartella. 

Quando quel giorno la campanella suonò, assordante come sempre, la classe era stranamente già sistemata nella sua aula con un’unica insolita eccezione che fece girare più teste nella direzione di Shikamaru. Nessuno si azzardava a chiedere il motivo dell’assenza di Temari sperando che fosse solo in ritardo e cercando di nascondere ai propri occhi la tensione che il ragazzo emanava dal primo instante in cui aveva messo piede nella stanza.
Sembrava spaesato e guardava spesso in direzione della porta anche dopo che il professore della prima ora entrò e pronunciò l’appello segnando l’assenza della Sabaku sul registro. Lei si assentava di rado e sempre avvisando l’ormai storico quanto stoico fidanzato, ma mai era successo che in quella giornata il suo banco in prima fila rimanesse vuoto.
Nessuno sapeva che la stessa Temari era arrivata a scuola quella mattina presto come tutte le altre mattine e che quando aveva preso in mano il cellulare per svegliare quel pelandrone di Shikamaru che sicuramente ancora riscaldava il letto aveva notato sul display l’insolita combinazione di numeri che formavano la data. Nessuno sospettava che l’alunna diligente stava deliberatamente saltando le lezioni girovagando da un punto all’altro della scuola cercando la via più breve per arrivare alla terrazza senza essere scoperta.
Ci era quasi riuscita, ma qualche istante prima che le sue dita potessero stringere la maniglia che portava alla sua metà un ragazzino intralciò il suo percorso facendola quasi rovinare a terra. 

« Mi scusi Sabaku sempai! » disse questo mentre cercava di riprendere fiato da una probabile corsa. 

Lei lo guardò qualche istante, giusto il tempo di cercare di capire se dovesse ricordarsi il nome di quel tipo, e poi fece un cenno aprendo finalmente la porta. L’aria era decisamente molto meglio che nell’edificio e il sole delle nove non era poi così caldo da far sudare. Il momento perfetto per riposarsi un po’ e pensare a come uscire dalla situazione assurda in cui si era cacciata. 

« Non le dà fastidio se fumo, vero sempai? »
« No, anzi dammene una anche a me. »
« Ecco, veramente ne avrei solamente due e qu-»
« Dammela e sta’ zitto.» 

Il ragazzo doveva essere di qualche anno sotto di lei e doveva di sicuro averlo visto da qualche parte prima ma non sapeva o non ricordava il suo nome. Aveva i capelli spettinati e dei strani disegni colorati sulle guance, di sicuro non doveva piacergli essere ignorato. Quando si avvicinò per darle a malincuore la sigaretta scura che aveva chiesto si rese conto che nonostante gli anni che di sicuro le separavano lui era molto più alto. Da bravo gentiluomo fece accendere prima la ragazza e poi con la stessa fiamma arroventò anche la punta della sua sigaretta. 

« Che schifezza è questa cosa
« Sigarette alla vaniglia, le mie preferite. »
« Fanno pietà, mica me la fumo. » 

Lui balbettò per qualche secondo qualche verso incomprensibile mentre la ancora intatta Black Devil con uno schiocco di dita volava giù dalla terrazza ma poi si arrese mettendo il broncio e cominciando a fumare in silenzio inspirando ed espirando il più rumorosamente possibile cercando di controllare il vento e di far arrivare tutto l’odore vanigliato verso di lei. La osservò per qualche minuto, doveva ammettere che era bella, ma la ragazza non si accorse di nulla, troppo concentrata a fissare chissà cosa verso l’orizzonte.
Sembrava vagamente preoccupata, forse centravano le voci che da quella mattina giravano per la scuola. 

« Sempai, c’è qualcosa che non va?» 

Temari sembrò non ascoltarlo e proprio nel momento in cui stava per ripetere la domanda con un tono un po’ più alto lei si girò e appoggiò la schiena alla rete che delineava i confini della terrazza guardandolo negli occhi. Sinceramente quella ragazza non le era mai piaciuta particolarmente forse proprio per quello sguardo scettico e di superiorità che posava su tutti. Si domandò, mentre sentiva il filtro scuro della sigarette divenire caldo, se avesse fatto bene a parlarle in quella maniera.
Sospettava che gli avrebbe risposto in malo modo. 

« Farti i fatti tuoi no, ah? »
« Come immaginavo… » sospirò senza farsi sentire prima che lei ricominciasse a parlare.
« Comunque visto che non ho nulla da fare e che devi ripagarmi per l’orribile sapore che mi ha lasciato in bocca quella cavolo di sigaretta dovrai stare ad ascoltarmi. L’hai chiesto tu, faccia di scemo. » 

Lei si sedette su un muretto e iniziò a parlare della situazione che si era ritrovata a dover affrontare quel giorno. La sua assenza aveva fatto il giro dell’edificio in pochissimo tempo gonfiando il tutto fino alle conclusioni più assurde. C’era chi diceva che i due si fossero tragicamente lasciati proprio il giorno prima del loro anniversario oppure che lei fosse ancora in giro per il Giappone alla ricerca del regalo adatto. In entrambi i casi c’erano già ragazze che facevano la fila per ottenere il posto della biondina che si agitava e parlava ad alta voce. La trovava leggermente spaventosa anche mentre gesticolava nei suoi ragionamenti che non era certo di star capendo del tutto ma quando si fermò prendendo fiato dopo il piccolo monologo dovette annuire leggermente e ragionare sul consiglio che avrebbe potuto darle. 

« Quindi avete dimenticato l’anniversario con il sempai Nara e non sapete come rimediare. Beh, non so, regalategli, ehm… »
« Sei un ragazzino inutile. »
« Fossi in lei non mi preoccuperei più di tanto, il sempai vi ama e voi amate lui fategli semplicemente capire questo e si risolverà tutto, giusto? »
« Ripeto, sei un ragazzino inutile. E comunque io non mi preoccupo. »
« E allora perché vi siete nascosta qua? » 

Per qualche frazione di secondo dopo quella affermazione lei lo guardò indignata, come se avesse trovato il punto del suo orgoglio più sensibile. Si alzò di scatto e senza neanche rivolgergli lo sguardo si diresse spedita verso la porta che spalancò rumorosamente. 

« Come ti chiami, ragazzino? »
« Kiba Inuzuka, perché? » 

Non rispose e sbatté la porta. Era rimasta a lungo in terrazza, tanto che quando scese al piano in cui era situata la sua classe sentì suonare la seconda campanella che annunciava l’inizio della terza ora. La professoressa di Storia non era ancora arrivata quando irruppe nella classe sorprendendo tutti.
Shikamaru fu l’ultima persona che vide, nascosto nel suo banco in ultima fila, ma quando i loro sguardi si incrociarono i suoi brillavano di sfida.
Con un salto salì sul primo banco libero e mentre ancora lo fissava e gli consegnò il suo regalo di anniversario. 

« Ti amo, crybaby. Spero che il tuo regalo sia all’altezza. » 

I am not my own,
For I have been made new
Please don’t let me go
I desperately need you

 Quando molti anni dopo lo stesso Shikamaru raccontò quello strano evento a Kiba lui fece fatica a collegare quella giornata al suo discorso ma non gli raccontò che la piccola dichiarazione pubblica era scaturita dalla sua testa e che in realtà quel giorno lei si fosse dimenticata del loro anniversario.
Non voleva essere più cattivo del necessario con il nemico.
Semplicemente lo abbracciò più forte e ancora sudato e appiccicaticcio si sedette su di lui circondandogli la vita con le sue gambe. 

« Ti amo, Shikamaru sempai. » 

La sua voce era leggera e con quel tono ironico cercava di arrivare dritta al suo cervello, alle sue interiore, al suo cuore. Aveva tutta l’intenzione di farlo tremare come poi effettivamente fece.
Tremò impercettibilmente schiacciato dal peso del ragazzo sopra di lui e dalle sue parole. Gli circondò busto con le braccia e lo attirò verso di se per altri baci e altre carezze.
Perché infondo l’entrata di Kiba nella sua vita era qualcosa di diverso dell’incontro con Temari, ma altrettanto sconvolgente. Lui era quell’asteroide che aveva distrutto la maggior parte di quello che era riuscito a costruire facendo estinguere qualcosa dentro di lui per poi farlo rinascere di nuovo. Era il fuoco che aveva estirpato le foreste che lo facevano respirare, era il nuovo ossigeno che gli permetteva di continuare a vivere, era sempre diverso e spaventosamente inaspettato. 

Erano stati ed, era sicuro, sarebbe rimasti per tutta la sua vita come una continua pioggia di meteoriti che lo scombussolavano, lo uccidevano e poi, come se nulla fosse, lo riportavano in vita con un bacio e con parole sempre nuove.
Quando nacque per l’ennesima volta la mattina del sei ottobre lui rinfilò la fede dorata al dito pronto a tornare a casa.
 

Fine.

 

E ora arriva il difficile…

Sono 365 giorni che ci conosciamo, Sacchan. Trecentosessantacinque. Ti rendi conto? Cosa sarebbe successo se quel sei ottobre non avessi preso il tuo contatto msn o non mi fossi iscritta a quel contest –di cui tra l’altro non ci hanno mai dato i bannerini o.o-? Cosa starei facendo in questo momento? – questo fa molto Bivio e Ruggeri –.Di sicuro sarebbe stato un anno più noioso, con meno storie e meno risate. E forse il trenta di questo mese non avrei avuto la possibilità di prendere quel treno e arrivare fino a Lucca. Infondo lo sappiamo un po’ tutte e due che lo sto facendo soprattutto per te XD
È passato un anno e posso dire che in questo periodo ho iniziato a conoscerti e, mi dispiace per te, tu hai conosciuto me. In un anno io ho capito che ti voglio davvero bene e che sei speciale, sul serio.
Sei un’amica preziosa, una delle migliori che potessi sperare di incontrare. 

Asciuga le lacrime da commozione Sacchan. Ricordati solo che tutto questo è per te, per conquistare il tuo eterno amore, e per avere la speranza che saremo sempre amiche.

P.S. Temari mi ha fatto disperare, dannazione! Fossi in Shika sceglierei assolutamente Kiba U.U ma questo si sapeva già.

   
 
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