A
Sacchan.
I can finally see
That you’re right there beside me
I am not my own,
for I have been made new
Please don’t let me go
I desperately need you
Era il periodo preferito di
persone come Shikamaru Nara che avevano sempre passato gli anni
scolastici
sonnecchiando visto che riuscivano a camuffarsi meglio con
l’intonaco o con la
massa di svogliati che ormai si trovavano ovunque. Lui si era sempre
sentito
uno dei tanti e, lo sapevano tutti, la sua più grande
aspirazione era sempre
stata quella di finire la scuola più o meno dignitosamente,
trovare un lavoro
nella media e vivere in tranquillità.
Per sua sfortuna il destino lo
aveva portato a divenire la dolce
metà della persone meno comune di
tutte. Se lo ricordava bene il giorno in cui le loro vite erano entrate
in
contatto. Fu come la collisione tra una meteora e un tranquillo pianeta
che
viveva e girava tranquillamente nella sua orbita. Da quel giorno fu
come se qualcosa
nella sua vita si fosse spostato, come i tre gradi
d’inclinazione che avevano
permesso alla vita sulla Terra di esistere, e aveva vissuto della sua
luce
riflessa.
Temari aveva stravolto la sua
vita e nonostante i caratteri così differenti ormai era
lì ed era impossibile
pensare di estirpare quelle nuove forme di vita dal pianeta che Nara
sentiva di
essere. Era come voler spostare la Terra e farla tornare nella sua
posizione
originale, insensato e impossibile.
Sul
calendario sempliciotto
che aveva sulla testa del letto quella data era stata più
volte cerchiata con
un pennarello rosso che non gli apparteneva ma che lo aveva sempre
aiutato a
non fare brutte figure. Già dagli ultimi giorni di Settembre
iniziava a far
spazio nella sua testa il pensiero del momento in cui si sarebbe
trovato
davanti la sua ragazza piena di bastarde aspettative. Lo faceva apposta
e ogni
anno – ormai era il quarto – gli metteva in mano il
regalo perfetto
aspettandosi altrettanto.
Due volte su tre era riuscito
a soddisfare il suo assurdo ego e a guadagnarsi qualche momento di pace
ma l’anno
precedente, quando si era presentato con quel paio di pantaloni che
avevano
visto insieme in una delle uscite di shopping categoricamente imposte
da lei
era scoppiato il putiferio. Ancora non capiva cosa ci fosse di
così diverso
dalla una taglia 46 che le aveva regalato a quella 42 che si era scelta
pretendendo scontrino e cartellino. Per fortuna non era una persona
brontolona
e la lasciò sfogare per parecchio tempo prima che tutto
poté ritornare normale.
Aveva fatto un giro in rete in
quei giorni sfruttando la connessione della Biblioteca per non farsi
scoprire e
aveva letto che il quarto anniversario era chiamato quello della seta.
Che si
trattasse o meno di anniversario di matrimonio poco gli importava, la
cosa
fondamentale era che per quell’anno non avrebbe avuto tanti
problemi con le
taglie visto che almeno quelle della biancheria intima le conosceva
abbastanza bene.
Il pacchetto era pronto già
qualche giorno prima con il suo fiocco in cima nascosto nei meandri
dell’armadio della sua camera, uno dei pochi posti in cui era
sicuro nessuno
rovistasse. Lo uscì solo la mattina del sei Ottobre prima di
andare a scuola per
infilarlo nella cartella.
Quando
quel giorno la
campanella suonò, assordante come sempre, la classe era
stranamente già
sistemata nella sua aula con un’unica insolita eccezione che
fece girare più
teste nella direzione di Shikamaru. Nessuno si azzardava a chiedere il
motivo
dell’assenza di Temari sperando che fosse solo in ritardo e
cercando di
nascondere ai propri occhi la tensione che il ragazzo emanava dal primo
instante in cui aveva messo piede nella stanza.
Sembrava spaesato e guardava
spesso in direzione della porta anche dopo che il professore della
prima ora
entrò e pronunciò l’appello segnando
l’assenza della Sabaku sul registro. Lei
si assentava di rado e sempre avvisando l’ormai storico
quanto stoico
fidanzato, ma mai era successo che in quella giornata il suo banco in
prima
fila rimanesse vuoto.
Nessuno sapeva che la stessa
Temari era arrivata a scuola quella mattina presto come tutte le altre
mattine
e che quando aveva preso in mano il cellulare per svegliare quel
pelandrone di
Shikamaru che sicuramente ancora riscaldava il letto aveva notato sul
display
l’insolita combinazione di numeri che formavano la data.
Nessuno sospettava che
l’alunna diligente stava deliberatamente saltando le lezioni
girovagando da un
punto all’altro della scuola cercando la via più
breve per arrivare alla
terrazza senza essere scoperta.
Ci era quasi riuscita, ma
qualche istante prima che le sue dita potessero stringere la maniglia
che
portava alla sua metà un ragazzino intralciò il
suo percorso facendola quasi rovinare
a terra.
«
Mi scusi Sabaku sempai! »
disse questo mentre cercava di riprendere fiato da una probabile corsa.
Lei
lo guardò qualche istante,
giusto il tempo di cercare di capire se dovesse ricordarsi il nome di
quel
tipo, e poi fece un cenno aprendo finalmente la porta. L’aria
era decisamente
molto meglio che nell’edificio e il sole delle nove non era
poi così caldo da
far sudare. Il momento perfetto per riposarsi un po’ e
pensare a come uscire
dalla situazione assurda in cui si era cacciata.
«
Non le dà fastidio se fumo,
vero sempai? »
« No, anzi dammene una anche a
me. »
« Ecco, veramente ne avrei
solamente due e qu-»
« Dammela e sta’ zitto.»
Il
ragazzo doveva essere di
qualche anno sotto di lei e doveva di sicuro averlo visto da qualche
parte
prima ma non sapeva o non ricordava il suo nome. Aveva i capelli
spettinati e
dei strani disegni colorati sulle guance, di sicuro non doveva
piacergli essere
ignorato. Quando si avvicinò per darle a malincuore la
sigaretta scura che
aveva chiesto si rese conto che nonostante gli anni che di sicuro le
separavano
lui era molto più alto. Da bravo gentiluomo fece accendere
prima la ragazza e
poi con la stessa fiamma arroventò anche la punta della sua
sigaretta.
«
Che schifezza è questa cosa?»
« Sigarette alla vaniglia, le
mie preferite. »
« Fanno pietà, mica me la
fumo. »
Lui
balbettò per qualche
secondo qualche verso incomprensibile mentre la ancora intatta Black
Devil con
uno schiocco di dita volava giù dalla terrazza ma poi si
arrese mettendo il
broncio e cominciando a fumare in silenzio inspirando ed espirando il
più
rumorosamente possibile cercando di controllare il vento e di far
arrivare
tutto l’odore vanigliato verso di lei. La osservò
per qualche minuto, doveva
ammettere che era bella, ma la ragazza non si accorse di nulla, troppo
concentrata a fissare chissà cosa verso
l’orizzonte.
Sembrava vagamente
preoccupata, forse centravano le voci che da quella mattina giravano
per la
scuola.
«
Sempai, c’è qualcosa che non
va?»
Temari
sembrò non ascoltarlo e
proprio nel momento in cui stava per ripetere la domanda con un tono un
po’ più
alto lei si girò e appoggiò la schiena alla rete
che delineava i confini della
terrazza guardandolo negli occhi. Sinceramente quella ragazza non le
era mai
piaciuta particolarmente forse proprio per quello sguardo scettico e di
superiorità che posava su tutti. Si domandò,
mentre sentiva il filtro scuro
della sigarette divenire caldo, se avesse fatto bene a parlarle in
quella
maniera.
Sospettava che gli avrebbe
risposto in malo modo.
«
Farti i fatti tuoi no, ah? »
« Come immaginavo… » sospirò
senza farsi sentire prima che lei ricominciasse a parlare.
« Comunque visto che non ho
nulla da fare e che devi ripagarmi per l’orribile sapore che
mi ha lasciato in
bocca quella cavolo di sigaretta dovrai stare ad ascoltarmi.
L’hai chiesto tu,
faccia di scemo. »
Lei
si sedette su un muretto e
iniziò a parlare della situazione che si era ritrovata a
dover affrontare quel
giorno. La sua assenza aveva fatto il giro dell’edificio in
pochissimo tempo
gonfiando il tutto fino alle conclusioni più assurde.
C’era chi diceva che i
due si fossero tragicamente lasciati proprio il giorno prima del loro
anniversario oppure che lei fosse ancora in giro per il Giappone alla
ricerca
del regalo adatto. In entrambi i casi c’erano già
ragazze che facevano la fila
per ottenere il posto della biondina che si agitava e parlava ad alta
voce. La
trovava leggermente spaventosa anche mentre gesticolava nei suoi
ragionamenti
che non era certo di star capendo del tutto ma quando si
fermò prendendo fiato
dopo il piccolo monologo dovette annuire leggermente e ragionare sul
consiglio
che avrebbe potuto darle.
«
Quindi avete dimenticato
l’anniversario con il sempai Nara e non sapete come
rimediare. Beh, non so,
regalategli, ehm… »
« Sei un ragazzino inutile. »
« Fossi in lei non mi
preoccuperei più di tanto, il sempai vi ama e voi amate lui
fategli
semplicemente capire questo e si risolverà tutto, giusto?
»
« Ripeto, sei un ragazzino
inutile. E comunque io non mi preoccupo. »
« E allora perché vi siete
nascosta qua? »
Per
qualche frazione di
secondo dopo quella affermazione lei lo guardò indignata,
come se avesse
trovato il punto del suo orgoglio più sensibile. Si
alzò di scatto e senza
neanche rivolgergli lo sguardo si diresse spedita verso la porta che
spalancò
rumorosamente.
«
Come ti chiami, ragazzino? »
« Kiba Inuzuka, perché? »
Non
rispose e sbatté la porta.
Era rimasta a lungo in terrazza, tanto che quando scese al piano in cui
era
situata la sua classe sentì suonare la seconda campanella
che annunciava
l’inizio della terza ora. La professoressa di Storia non era
ancora arrivata
quando irruppe nella classe sorprendendo tutti.
Shikamaru fu l’ultima persona
che vide, nascosto nel suo banco in ultima fila, ma quando i loro
sguardi si
incrociarono i suoi brillavano di sfida.
Con un salto salì sul primo
banco libero e mentre ancora lo fissava e gli consegnò il
suo regalo di
anniversario.
«
Ti amo, crybaby. Spero che
il tuo regalo sia all’altezza. »
I am not my own,
For I have been made new
Please don’t let me go
I desperately need you
Non voleva essere più cattivo
del necessario con il nemico.
Semplicemente lo abbracciò più
forte e ancora sudato e appiccicaticcio si sedette su di lui
circondandogli la
vita con le sue gambe.
«
Ti amo, Shikamaru sempai. »
La
sua voce era leggera e con
quel tono ironico cercava di arrivare dritta al suo cervello, alle sue
interiore, al suo cuore. Aveva tutta l’intenzione di farlo
tremare come poi
effettivamente fece.
Tremò impercettibilmente
schiacciato dal peso del ragazzo sopra di lui e dalle sue parole. Gli
circondò
busto con le braccia e lo attirò verso di se per altri baci
e altre carezze.
Perché infondo l’entrata di
Kiba nella sua vita era qualcosa di diverso dell’incontro con
Temari, ma
altrettanto sconvolgente. Lui era quell’asteroide che aveva
distrutto la
maggior parte di quello che era riuscito a costruire facendo estinguere
qualcosa dentro di lui per poi farlo rinascere di nuovo. Era il fuoco
che aveva
estirpato le foreste che lo facevano respirare, era il nuovo ossigeno
che gli
permetteva di continuare a vivere, era sempre diverso e spaventosamente
inaspettato.
Erano
stati ed, era sicuro,
sarebbe rimasti per tutta la sua vita come una continua pioggia di
meteoriti
che lo scombussolavano, lo uccidevano e poi, come se nulla fosse, lo
riportavano in vita con un bacio e con parole sempre nuove.
Quando nacque per l’ennesima
volta la mattina del sei ottobre lui rinfilò la fede dorata
al dito pronto a
tornare a casa.
Fine.
E ora arriva il difficile…
Sono
365 giorni che ci
conosciamo, Sacchan. Trecentosessantacinque. Ti rendi conto? Cosa
sarebbe
successo se quel sei ottobre non avessi preso il tuo contatto msn o non
mi
fossi iscritta a quel contest –di cui tra l’altro
non ci hanno mai dato i
bannerini o.o-? Cosa starei facendo in questo momento? –
questo fa molto Bivio e Ruggeri
–.Di sicuro sarebbe
stato un anno più noioso, con meno storie e meno risate. E
forse il trenta di
questo mese non avrei avuto la possibilità di prendere quel
treno e arrivare
fino a Lucca. Infondo lo sappiamo un po’ tutte e due che lo
sto facendo
soprattutto per te XD
È passato un anno e posso dire
che in questo periodo ho iniziato a conoscerti e, mi dispiace per te,
tu hai
conosciuto me. In un anno io ho capito che ti voglio davvero bene e che
sei
speciale, sul serio.
Sei un’amica preziosa, una
delle migliori che potessi sperare di incontrare.
Asciuga
le lacrime da
commozione Sacchan. Ricordati solo che tutto questo è per
te, per conquistare
il tuo eterno amore, e per avere la speranza che saremo sempre amiche.
P.S. Temari mi ha fatto disperare, dannazione! Fossi in Shika
sceglierei assolutamente Kiba U.U ma questo si sapeva già.