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Autore: _mari    06/10/2010    6 recensioni
Dalla finestrella del bagno i raggi dell'ultimo sole entrano prepotenti. Mi alzo barcollando e l'osservo calare. Rossi bagliori, sprazzi purpurei incendiano il cielo e macchiano le nuvole. Incanto passeggero ed effimero.
Mi balena ancora una volta in mente, la morte. Morire? Calare della sera di un giorno durato una vita. Spegnersi di una luce che ha brillato nel cielo.
Anche le stelle, lassù, muoiono. Alcune sono già morte.
Ogni respiro trascende nell'agonia.
Non ho mai avuto paura della morte, mai.
Ho sempre temuto me stesso. Ho sempre temuto di trasformarmi in un dannato succhia sangue. Ho paura di uccidere persone innocenti... Già, innocenti...
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Yuki Cross, Zero Kiryu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vittima innocente
Non solo invado il fandom di InuYasha, ora arrivo pure qui!
*Risata malefica*
È La prima fanfiction -sempre che tale si possa definire- che scrivo su VK.
Ringrazio chi mai leggerà. La dedico ad Anita. Perchè è una tossica come me e perchè la stimo. E poi lei sa cosa intendo... *w*



.Vittima innocente.




Mi sciacquo il viso con l'acqua ghiacciata.
Ho i brividi. Gli unici suoni che odo in questo opprimente silenzio sono dell'acqua che scroscia e delle frastornanti voci che non smettono di rimbombare nella mia testa.
Ho gli occhi chiusi. Li schiudo appena alzando il capo: l'immagine di un ragazzo si riflette nello specchio ampio del bagno.
I suoi capelli argentei sono bagnati, il viso è serio e gli occhi grigi mi fissano spauriti e astiosi.
Porto una mano a toccarmi il collo, proprio in quel punto che brucia e duole come se quelle zanne fossero ancora conficcate profondamente sul suo casto candore. Il giovane sconosciuto mi imita. Già, sconosciuto. Eppure sono io.
Tutto di quella mia immagine nasconde una realtà ben diversa da quella di un semplice adolescente. È solo una maschera di cera che si scioglie sempre più alle pulsazioni del cuore. L'ira mi scorre nelle vene come un veleno che intorpidisce i sensi.
Colpisco la superficie dello specchio con un pugno.
I frantumi cadono a terra con gran fragore.
Le schegge penetrano nella mia pelle e la squarciano.
Sangue. L'odore greve del sangue.
I miei occhi si incupiscono e si tingono di porpora.
Stille cremisi macchiano le piastrelle bianche e i resti dello specchio.
Quella immagine continua a figurarsi nei frammenti dello specchio sparpagliati per la stanza.
Il riflesso è cambiato: non vi è più un ragazzo.
Un vampiro l'ha sostituito, una bestia sanguinaria e priva di ragione.
Nei suoi occhi brucia un fuoco distruttivo.
L'odore dolce del sangue mi inebria.
Lecco avidamente le dita della mia mano ferita, la mano di un assassino.
I frammenti riflettono una scena dalla tetraggine quasi palpabile.
Osservo di nuovo quel mostro.
Allontano dalla mia bocca la mano e appoggio la schiena al muro.
Sono disgustato da me stesso. Riduco gli occhi a due fessure e mi mordo le labbra.
Quanto è crudele il mio destino. Sono diventato ciò che più odio e il mio destino è quello di morire perdendo la ragione.
Dalla finestrella del bagno i raggi dell'ultimo sole entrano prepotenti. Mi alzo barcollando e l'osservo calare. Rossi bagliori, sprazzi purpurei incendiano il cielo e macchiano le nuvole. Incanto passeggero ed effimero.
Mi balena ancora una volta in mente, la morte. Morire? Calare della sera di un giorno durato una vita. Spegnersi di una luce che ha brillato nel cielo.
Anche le stelle, lassù, muoiono. Alcune sono già morte.
Ogni respiro trascende nell'agonia.
Non ho mai avuto paura della morte, mai.
Ho sempre temuto me stesso. Ho sempre temuto di trasformarmi in un dannato succhia sangue. Ho paura di uccidere persone innocenti... Già, innocenti...
Prendo un affilato pezzo di specchio e lo stringo con forza. Il sangue macchia anche la scheggia, la sete aumenta.
L'arsura mi sta torturando lentamente.
Non avrei mai pensato di essere così masochista.
Qualcuno bussa alla porta. Ne riconosco l'odore.
“Zero, ho sentito dei rumori. Ho sorvegliato un'altra volta la Night Class da sola, sai?! Sto entrando.”.
Yuki varca la soglia del bagno. Osserva attonita la lugubre scena. Sembra sconvolta.
Mi raggiunge barcollando con gli occhi pieni di lacrime.
Ci hai provato di nuovo?! Tu, tu... Volevi ucciderti?!”. Si getta ai miei piedi e mi abbraccia con forza. I singhiozzi scuotono il suo esile corpo.
È così fragile, troppo fragile.
Il suo profumo mi stordisce.
Scappa... Scappa, prima che perda il controllo
La allontano e la osservo severamente.
“Vattene, Yuki.”. Si asciuga le lacrime e si porta l'esile mano sul petto, all'altezza del cuore.
“Ho promesso, Zero. Ho promesso che se fossi sceso al livello E ti avrei ucciso io stessa. Non infrangere il nostro accordo... E non cercare di avvicinare quel giorno! Vivi, Zero. Tu devi vivere.”. Le tremano le labbra e un fremito la percorre da capo a piedi. Mi fascia la mano con la sua cravatta, poi si slaccia i bottoni del colletto della camicia. “Avrai sete, hai perso tanto sangue. Fai quello che devi.”.
Sussulto. È sempre così dannatamente diretta. Le blocco i polsi sopra la testa e mi avvicino al suo collo. Respiro il suo odore. Sta tremando.
“Ti piace ancora giocare all'eroina, Yuki Cross?”.
Lascio andare i suoi polsi e la osservo malinconicamente. Il suo sguardo è serio e non si distoglie dal mio. “Non esitare, Zero. Come potrei avere paura di te?”.
Mi porto una mano sulla fronte e ritorno a guardarla.
“Smettila di fingere.”.
La gola brucia. Credo di essere al limite della sopportazione.
Mi abbraccia: non trema più.
Poso le mie labbra su quel collo candido e inviolato. Le mie zanne lo perforano.
Ascolto il suono delle pulsazioni del cuore di Yuki. Il sapore del suo sangue, dolce nettare, mi disseta momentaneamente. La allontano.
Mi sorride dolcemente e si alza in piedi, seppur barcollando.
Fingi ancora di essere forte, Yuki Cross?
“Be' però ora mi aiuti a sistemare il casino che hai combinato!”. Non rispondo, mi alzo anch'io. È incredibile come riesca ad ignorare la mia natura, come continui ad accettarmi. È quasi snervante. La osservo, distaccato.
Scusami, mia innocente vittima...

Grazie a chiunque si sia imbattuto in questa cosuccia. 
S
pero di avervi fatto cosa gradita scrivendola. Ora mi dileguo.

B
aci.


M
ary.



   
 
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