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Autore: Good Girl    07/10/2010    8 recensioni
[SPOILER - Future Fic - Titolo: Morning After Dark - Timbaland feat Nelly Furtado & SoShy]
Volume II.
Sono passati quattro anni dalla fine di Oh! Forever, e tutto sembrava andare alla perfezione.
Certo, sembrava. Perché non può essere tutto perfetto a Manhattan.
Cosa succederà? Quale evento porterà scompiglio nelle vite degli UESiders, sconvolgendole, forse, per sempre?
{E' una specie di giallo, ovviamente Chair. La lettura di "Oh! Forever" non è fondamentale per la comprensione della storia, ma, tuttavia, è raccomandata per una migliore visione d'insieme}
Genere: Drammatico, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Empire State Of Waldass'
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AN: Ciao a tutti (: Ecco il - forse - tanto atteso Sequel di Oh! Forever, Morning After Dark (lol, lo so che non mi sopportate più :D)
Il prologo sarà breve, in quanto ora non ho proprio tempo di ritoccare e aggiungere dettagli :O
E' il mio compleanno e dovrò passare tutto il tempo a studiare filosofia per la verifica di domani ._.
Tuttavia, benché la giornata sia stata piuttosto orrenda, se voi foste così gentili da lasciarmi un commento, piccolo o lungo che sia, ve ne sarei eternamente grata, e migliorereste di gran lunga la mia giornata ):
Vabbé, vi lascio. (: Bacioni a tutti!



Morning After Dark
Prologo



Manhattan, New York.

Simon's POV.
Il gelido vento di gennaio mi pungeva il viso, rendendo l’attesa ancor più snervante. Guardai frettolosamente l’orologio. L’una e 24 minuti del mattino. Mi strinsi nel cappotto, cercando di non pensarci. Perché non avevo scelta.
Quando Lui ti dava un incarico, non c’erano opzioni. L’unica decisione che, infatti, potevi prendere era quella di obbedire.
Pensai a mia moglie, ai miei figli. Ancora ricordavo lo sguardo di Monique al momento della Sua chiamata. Uno sguardo di puro terrore, accompagnato da un pianto singhiozzante. Anche lei sapeva che non avevo scelta. E io non avrei mai e poi mai messo in pericolo la mia famiglia.
Avere a che fare con un uomo del Suo calibro era pericoloso.
Mai nessuno aveva osato andare contro di Lui. E io, certamente, non l’avrei fatto.
Avrei eseguito i suoi ordini, preso il compenso in denaro che mi era stato promesso, e mi sarei trasferito, con la mia famiglia, il più lontano possibile da New York.
Non potevo permettergli di rintracciarmi ancora. Non era un rischio che volevo correre.
Lanciai uno sguardo a Dimitri, al posto di comando sull’imponente elicottero nero.
Mi fece un cenno con la testa, segno di chiamare.
Presi il cellulare dalla tasca destra della mia giacca, composi il numero, e attesi una risposta.
“Tutto liscio, stiamo salendo.”
Rimisi il cellulare in tasca, facendo un cenno con la mano a Dimitri.
Mi guardai intorno. Eravamo in cima ad uno dei palazzi più alti dell’intera città, e la vista era spettacolare.
Sentii dei rumori provenire dalle scale.
E Lo vidi.
Camminava velocemente, mi veniva incontro, con un’espressione seria e leggermente infastidita. Ma ciò che mi stupì di più fu quello che vidi dietro di lui.
Due bambini, mano nella mano, procedevano a grandi passi, scortati da due uomini di grandi stazze, completamente vestiti di nero.
Osservai la bambina: avrà avuto cinque o sei anni, non di più. Indossava un cappotto bianco, con sciarpa e guanti coordinati. Sotto il cappotto, potei notare i pantaloni di quello che sembrava un pigiama azzurro, a stampa floreale. Stringeva, con il braccio sinistro, una bambola, che, vagamente, le somigliava. Guardai meglio la piccola. I lunghi capelli con boccoli color cioccolato incorniciavano quello che avrei, sicuramente, definito un viso perfetto. Pelle rosea, guance arrossate, labbra carnose.
Quella bambina era splendida. E io l’avevo già vista da qualche parte.
Teneva per mano un bambino, certamente più piccolo. Avrà avuto 2 anni, circa; il suo viso aveva un nonsoché di simile a quello della bambina e, da questo, dedussi che erano fratelli. Indossava un cappotto blu, anche lui aveva i pantaloni di un pigiama viola, con papillons disegnati sopra.
La bambina, nonostante la sua età, sembrava serissima, mentre il bambino, perché più piccolo, aveva un'espressione leggermente impaurita dipinta sul volto.
“Muovetevi.” Sibilò Lui, incitando le persone che lo seguivano a camminare più velocemente.
Una volta arrivati a circa una decina di metri dall’elicottero, la bambina si fermò.
“Dove stiamo andando?” chiese con una voce delicata, ma allo stesso tempo autoritaria. La sua serietà mi colpì, parecchio. Non era il solito tono con cui si sentiva parlare i bambini di quell'età.
“Oh, non ti interessa.” rispose Lui nervoso.
“Sì che mi interessa, invece. Papà e mam-”
“Papà e mamma sono a Parigi, e tu non ti devi preoccupare.”
La bambina arricciò il labbro, chiaramente non contenta di essere stata interrotta.
“Voglio sapere dove stiamo andando.” Insisté la piccola. “ORA.”
“Dio, sembri tua madre.” Disse Lui roteando gli occhi, chiaramente scocciato.
La bambina sorrise. Ma non era un sorriso normale, un sorriso da bambina. Era un sorriso compiaciuto, furbesco, un sorriso da adulto.
“Non era un complimento.” Ribatté secco Lui.
“Dipende dai punti di vista. Io lo considero tale.”
“Ma quanti anni hai?” chiese Lui stupito e irritato allo stesso tempo.
“Ne ho 5.”
“Sembri una sessantenne.”
La bambina lo guardò di sottecchi. “E perché mai?”
“Senti il modo in cui parli?”
“Solo perché la mia grammatica è perfetta, il mio vocabolario è ampio e variegato, e, probabilmente, ti batterei ad una competizione di scrittura creativa, questo non vuol dire che io abbia sessant’anni.” Ribatté lei secca.
“Ahh, ora capisco. Scommetto che i tuoi si sono divertiti a insegnarti a parlare così.” Disse Lui vagamente seccato.
La bambina fece ancora quel suo sorriso compiaciuto.
“So leggere e scrivere da quando avevo 4 anni. Io e Papà ci esercitiamo ogni domenica mattina, dove lui mi insegna parole nuove, e io devo formare frasi di senso compiuto con i nuovi vocaboli che mi sono stati insegnati. E la mamma mi fa fare esercizi di spelling tutte le sere.”
“Ohh, emozionante.” Esclamò sarcastico. “Ma chi diavolo sei, tu?”
“Io sono Charlotte Evelyn Amelie Bass.” Disse la bambina, ancora con quello strano sorriso.
Mi bloccai. Bass.
Questa era la figlia di Charles Bass e Blair Waldorf, una delle coppie più potenti dell’intera città. Sentii gli occhi pungermi, la gola pizzicarmi. In che diavolo di situazione mi ero cacciato?
“La mia era una domanda sarcastica. So bene chi sei. Vedo che hai preso questo da tuo padre. Bene, non era abbastanza uno.”
La bambina fece una faccia chiaramente irritata, arricciando ancora il labbro.
“Che cosa intendi dire?”
“Nulla. Andiamo, ora.”
“Il tuo modo di parlare non è molto educato, sai?”
“Bene, grazie, lo terrò a mente.” disse lui infastidito.
Si avvicinò alla bambina e le prese il braccio. “Andiamo.”
“Non voglio andarmene.” ribatté lei.
“E invece andremo.”
“Mamma e papà st-”
“Dimenticateli!” urlò lui.
Vidi i due bambini scambiarsi uno sguardo.
“Dove stiamo andando? Voglio saperlo ORA!”
“Adesso lo vedrai.”
“NO, dimmelo.”
“Va bene.”
Lui lanciò un’occhiata ai due uomini che scortavano i bambini, facendogli un segno con la testa.
Entrambi presero i bambini in braccio e li portarono sull’elicottero, che sembrava pronto al decollo.
Guardai basito la scena. Vidi i bambini in lacrime, mentre venivano trasportati con forza.
Mai dimenticherò quella scena.
Lui mi guardò.
“Sali.” Mi ordinò a voce alta, per cercare di soffocare le voci dei due bambini, che chiamavano a gran voce i loro genitori. Mi si strinse il cuore.
"Ho detto sali." ripeté lui, urlando con maggior foga.
Obbedii; e, saliti sull’elicottero, ci lasciammo Manhattan alle spalle.
Avrei ricordato quella scena anni dopo, quando non sarei riuscito ad addormentarmi per ciò che accadde quella notte.
Ma l'incubo era appena cominciato.




Il nuovo personaggio, Simon, comparirà ancora nel corso della vicenda.
Che ne pensate?
Vi prego, datemi un vostro parere! Accetto volentieri anche critiche brutali, sia chiaro! :D
   
 
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