Serie TV > Kamen Rider W/Drama
Ricorda la storia  |      
Autore: SHUN DI ANDROMEDA    07/10/2010    2 recensioni
[Kamen Rider W][Post Ep49]
“Akiko, sicura che quei due non abbiano bisogno di aiuto?” chiese Teruii, levando la giacca alla fidanzata e dandole una tuta pulita e calda per cambiarsi: “Certamente!” dichiarò lei convinta, “Sono grandi ormai e forse sarà la volta buona per mister “sono-un-duro” di fare chiarezza nel suo cuore.” decretò con estrema convinzione, “E se così non fosse, farà i conti con lei!” concluse, mostrando la ciabatta verde con infantile orgoglio."
Piccoli momenti di incomprensione e amore nell'agenzia Narumi...
ShotaroXPhilip AkikoXTeruii
DEDICATA A TSUBBI-CHAN, TSUKI-NEESAN E CHO-CHAN!!
GRAZIE.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

PIOGGIA

Un tuono tanto forte da far vibrare i vetri delle finestre svegliò Philip di soprassalto strappandogli un grido a stento trattenuto; il ragazzo si sfregò gli occhi, mettendosi seduto sul morbido materasso del letto.

La stanza era immersa in una luce quasi crepuscolare, le ombre si allungavano e sembravano quasi vive, come tanti spiriti invisibili che si potevano scorgere solo mentre correvano sui muri, come tanti folletti; a stento il ragazzo poteva distinguere i mobili, ancora meno il contenuto degli scaffali, anche se aguzzava la vista. All’improvviso, lo squillo del telefono lo fece quasi cadere dal letto per lo spavento.

Incespicando nella coperta, il moro raggiunse il comodino su cui era poggiato il cordless: “Pronto?” sbadigliò; una voce penetrante e femminile gli penetrò l’udito con uno strillo, “PHILIP-KUN!” gridò Akiko, la comunicazione era molto disturbata e il giovanotto sentiva in sottofondo numerose interferenze, “Aki-chan, non ti sento bene… Che succede?” chiese il moro, tirandosi in piedi.

“Io e Ryu-kun siamo rimasti bloccati dal temporale e non riusciamo a tornare a casa per tempo…” si lamentò la ragazza, cercando di sovrastare con il proprio tono squillante il chiacchiericcio della folla: “ Siete ancora al centro commerciale?” indagò l’amico, premendosi l’apparecchio contro l’orecchio per sentire meglio, “Si, per ora. Se comincia a smettere, torniamo indietro. Shotaro-kun dov’è?” chiese poi.

“Credo… Credo sia uscito…” biascicò il ragazzo ancora semi immerso nel mondo dei sogni, cercando di aguzzare la vista nella semioscurità: “Manca uno dei suoi cappelli.” notò il moro.

“COSA?!” il grido della ragazza lo rintronò non poco, “è uscito con questo tempo?? E dove è andato?” chiese lei; Cyclone sospirò con aria stanca: “Non lo so, Aki-chan, quando è uscito io dormivo… Mi ha messo una coperta addosso e se n’è andato.” Philip sentiva un’orribile sensazione di gelo all’altezza dello stomaco.

Dall’altra parte dell’apparecchio, Narumi-chan sbuffò: “Quello stupido… l’ultimo Dopant che avete combattuto l’ha lasciato parecchio scombussolato, non avrebbe dovuto andare a zonzo. Aspettalo, per favore. Ma non strapazzarti troppo, la ferita non si è ancora del tutto chiusa, resta sdraiato se possibile.” E la ragazza chiuse la comunicazione.

Sonozaki restò a osservare l’apparecchio con espressione pensierosa a lungo quando un bussare sottile lo riscosse improvvisamente dai suoi pensieri, debole come un lontano miagolio.

Agitato, il ragazzo camminò a piedi nudi sino alla porta, spalancandola di scatto.

Fuori, sotto il portico a grondare acqua, c’era Hidari, i corti capelli scuri inzuppati sino alla radice che gli si appiccicavano alla nuca: “Aibou!” esclamò il più giovane, afferrandolo per un braccio e trascinandolo dentro, il ragazzo sembrava essere avulso dalla realtà.

Preoccupato, Raito lo osservò attentamente, ma il viso quasi non si scorgeva da sotto il cappello, distingueva a malapena il mento dell’amico: “Shotarou!” lo scosse, sentendolo gelato, “Devi toglierti tutto di dosso o congelerai.” disse, rinunciando a tentare di instaurare un dialogo con lui, non sembrava aver voglia di parlare e il moro, doveva ammetterlo, era preoccupato per quel suo strano mutismo.

A fatica, lo spinse verso il bagno e lo aiutò a levarsi la camicia pesantissima e i jeans sdruciti e sporchi di fango, poi gli diede un accappatoio e infine lo trascinò fuori dal bagno, abbandonando i vestiti sul pavimento, ma per tutto il tempo il ragazzo più grande non ebbe un moto né una reazione, si lasciava spostare senza aprire bocca, come se fosse stato un pacco postale.

Tutto era assolutamente grottesco e irreale.

“Shotarou, che hai?”

Il tono severo di Philip, seduto comodamente sul letto. Fece sobbalzare il detective che, semisdraiato sul divano, fissava vacuo il vuoto, senza però rispondere, totalmente assorbito da qualcosa che Sonozaki, stranamente, non riusciva ad afferrare: sbalordito, il moro si accorse che la mente del compagno era chiusa a lui e quella sensazione lo feriva profondamente più di ogni altra cosa.

“Shotarou…” ripetè con tono velatamente irritato il ragazzo: “Parla, dì qualcosa, ma non chiudermi fuori!” esclamò, alzandosi di scatto dal letto.

Forse troppo di scatto.

La testa cominciò a girargli e una fitta di dolore improvviso al fianco ferito lo fece piegare sulle ginocchia col respiro mozzato; un tonfo sordo e il rumore dell’infrangersi della tazza sul pavimento precedettero di poco l’intervento di Hidari, che lo sollevò in piedi, accompagnandolo al letto.

Il più giovane era pallido, più del solito, e sullo spolverino verde pastello a poco a poco si stava allargando una macchia rosso scuro.

Sangue.

“Baka!” lo sgridò il detective, la sua voce sembrava innaturalmente roca e stanca: “Aspettami qui, vado a prendere bende.” Gli sussurrò poi, con tono più gentile.

In silenzio, troppo stanco per parlare, Philip si lasciò togliere i vestiti, il tocco dell’amico era quasi materno, leggero, ma sentiva ugualmente un gran freddo; Shotaro sospirò, levando le bende e sostituendole con quelle pulite, nessuno dei due aveva voglia di dire alcunché e il fruscio del cotone sulla pelle del minore era il solo suono che si poteva sentire.

“Per favore… Dì qualcosa…” borbottò Cyclone dopo parecchi minuti, rompendo quel silenzio strano e inquietante; Raito alzò lo sguardo, era velato dalle lacrime.

Il cuore di Joker perse un battito, ma cercò di non darlo a vedere, non voleva pensare di essere lui causa di quelle lacrime, avrebbe solo aumentato il suo senso di colpa.

“Cosa dovrei dire!?” esclamò stizzito il detective, buttando per terra le bende sporche, “Quel Dopant impazzito di oggi ci ha fatto letteralmente sputare sangue prima che riuscissimo a bloccarlo e come se non bastasse ha usato il tuo corpo come scudo per fermare l’attacco di Accel e W. Quasi per miracolo non ne sei uscito a pezzettini.” Ammise amaramente il più grande, chinandosi ad accendere il piccolo abat-jour sul comodino.

Alla debole luce della lampada, il pallido colorito di Philip sembrò accentuarsi.

“Non è stata colpa tua.” Lo rimproverò Sonozaki con espressione corrucciata, “E decisamente non sei hard-boiled, aibou.” Lo provocò lui, “Al limite, potresti essere definito half-boiled.” Concluse, rannicchiandosi sul materasso, il viso volto verso il muro.

“Ehi!” esclamò Shotaro offeso, dandogli uno scappellotto sulla nuca lasciata scoperta, “Modera le parole!” lo sgridò quello arrabbiato.

Philip non attese oltre, era la sua occasione.

Il ragazzo afferrò saldamente il polso dell’amico e lo trascinò sul lettino, abbracciandolo e ridendo sonoramente, Cyclone strinse con forza i fianchi del compagno con le braccia e poggiò la testa sul suo petto, sfregando la fronte sul tessuto ruvido dell’accappatoio, non lo avrebbe lasciato andare tanto preso, su questo non c’era il minimo dubbio.

Joker scosse la testa, sospirando rassegnato: “Dormi, ne riparliamo domattina con più calma.” Mormorò, cercando a tentoni la coperta sul pavimento; il ragazzo coprì entrambi e poi socchiuse gli occhi, accoccolandosi vicino a Philip.

Nel dormiveglia, Sonozaki sorrise e annuì, cullato dal respiro regolare di Hidari e dall’incessante ticchettio della pioggia, si addormentò tranquillo.

Una pioggia che sentiva sempre più vicina e amica che mai.

§§§§

“Akiko, sicura che quei due non abbiano bisogno di aiuto?” chiese Teruii, levando la giacca alla fidanzata e dandole una tuta pulita e calda per cambiarsi: “Certamente!” dichiarò lei convinta, “Sono grandi ormai e forse sarà la volta buona per mister “sono-un-duro” di fare chiarezza nel suo cuore.” decretò con estrema convinzione, “E se così non fosse, farà i conti con lei!” concluse, mostrando la ciabatta verde con infantile orgoglio.

Ryu sorrise tranquillo mentre si apprestava ad asciugarle i capelli: “Credo che Shotaro abbia ancora molto da imparare, soprattutto da Philip.” Affermò il poliziotto.

Narumi-chan scosse la testa: “è sulla strada buona, vedrai che ci riuscirà. Quel testone…” borbottò con tono velato di tenerezza.

 

 

DEDICATA A TSUBBI-CHAN, TSUKI-NEESAN E CHO-CHAN!!

GRAZIE.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Kamen Rider W/Drama / Vai alla pagina dell'autore: SHUN DI ANDROMEDA