Ci siamo…ecco la mia prima fiction in
più capitoli! Non ho la pretesa di ricevere chissà quali elogi o lettori, ma ci
tenevo (almeno per una volta, poi
vedremo) a provare come ci si sente nei panni di un’autrice e non
esclusivamente lettrice passiva!
In ogni caso, veniamo a noi. La
storia in questione non è proprio la classica fiction (figurati se la mia
testolina può partorire qualche idea sana ogni tanto) bensì è una sorta di
dialogo interiore a puntate…di chi, non è dato saperlo…chi sia il protagonista,neppure
(kukuku, come mi sento crudele).
Quindi,domandandovi un po’ di
pazienza, sia per lo sviluppo della trama che per la precaria sanità mentale
della sottoscritta, eccovi la mia creatura!!
Buona lettura…
Primo
giorno di osservazione.
05/02
Il paziente numero 2307, giunto apparentemente
accompagnato da qualcuno ed in seguito abbandonato all’ingresso del pronto
soccorso non più di 48 ore fa, versa da allora in stato di totale incoscienza.
Riporta numerose ferite in tutto il corpo, segno
evidente di dura e prolungata colluttazione. Costole incrinate, un arto fratturato,
svariate ecchimosi, labbro inferiore rotto, occhio destro gravemente contuso ed
infine una seppur superficiale perforazione del fegato.
Rimangono
tutt’ora sconosciute l’identità e la provenienza del paziente, nonché la causa
del suo attuale stato. Potendolo osservare attentamente solo ora per la prima
volta, mi rendo conto di quanto in realtà sia giovane, a dispetto delle
apparenze e di questo corpo provato da una vita decisamente troppo dura per un
ragazzo della sua età.
La stessa
espressione del volto, nonostante lo stato di incoscienza, mantiene una sorta
di cipiglio severo: le sottili sopracciglia aggrottate, le pallide labbra
serrate e contratte, come se le sofferenze fisiche alle quali già è sottoposto
non fossero che poca cosa innanzi ad un ben più grave stato di angoscia e
tormento interiore.
Ciò
nonostante, o forse anche a causa di questo stato, il paziente non manifesta
segnali che possano far presagire un imminente risveglio, sebbene i segni vitali
siano ormai stabili. Il primario, dopo aver voluto a tutti i costi intervenire
in prima persona data l’atipicità del caso, esaurito il suo compito, ha perso
ormai qualsivoglia interesse nel paziente e lo ha lasciato a me, ultimo
arrivato nonché ultimo gradino della catena alimentare di questa grande giungla
che è l’ospedale universitario di Konoha.