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Autore: Mattimeus    08/10/2010    0 recensioni
"Metto per iscritto questa storia perchè non si perda nel tempo il più grosso errore mai commesso da noi saggi, che ora viene celato al mondo grazie ad una farsa creata per salvaguardare la nostra reputazione. Questa è la favola di Ganondorf."
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Ganondorf
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Vita

Si svegliò sereno. Dalla finestra entrava la luce limpida del giorno e lui si sentiva perfettamente riposato. Quasi non ricordava più di essere ferito. Disteso nel letto, prese a fare progetti: sarebbe rimasto alla fattoria fino alla fine della convalescenza. Dopo... chissà, forse avrebbe trovato il coraggio di chiedere di poter restare. Prima però doveva soprattutto sdebitarsi dell'ospitalità. Quindi si ripromise di aiutare i fratelli nel lavoro dei campi e Rachele nelle sue faccende; in cucina forse era meglio di no, non era un gran cuoco.

Saltò giù dal letto, spalancò la finestra e respirò a pieni polmoni. Quando, appena arrivato ad Hyrule, pensava che avrebbe potuto fermarsi in qualche posto tranquillo che gli andasse a genio, non immaginava che l'avrebbe trovato. La quiete dominava il paesaggio: il vento portava il canto degli uccelli e i rumori di boschi e corsi d'acqua. Non si sentivano nemmeno i fratelli zappare o martellare. Strano. All'improvviso, un tonfo al piano di sotto. Immaginò che fosse una zuffa tra Gioele e Raffaele, ma era così abituato a guardarsi le spalle che non poté fare a meno di stare in guardia, soprattutto perchè dal piano terra venivano delle voci che non riconosceva. Aprì pianissimo la porta e camminò senza fare rumore fino alle scale. Ora le voci si sentivano bene:

-Sappiamo che è qui. Tuttavia, poiché voi continuate a negare, deduco che siate piuttosto sicuri che non ci sia. Dunque non vi dispiacerà se diamo fuoco alla casa. Tanto per essere sicuri-.

Ganondorf si lanciò giù dalle scale e atterrò in mezzo alla sala. Le sue mani già sfrigolavano, le tende bruciavano, Manuele era a terra e vicino all'ingresso c'era una mezza dozzina di razziatrici più un maschio. Quando Rachele urlò a Ganondorf di scappare, il maschio la colpì, mandandola a terra. Le razziatrici si lanciarono all'attacco e lui era pronto a difendersi, ma i fratelli si misero in mezzo. Non poterono nulla: semplicemente, le guerriere gli passarono sopra. Ganondorf urlò e attaccò, ma lo aveva avvolto una luce. Era diventato incorporeo, stava scomparendo... qualcosa lo stava portando via, ma lui non poteva andarsene! La casa bruciava e Rachele e i fratelli erano svenuti, e poi c'erano i gerudo! Imprecò, si dimenò, urlò, ma ormai non sentiva più nemmeno la sua voce. Era tutto bianco.

Poi, piano piano, il mondo tornò, ma non era più la casa in fiamme. Si trovava seduto in cima ad una montagna altissima, su una terrazza di marmo che dominava il regno di Hyrule.

-Per fortuna hai incontrato le fate, ieri sera, altrimenti non avremmo fatto in tempo a salvarti. Appena Zeugma ci ha informato, ci siamo precipitati a convocarti-.

Con gli occhi gonfi d pianto, Ganondorf guardò il tizio che aveva parlato.

-Io sono il sesto dei sette saggi che vedi qui. Ti abbiamo scelto per essere il salvatore del regno-.

-Rimandatemi indietro- singhiozzò Ganondorf.

-Come?-

-Rimandatemi indietro...-

-Dobbiamo procedere all'assegnazione della Triforza, è per questo che sei qui-.

-Rimandatemi...-

-Cosa ti preoccupa tanto?-

-Sono svenuti... la casa è in fiamme...-

-Mi dispiace, non possiamo salvare anche i tuoi amici. Dedicheremo a loro qualche festività, e vuoi, ma ora dobbiamo procedere-.

Era finita. La vita che aveva intenzione di vivere gli era stata strappata dalle mani.

-Obiezione! Il ragazzo è sconvolto, non può ricevere la Triforza-.

-Il fatto che sia dispiaciuto è una prova del suo buon cuore, Secondo-.

Non sapeva che fare. Tutto era sbagliato, niente era al suo posto. Non doveva andare così, non sapeva più cosa fare.

-Ganondorf, scoprirai quale onore sia essere l'eroe della Triforza, oltre poi a tutti i poteri e alle facoltà che acquisirai: grande forza e agilità, vista acuta, lucidità in ogni situazione, lungavita, poteri magici,...-

Lungavita. Quel dannato albero era a questo che si riferiva quando gli aveva chiesto come si sarebbe comportato se fosse stato quasi immortale. Sapeva già come sarebbe andata a finire , quella maledetta pianta. L'istinto l'aveva messo in guardia anche quella volta, sapeva che non avrebbe dovuto fidarsi. Il suo istinto, la sua natura. Solo quello gli rimaneva, ora. Quella era la sola vita che gli era rimasta.

-... e dunque l'unica cosa che manca è il tuo consenso. Accetti di ricevere la triforza, Ganondorf del deserto?-



Per tutto il tempo in cui aveva parlato, il ragazzo aveva pianto, ma io fui l'unico ad accorgersene. Eppure, quando Sesto gli pose la domanda e lui levò lo sguardo, aveva smesso di piangere.

-Si- rispose con un filo si voce.

-Ottimo! Allora procediamo-. Diedi un'occhiata agli altri: anche loro avevano tirato un sospiro di sollievo al sentire la risposta affermativa. Sesto tirò fuori dalla manica la Spada dei Saggi, una lunga spada completamente bianca, elsa perlacea e impugnatura lattea. Si avvicinò al gerudo.

-In ginocchio-.

Lui obbedì. Sesto gli posò la spada di piatto prima sulla guancia destra e poi sulla sinistra, recitando questa formula:

-Con questa sacra spada io ti rendo il dono triplice, la Triforza, gioiello divino, luce contro il male. Possa tu portare la pace con il suo potere-. Come finì di parlare, il trigramma si impresse sulla mano destra di Ganondorf con un bagliore intensissimo.

Quando la luce scomparve, trasalimmo: il gerudo stava trattenendo una risata. Con un solo movimento, prese la spada che Sesto aveva lasciato di fianco alla sua testa e, rialzandosi, lo decapitò di netto. Il suo corpo scomparve in un'esplosione di polvere bianca.

Iniziammo a tremare. Sul volto di Ganondorf era apparsa una smorfia folle, un ghigno esagerato vicino ad un paio di occhi stralunati. Gli leggevamo in faccia l'ira più grande che si possa immaginare e poi odio, distruzione, dispeazione, rassegnazione. Ma la sua voce era calma quando parlò:

-L'estate sta per baciare la magnifica terra di Hyrule. Gli alberi daranno i loro frutti e gli uomini festeggeranno il raccolto, inaugurando il periodo più felice dell'anno. Questo l'ho imparato durante il mio soggiorno nel vostro beneamato regno. Ho incontrato le fate e conosciuto il segreto dei boschi, ho toccato con mano la leggendaria bellezza di queste contrade, la cui fama arriva anche al di là di questo deserto. Ma tutto questo mi è proibito. Ho solo osato sperare di vivere in un mondo, di vivere una vita dalla quale il mondo stesso mi ha estromesso. Ma io devo pur vivere, me l'ha detto Rachele. L'unica vita che mi rimane, però, è quella che il mondo ha scelto per me. Quindi, poichè il destino mi ha negato di essere quello che voglio, sarò quello che sono: Ganondorf del deserto, portatore di rovina, conquistatore di regni, re dei gerudo-.

E, come ebbe finito di parlare, con la Triforza nella mano destra e la Spada dei Saggi nella sinistra, si lanciò giù dalla balconata e prese a correre in discesa lungo il pendio della montagna.





   
 
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