E' la prima cosa originale che scrivo, se così la si può definire, ed è una semplice OS nata un pò dalla fantasia, e un pò da un sogno fatto!
Quindi, buona lettura!
Mi giro
e
rigiro nel mio letto. Non riesco a dormire. Con una mano mi stropiccio
gli
occhi e cerco di vedere che ora segna la sveglia appesa sul muro di
fronte al
letto. Sicuramente le 8 sono passate visto che entra il sole dalla
finestra. E
di fatti sono le 10:30. Merda! Avevo deciso che non avrei dovuto
dormire fino a
tardi ma ieri sera si sono fatte le 2 tra Facebook, msn e chat varie.
Devo
pormi assolutamente un orario!
Mi alzo
e
m’infilo una canotta sul reggiseno con cui ho dormito e mi
sistemo le culottes
rosse. Mi dirigo in bagno e mi sciacquo il viso e mi rifaccio la coda.
Dopo di
che decido di mangiare qualcosa.
Non
c’è nessuno in casa,
penso. E me lo conferma un biglietto lasciatomi da mia madre.
‘Tesoro,
torno per le 2 a casa. Papà mangia al lavoro. Se serve
qualcosa, chiamami.
Mamma.’
Ho
quasi 19
anni. So badare a me stessa ormai.
Apro la
dispensa e prendo una brioche a caso che divoro in un attimo dopo
essermi
bevuta del succo d’arancia.
Non ho
nulla
da fare neanche stamattina dato che mamma ha già preparato
qualcosa per me e
per lei. Non mi sono neppure disturbata di aprire la pentola per vedere
cosa
fosse!
Ritorno
in
camera mia e dopo aver rifatto il letto mi ci adagio con il mio
portatile sulle
gambe. Rilassiamoci anche oggi, a quanto pare non lo faccio abbastanza!
Mentre
mi
faccio qualche risata su msn suonano il campanello. Sbuffo infastidita,
ma vado
comunque ad aprire la porta. Strano, di solito quando non ci sono le
auto dei
miei genitori non viene mai nessuno. Deve
essere nonna, penso. Quindi incurante di essere mezza
svestita e con i
capelli che sono un disastro, apro la porta.
Ma
davanti non
mi trovo gli occhi di nonna. No affatto.
Lei
è molto
più bassa, e diciamocela tutta, più larga, della
persona che ho di fronte a me.
E poi,
lei ha qualcosa
di diverso tra le gambe rispetto alla persona che cordialmente mi sta
salutando.
“Ciao
Juliana.”
“Ehi
Mattia,
ciao!” Rispondo anch’io gentilmente. “Ma
ti prego, non chiamarmi Juliana.
Detesto il mio nome. Preferisco molto di più Jules,
grazie.” Gli dico con un
sorriso.
Ci
guardiamo
per qualche istante e mi perdo nei suoi occhi azzurri. Non
l’avevo mai guardato
tanto, e attentamente aggiungerei, come sto facendo adesso. Anche
perché non ne
ho mai avuto l’occasione a dire il vero! Ci siamo parlati una
volta soltanto. E
neppure in modo diretto. Ero in macchina con mio padre che mi
accompagnava a
scuola, e l’abbiamo incontrato per strada e ci siamo fermati
per salutarlo e si
è sporto al mio finestrino per parlare con lui. Quindi
è anche strano che si ricorda
il mio nome. Invece per me è normale ricordarmi il suo.
Primo, perché non
conosco neppur ragazzo che corrisponde al nome Mattia, e poi, come
dimenticarsi
quegli occhi azzurri così vicini a me? Per non parlare della
mano che mi ha
gentilmente offerto quel giorno. Impossibile davvero. Solo che,
riassumendo il
tutto, io e lui non ci conosciamo. E sono in intimo cavolo!
Mi
ridesto
quando sento la sua risata. Davvero wow! Non saprei come descriverla. E
poi non
è una risata sguaiata, ma molto delicata e dolce. E il modo
in cui le sue
labbra si distendono, lasciando scoperti i denti bianchi, è
unico. Non ho mai
visto nessuno con un sorriso bello come il suo. Voglio dire, i divi del
cinema non
contano. Non sorridono mica a me.
Comunque
mi
riprendo e riacquisto anche l’uso della parola.
“Se
cerchi
papà è a lavoro.” Gli spiego. Chi
potrebbe cercare a casa mia, se non lui? Mia
madre non penso lo conosca. Non ho fratelli che potrebbe star cercando.
E poi è
con papà che lavora, quindi.
“Si.
Lo so. Io
mi sono fatto spostare il turno o avremmo lavorato assieme.”
Oddio e quindi che
vuole? Mamma?
“Ah
okay. E
posso… non so, ti serve qualcosa?” Chiedo cercando
di sistemarmi in qualche
modo dietro la porta. Non ho un fisico da modella e non sono neppure
bellissima. Ma voglio dire, sono mezza nuda e sono comunque una ragazza
abbastanza carina.
“Ok.
Lo so che
ti stai chiedendo cosa diavolo ci faccio qui ma… diciamo che
sono qui per te.”
Immagino che i miei occhi siano dilatati per lo stupore.
“Non
credo di
capire. Ma non parliamone sulla porta. I vicini qui sono molto
pettegoli.
Entra.” E apro di più la porta per farlo entrare.
“Accomodati. Arrivo subito.
Metto qualcosa addosso.” E sento il suo sguardo sondare tutto
il mio corpo. E
non nego che mi ha fatto un tremendo piacere. È una
sensazione quasi nuova per
me. Sono una persona quasi anonima, io. Non esco molto anche per via
della mia
timidezza. Timidezza che c’è solo in alcune
situazioni e che dovrei comunque
imparare a gestire e a superare.
Rientro
in
salotto e lo trovo seduto al tavolo che si guarda intorno. Io ho messo
un
vestitino. Non sono molto più coperta di prima ma ho messo
la prima cosa
trovata in giro.
“Eccomi,
scusa. Io pensavo che fosti mia nonna.” Rido per lo scambio
di persona e lui
con me. “Ti posso offrire qualcosa? Caffè?
Succo?”
“Un
succo va
più che bene, grazie.”
“C’è
arancia e
pesca. Quale preferisci?” Gli chiedo mentre apro il
frigorifero.
“Amo
molto la
pesca.” Arrossisco per il doppio senso che ci ho visto io. Ma
le mie amiche me
lo dicono sempre, sono io che vedo sempre qualcosa dietro ogni frase,
anche la
più banale. Quindi evito di rispondere e prendo la bottiglia.
“Ecco
a te.”
Gli dico porgendogli il bicchiere che afferra direttamente dalle mie
mani. La
scossa elettrica che ho sentito quando le nostre dita si sono sfiorate
non
penso di averla percepita solo io.
“Grazie.”
La
sua voce è roca e più bassa rispetto a prima.
“Allora,
di
cosa devi parlarmi? O meglio, devi parlarmi di qualcosa visto che mi
cercavi?”
Chiedo con il sorriso stampato in viso. Non dovrei essere entusiasta di
avere
uno sconosciuto in casa, però questa sensazione, che sa un
pò anche di
pericolo, mi eccita.
“Diciamo
che
non so neppure iniziare. Che buffo, un ragazzo di 22 anni totalmente in
imbarazzo. Fa ridere, vero?” Mi chiede guardandomi negli
occhi. Azzurro cielo
contro i miei, cioccolato fuso.
“Non
mi piace
ridere di chi è in imbarazzo. Io lo sono costantemente, 24
ore su 24. 7 giorni
a settimana.” Ride.
“Ho
afferrato
il concetto. Però mi sento strano. Di solito sono molto
spavaldo e sicuro di
me.” Sorrido alla sua insicurezza. Io ho sempre visto gli
uomini molto più
sicuri di noi donne. Sempre. Ma da adesso inizio a ricredermi.
“Non
so
neppure di cosa tu voglia parlarmi quindi non so cosa risponderti.
Però non ti
mangio. Ancora non divento cannibale. E neppure ci tengo a diventarlo,
a dirla
tutta.” E il mio tentativo di sciogliere un pò la
tensione che si era creata
fortunatamente va a buon fine.
“Ecco.
Allora,
lo so bene che tu non mi conosci affatto. E magari stai anche pensando,
ma chi
è questo cretino che si è presenta alle 10 di
mattina a casa mia per parlarmi?”
Diniego con il capo. Non è affatto così.
Cioè, la domanda, ovviamente, me la
sto ponendo. Però mi fa piacere averlo qui.
“Comunque
sia, io conosco
molte cose di te. Tuo padre parla
davvero molto spesso di te.” Strabuzzo gli occhi.
“Mio
padre che
parla di me? Stai scherzando, vero?”
“No.
Però su
questo magari ne possiamo parlare dopo, ok?” Annuisco e lui
continua a parlare.
“Vedi. Ho imparato ad apprezzarti, con il tempo. E mi
specchio molto nel tuo
comportamento o comunque in quello che tuo padre racconta di te. E poi,
quella
mattina, a Giugno, quando ti ho vista per la prima volta, sono
rimasto…
ammaliato, si credo che il termine rispecchi quello che mi è
successo dopo
quella mattina. Sono rimasto ammaliato da te. Dal tuo mezzo sorriso un
pò
timido e un pò provocatorio. E poi… spesso
passavo dalle tue parti. E magari ti
vedevo in giro con le tue amiche e avrei tanto desiderato essere al
loro
posto.” Pendo completamente dalle sue labbra. In sintesi mi
sta dicendo che un
pò gli piaccio.
Io. Non
riesco
a crederci. Io che non piaccio a nessuno. Io che non ho mai avuto
storie
importanti e che ho gettato la mia prima volta per una stupida
questione
d’orgoglio. Io piaccio a lui.
Lui,
stupendo
ragazzo con i boccoli neri e gli occhi azzurri. Con un sorriso che
potrebbe
essere dichiarato illegale tant’è straordinario.
Lui, che sembra così dolce in
questo momento. Non ne ho mai incontrati di ragazzi così
carini. E per di più è
venuto a casa mia per parlarmene. Sospiro con aria trasognante.
“Ok.
Sono
patetico in questo momento. Lo so. Come so benissimo di aver fatto una
cazzata
a venire da te proprio oggi. E dirti tutto questo così,
all’improvviso. Ma
vedi, io voglio conoscerti realmente. E voglio farmi conoscere da te.
Forse
sono egoista a venire qui, con queste, pretese diciamo, ma è
davvero cioè che
voglio da due mesi a questa parte. Jules ti penso giorno e
notte.” Trattengo il
respiro mentre ascolto attentamente le sue parole. E gli occhi,
stupidamente,
mi si fanno lucidi.
“Se
devi dirmi
no, non farti scrupoli. Seriamente te lo dico.” E sento la
tristezza nella sua
voce. E credo anche malinconia, nostalgia di quel che probabilmente lui
immagina potrebbe succedere tra me e lui.
“No?
Stai
scherzando?” Vedo comparire una smorfia sul suo viso e mi
affretto a spiegare.
“Intendevo, come potrei dirti di no? Io…
è vero, non ti conosco. Non ci
conosciamo. Quindi, facciamolo assieme. Scopriamoci l’un
l’altro. Anche perché
anch’io spesso ho pensato a te. Però pensavo
soprattutto ai tuoi occhi…” Lo
vedo sorridere e continuo a parlare. “E anche alla tua mano,
sai? Ho un debole
particolare per le mani. E le tue mi ricordano tanto quelle di un
musicista.”
“Suono
la
chitarra!” Mi blocca. M’illumino immediatamente. Ho
anche una passione per le
chitarre. “Se ce ne sarà occasione, ti
farò sentire qualcosa di mio, un
giorno…” Dice con lo sguardo perso
chissà tra quali pensieri.
“La
faremo
nascere noi l’occasione. Non è quello che ci siamo
appena detti?” Sorrido e lui
distende le mani sul tavolo, verso di me. E riprende a parlare.
“Sai
Jules. Ho
sognato spesso questo giorno. O meglio, il giorno in cui ti avrei
parlato di
quello che penso. Di quello che provo. E non l’ho mai
immaginato in questo
modo.” Nel frattempo ho iniziato a sfiorare piano,
delicatamente, le sue mani.
Sono curate. Grandi e dall’aspetto forte ma anche sottili e
delicate.
Esattamente come piacciono a me.
“E
come
l’immaginavi? Pensa che per me è tutto
nuovo!”
“Non
so.
Un’idea precisa in realtà non l’ho mai
avuta. Ma sapevo che ci saresti stata tu
a guardarmi con i tuoi occhi che rendono il tuo sguardo
magnetico.”
“Sei
sempre
così romantico tu?”
“È
una mia
prerogativa. Anche le mie canzoni lo sono. Non va bene?”
Sorrido melliflua.
“Va
benissimo
direi. La tua dolcezza e il tuo romanticismo ti hanno permesso di avere
da
parte mia un’opportunità. Diciamo che è
un po’ folle accettare di far entrare
un ragazzo nella tua vita senza sapere nulla di lui.” Ammetto
ridacchiando.
“Non
hai tutti
i torti. Però pensa che se mi avresti mandato via a pedate
nel di dietro non
avresti mai scoperto come sono in realtà.”
Annuisco con un sorriso.
“Lo
so. Ho
pensato a tutto, io.”
“Però!
La
ragazza dei miei sogni è anche molto intelligente oltre che
bellissima!”
Arrossisco violentemente alla sua ultima parola.
“Mi
trovi
bella?” Chiedo balbettando leggermente.
“Non
bella, ma
bellissima.”
“Vabbé,
fa lo
stesso.” Rispondo sbrigativa.
“Non
che non
fa lo stesso. Bella è generico. Bellissima è
qualcosa di migliore, in un certo
senso. Quindi è sbagliato anche questo termine. Sai, credo
che tu sia rara.”
Scuoto la testa imbarazzata.
“Rara.”
Rido.
“Meglio che non esistano altre persone come me.”
“Meglio
così
io cercherò di avere l’esclusiva su di te. Ma tu
sei di una rara bellezza. Hai
un carattere rarissimo e i tuoi occhi non sono affatto comuni. Non ne
ho mai
visti di più espressivi. Per non parlare delle tue fossette
quando sorridi.” E
al sentire le ultime parole un ennesimo sorriso mi spunta sul viso e
sento i
suoi polpastrelli, delicati come una rosa, posarsi sulla mia guancia
sinistra e
salire fin sopra agli occhi che chiudo per lasciarmi trasportare dal
momento.
“Amo anche questa tua completa fiducia nei miei
confronti.” Lo sento sussurrare
piano.
“Non
ho mai
sbagliato sulle persone che mi circondano. Sento di potermi aprire con
te.
Anche se la paura di star male è tanta.” Gli
rispondo aprendo a lui il mio
cuore.
“Non
aver
paura. Non allontanarti da me per questa paura. Io non ti
farò soffrire.” E
sento che la sua voce è decisa. Come mai lo è
stato sin da quando l’ho trovato
davanti la porta di casa mia. Apro gli occhi specchiandomi nei suoi
terribilmente vicini ai miei. Quasi si fondono. Cielo e terra. Insieme.
Sento
anche il
suo alito fresco, che sa di menta, sul mio viso. Sento il suo profumo
che
m’investe e m’inebria i sensi. Respiro e quando
rilascio l’aria sorrido felice.
Si, sono felice davvero in questo momento particolare e anche strano.
Però
assolutamente bellissimo.
L’attenzione
del mio sguardo si sposta velocemente sulle sua labbra chiare e
sottili. Sono
le labbra più belle che abbia mai visto, o notato in modo
particolare.
“Jules…”
Sussurra piano. Mi piace l’incurvatura che le sue labbra
assumono quando chiama
il mio nome. E per la prima volta, amo il mio nome. Forse
perché è lui a
pronunciarlo con questa sua voce roca e bassa. Ed eccitante. Mi
bacerà adesso?
Non ho molto esperienza in questo campo anche se comunque non sono una
verginella.
“Jules
mi hai
rapito il cuore. E vorrei fare lo stesso con te.” I battiti
del mio cuore
aumentano d’intensità. Non mi sono mai sentita in
questo modo.
“Hai
buone
possibilità di farlo, Mattia. Io… non lo so.
Vedi, spesso mi sono ritrovata a
pensare a te…” E non riesco a finire la mia frase
perché le mie labbra sono
impegnate in un altro tipo di conversazione, diciamo molto
più intima.
Le sue
labbra
sono morbide. Si muovono delicate e in sincrono con le mie. Non
è un bacio vero
e proprio. È più uno sfiorarsi di sole labbra.
È assaporare il sapore
dell’altro. Sorrido sulla sua bocca quando delicatamente mi
mordicchia il
labbro superiore e poi passa la lingua sulla parte lesa. Appoggia la
fronte sulla
mia e mi circonda il viso con le sue mani.
“Sei
bellissima.” Mi dice osservandomi. E il suo sguardo. La sua
voce. Il suo
sorriso mentre mi dice queste due semplici parole mi fanno sentire
tale. Mi fa
sentire importante come mai, in vita mia, mi sono sentita.
“Lo
sai che tu
sei molto meglio rispetto a me, vero?” Gli rispondo dopo una
breve risata
imbarazzata.
“No.
Io non
sono meglio di nessuno. Soprattutto di te. Non c’è
niente di meglio di te. Non
c’è niente di meglio dell’averti qui, in
quest’istante, dopo averti baciata. Tu
mi stai dando una possibilità. Due possibilità,
in realtà. Mi stai permettendo
di potermi innamorare di te. E stai permettendo a me di farmi
conoscere.
Grazie.”
“Io
dico che
il nostro non era davvero un bacio.” Lo vedo ridere. E devo
dire che è ancora
più bello perché i suoi occhi si accendono e
assumono una strana tonalità di
azzurro mare. Per non parlare del gioco di colori che sta creando il
sole.
“Ah
no?” Mi
risponde con un ghigno.
“Decisamente
no.” Afferro una delle due mani che sono ancora sul mio viso,
e ne bacio il
palmo. Poi mi alzo e vado dall’altra parte del tavolo. Verso
di lui, quindi.
“Era troppo dolce.” Gli sussurro
all’orecchio.
“Sinceramente
pensavo che alle donne piacesse la dolcezza.” Mi risponde
alzando il viso verso
di me, in piedi, dinanzi a lui.
“Io
non sono
le altre donne, Mattia. Davvero. O altrimenti non saresti qui. Io non
sono
speciale, lo so bene. Ma sono diversa.”
“Sei
diversa,
è vero. E a me non piace la normalità.”
E appoggia le sue mani sui miei
fianchi. Ci separa lo strato leggero del vestitino che indosso.
“E sei
speciale. E sei dolce. Sai, un cucciolo di pantera.” Rido
alla sua frase. “Non
smettere mai di ridere. Hai una bella voce. E la tua risata
è ancora meglio.”
“Beh,
non si
può sempre ridere nella vita.” Affermo seria.
“Non
mi piace
saperti triste. Che magari stai piangendo. Mi piaci come sei
adesso.” E la
presa sui miei fianchi si fa più salda. Mi sento padrona in
questo istante. E
mi sento anche sua.
“È
la tua
presenza che mi rende così.” Rispondo con un tono
melenso. È inutile negarlo,
sono un’eterna romantica anche se molto, ma molto passionale.
“Allora
credo
che non andrò mai più via.” Porto le
mie mani intorno al suo collo.
“Non
dovevamo riprenderci
il nostro primo bacio?” Il mio tono è di sfida
adesso.
“E
tu non eri
quella tizia a cui non piacevano le cose dolci.”
“Se
parliamo
di cioccolata e panna, no. Amo i dolciumi!” Ride alla mia
battuta e
sinceramente spero che abbia colto anche il mio doppio senso da stronza
quale
sono.
“Vieni
qui, cucciola
di pantera.” E il suo tono così sicuro, e
provocante, e dolce e non so
cos’altro, mi fa sciogliere immediatamente.
Si alza
in
piedi e mi sovrasta con il suo metro e 85. E avvicina il mio corpo al
suo.
Sembra che i nostri corpi rilascino elettricità pura che
passa dal mio corpo al
suo. E viceversa. È davvero una sensazione bellissima.
“Le
pantere
sono pericolose.” Rispondo cercando di non lasciarmi
sopraffare dal suo odore.
Ma mi perdo nella contemplazione del suo ampio petto, non molto
muscoloso, ma ben
definito. Invidio la sua maglietta chiara che aderisce senza problemi
alla sua
pelle abbronzata.
“E
tu non lo
sei, Jules?” Mi risponde con voce angelica.
“Io
sono tante
cose, Mattia. E ti farò scoprire la vera Juliana. Non la
Jules che tutti
conoscono. Ma quella che realmente sono.”
“Ed
era questo
che volevo sentirmi dire da te.” Mi risponde prima di
baciarmi. Stavolta senza
dolcezza. Stavolta c’è tanta, ma tanta passione
nel nostro bacio. Le nostre
lingue si cercano e imparano a conoscersi ma è come se si
conoscessero da
sempre, e sorrido mentalmente. Esploriamo reciprocamente le nostre
cavità
orali. E sento, oltre alla tanta passione che intercorre tra di noi,
anche la
dolcezza. E la possessività con cui trattiene il mio corpo
contro il suo. Porto
le mie mani tra i suoi capelli che torturo piano e rilascio un gemito
soffocato
quando mi succhia il labbro inferiore e mi accarezza la schiena con le
mani a
palmo aperto.
All’improvviso,
alle mie spalle sento il legno del tavolo e sento sollevarmi di peso, e
con
molta foga, su di esso. Ho sempre sognato un momento come questo che
sto
vivendo adesso.
“Perché
ti sei
messa questo straccio?” Mi chiede con il fiato corto
alludendo al vestito e
carezzandomi le cosce nude.
“Perché
eri
uno sconosciuto.” Rispondo tra un bacio sul mento, uno sulle
labbra, e uno
sulle guancia.
“Non
voglio
esserlo. Ti prego Jules, amami.”
“Amarti?
Credo
tu mi stia chiedendo troppo oggi.” Gli rispondo togliendogli
la maglietta e
inizio a disegnare la forma dei suoi muscoli con le dita. Ma ferma il
mio
percorso prendendomi il polso.
“Non
lo so
cosa sta succedendo in questo momento. Ho la certezza di non stare
sbagliando
ma non vorrei che tu pensassi il contrario… dopo.”
“Non
mi sono
mai pentita delle scelte fatte nel corso della mia vita,
Mattia.” Gli spiego.
“E se adesso ci va di stare insieme, non deve frenarci
assolutamente niente.”
“Stai
dicendo
che faresti l’amore con me?” E una lacrima riga la
mia guancia. L’amore con lui.
Non fare sesso. Io mi
sono donata ad un uomo una volta soltanto, la mia prima volta. E a sua
detta fu
una bella scopata. Lui vuole fare l’amore con me.
“Non dobbiamo fare niente che
tu non voglia. Non sono venuto qui per questo, stamattina.”
Dice raccogliendo
la mia lacrima con le labbra.
“Voglio
fare
l’amore con te. Voglio sentirmi amare da te, Mattia. Voglio
sentirmi…
importante.”
“In
realtà non
ho mai conosciuto l’amore. E da quando ti conosco, non so
perché, lo associo a
te.” Mi risponde circondandomi la vita con le sue braccia e
appoggiando il capo
sul mio seno.
“Io
stamattina
mi sono svegliata con l’intenzione di non fare niente, come
al solito. E invece
ci sei tu qui, in questo momento. Sei entrato nella mia vita e non
voglio
assolutamente lasciarti andare, Mattia. È strano
perché sono sempre stata
diffidente con tutti. E invece con te è un colpo di fulmine.
Sento già di
appartenerti. E voglio appartenerti anche con il corpo.”
Scendo
dal
tavolo e mi sfilo l’abito.
“Vieni con me,
Mattia. Questo giorno è da ricordare per il resto della
nostra vita.” E
raggiungo la mia camera.
Se vi andrebbe di sapere come finisce tra questi due fatemi sapere!
Un bacione a chi mi ha letto!
Pina.