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Autore: _Miss_    09/10/2010    6 recensioni
Jules e Mattia. Rispettivamente 19 e 22 anni. Dalla storia:
"Ci guardiamo per qualche istante e mi perdo nei suoi occhi azzurri. Non l’avevo mai guardato tanto, e attentamente aggiungerei, come sto facendo adesso. Anche perché non ne ho mai avuto l’occasione a dire il vero! Ci siamo parlati una volta soltanto. E neppure in modo diretto. Ero in macchina con mio padre che mi accompagnava a scuola, e l’abbiamo incontrato per strada e ci siamo fermati per salutarlo e si è sporto al mio finestrino per parlare con lui. Quindi è anche strano che si ricorda il mio nome."
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! A chi mi conosce già, e a chi no!
E' la prima cosa originale che scrivo, se così la si può definire, ed è una semplice OS nata un pò dalla fantasia, e un pò da un sogno fatto!
Quindi, buona lettura!
***


Mi giro e rigiro nel mio letto. Non riesco a dormire. Con una mano mi stropiccio gli occhi e cerco di vedere che ora segna la sveglia appesa sul muro di fronte al letto. Sicuramente le 8 sono passate visto che entra il sole dalla finestra. E di fatti sono le 10:30. Merda! Avevo deciso che non avrei dovuto dormire fino a tardi ma ieri sera si sono fatte le 2 tra Facebook, msn e chat varie. Devo pormi assolutamente un orario!

Mi alzo e m’infilo una canotta sul reggiseno con cui ho dormito e mi sistemo le culottes rosse. Mi dirigo in bagno e mi sciacquo il viso e mi rifaccio la coda. Dopo di che decido di mangiare qualcosa.

Non c’è nessuno in casa, penso. E me lo conferma un biglietto lasciatomi da mia madre.

‘Tesoro, torno per le 2 a casa. Papà mangia al lavoro. Se serve qualcosa, chiamami. Mamma.’

Ho quasi 19 anni. So badare a me stessa ormai.

Apro la dispensa e prendo una brioche a caso che divoro in un attimo dopo essermi bevuta del succo d’arancia.

Non ho nulla da fare neanche stamattina dato che mamma ha già preparato qualcosa per me e per lei. Non mi sono neppure disturbata di aprire la pentola per vedere cosa fosse!

Ritorno in camera mia e dopo aver rifatto il letto mi ci adagio con il mio portatile sulle gambe. Rilassiamoci anche oggi, a quanto pare non lo faccio abbastanza!

 

Mentre mi faccio qualche risata su msn suonano il campanello. Sbuffo infastidita, ma vado comunque ad aprire la porta. Strano, di solito quando non ci sono le auto dei miei genitori non viene mai nessuno. Deve essere nonna, penso. Quindi incurante di essere mezza svestita e con i capelli che sono un disastro, apro la porta.

Ma davanti non mi trovo gli occhi di nonna. No affatto.

Lei è molto più bassa, e diciamocela tutta, più larga, della persona che ho di fronte a me.

E poi, lei ha qualcosa di diverso tra le gambe rispetto alla persona che cordialmente mi sta salutando.

“Ciao Juliana.”

“Ehi Mattia, ciao!” Rispondo anch’io gentilmente. “Ma ti prego, non chiamarmi Juliana. Detesto il mio nome. Preferisco molto di più Jules, grazie.” Gli dico con un sorriso.

Ci guardiamo per qualche istante e mi perdo nei suoi occhi azzurri. Non l’avevo mai guardato tanto, e attentamente aggiungerei, come sto facendo adesso. Anche perché non ne ho mai avuto l’occasione a dire il vero! Ci siamo parlati una volta soltanto. E neppure in modo diretto. Ero in macchina con mio padre che mi accompagnava a scuola, e l’abbiamo incontrato per strada e ci siamo fermati per salutarlo e si è sporto al mio finestrino per parlare con lui. Quindi è anche strano che si ricorda il mio nome. Invece per me è normale ricordarmi il suo. Primo, perché non conosco neppur ragazzo che corrisponde al nome Mattia, e poi, come dimenticarsi quegli occhi azzurri così vicini a me? Per non parlare della mano che mi ha gentilmente offerto quel giorno. Impossibile davvero. Solo che, riassumendo il tutto, io e lui non ci conosciamo. E sono in intimo cavolo!

Mi ridesto quando sento la sua risata. Davvero wow! Non saprei come descriverla. E poi non è una risata sguaiata, ma molto delicata e dolce. E il modo in cui le sue labbra si distendono, lasciando scoperti i denti bianchi, è unico. Non ho mai visto nessuno con un sorriso bello come il suo. Voglio dire, i divi del cinema non contano. Non sorridono mica a me.

Comunque mi riprendo e riacquisto anche l’uso della parola.

“Se cerchi papà è a lavoro.” Gli spiego. Chi potrebbe cercare a casa mia, se non lui? Mia madre non penso lo conosca. Non ho fratelli che potrebbe star cercando. E poi è con papà che lavora, quindi.

“Si. Lo so. Io mi sono fatto spostare il turno o avremmo lavorato assieme.” Oddio e quindi che vuole? Mamma?

“Ah okay. E posso… non so, ti serve qualcosa?” Chiedo cercando di sistemarmi in qualche modo dietro la porta. Non ho un fisico da modella e non sono neppure bellissima. Ma voglio dire, sono mezza nuda e sono comunque una ragazza abbastanza carina.

“Ok. Lo so che ti stai chiedendo cosa diavolo ci faccio qui ma… diciamo che sono qui per te.” Immagino che i miei occhi siano dilatati per lo stupore.

“Non credo di capire. Ma non parliamone sulla porta. I vicini qui sono molto pettegoli. Entra.” E apro di più la porta per farlo entrare. “Accomodati. Arrivo subito. Metto qualcosa addosso.” E sento il suo sguardo sondare tutto il mio corpo. E non nego che mi ha fatto un tremendo piacere. È una sensazione quasi nuova per me. Sono una persona quasi anonima, io. Non esco molto anche per via della mia timidezza. Timidezza che c’è solo in alcune situazioni e che dovrei comunque imparare a gestire e a superare.

 

Rientro in salotto e lo trovo seduto al tavolo che si guarda intorno. Io ho messo un vestitino. Non sono molto più coperta di prima ma ho messo la prima cosa trovata in giro.

“Eccomi, scusa. Io pensavo che fosti mia nonna.” Rido per lo scambio di persona e lui con me. “Ti posso offrire qualcosa? Caffè? Succo?”

“Un succo va più che bene, grazie.”

“C’è arancia e pesca. Quale preferisci?” Gli chiedo mentre apro il frigorifero.

“Amo molto la pesca.” Arrossisco per il doppio senso che ci ho visto io. Ma le mie amiche me lo dicono sempre, sono io che vedo sempre qualcosa dietro ogni frase, anche la più banale. Quindi evito di rispondere e prendo la bottiglia.

“Ecco a te.” Gli dico porgendogli il bicchiere che afferra direttamente dalle mie mani. La scossa elettrica che ho sentito quando le nostre dita si sono sfiorate non penso di averla percepita solo io.

“Grazie.” La sua voce è roca e più bassa rispetto a prima.

“Allora, di cosa devi parlarmi? O meglio, devi parlarmi di qualcosa visto che mi cercavi?” Chiedo con il sorriso stampato in viso. Non dovrei essere entusiasta di avere uno sconosciuto in casa, però questa sensazione, che sa un pò anche di pericolo, mi eccita.

“Diciamo che non so neppure iniziare. Che buffo, un ragazzo di 22 anni totalmente in imbarazzo. Fa ridere, vero?” Mi chiede guardandomi negli occhi. Azzurro cielo contro i miei, cioccolato fuso.

“Non mi piace ridere di chi è in imbarazzo. Io lo sono costantemente, 24 ore su 24. 7 giorni a settimana.” Ride.

“Ho afferrato il concetto. Però mi sento strano. Di solito sono molto spavaldo e sicuro di me.” Sorrido alla sua insicurezza. Io ho sempre visto gli uomini molto più sicuri di noi donne. Sempre. Ma da adesso inizio a ricredermi.

“Non so neppure di cosa tu voglia parlarmi quindi non so cosa risponderti. Però non ti mangio. Ancora non divento cannibale. E neppure ci tengo a diventarlo, a dirla tutta.” E il mio tentativo di sciogliere un pò la tensione che si era creata fortunatamente va a buon fine.

“Ecco. Allora, lo so bene che tu non mi conosci affatto. E magari stai anche pensando, ma chi è questo cretino che si è presenta alle 10 di mattina a casa mia per parlarmi?” Diniego con il capo. Non è affatto così. Cioè, la domanda, ovviamente, me la sto ponendo. Però mi fa piacere averlo qui.

“Comunque sia,  io conosco molte cose di te. Tuo padre parla davvero molto spesso di te.” Strabuzzo gli occhi.

“Mio padre che parla di me? Stai scherzando, vero?”

“No. Però su questo magari ne possiamo parlare dopo, ok?” Annuisco e lui continua a parlare. “Vedi. Ho imparato ad apprezzarti, con il tempo. E mi specchio molto nel tuo comportamento o comunque in quello che tuo padre racconta di te. E poi, quella mattina, a Giugno, quando ti ho vista per la prima volta, sono rimasto… ammaliato, si credo che il termine rispecchi quello che mi è successo dopo quella mattina. Sono rimasto ammaliato da te. Dal tuo mezzo sorriso un pò timido e un pò provocatorio. E poi… spesso passavo dalle tue parti. E magari ti vedevo in giro con le tue amiche e avrei tanto desiderato essere al loro posto.” Pendo completamente dalle sue labbra. In sintesi mi sta dicendo che un pò gli piaccio.

Io. Non riesco a crederci. Io che non piaccio a nessuno. Io che non ho mai avuto storie importanti e che ho gettato la mia prima volta per una stupida questione d’orgoglio. Io piaccio a lui.

Lui, stupendo ragazzo con i boccoli neri e gli occhi azzurri. Con un sorriso che potrebbe essere dichiarato illegale tant’è straordinario. Lui, che sembra così dolce in questo momento. Non ne ho mai incontrati di ragazzi così carini. E per di più è venuto a casa mia per parlarmene. Sospiro con aria trasognante.

“Ok. Sono patetico in questo momento. Lo so. Come so benissimo di aver fatto una cazzata a venire da te proprio oggi. E dirti tutto questo così, all’improvviso. Ma vedi, io voglio conoscerti realmente. E voglio farmi conoscere da te. Forse sono egoista a venire qui, con queste, pretese diciamo, ma è davvero cioè che voglio da due mesi a questa parte. Jules ti penso giorno e notte.” Trattengo il respiro mentre ascolto attentamente le sue parole. E gli occhi, stupidamente, mi si fanno lucidi.

“Se devi dirmi no, non farti scrupoli. Seriamente te lo dico.” E sento la tristezza nella sua voce. E credo anche malinconia, nostalgia di quel che probabilmente lui immagina potrebbe succedere tra me e lui.

“No? Stai scherzando?” Vedo comparire una smorfia sul suo viso e mi affretto a spiegare. “Intendevo, come potrei dirti di no? Io… è vero, non ti conosco. Non ci conosciamo. Quindi, facciamolo assieme. Scopriamoci l’un l’altro. Anche perché anch’io spesso ho pensato a te. Però pensavo soprattutto ai tuoi occhi…” Lo vedo sorridere e continuo a parlare. “E anche alla tua mano, sai? Ho un debole particolare per le mani. E le tue mi ricordano tanto quelle di un musicista.”

“Suono la chitarra!” Mi blocca. M’illumino immediatamente. Ho anche una passione per le chitarre. “Se ce ne sarà occasione, ti farò sentire qualcosa di mio, un giorno…” Dice con lo sguardo perso chissà tra quali pensieri.

“La faremo nascere noi l’occasione. Non è quello che ci siamo appena detti?” Sorrido e lui distende le mani sul tavolo, verso di me. E riprende a parlare.

“Sai Jules. Ho sognato spesso questo giorno. O meglio, il giorno in cui ti avrei parlato di quello che penso. Di quello che provo. E non l’ho mai immaginato in questo modo.” Nel frattempo ho iniziato a sfiorare piano, delicatamente, le sue mani. Sono curate. Grandi e dall’aspetto forte ma anche sottili e delicate. Esattamente come piacciono a me.

“E come l’immaginavi? Pensa che per me è tutto nuovo!”

“Non so. Un’idea precisa in realtà non l’ho mai avuta. Ma sapevo che ci saresti stata tu a guardarmi con i tuoi occhi che rendono il tuo sguardo magnetico.”

“Sei sempre così romantico tu?”

“È una mia prerogativa. Anche le mie canzoni lo sono. Non va bene?” Sorrido melliflua.

“Va benissimo direi. La tua dolcezza e il tuo romanticismo ti hanno permesso di avere da parte mia un’opportunità. Diciamo che è un po’ folle accettare di far entrare un ragazzo nella tua vita senza sapere nulla di lui.” Ammetto ridacchiando.

“Non hai tutti i torti. Però pensa che se mi avresti mandato via a pedate nel di dietro non avresti mai scoperto come sono in realtà.” Annuisco con un sorriso.

“Lo so. Ho pensato a tutto, io.”

“Però! La ragazza dei miei sogni è anche molto intelligente oltre che bellissima!” Arrossisco violentemente alla sua ultima parola.

“Mi trovi bella?” Chiedo balbettando leggermente.

“Non bella, ma bellissima.”

“Vabbé, fa lo stesso.” Rispondo sbrigativa.

“Non che non fa lo stesso. Bella è generico. Bellissima è qualcosa di migliore, in un certo senso. Quindi è sbagliato anche questo termine. Sai, credo che tu sia rara.” Scuoto la testa imbarazzata.

“Rara.” Rido. “Meglio che non esistano altre persone come me.”

“Meglio così io cercherò di avere l’esclusiva su di te. Ma tu sei di una rara bellezza. Hai un carattere rarissimo e i tuoi occhi non sono affatto comuni. Non ne ho mai visti di più espressivi. Per non parlare delle tue fossette quando sorridi.” E al sentire le ultime parole un ennesimo sorriso mi spunta sul viso e sento i suoi polpastrelli, delicati come una rosa, posarsi sulla mia guancia sinistra e salire fin sopra agli occhi che chiudo per lasciarmi trasportare dal momento. “Amo anche questa tua completa fiducia nei miei confronti.” Lo sento sussurrare piano.

“Non ho mai sbagliato sulle persone che mi circondano. Sento di potermi aprire con te. Anche se la paura di star male è tanta.” Gli rispondo aprendo a lui il mio cuore.

“Non aver paura. Non allontanarti da me per questa paura. Io non ti farò soffrire.” E sento che la sua voce è decisa. Come mai lo è stato sin da quando l’ho trovato davanti la porta di casa mia. Apro gli occhi specchiandomi nei suoi terribilmente vicini ai miei. Quasi si fondono. Cielo e terra. Insieme.

Sento anche il suo alito fresco, che sa di menta, sul mio viso. Sento il suo profumo che m’investe e m’inebria i sensi. Respiro e quando rilascio l’aria sorrido felice. Si, sono felice davvero in questo momento particolare e anche strano. Però assolutamente bellissimo.

L’attenzione del mio sguardo si sposta velocemente sulle sua labbra chiare e sottili. Sono le labbra più belle che abbia mai visto, o notato in modo particolare.

“Jules…” Sussurra piano. Mi piace l’incurvatura che le sue labbra assumono quando chiama il mio nome. E per la prima volta, amo il mio nome. Forse perché è lui a pronunciarlo con questa sua voce roca e bassa. Ed eccitante. Mi bacerà adesso? Non ho molto esperienza in questo campo anche se comunque non sono una verginella.

“Jules mi hai rapito il cuore. E vorrei fare lo stesso con te.” I battiti del mio cuore aumentano d’intensità. Non mi sono mai sentita in questo modo.

“Hai buone possibilità di farlo, Mattia. Io… non lo so. Vedi, spesso mi sono ritrovata a pensare a te…” E non riesco a finire la mia frase perché le mie labbra sono impegnate in un altro tipo di conversazione, diciamo molto più intima.

Le sue labbra sono morbide. Si muovono delicate e in sincrono con le mie. Non è un bacio vero e proprio. È più uno sfiorarsi di sole labbra. È assaporare il sapore dell’altro. Sorrido sulla sua bocca quando delicatamente mi mordicchia il labbro superiore e poi passa la lingua sulla parte lesa. Appoggia la fronte sulla mia e mi circonda il viso con le sue mani.

“Sei bellissima.” Mi dice osservandomi. E il suo sguardo. La sua voce. Il suo sorriso mentre mi dice queste due semplici parole mi fanno sentire tale. Mi fa sentire importante come mai, in vita mia, mi sono sentita.

“Lo sai che tu sei molto meglio rispetto a me, vero?” Gli rispondo dopo una breve risata imbarazzata.

“No. Io non sono meglio di nessuno. Soprattutto di te. Non c’è niente di meglio di te. Non c’è niente di meglio dell’averti qui, in quest’istante, dopo averti baciata. Tu mi stai dando una possibilità. Due possibilità, in realtà. Mi stai permettendo di potermi innamorare di te. E stai permettendo a me di farmi conoscere. Grazie.”

“Io dico che il nostro non era davvero un bacio.” Lo vedo ridere. E devo dire che è ancora più bello perché i suoi occhi si accendono e assumono una strana tonalità di azzurro mare. Per non parlare del gioco di colori che sta creando il sole.

“Ah no?” Mi risponde con un ghigno.

“Decisamente no.” Afferro una delle due mani che sono ancora sul mio viso, e ne bacio il palmo. Poi mi alzo e vado dall’altra parte del tavolo. Verso di lui, quindi. “Era troppo dolce.” Gli sussurro all’orecchio.

“Sinceramente pensavo che alle donne piacesse la dolcezza.” Mi risponde alzando il viso verso di me, in piedi, dinanzi a lui.

“Io non sono le altre donne, Mattia. Davvero. O altrimenti non saresti qui. Io non sono speciale, lo so bene. Ma sono diversa.”

“Sei diversa, è vero. E a me non piace la normalità.” E appoggia le sue mani sui miei fianchi. Ci separa lo strato leggero del vestitino che indosso. “E sei speciale. E sei dolce. Sai, un cucciolo di pantera.” Rido alla sua frase. “Non smettere mai di ridere. Hai una bella voce. E la tua risata è ancora meglio.”

“Beh, non si può sempre ridere nella vita.” Affermo seria.

“Non mi piace saperti triste. Che magari stai piangendo. Mi piaci come sei adesso.” E la presa sui miei fianchi si fa più salda. Mi sento padrona in questo istante. E mi sento anche sua.

“È la tua presenza che mi rende così.” Rispondo con un tono melenso. È inutile negarlo, sono un’eterna romantica anche se molto, ma molto passionale.

“Allora credo che non andrò mai più via.” Porto le mie mani intorno al suo collo.

“Non dovevamo riprenderci il nostro primo bacio?” Il mio tono è di sfida adesso.

“E tu non eri quella tizia a cui non piacevano le cose dolci.”

“Se parliamo di cioccolata e panna, no. Amo i dolciumi!” Ride alla mia battuta e sinceramente spero che abbia colto anche il mio doppio senso da stronza quale sono.

“Vieni qui, cucciola di pantera.” E il suo tono così sicuro, e provocante, e dolce e non so cos’altro, mi fa sciogliere immediatamente.

Si alza in piedi e mi sovrasta con il suo metro e 85. E avvicina il mio corpo al suo. Sembra che i nostri corpi rilascino elettricità pura che passa dal mio corpo al suo. E viceversa. È davvero una sensazione bellissima.

“Le pantere sono pericolose.” Rispondo cercando di non lasciarmi sopraffare dal suo odore. Ma mi perdo nella contemplazione del suo ampio petto, non molto muscoloso, ma ben definito. Invidio la sua maglietta chiara che aderisce senza problemi alla sua pelle abbronzata.

“E tu non lo sei, Jules?” Mi risponde con voce angelica.

“Io sono tante cose, Mattia. E ti farò scoprire la vera Juliana. Non la Jules che tutti conoscono. Ma quella che realmente sono.”

“Ed era questo che volevo sentirmi dire da te.” Mi risponde prima di baciarmi. Stavolta senza dolcezza. Stavolta c’è tanta, ma tanta passione nel nostro bacio. Le nostre lingue si cercano e imparano a conoscersi ma è come se si conoscessero da sempre, e sorrido mentalmente. Esploriamo reciprocamente le nostre cavità orali. E sento, oltre alla tanta passione che intercorre tra di noi, anche la dolcezza. E la possessività con cui trattiene il mio corpo contro il suo. Porto le mie mani tra i suoi capelli che torturo piano e rilascio un gemito soffocato quando mi succhia il labbro inferiore e mi accarezza la schiena con le mani a palmo aperto.

All’improvviso, alle mie spalle sento il legno del tavolo e sento sollevarmi di peso, e con molta foga, su di esso. Ho sempre sognato un momento come questo che sto vivendo adesso.

“Perché ti sei messa questo straccio?” Mi chiede con il fiato corto alludendo al vestito e carezzandomi le cosce nude.

“Perché eri uno sconosciuto.” Rispondo tra un bacio sul mento, uno sulle labbra, e uno sulle guancia.

“Non voglio esserlo. Ti prego Jules, amami.”

“Amarti? Credo tu mi stia chiedendo troppo oggi.” Gli rispondo togliendogli la maglietta e inizio a disegnare la forma dei suoi muscoli con le dita. Ma ferma il mio percorso prendendomi il polso.

“Non lo so cosa sta succedendo in questo momento. Ho la certezza di non stare sbagliando ma non vorrei che tu pensassi il contrario… dopo.”

“Non mi sono mai pentita delle scelte fatte nel corso della mia vita, Mattia.” Gli spiego. “E se adesso ci va di stare insieme, non deve frenarci assolutamente niente.”

“Stai dicendo che faresti l’amore con me?” E una lacrima riga la mia guancia. L’amore con lui. Non fare sesso. Io mi sono donata ad un uomo una volta soltanto, la mia prima volta. E a sua detta fu una bella scopata. Lui vuole fare l’amore con me. “Non dobbiamo fare niente che tu non voglia. Non sono venuto qui per questo, stamattina.” Dice raccogliendo la mia lacrima con le labbra.

“Voglio fare l’amore con te. Voglio sentirmi amare da te, Mattia. Voglio sentirmi… importante.”

“In realtà non ho mai conosciuto l’amore. E da quando ti conosco, non so perché, lo associo a te.” Mi risponde circondandomi la vita con le sue braccia e appoggiando il capo sul mio seno.

“Io stamattina mi sono svegliata con l’intenzione di non fare niente, come al solito. E invece ci sei tu qui, in questo momento. Sei entrato nella mia vita e non voglio assolutamente lasciarti andare, Mattia. È strano perché sono sempre stata diffidente con tutti. E invece con te è un colpo di fulmine. Sento già di appartenerti. E voglio appartenerti anche con il corpo.”

Scendo dal tavolo e mi sfilo l’abito.

“Vieni con me, Mattia. Questo giorno è da ricordare per il resto della nostra vita.” E raggiungo la mia camera.




***
Ve l'ho detto che era una storiella così.. senza pretesa.. mi andava di scriverla e dopo un mese che ce l'ho sul mio pc l'ho postata anche qui!
Se vi andrebbe di sapere come finisce tra questi due fatemi sapere!
Un bacione a chi mi ha letto!
Pina.
   
 
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