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Autore: Chamomile    09/10/2010    9 recensioni
In quei momenti Luna era - cosa che le accadeva spesso, d'altronde - assorta. Persa. Un po' come se la sua anima fosse stata lontana, in qualche punto irraggiungibile dell'universo. Su una stella. Ma neanche questo sarebbe stato vero, perché una stella, anche se lontana, è pur sempre nella realtà, nel tempo e nello spazio. Lontana, ma raggiungibile. Luna invece si trovava in un luogo molto più sperduto e inaccessibile di una stella: era nel passato. E poi, quando meno l'osservatore se lo aspettava, quella ragazzina scioglieva l'incanto, muovendosi. Spariva per dei minuti e ritornava - per colmo di stranezza - con un cavalletto e una scatola di legno. [Settima classificata al contest I miss you di malandrina4ever]
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Luna Lovegood
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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                                                      Il cavalletto

 

Luna Lovegood era una strana ragazzina. Lo pensavano tutti quelli che l'avevano vista almeno una volta, anche se spesso non si erano presi nemmeno la briga di fermarsi a parlare con lei.

Dicevano che era strana per i ravanelli che portava appesi alle orecchie, dicevano che era strana per le sue collane di tappi e per tutte le sue fantasie sui Gorgosprizzi e i Nargilli. Dicevano che era strana per il suo modo di camminare come se fosse stata sospesa, dicevano che era strana per il suo sguardo sognante e stupito. Dicevano che era strana per quel poco che si può intuire di una ragazzina guardando il suo aspetto.

Non sapevano, però, che se si fossero fermati a parlare con lei avrebbero scoperto che Luna Lovegood era infinitamente più strana di quanto avessero mai potuto immaginare.

Tanto per dirne una, questa strana ragazzina non aveva paura della tristezza. Mentre le persone comuni fanno di tutto pur di essere allegre (o semplicemente fingere di essere allegre) perché troppo impaurite di trovarsi di fronte alle proprie lacrime, Luna si incantava nella tristezza come se questa non le fosse stata nemica.

C'erano pomeriggi eterni, di silenzio assoluto, trascorsi a contemplare il cielo dalla finestra della sua camera, d'estate. C'erano ore passate nell'immobilità più assoluta - gambe incrociate e sguardo fisso - con una cornice in mano. Se qualcuno l'avesse vista in quei momenti, probabilmente avrebbe creduto che non si sarebbe più mossa e che avrebbe passato il resto dell'eternità così, con quella cornice tra le mani e lo sguardo fisso.

Questo pensiero non sarebbe stato suggerito solo dalla sua immobilità. Tutti sanno che persino le rocce si muovono. No. Se qualcuno l'avesse vista, avrebbe pensato che nonostante non stesse ridendo quella ragazzina era - in un certo strano modo - felice e che per questo non si sarebbe mai mossa.

Eppure definirla felice non sarebbe stato del tutto corretto. In quei momenti Luna era - cosa che le accadeva spesso, d'altronde - assorta. Persa. Un po' come se la sua anima fosse stata lontana, in qualche punto irraggiungibile dell'universo. Su una stella.

Ma neanche questo sarebbe stato vero, perché una stella, anche se lontana, è pur sempre nella realtà, nel tempo e nello spazio. Lontana, ma raggiungibile. Luna invece si trovava in un luogo molto più sperduto e inaccessibile di una stella: era nel passato.

E poi, quando meno l'osservatore se lo aspettava, quella ragazzina scioglieva l'incanto, muovendosi. Spariva per dei minuti e ritornava - per colmo di stranezza - con un cavalletto e una scatola di legno. Il coperchio di questa scatola semplicissima era intagliato, e al centro di un intreccio a foglie c'era una dedica: A Luna, futura grande pittrice. Sotto, a caratteri più piccoli: Con tutto il mio amore. Mamma.

Con lentezza, Luna apriva la scatola e tirava fuori i colori e i pennelli un po' scrostati, poi prendeva una tela e con la lingua tra i denti e gli occhi stretti per lo sforzo la fissava al cavalletto di legno. Era troppo alto per lei, ma anche se il padre si era offerto più volte di comprargliene uno nuovo, lei aveva sempre rifiutato.

Mai e poi mai avrebbe messo da parte quel cavalletto, uno degli oggetti a cui sua madre era stata più affezionata. Dopo aver sistemato tutto per bene ed aver appuntato i capelli lontano dal viso - la mamma glielo ripeteva sempre - Luna si arrampicava sullo sgabello e intingeva il vecchio pennello nel primo vasetto. Poi, con movimenti precisi e delicati, cominciava a riempire di colore il bianco della tela.

E ogni volta, vedere quel vuoto prendere vita la faceva sentire euforica. Man mano che procedeva con il lavoro, man mano che il quadro prendeva forma e le immagini prendevano vita, Luna poteva sentire la voce di sua madre. Dosa il colore, Luna. Tratti più corti, Luna.

Le solite raccomandazioni che la mamma non aveva mai ripetuto abbastanza durante le loro lezioni di pittura. Con queste parole nelle orecchie, Luna continuava il dipinto. E se quell'osservatore misterioso fosse ritornato, avrebbe notato con stupore che, nonostante la figuretta appollaiata sullo sgabello si muovesse, l'incantesimo era caduto di nuovo su di lei.

Perché sì, la mano si muoveva. Ma gli occhi avevano ripreso quell'espressione distante, come se il disegno fosse stato una via per il posto più irraggiungibile. Il passato. E poi, lentamente, la mano si fermava a mezz'aria e la ragazzina si immobilizzava di nuovo. Gli occhi come sgranati, con la solita espressione stupita, la bocca appena dischiusa, lo sguardo fisso e perso. Il sole spariva dietro le colline e quella strana ragazzina era ancora lì, immobile, a contemplare il viso della sua mamma.

 

 

Spazio Autrice

 

Questa storia ha partecipato al contest I miss you, classificandosi settima a pari merito. Sono molto soddisfatta del risultato ottenuto, dato che il tema nostalgia è fuori genere per me > < Spero che vi sia piaciuta un po' e se vi va ditemi che ne pensate, un parere mi renderebbe molto felice ^^ Qui di seguito potete leggere il giudizio della giudice malandrina4ever <3

 

SETTIMA CLASSIFICATA A PARI MERITO:

 

Il Cavalletto - Chamomile

Grammatica: 10/10
Stile: 9/10
Caratterizzazione: 15/15
Originalità: 9/10
Trama: 10/10
Attinenza al tema (ovvero la nostalgia): 14.5/15
Gradimento Personale: 4/5
Totale: 71.5/75

La tua storia è dolcissima, una piccola perla di tenerezza, scritta davvero bene sia dal punto di vista della grammatica –non ho trovato nessun errore- che dello stile -semplice e scorrevole-. Mi è piaciuta molto la scelta di aprire la storia parlando delle impressioni che fa Luna a chi non la conosce, per poi descrivere quel momento particolare e personale. Una scena del genere si adatta perfettamente a Luna, personaggio che hai usato facendolo restare perfettamente IC a mio parere. “Questa strana ragazzina non aveva paura della tristezza.” In particolare questa frase mi è piaciuta tantissimo, perché esprime proprio quello che traspare di Luna dai libri della Rowling: una ragazza strana che proprio grazie a questa sua ‘stranezza’ riesce ad affrontare meglio ogni cosa. Il tema ‘Luna e sua madre’ non è il massimo dell’originalità, ma il modo in cui lo hai trattato lo è molto, anche se avresti potuto fare ancora di meglio secondo me –ma anche così va benissimo, infatti il punteggio è abbastanza alto-. La nostalgia sembra avvolgere delicatamente tutta la tua storia, si avverte soprattutto nella scena finale, nello sguardo di Luna. Davvero una bella storia, complimenti^^

 



  
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