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Autore: Annette85    09/10/2010    9 recensioni
Atterrò sul tappeto davanti al camino e si spostò, in attesa che anche Albus facesse lo stesso. Non appena il giovane mago arrivò le cinse la vita con un braccio e si impossessò delle sue labbra, come se qualsiasi istante trascorso nel fare altro fosse buttato al vento.[...]
Storia classificatasi quarta e vincitrice dei premi Miglior Commedia e IC al 48H Contest Second Edition! indetto da PurpleMally e Alih sul forum di EFP.
Genere: Commedia, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Rose Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione, Contesto generale/vago
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Nota: Come già detto nell'introduzione questa storia si è classificata quarta e ha vinto il Premio Miglior Commedia e il Premio IC (a pari merito) al 48H Contest Second Edition! indetto da PurpleMally e AliH sul forum di EFP. La storia segue tre temi proposti dalle due giudici: Amore, Famiglia e Gelosia.
Alcune note tecniche prima di lasciarvi alla storia:
» Ci sono due coppie principali, Albus/Rose e Ron/Hermione, come ho già detto nelle mie varie ff sulla prima coppia, io non considero incesto l'amore tra due cugini, preferisco chiarire questo punto e mettere le mani avanti nel caso ci sia qualcuno a cui non piace leggere di queste cose;
» Il rating è un po' alto questa volta, perché ci sono alcune espressioni e alcuni dettagli che non so quanto siano indicati per il rating verde.

Dedico questa storia a Raf, perché di sicuro da "grande" sarà geloso allo stesso modo del nostro caro Ron ;)

Mi sembra di aver detto tutto e forse è meglio non tediarvi oltre, quindi vi lascio alla storia^^
Buona lettura^^


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Un ringhio nella notte

Atterrò sul tappeto davanti al camino e si spostò, in attesa che anche Albus facesse lo stesso. Non appena il giovane mago arrivò le cinse la vita con un braccio e si impossessò delle sue labbra, come se qualsiasi istante trascorso nel fare altro fosse buttato al vento.

La risata di Rose si diffuse per qualche istante nella casa, prima che la luce della lampada accanto al divano venisse accesa prepotentemente e un ringhio simile a quello di un Ungaro Spinato sovrastasse qualsiasi altro rumore.

Rose e Albus terrorizzati si voltarono lentamente verso l’unica persona che avrebbe potuto emettere tale suono e che non avrebbe mai dovuto vederli in atteggiamenti simili.

«C-ciao, papà», disse la ragazza abbassando la testa, cercando di coprire il rossore delle proprie guance.

Ron non rispose: si erse in tutta la sua altezza e fece un passo in direzione dei due, indeciso se polverizzare entrambi o solo Albus per essersi permesso di circuire la sua bambina.

Il giovane cercò di sostenere lo sguardo dello zio, ma dopo poco dovette arrendersi e spostare altrove il proprio.

«Avevi detto che saresti rientrata alle dieci», disse con voce cavernosa il mago, senza distogliere lo sguardo carico di odio dal nipote.

Rose alzò leggermente la testa verso il padre e annuì debolmente, consapevole di essere rientrata con ben tre ore di ritardo. «Siamo andati nel nuovo pub di Diagon Alley e il tempo è volato», cercò di scusarsi.

«Potevi mandare un gufo», rispose ermetico Ron. «Tua madre e io eravamo in pensiero. Per non parlare dei tuoi zii».

Albus cercò di riportare lo sguardo sul mago, invano, così pensò bene di indietreggiare e rientrare nel camino, pronto ad andarsene al minimo accenno di pericolo.

«Di’ buonanotte, Rose», ringhiò Ron studiando ancora il giovane e maledicendo per qualche istante Harry e sua sorella per averlo messo al mondo.

La ragazza si voltò verso il fidanzato e cercò di sorridergli rassicurante, mentre lui spariva in una nuvola verde.

«Ora puoi anche andare a dormire», disse Ron avviandosi al piano superiore. «Ah, sei in punizione per il prossimo mese: niente uscite con le amiche, né con Albus, niente gufi. Uscirai solo per andare al lavoro, aiutare mamma a fare la spesa e per i pranzi domenicali a casa dei nonni. Buonanotte».

«Che cosa?» sbraitò Rose senza curarsi di svegliare l’intero vicinato. «Non sono più una bambina, non puoi trattarmi come tale!»

Ron si girò con estrema lentezza verso la figlia: «Questa sera non ti sei comportata certo da adulta», rispose serafico senza la minima traccia di rabbia, solo tanta delusione.

«Solo perché non ho avvertito che avrei fatto tardi?» chiese ancora lei, incredula.

«Ringrazia che non ho mandato una squadra di Auror a cercarti o che non ho spedito Albus al San Mungo quando l’ho visto infilarti la lingua in bocca», rispose con enfasi, mentre le guance si dipingevano di un rosso acceso, ritornò sui propri passi e fronteggiò Rose.

«Non spererai che rimanga casta e pura per sempre, solo perché tu non hai ancora capito che ormai sono cresciuta?» urlò con quanto fiato aveva in gola, per cercare di sovrastare suo padre almeno con la voce.

Per un attimo, Ron si ritrovò in un corridoio di Hogwarts: aveva appena spostato un arazzo, si era ritrovato faccia a faccia con sua sorella che si dava da fare con Dean e, subito dopo, gli riservava le stesse parole. Si accasciò sul divano, improvvisamente stanco, sia per la litigata sia per il ricordo; aveva sempre sperato di non rivivere un momento del genere, ma a quanto pareva Rose era tutt’altro che intenzionata a mollare l’osso.

«Ora capisco perché zio Harry non voleva dirti cosa provava per zia Ginny», sospirò lei, prima di voltarsi verso le scale. «Ah, buonanotte», aggiunse poi, quasi con cattiveria, salendo al piano superiore.

Ron non si sarebbe mai aspettato quella reazione da parte di sua figlia: certo, la litigata era inevitabile, ma che addirittura lo trattasse allo stesso modo di Ginny, era troppo.

Si prese la testa tra le mani pensieroso e non si accorse minimamente che qualcuno si fosse seduto sul bracciolo del divano, sentì solo una piccola mano poggiarsi sul braccio.

«Non vieni a dormire?» chiese Hermione circondando le spalle del marito per confortarlo.

«Perché non vuole ascoltarmi?» domandò in risposta alla moglie dopo qualche istante di silenzio.

Hermione sorrise debolmente a tanta ingenuità: «Ron, è cresciuta, non puoi più dirle cosa può e cosa non può fare», cercò di farlo ragionare.

«Albus non mi piace. Se ne approfitta troppo», disse ancora una volta ignorando quasi del tutto ciò che sua moglie gli avesse appena detto.

«È tuo nipote e non se ne approfitta: è solo innamorato di lei», sospirò Hermione sperando che questa volta capisse e lasciasse cadere il discorso.

«Sono troppo giovani per sapere cosa sia l’amore», disse scuotendo la testa, come a voler mandare via un cattivo pensiero.

Hermione scoppiò a ridere, incredula per ciò che suo marito aveva appena detto. «Ron», iniziò prendendogli il mento e facendo in modo che si voltasse a guardarla. «Noi ci siamo sposati alla loro età».

«Ma noi avevamo appena superato una guerra, avevamo capito perfettamente cosa volesse dire amarsi», disse Ron con enfasi ricominciando a innervosirsi.

«E loro sono cresciuti insieme. Esattamente come noi due», concluse Hermione alzandosi, intenzionata ad andare a dormire, con o senza il marito.

«Non è vero», continuò imperterrito senza rendersi conto di ciò che stesse dicendo.

«Ron, sei geloso e basta. Lo eri di me, lo eri di Ginny e ora, inevitabilmente, lo sei di Rose», sospirò Hermione, stanca per quella discussione che si ripeteva ogni volta che la figlia ritornava a casa dopo un’uscita con Albus. «È normale, significa che le vuoi bene, ma devi iniziare a capire che ha bisogno di vivere la sua vita».

«Io non sono geloso», sibilò lui sbattendo un piede a terra come un bambino piccolo.

«Ok», disse Hermione con un ghigno. «Sai, l’altro giorno mi è arrivato un gufo da parte di Viktor», l’espressione di Ron passò dal contrariato all’infuriato, ma la strega non gli diede il tempo di dire nulla. «Ha detto che la prossima settimana sarà a Londra per lavoro, mi ha chiesto se ci vediamo per prendere un té».

«Deve solo provare a sfiorarti con un dito e io lo polverizzo!» urlò arrabbiato, mentre sul viso di Hermione compariva un sorriso vittorioso: come previsto, Ron era passato dal bambino offeso al cane da guardia.

«Viktor è sposato, sei anche stato al suo matrimonio, ricordi?» continuò con calma Hermione. «E comunque hai appena dimostrato per l’ennesima volta che sei geloso marcio, anche se non ne hai motivo».

«Non...», iniziò a dire, ma si rese conto, per la prima volta quella sera, che stava solo negando l’evidenza. «Uffa. Hai vinto», sospirò abbassando la testa sconfitto.

Hermione si avvicinò, gli cinse la vita con le braccia, gli posò un tenero bacio sulle labbra e cercò il suo sguardo: «Noi ti amiamo, ma devi imparare a essere un po’ più elastico».

Ron sbuffò, ma non disse nulla, consapevole del fatto che lei avesse ragione: era geloso, non era certo colpa sua se era circondato da donne che attiravano come calamite gli sguardi degli altri maghi.

Ricambiò l’abbraccio della moglie e posò una guancia sulla sua testa chiudendo gli occhi. “Io non sono geloso” continuò a pensare mentre si lasciava guidare al piano superiore, dove finalmente poteva lasciarsi alle spalle quell’interminabile nottata.


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Siccome l'ho già fatta lunga abbastanza, faccio solo i ringraziamenti:
» a PurpleMally e AliH per aver indetto il contest 48H di nuovo, mi fa sempre molto piacere partecipare^^ e poi per le belle parole che avete usato nel giudizio e nell'assegnazione dei premi *_*
» a Raf, perché è sempre una buonissima fonte di ispirazione (anche per questo gli ho dedicato la storia XD)
» a quanti vorranno leggere e commentare, perché di sicuro avrete qualcosa da dire in merito alla storia e mi farebbe veramente piacere sapere cosa ne pensate ;)
E con questo lascio la parola a voi =)

Ciao ciao

   
 
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