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Autore: Embrido    05/11/2005    2 recensioni
Durante una battaglia tra la Surprise e l'Acheron, Jack Aubrey riesce a catturare il capitano della nave nemica...Quale sarà la sua sorpresa quando scoprirà con chi ha a che fare..... Mi raccomando, leggete e commentate, è la mia prima fanfiction e quindi può essere un troiaio....ho bisogno di sostegno morale!!!!
Genere: Romantico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Allora Stephen, qual è il risultato della nostra follia

Capitolo 1°: Chi se lo aspettava?

 

“Allora Stephen, qual è il risultato della nostra follia?” chiese il capitano Jack Aubrey, entrando nell’infermeria dopo la battaglia, dove il dottore cercava disperatamente di curare i malati, troppo numerosi per una sola persona.

“Nove morti e ventisette feriti”, affermò il dottore, guardando verso il basso, mentre continuava a girare fra i pazienti.

“Questa volta quella maledetta nave ce l’ha fatta proprio grossa” continuò il capitano “ci ha colti alla sprovvista, ma giuro che non ce ne sarà una seconda”.

“Belle parole Jack, ma…potrei dare un’occhiata a quella ferita?”

“Quale ferita?”

“Quella che hai sulla tempia”.

Stephen esaminò il taglio del capitano, un taglio veramente brutto, ma che non aveva bisogno di particolari attenzioni, quando trovò una spina al suo interno, che faceva aumentare la quantità di sangue che colava giù.

I due rimasero per un po’ a parlare sui bilanci di quella fugace battaglia e sui danni che ne erano scaturiti, poi il dottore affermò di dover ritornare a controllare i pazienti, perché potevano aver bisogno di lui.

Ritornando nella sua cabina, Jack pensò che non potevano rimanere in mare a lungo, ma dovevano piuttosto approdare al porto più vicino, per fare rifornimenti, e per far riposare la ciurma, ormai stremata.

 

Jack si svegliò, aprì gli occhi e, dopo essersi stirato un po’ sentì il maledetto rumore della campana che equivale a dire: “Nave che sta per attaccare”.

In un minuto tutta la ciurma si alzò dai propri letti e, uscendo sguaiatamente sul ponte, gli uomini iniziarono a dirigersi verso le proprie postazioni. Il signor Pullings, non vedendo ancora arrivare il capitano, decise di prendere in mano la situazione, che poteva diventare veramente insostenibile. In teoria, anche il Signor Hollom avrebbe potuto azzardare una mossa del genere, ma per paura di incontrare la collera del capitano, non mosse nemmeno un dito, come d’altronde era solito fare.

Pochi secondi dopo, con passo molto veloce, Jack salì sul ponte, sperando ardentemente che non dovessero scontrarsi nuovamente con la nave che ieri gli aveva impartito una bella lezione.

Ma purtroppo i suoi desideri erano destinati a non avverarsi: infatti si ritrovò davanti proprio il vascello che lo aveva attaccato la sera precedente.

In un momento paragonò la sua nave, con quella che si trovava davanti a lui, una nave sicuramente francese, che faceva parte dei vascelli di Napoleone Bonaparte.

Da anni ormai si combatteva la guerra francesi-inglesi e a Jack era stato ordinato di seguire quella nave fino al Brasile, ma lui aveva superato già da molto gli ordini.

Forse per punto preso, forse per orgoglio o come diceva lui, per dovere, continuava a costeggiare quella maledettissima nave.

In confronto, il vascello di Aubrey, era come una scialuppa: oltre ad essere più piccolo e più vulnerabile dalle fiancate, possedeva la metà dei cannoni e poteva navigare a velocità molto minore rispetto all’altra. Ma Jack, nonostante l’opposizione di Stephen, pensava che una nave più svantaggiata come la sua, se fosse stata comandata e capitanata correttamente, avrebbe potuto dare del filo da torcere ad una meglio equipaggiata, ma governata in malo modo.

Jack lasciò da parte i propri pensieri, quello non era certamente il momento adatto per fare delle considerazioni e, mentre si dirigeva verso la prua della nave, sentì sul viso una leggera pioggia, accompagnata da qualche folata di vento.

“Accidenti, adesso ci si mette anche il tempaccio” pensò malinconicamente il capitano.

Mentre attraversava la nave, si accorse che i suoi uomini venivano comandati dal signor Pullings: l’uomo aveva fatto una saggia decisione, prendendo in mano quella situazione. Aveva polso, e questo era tutto ciò che la ciurma chiedeva.

Jack si avvicinò al signor Pullings ed esclamò: “Ben lavoro Tom, ne terrò di conto”.

“Grazie, capitano” rispose questo, abbassando leggermente la testa in segno di rispetto e avviandosi verso la parte opposta della nave, per controllare che gli uomini fossero tutti pronti.

Ormai avevano quasi raggiunto la nave, e gli inglesi stavano per affiancarsi al vascello francese quando questo sparò una palla di cannone. La battaglia era ricominciata.

Stephen, che era sottocoperta, si sentì spezzare il fiato in gola: non aveva ancora finito di “risistemare” i feriti dello scontro precedente, che già se ne trovava degli altri. Ma ormai il dottore era abituato a questo genere di cose: dopo dieci anni di servizio sotto Jack Aubrey, detto il Fortunato, ne aveva viste di battaglie ed era pronto a tenere anche i ritmi più veloci, per curare ogni paziente bisognoso di aiuto.

 

***

“Batteria di sinistra, FUOCO!!” tuonò il capitano Jack. Una raffica di cannonate partì dalla nave inglese, in direzione di quella francese. Qualche palla di cannone riuscì a scalfire i bordi della nave, ma la maggior parte non arrivò neppure a destinazione. “Accidenti, siamo ancora troppo distanti” esclamò Jack “andate più in direzione sud-sudest”.

Il timoniere fece ciò che il capitano aveva ordinato: afferrò saldamente il timone e si diresse verso la rotta indicata. Il vento gonfiava maggiormente le vele, e la nave poteva navigare più velocemente.

Ma, accortisi delle manovre degli inglesi, i francesi cambiarono a loro volta direzione, ottenendo il vento in loro favore.

Il signor Pullings lanciò un grido di imprecazione: quella nave stava mettendo loro i bastoni tra le ruote come c’era riuscita soltanto l’Horizon, cinque anni fa. Anche quella guerra fu un’altalena di vittorie: una volta vinceva l’una, un’altra volta, l’altra. La fine era arrivata quando Jack riuscì a spostare lo scontro davanti alle scogliere di Dover: la sua patria, i posti che lui conosceva come le sue tasche.

Il capitano fu preso da un momento di collera e scagliò una forte pedata contro il bordo della nave, poi, ricordandosi gli insegnamenti del suo vecchio maestro, ripetè dentro di se: “Calmati Jack, è solo un caso, vedrai che riuscirai ad avere la meglio”.

La nave francese stava superando velocemente quella inglese (La Surprise) e Jack e la sua ciurma si trovavano nuovamente in una posizione di svantaggio.

Pullings si avvicinò al capitano e, con aria perplessa, chiese: “Signore, cosa facciamo? Il vascello ci ha fregato ancora una volta”.

Jack, completamente privo di idee, rispose: “Ad essere sincero, non lo so più nemmeno io. Abbiamo provato tutto, ma senza risultato. L’unica cosa da fare, è ripagarla della stessa moneta:

“Vuole dire che dovremmo passare sottovento e rifare tutte le manovre fatte dai francesi, vero?” chiese Tom, capendo al volo ciò che il capitano voleva dire.

“Esattamente” rispose Jack a monosillabi.

 

***

“Dottore, mica è grave?” chiese uno della ciurma, spaventato. Stephen esaminò con attenzione la ferita: ne aveva viste di peggiori, per esempio era molto più brutta quella del ragazzo a cui aveva poi amputato il braccio; ma anche questa non era da sottovalutare.

“Si calmi, ce ne sono di peggiori, speri soltanto che non produca pus, sennò le va amputata la gamba”.

Il paziente rimase ammutolito, la risposta lo aveva soddisfatto, ora non avrebbe dovuto far altro che pregare che qualcuno lassù nel cielo, gli evitasse tutto ciò.

Stephen stava già ricucendo un grosso taglio, provocato da una spada, con relativo paziente che soffriva per il dolore provocato dall’ago.

 

***

Il signor Pullings tornò a controllare i movimenti della ciurma, dicendo a tutti gli uomini di preparare i cannoni: appena fossero stati un po’ più vicini, avrebbero attaccato, cercando di sfondare il più possibile lo scafo della fregata rivale.

Jack impose al timoniere di cambiare la rotta per la seconda volta e poi si mise a scrutare ogni singolo movimento della nave nemica, per essere pronto in qualsiasi momento, a fronteggiare l’imminente pericolo.

Il piano di Jack sembrò funzionare: avevano riacquistato velocità e erano ormai alla stessa altezza dell’Acheron (la nave francese).Ma i francesi non si fecero intimorire: cominciarono a lanciare molte palle di cannone. Diverse riuscirono pure a sfondare lo scafo, l’acqua entrava dentro la barca e già qualche persona si era precipitata sottocoperta per cercar di far rimanere costante il livello di acqua presente nell’imbarcazione.

Appesantita dall’acqua, la Surprise rimaneva indietro alla Acheron per la centesima volta.

Improvvisamente Jack, che era rimasto a contemplare per tutto il tempo  i movimenti della nave rivale, esclamò: “Cambio di programma: disponete tutto per l’arrembaggio”.

Ma signore, non…” cercò di protestare invano Tom.

“Niente ma, signor Pullings. Questa è l’unica soluzione: se continuiamo lo scontro in questo modo, ci rimettiamo lo scafo e la nostra pelle. Se invece ci agganciamo al loro ponte, i loro cannoni funzioneranno ugualmente, ma i nostri uomini potranno combattere e sterminare la nave nemica”.

“Come vuole, capitano” confermò Tom. Il sottoufficiale, pur non condividendo pienamente l’idea di Jack, ma realizzando che forse poteva essere l’unica via di scampo, ordinò ai marinai di non fregarsi di niente: appena fossero saliti sull’Acheron, avrebbero dovuto uccidere qualsiasi cosa ostacolasse il loro cammino e in seguito, avrebbero potuto razziare tutti gli oggetti preziosi di cui la nave era a disposizione.

La mossa degli inglesi fu così rapida che i francesi non ebbero nemmeno il tempo per accorgersene: in un secondo si ritrovarono attaccati alla nave nemica, con una marea di marinai che invadeva il loro ponte.

La ciurma della Acheron non ci mise molto a capire che quello si trattava del classico “arrembaggio”; così in un batter d’occhio, tutti gli uomini si armarono con l’artiglieria che era rimasta e si prepararono ad un tremendo scontro frontale. Se l’Acheron poteva superare la Surprise in mare, per la forma diversa e più moderna della nave, non poteva vantare però la stessa cosa per quanto riguardava gli scontri corpo a corpo, poiché gli inglesi avevano scelto tutti combattenti molto abili e temerari. Solo in questo modo Jack poteva sperare di avere la meglio sulla fregata di Napoleone, di annientare quella nave e quella maledetta ciurma una volta per tutte.

Nello scontro faccia a faccia, la maggior parte di marinai inglesi salì sul ponte della nave nemica, per cercare di porre fine a quell’interminabile inseguimento. Gli uomini della Surprise erano accompagnati e capitanati dal Signor Pullings e ovviamente da Jack, che voleva assolutamente scontrarsi con il capitano della Acheron.

No, non l’avrebbe ucciso subito, come aveva fatto con molti altri, piuttosto l’avrebbe tenuto prigioniero, per estorcergli qualche informazione in più sulle navi e tattiche francesi. Poi, alla sua fine, ci avrebbe pensato dopo. Momentaneamente, quella era l’ultima cosa al mondo che lo preoccupava.

Lo scontro si protrasse per diverso tempo, ma nessuno sapeva dire con certezza quanti minuti erano trascorsi dall’inizio della battaglia. Molti marinai, sia francesi che inglesi erano caduti nello scontro, ma gli inglesi sembravano essere ancora nel pieno delle forze. Jack era riuscito a scovare ciò che tanto desiderava: il capitano della fregata nemica, e adesso stava combattendo contro di lui, per poi trascinarlo di forza sulla sua nave e mettere in pratica tutto ciò che si era in precedenza prefissato.

Ma l’avversario gli stava dando dei seri problemi, da tanto tempo ormai non sentiva più una persona che combatteva così risolutamente, una persona che riusciva a tenergli testa per diverso tempo.

E tutte quelle tattiche che avevano reso Jack uno dei capitani più famosi del mondo, sembravano completamente inutili con quel capitano.

La leggiadria dell’avversario e la sua eleganza, si notavano anche se aveva addosso un mantello: eh si; un mantellone scuro, con tanto di cappuccio, che gli copriva completamente il viso.

Jack, messo in difficoltà,esclamò: “Complimenti, era da tanto che non sentivo una mano decisa come la vostra”.

Il capitano rispose, con una voce che sembrò strana a Jack: “Grazie, peccato che io ne abbia sentite diverse come la vostra, e devo dirle, che questo non mi sembra il momento del sarcasmo”.

“Qualcosa dobbiamo pur dirci, fa parte del gioco, no?” chiese sempre con un sorriso beffardo Jack.

“Come desidera, a me non fa differenza” rispose il capitano francese “e comunque, complimenti, avete un’ottima tattica, devo ammettere che la vostra ultima mossa mi ha spiazzato”.

“Voi mi avete spiazzato prima, sicché siamo pari, giusto?”

“Giusto” concordò il capitano francese.

“Sembra proprio che i nostri caratteri siano molto simili, potremmo andare perfettamente d’accordo”

“Si, se elimina il fatto che combattiamo per due ragioni e persone completamente diverse”.

Se non vi dispiace, come fate a vedere con quel cappuccio che vi copre la visuale?”

“Questione di abitudine e di adattamento, era una cosa necessaria, ma non vorrei dire di più”.

Appena ebbe finito di parlare, il capitano francese fu afferrato alle spalle da Tom  e da altri due marinai, che lo trascinarono di peso sulla Surprise, con i suoi inutili tentativi di ribellione.

Il francese protestò del loro comportamento incivile, ma dovette presto zittirsi, ripensando a tutte le cose non giuste che erano accadute per mano sua.

Terminato il combattimento, anche se dei superstiti erano fuggiti con delle scialuppe, il capitano Jack Aubrey ritenè di aver portato a buon esito la battaglia e decise di vedere in faccia chi fosse il suo rivale.

Diversi uomini si riunirono intorno a Jack, che ormai era accanto al capitano francese, legato ed imbavagliato dalla testa ai piedi.

Jack aprì la sua mano e sollevò il cappuccio, dicendo: “Finalmente ho l’onore di vedere chi sei, maledetto capitano”. Quale fu il suo stupore quando si accorse chi si celava sotto quel lacero mantello….

                                                                           TO BE CONTINUED

 

  
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