Boulevard of broken dreams…
I walk a lonely road
The only one that I have ever known
Don’t knoe where it goes
But it’s home and I walk alone
Sospirò, stanco e si lasciò cadere sul
letto della sua stanza, nel dormitorio dei Serpeverde. Gli occhi cozzarono
contro il grigio splendente del soffitto del baldacchino ed il verde delle tende
– colori così abituali nella sua vita che ormai non li vedeva più veramente,
quasi si fosse assuefatto a quelle tonalità tanto belle a prima vista.
Ancora una volta aveva fallito, ancora
una volta qualcosa nel suo piano era andato storto e di nuovo era stato
qualcosa che in nessun modo avrebbe potuto prevedere ed evitare. Come avrebbe
potuto, infatti, immaginare che quello stupido di Lumacorno avrebbe usato il
regalo da dare a Silente, per brindare con Potter e Weasley?! Come avrebbe
potuto evitarlo?
Ma tutto ciò non contava, non davanti
al Signore Oscuro.
Aveva
fallito. Ecco cosa contava. Ecco il verdetto.
Ecco la condanna.
Fallito. Debole. Incapace. Sporca e
strisciante larva di terra. Ecco cos’era per Lord Voldemort.
E lui non poteva permettersi di essere
chiamato ancora una volta così. Lui aveva una missione: doveva riscattare il
nome dei Malfoy, doveva porre rimedio all’errore, al fallimento del padre e
soprattutto proteggere se stesso e sua madre.
«Tu
ucciderai Silente per me… o non giungerai al tuo settimo anno, Draco… e tua
madre non avrà neanche il tempo di piangere sulla tua tomba».
Le parole del Signore Oscuro gli
rimbombarono nuovamente nella testa. Erano un chiodo fisso, un tormento perenne
che lo ammoniva notte e giorno, lo perseguitava in ogni istante senza
possibilità di scampo.
Il giovane Serpeverde si raggomitolò
sul letto: si sentiva così schifosamente debole e impaurito, così infimo e
insignificante! Se ora suo padre lo vedesse, la sua risata schernitrice riempierebbe
l’aria silenziosa e forse Draco potrebbe vedere anche una scintilla di
delusione nel disgusto di quegli occhi chiari rivolti su di lui.
Dov’era finito il Serpeverde fiero e
sfacciato dei primi anni di Hogwarts? Dove era andato quel ragazzino al cui
solo nome tutti abbassavano lo guardo con rispetto e che sapeva far ricredere
quelli che non ne dimostravano abbastanza? Ora gli sembrava tutto così lontano,
così assurdamente irraggiungibile…
E
gli mancava.
Sì: gli mancavano quei giorni in cui
seguito da Tiger e Goyle o magari da Zabini, si faceva strada con passo fiero
fra i corridoi della scuola; gli mancavano i pomeriggi passati alla riva del
lago Nero a prendere in giro i Mezzosangue infastidendoli per la loro
inferiorità. Gli mancavano le sfide lanciate a Potter, gli insulti con cui
aveva chiamato Weasley o gli sguardi di disprezzante disgusto che aveva lanciato
alla Granger.
C’era una così palese ingenuità in
quei ricordi che a pensarci, ora, quasi ne poteva ridere.
Una volta aveva creduto che tutto
nella sua vita fosse estremamente facile e che sarebbe stato sempre così. La
sua purezza di sangue gli avrebbe aperto qualsiasi porta, gli avrebbe dato gli
studi necessari ad un mago che si rispetti, un posto di lavoro onorevole e degno
del suo nome, una moglie bella e pura quanto lui ed una discendenza che avrebbe
innalzato il nome dei Malfoy come gli era sempre stato insegnato. Cosa poteva
esserci di difficile in questo progetto?
I walk this empty road
On the boulevard of broken dreams
Where the city sleeps
And I’m the only and I walk alone
C’era
chi poteva e chi non poteva. E da sempre lui aveva saputo di potere.
Ora, però, gli sembrava di essere
scivolato in un incubo assurdo in cui il potere, la purezza di sangue non potevano
nulla contro la paura e il dolore. La guerra - o meglio ciò che la precedeva - non
attribuiva peso al nome che portava, alla stirpe da cui discendeva o al sangue
che gli scorreva dentro: portava distruzione, paura, morte e dolore a tutti,
senza risparmiare nessuno.
Sospirò ancora ritornando supino. Il
braccio pallido, adesso nudo, recava il segno della sua fortuna e della sua
condanna.
Un tempo fare parte dei Mangiamorte
del Signore Oscuro gli sarebbe sembrato il più alto onore mai concessogli, il
più grande premio mai ricevuto; una volta entrare a far parte dei fedelissimi
di Lord Voldemort sarebbe stata la cosa più bella mai capitata. Ora… ora era
arrivato al punto di considerare quel marchio alla stregua di una maledizione. Il
teschio nero sembrava minacciarlo con quegli occhi vuoti ed il serpente stava
lì, sottile e sinuoso, come a ricordargli che il Signore Oscuro non tollerava i
dubbi e le incertezze, non apprezzava i deboli, non dava seconde possibilità. E lui ne aveva sprecate fin troppo di
possibilità.
Sarebbe giunta la fine, in un modo o
nell’altro. Molto presto avrebbe smesso di soffrire, in un modo o nell’altro.
Draco si era trovato più volte a
pensare di non poter fare un passo in più con quel peso. Essere il più giovane
dei Mangiamorte i primi tempi gli era parso qualcosa di cui vantarsi. Adesso avrebbe
voluto solo dimenticare. Il terrore, la paura di morire erano gli unici
compagni di viaggio: non poteva parlare con nessuno, non voleva parlare con nessuno. Cosa avrebbe potuto dire a Blaise o a
Pansy? Che aveva paura? Che sarebbe voluto andare quanto più lontano da quella
scuola, da Silente, da Voldemort? Avrebbe solo ottenuto delle risate cattive,
degli insulti e magari parole di invidia per quell’onore che gli era stato
concesso immeritatamente.
Loro non capivano. Non potevano capire
che quella non era altro che una punizione per il fallimento paterno, che non
c’era nulla di cui essere felice.
Ingenui. Stupidamente ingenui. Felicemente
ingenui.
Come
sarebbe voluto essere ancora lui.
Inseguo, sì. Senza pensieri, senza
paura. Ancora con le idee chiare su chi seguire, su cosa fare. Avrebbe voluto
ancora ridere con i suoi compagni per le parole dette a qualche Corvonero
Mezzosangue, a qualche sfigato Tassorosso o meglio a qualche Grifondoro che
aveva alzato troppo la testa. Quante volte invece la testa l’aveva abbassata lui? Quante volte aveva finto
di possedere una sicurezza, una forza che in realtà sentiva scivolare sempre
più via dalle sue membra?
Eppure il mondo continuava a girare,
la gente continuava a vivere, i suoi compagni di scuola continuavano a
camminare, a scherzare, a studiare, a parlare. Nessuno si era accorto di nulla,
nessuno aveva compreso – neanche intravisto – il cambiamento di Draco. Per loro
tutto andava come sempre.
«Avrai
tutto il mondo ai tuoi piedi, figlio mio. Tutti avranno rispetto per te, Draco»
Ormai il giovane Malfoy aveva capito
che quello non era altro che una promessa finita male, un sogno infranto, tra i
tanti della sua infanzia. Qualcosa che non avrebbe mai più recuperato.
E
nonostante non si fosse mai realizzato, quel sogno gli mancava.
My shadow’s the only the walks beside me
My shallow heart’s the only thing that’s
beating
Sometime I wish someone out there will
find me
‘Til then I walk alone
Si alzò di scatto senza più resistere
alla staticità di quel letto. Sentiva di dover correre via e se non poteva
andarsene da Hogwarts, almeno poteva allontanarsi quanto più possibile da quel
maledetto castello.
Correva, per i corridoi, nell’ombra
come mai avrebbe immaginato di camminare. Un tempo aveva mosso passi fieri sul
quel pavimento, col mantello che si muoveva sinuoso ed elegante, la testa alta
ed un ghigno sul bel volto pallido. Ora si muoveva con circospezione, mostrando
fin troppa attenzione a ciò che lo circondava e nonostante avesse l’ammirazione
di tutti i Serpeverde, questo, a dirla tutta, non lo ripagava proprio di nulla.
Illusi! Ignari! Se solo avessero
saputo…
Non si accorse, in quel groviglio di
pensieri, della professoressa McGranitt che veniva nella direzione opposta e
urtandola mancò poco che non cadessero entrambi. La donna gli lanciò uno
sguardo ammonitore che Draco sostenne, pur sbiascicando una distratta parola di
scusa.
Mi
guardi! gridava il Serpeverde nella sua mente
Mi guardi negli occhi e mi legga dentro!
Come sto? Cosa mi passa per la testa? Ho qualche problema? Sono tutte stupide
domande che voi professori fate, nella patetica convinzione di poter capire, di
poter risolvere ogni cosa! E ora, ora che ne avrei davvero bisogno, se ne sta
lì senza aprire bocca?!
Draco avrebbe voluto urlare quei
pensieri, avrebbe voluto sfogarsi una volta per tutte, ma l’unica cosa che fece
fu voltare le spalle alla professoressa e riprendere il suo cammino, senza più
correre.
Aveva perso la facoltà di parlare
liberamente il giorno in cui ogni avevano impresso quel marchio sul polso.
E gli mancava. Gli mancava terribilmente.
L’acqua del Lago Nero non era mai
stata tanto triste e noiosa come quel pomeriggio. La mano del Serpeverde la
sfiorava con noncuranza, distratto, impegnato a non pensare a nulla, a
concedere alla sua mente qualche istante di tregua. Lo specchio d’acqua offriva
il grigio riflesso del cielo nuvoloso, solcato ogni tanto da qualche uccello
solitario.
Non c’era via d’uscita. Era inutile
continuare a piangersi addosso, a rendersi più patetico di quello che già non
fosse. Il Draco del suo passato avrebbe provato vergogna e disgusto per quello
che era diventato e di certo quello non era il momento più opportuno per provare
a toccare davvero il fondo.
Tirati
su, maledetto!
Se quello era il suo destino, la sua
strada, allora l’avrebbe seguita senza obbiettare: non ne aveva più la
possibilità.
Se era finito in un mondo in cui
sembrava essere l’unico realmente sveglio e cosciente, mentre gli altri gli
passavano accanto senza vedere, allora sarebbe vissuto come doveva, come poteva.
“Ognuno
di noi è costretto a portare tante maschere per sopravvivere: senza di esse ci
si troverebbe in balia del mondo e della sua malvagità, senza alcuna
possibilità di difesa.”
Adesso Draco capiva cosa volessero
dire quelle parole. Avrebbe continuato anche lui a portare quelle maschere: ne
andava della sua vita. Nessuno avrebbe saputo nulla. Avrebbe chiuso dubbi e
ricordi in una scatola e se li sarebbe lasciati alle spalle insieme alla sua
maledetta nostalgia e a quel passato che non sarebbe mai potuto essere
nient’altro che questo.
Si alzò con una strana determinazione
che poi altro non era che rassegnazione alla vita: si sarebbe lasciato
trasportare dal suo vento come una foglia autunnale, senza più forze.
Voldemort voleva che lui uccidesse
Silente e lui l’avrebbe fatto. Con mille esitazioni, mille dubbi, ma sarebbe
arrivato a puntargli la bacchetta contro…
E mentre passavano i secondi da
quell’ultimo pensiero formulato, già la convinzione che aveva ostentato con
coraggio scorreva via come acqua sulla pelle bianca.
O forse quelle erano solo le lacrime
del giovane Serpeverde?
«Goditi queste ultime lacrime, Draco»
si disse incamminandosi di nuovo verso il castello «Goditi quest’innocenza. Tu ucciderai Silente: è arrivato il momento di
agire in prima persona, senza inganni, senza sotterfugi. Solo tu e lui»
E mentre pensava, mentre decideva… già
la sentiva, pungente e terribile, assurda e dolorosa.
La mancanza… la nostalgia di
quell’innocenza che ormai non avrebbe mai più avuto. Macchia nera su
quell’anima che, nonostante tutto, non si era mai sporcata davvero.
E camminava, Draco. Camminava sulla
strada dei suoi sogni infranti, sul percorso che una volta credeva lo avrebbe
portato fino alla felicità.
E gli mancava anche quella, l’ingenua
possibilità di sognare. Ignoranza che gridava dal suo cuore: perché…?
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Salve a tutti!
Ok.. non ho molto da dire… quindi faccio
subito: questa è la mia prima shot su Draco, ma con un tema come “Nostalgia” ho
pensato fosse appropriato descrivere il cambiamento del Serpeverde al sesto
anno che, a dirla tutta, la zia Row non ha trattato
con la dovuta accuratezza (secondo il mio modesto parere u__u)
Ci tengo
ancora una volta a ringraziare Malandrina per aver indetto un contest tanto
bello e per il punteggio ed il giudizio che mi ha assegnato, nonché per il
premio speciale per l’IC *-*. Sono davvero felice!
Ma eccolo a
voi…
OTTAVA CLASSIFICATA A PARI MERITO: Boulevard of broken dreams - Alchimista
Grammatica: 9.5/10
Stile: 9/10
Caratterizzazione: 15/15
Originalità: 8.5/10
Trama: 10/10
Attinenza al tema (ovvero la nostalgia): 14.5/15
Gradimento Personale: 4.5/5
Totale: 71/75
Inizio dicendoti che adoro la canzone che hai
scelto**
Ma questo non centra nulla, fa finta che io non lo
abbia scritto XD Ricominciamo: grammatica praticamente perfetta, tranne per un errorino di distrazione (un ‘ogni’ al posto di ‘gli’).
Stile davvero buono, mi è piaciuto molto (ma penso di averti già detto che
apprezzo il tuo stile^^).
La trama è svolta perfettamente, ciò di cui parla
non è particolarmente originale, ma la cosa davvero nuova è Draco. Era da un
sacco che non vedevo Draco, il vero Draco, in una fic, quindi ti ringrazio. Sei riuscita a
prendere il ragazzo spaventato ma orgoglioso del sesto libro e a portarlo
dentro la tua storia; non potevo che darti il punteggio massimo nella
caratterizzazione. (Pensa che mi sembrava troppo bello, continuavo ad avere
paura che da un secondo all’altro spuntasse Hermione e...ok, questo non centra
XD) Mi è piaciuto molto anche il tipo di nostalgia che hai scelto di trattare:
nostalgia del passato, dell’antica innocenza e ingenuità...è perfetta per
Draco. In conclusione la tua storia mi è piaciuta davvero molto, in particolare
questa frase: “Macchia nera su quell’anima che, nonostante tutto, non si era
mai sporcata davvero.” La adoro: rispecchia Draco Malfoy al cento per cento**
Davvero brava, complimenti^^
Beh… credo che sia tutto…
ringrazio già coloro che leggeranno la storia ed in particolare chi recensirà, preferirà
o ricorderà questa Shot.
Baci.
Alchimista ~ ♥