Fanfic su attori > Orlando Bloom
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Autore: CowgirlSara    17/12/2003    14 recensioni
Una ragazza che pensava di non essere curiosa, una finestra troppo vicina, un attore bello e famoso... quando non si può fare a meno di dare un'occhiatina... Fanfic su Orlando Bloom.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La finestra sul cortile

Questa è la prima ff che scrivo su un attore. Naturalmente, tutto quello che leggerete è scritto con il massimo rispetto per Orlando Bloom, il suo lavoro e la sua vita privata. Questa è un opera di pura fantasia, che serve solo per avvicinare ognuna di noi all'oggetto dei nostri sogni. Chiedo scusa a tutti coloro che non la pensassero così.

 

Approfitto dell'occasione per ringraziare tutte le autrici delle ff che ho letto qui (molte non le conosco personalmente, ma spero di rimediare), che mi hanno spinto a mettere su carta questa storiella che mi girava per la testa da un po'. Avete scritto tutte delle storie piene di tenerezza, fantasia, simpatia e amore che mi hanno molto colpito; non si leggono spesso racconti così sinceri e scritti bene. Complimenti a tutte e continuate così.

 

Ah, chi non conoscesse "Let the music play" di Barry White, rimedi subito! ^____^ (capirete perchè lo dico, leggendo la storia)

 

Ultima cosa: grazie anticipato a chiunque voglia commentare la ff, e un ringraziamento particolare a Ruby (la mia tesssssssora ^x^) e Itzuki, che sono sempre le prime a leggere i miei deliri. Vi voglio bene ragazze.

 

Sara

 

 

La finestra sul cortile

 

I palazzi sono sempre troppo vicini, in città, e dopo sei mesi che vivevo lì ne ero sempre più sicura; era scandaloso che potessi vedere così bene in casa sua, per quella vista qualsiasi paparazzo avrebbe pagato oro. Ma io me la tenevo, in fondo sono sempre stata una che si fa gli affari suoi. Fino ad ora.

Ricordo bene la prima volta che lo vidi; non so se stavo dando da mangiare ai miei canarini o innaffiando le piante, però mi ricordo lui.

Era affacciato al balcone, indossava una maglietta bianca con i bottoni slacciati, fumava, ma dava l'impressione che non gli piacesse, e sembrava nervoso. Non lo riconobbi subito, finché non c'incrociammo dal fruttivendolo.

Osservavo una rivista, un attimo prima, all'edicola, chiedendomi dove stanno i bei ragazzi come Orlando Bloom prima di diventare famosi, e me lo ritrovo accanto, mentre compra mele e arance. E io sono rimasta lì, imbambolata, con una costola di sedano in mano; deve aver pensato che sono narcolettica, o forse solo pazza, una squilibrata che ha il suo altarino in casa con le candele davanti.

Parliamoci chiaro, lui mi piace, mi piacciono i suoi film, ma non ho il suo altarino, né sue foto o poster, né tanto meno la sua immagine sul desktop del pc, come la sorella della mia amica Lily (e come me! ^__- n.d.Sara). Ma lei ha sedici anni! (Io non più ;_; n.d.Sara)

Io sono adulta, una professionista, mica una ragazzina che si prende le fisse per gli attori; solo che lui abita di fronte a me, dal mio terrazzo vedo il suo salotto. Non è solo un'immagine, è una persona, un gran bel ragazzo... E' ancora strano, per me, quando, per puro caso, lo vedo girare per casa in mutande o con solo un asciugamano sui fianchi...

Beh, non tutto è positivo, comunque. Non vedo solo il suo bel corpo allungato sul divano, o appena fresco di doccia, coi capelli bagnati, che esce sul balcone, no. Vedo anche le sue discussioni, sento le sue feste, lo vedo tornare all'alba, sbattuto e un po' alticcio, e, soprattutto, vedo le sue ragazze... tante...

Tutte bellissime, modelle penso, o attrici, ad ogni modo cambia spesso... E ci mancherebbe altro, lui è stupendo, famoso, di talento, immagino che le ragazze facciano la fila per uscire con lui, e certo non si fa sfuggire le occasioni. Però, ho assistito a delle scene...

Il fatto è che io rientro tardi la sera, anzi, la notte; faccio lo chef, prima delle tre non si parla di essere a casa. Tra una cosa e l'altra, ci vuole una mezz'ora prima di andare a letto... Ed è in questo tempo che mi faccio prendere da quello che ormai è un vizio, do una sbirciatina alla casa di Orlando; spesso tutto è spento, perché per lui è ancora presto. Ma a volte...

Quest'estate, una notte, stavo sul portone, cercando le chiavi, e l'ho visto rientrare con due ragazze; oddio, lui sembrava piuttosto partito, non credo che abbia combinato granché.

La primavera scorsa, invece, aveva una tipa, saranno stati insieme due o tre mesi, finché una notte non hanno litigato furiosamente; credo che lei gli abbia tirato dietro qualcosa... Fatto sta che, la mattina dopo, lui l'ha aiutata a portare giù i bagagli, ed aveva un cerotto sulla fronte. I tabloid hanno detto che si è ferito sul set, ma mi sa che non è andata proprio così!

Lo so, lo so, è morbosa questa cosa, mi dovrei vergognare, ma non capita mica tutti i giorni di avere una celebrità che abita di fronte!

Per fortuna, quando comincia i suoi approcci in casa, ha la prontezza di spirito di chiudere prima le tende; per quanto mi riguarda, in certi frangenti, preferisco evitare qualsiasi sguardo oltre il parapetto del mio balcone. Cerco di rispettare la sua privacy, per quanto mi permette la mia orribile curiosità nei suoi confronti; il fatto è che... beh, ecco... la verità è che sono un po' gelosa...

Insomma, tutte queste ragazze che vanno e vengono nella sua vita, cosa gli danno, a parte qualche ora di piacere, velocemente dimenticato il giorno dopo? Io, forse in maniera presuntuosa, credo di conoscerlo meglio di loro.

Per esempio, conosco qualche suo piccolo vizio, che lui preferisce far ignorare agl'altri. Ogni tanto si mette le dita nel naso, ma credo che questo lo renda più umano, e poi, in fondo, chi non lo fa; in casa gli piace muoversi spettinato e sconvolto, e poi ama mangiare sul divano in mutande, ma non lo farà mai capire ai suoi presunti amici e alle sue numerose compagnie femminili. Perché Orlando è molto vanesio, si da sempre un'ultima occhiata, nello specchio vicino alla porta, prima di uscire. Sì, decisamente è abbastanza innamorato di se stesso, ma credo che una certa componente di narcisismo sia necessaria in un mestiere come il suo.

A volte poi mi preoccupo per lui, quando non lo vedo tranquillo; come quella volta che non riusciva ad aprire il portone e cominciò ad imprecare, era proprio nervoso. E allora fuma, ma tanto l'ho capito che non gli piace, quando è solo non lo fa. L'ho visto farlo solo durante qualcuna delle sue feste, quando esce in terrazza, con una sigaretta e un bicchiere di birra; e se ho una certezza è che, se nessuno venisse a chiamarlo, ci resterebbe fino alla fine della festa, fuori.

Solo una volta, da quando abito qui, l'ho visto veramente felice, e sono stata contenta anch'io. Una sera lo vidi rientrare, al solito nostro orario sballato, con tre amici; il viso era sereno, rideva, ridevano tutti. Solo dopo cinque minuti che li osservavo dall'ombra del mio portone, mi accorsi di chi erano: i suoi colleghi, Boyd, Monaghan e, forse, non ne sarò mai sicura, Wood. Allora erano rimasti amici davvero...

 

A volte mi dico che devo essere malata, proprio disturbata, per essermi presa questa cotta... beh, sì, perché è una cotta, vero? Perché se fosse qualcosa di più serio, per uno cui non ho mai rivolto la parola, allora avrei veramente bisogno di un bravo specialista!

E' che penso a lui sempre più spesso; l'altro giorno mi è venuto in mente mentre farcivo la faraona, al ristorante. Non credo che sarebbe felice di essere associato all'immagine di una faraona disossata... Forse stavo solo combattendo la mia routine di carne, pasta e verdure con qualcosa di veramente bello, il suo viso, bah...

Se poi, una sera qualunque, il maitre entra trafelato in cucina annunciando che abbiamo ospite Orlando Bloom, il mimino è che mi tagli un dito preparando il filetto di vitello. Ad ogni modo, credo che quella cena se la ricorderà per un bel pezzo, ci ho messo l'anima, e il sangue... Beh, se un giorno dovessi parlarne con lui, sarà meglio evitare il particolare della mia ferita...

Il limite l'ho superato domenica mattina, però. Io mi alzo sempre piuttosto tardi, visti i miei orari, e non si può dire che Orlando sia mattiniero.

Vado sul terrazzo e, come prima cosa, metto il mangime ai canarini, poi prendo l'annaffiatoio e comincio a bagnare le piante, mentre, distrattamente, getto l'occhio sul suo balcone. Le finestre sono chiuse, ma le tende non sono tirate; eccolo che appare dalla porta della camera, sembra di fretta, e... è nudo.

Sento il mio cuore fermarsi per un secondo, e poi ripartire a balzi, deglutisco a fatica... Non devo guardarlo, non devo guardarlo, mi ripeto, ma i miei occhi non seguono gli ordini del cervello e si spostano sulle sue natiche.

Sono un mostro, mi dico. Ma lui, non poteva essere meno bello? In fondo non è tutta colpa mia, non pensa che qualcuno potrebbe vederlo? Probabilmente no.

Ma che corpo, accidenti a lui... Immagino certo che faccia fatica a mantenersi così, ma onestamente la fatica è l'ultima cosa cui penso... Il mio ultimo ragazzo, un collega, aveva più seno di me ed il suo ombelico si perdeva in qualcosa di molliccio, che non potrei definire pancia, ma nemmeno addominali...

Per distrarmi alzo il volume dello stereo che ho su una sedia vicino alla portafinestra; sta passando "Let the music play" di Barry White, una canzone che ho sempre amato molto. Non serve a un granché, purtroppo; l'ultima cosa che gli vedo fare, dandomi le spalle, è infilarsi un paio di aderenti boxer grigi, con una fetta di pane tostato tra le labbra, poi poso l'annaffiatoio, rientrando in fretta dentro casa.

 

Sono passati diversi giorni, dalla faccenda della nudità, ed io sono riuscita a non spiarlo più come prima; ogni mattina mi complimento con me stessa, quando resisto alla tentazione di dare un'occhiatina. Un paio di volte l'ho visto uscire di casa; poi è mancato per una diecina di giorni, credo che sia andato a girare all'estero. E questo è stato molto utile, specie a me, perché è sempre più facile non guardare da quella parte quando Orlando non c'è.

 

E' una notte come tante, comincia a fare freddo, ma il mio lungo cappotto nero e la sciarpa di cashmere mi proteggono tranquillamente; sto tornando a casa dal lavoro, e come sempre ho un po' di timore e ascolto attentamente i passi, per scoprire se qualcuno mi segue. Non è detto che si faccia in tempo a tirare fuori lo spray antiscippo...

Ormai sono a pochi passi da casa, ma, arrivata davanti alle scale del mio portone, mi fermo; c'è una persona seduta sulle scale del palazzo a fianco, è lui...

Sta per cadermi la busta di carta che ho in mano, ma la stringo, evitando figuracce; faccio per salire il primo gradino, ma mi blocco e penso: quando mi ricapita un'occasione simile...

"Ciao." Gli faccio; lui sembra accorgersi in quel momento della mia presenza. Alza il capo, che teneva chinato, e mi guarda aggrottando le sopracciglia.

"Ciao." Risponde poi.

"Che ci fai, da solo, sulle scale, a quest'ora di notte?" Gli domando; sembra sorpreso.

"E tu che ci fai, da sola, in giro, a quest'ora di notte?" Replica poi; effettivamente, è molto più strano per una ragazza. Prego che non si ricordi che sono la pazza del sedano.

"Io... sto tornando dal lavoro..." Balbetto, prendendo le chiavi di casa dalla borsa; in quel momento, le campane di una chiesa lontana, suonano la mezza. Le due e mezza.

"Io, invece..." Mormora Orlando, spostando lo sguardo sui bidoni della spazzatura. "...ho perso il treno..." Il suo tono sembra triste, teso.

"Ma se abiti qui!" Esclamo io divertita, per stemperare la tensione che sento, indicando il suo palazzo; lui gira il capo e mi guarda con un breve sorriso.

"Non quel tipo di treno..." Commenta.

Sì, decisamente triste, oserei dire malinconico. E' la prima volta che lo vedo così da vicino, e devo dire che ne guadagna molto. I suoi capelli sono folti e mossi, spettinati ad arte, ed i suoi delicati occhi scuri mi osservano un po' smarriti. Non ce la faccio a vederlo così.

"Hai fame?" Gli domando; mi guarda con sospetto, sembra rifletterci.

"Sì." Risponde poi, alzandosi e scuotendo il fondo dei pantaloni.

"Andiamo allora." Lo invito con un gesto del capo, lui mi raggiunge sulle scale.

Lo guardo, indossa una giacca di pelle, un maglione blu con scollo a v, sotto ha una maglietta bianca, e poi ha i jeans scoloriti e gli anfibi; immagino che il mio sguardo sia stato corrisposto, per lo meno mi sono pettinata, prima di uscire dallo spogliatoio...

Sorrido e mi avvio verso il portone, Orlando mi segue; solo quando siamo sull'ascensore, mi rendo veramente conto che sta salendo da me. Ci scambiano solo un paio di sorrisi imbarazzati, ma io sono talmente emozionata che potrei mettermi a urlare. Non è il caso.

Entriamo nel mio appartamento; accendo le luci, mi tolgo il cappotto e poi vado in cucina. Lui si toglie lentamente la giacca e l'appende al mio disordinato attaccapanni.

"Ti piace la pasta?" Gli domandò dalla cucina.

"Hm, sì..." Risponde distrattamente; io torno in soggiorno e lo vedo osservare la foto di un mio vecchissimo saggio di danza.

"Ho le tagliatelle, ma anche gli spaghetti, però col ragù d'anatra..." Non mi ascolta, decisamente non mi ascolta; mi fermo davanti a lui, con sguardo interrogativo.

All'improvviso alza su di me un'occhiata dolcissima ed un sorriso che fa arricciare ai lati le sue labbra. Cavolo, avevo visto quel suo sorriso in qualche foto, ma dal vivo era come essere spediti sul pianeta della beatitudine a velocità curvatura...

"Sei tu?" Mi domanda poi, indicando la foto della piccola ballerina in tutù.

"Sì..." Rispondo, senza nascondere il rossore.

"Ti hanno mai detto che il rosa è il tuo colore?" Mi chiede, sempre sorridendo.

"No..." Nego imbarazzata, chinando il capo.

"Qualcosa sta bruciando..." Lo sento dire; rialzò gli occhi, annuso.

"Il ragù!" Grido, correndo in cucina. 

 

Ho salvato in extremis il sugo, e così abbiamo mangiato tagliatelle al ragù d'anatra, bevendo birra, sul divano. Non gli ho neanche chiesto se voleva sedersi a tavola, so anche troppo bene quanto gli piace mangiare sul divano.

Nel soggiorno c'è una luce soffusa e intima, mi fa sentire bene; Orlando è silenzioso, sembra totalmente concentrato sulle tagliatelle. La sua presenza, mi fa sentire bene... Oddio, è adorabile, magari ha un carattere di merda, questo ancora non lo so, ma è adorabile...

"Sono deliziose." Commenta infine, prendendo l'ultima forchettata. "Sei bravissima!" Aggiunge, voltandosi verso di me con sguardo entusiasta.

"Beh, sono una professionista..." Riesco soltanto a dire, mentre mi perdo tra le sue folte ciglia scure.

"Sarebbe?" Chiede incuriosito.

"Ecco, io lavoro in un ristorante, sono uno chef." Rispondo, con la massima tranquillità che mi permette il fatto che la sua gamba stia sfiorando la mia.

"Davvero?! E in che locale lavori?" Mi domanda allora.

"Al Lounge, non so se lo conosci..." Lo so benissimo invece, ma voglio sentire cosa mi dice.

"Il Lounge? Ma si mangia benissimo, e tu..." Annuisco, soddisfatta. "Pensa... Ci ho mangiato un delizioso vitello al pepe rosa..." Quello del dito. "Magari lo hai cucinato tu..."

"Può darsi..." Rispondo, alzando gli occhi al soffitto; sto gongolando, decisamente.

"Il mondo è proprio piccolo." Commenta infine, bevendo poi un sorso di birra.

"Beh, certo, se capita di avere una star del cinema per vicino di casa." Replico io, sorridendo e alzandomi per portare via i piatti.

"Ti piace il tuo lavoro, Evie?" Il mio nome glielo avevo detto prima che ci sedessimo.

"Io amo il mio lavoro." Dichiaro sicura, spuntando di nuovo dalla cucina e tornando vicino a lui. "Ho fatto molti sacrifici per arrivare dove sono."

"Lo dico anch'io, del mio lavoro, sai..." Afferma Orlando; ecco, era ridiventato triste.

"Sì, e in dei momenti pensi di odiarlo, come tutti." Ribatto io. "Succede anche a me." Mi risiedo accanto a lui, sul divano. Ci guardiamo, sorride.

La mia battuta sembra aver aperto una porta nel suo animo; cominciamo a parlare, come due vecchi amici. E io mi sento un po' in colpa, per averlo spiato per tutte quelle settimane.

Io gli racconto delle mie giornate no, di quando tutto va storto, la maionese impazzisce, la carne si brucia, il riso fa le corna e le polpette diventano schiacciatine. Orlando ride, di gusto. Lui invece mi dice delle sue esperienze, positive e negative, sui vari set, dell'ultimo film, che è andato a girare in Irlanda, di quanto la sua vita è cambiata con la fama, e di come questo non sempre sia positivo. Infine, mi racconta del perché è triste: ha perso una parte che gli interessava molto, ed è irritato.

Guardo l'orologio sulla parete, perché mi sembra che sia passato un secolo; sono quasi le cinque, e non sento stanchezza, non ho neanche bisogno di andare in bagno. Lo guardo di nuovo, lui guarda me e sorride dolcemente, poi mi sfiora lo zigomo con le dita. Il cuore mi sta pulsando come lo stantuffo di una locomotiva, spero solo che non lo senta.

"Ma non sei stanca?" Mi chiede, inclinando leggermente il capo di lato.

"Sì..." Rispondo con sincerità. "Ma mi piace troppo parlare con te..." Aggiungo; Orlando sembra soddisfatto della mia risposta, sorride e si alza.

Lo seguo allarmata, mentre si avvicina alla portafinestra che conduce sul balcone e scosta la tenda; mi ritrovo a pregare che non ci faccia caso, sto quasi per giungere le mani...

"Si vede casa mia, da qui." Commenta sorpreso; se n'è accorto, e ora che faccio?

"Ma và? Non ci avevo proprio fatto caso..." Rispondo, con una faccia di bronzo che credevo di non possedere; la nostra amicizia è appena iniziata, sarà meglio che la faccenda di avergli visto il sedere, e qualcos'altro, dalla finestra, la tenga per me... Mi avvicinò a lui.

"Sono quelle finestre laggiù." Indica una direzione che conosco benissimo, e io vorrei sprofondare sotto metri di terra.

Improvvisamente si gira verso di me, con uno sguardo strano, come se cercasse di collegare qualcosa nella sua testa; i suoi occhi si assottigliano, mentre aggrotta le sopracciglia in quel suo modo tipico.

"Tu sei quella di Barry White!" Esclama poi; mi sento gelare, come cavolo...

"Barry White?" Replico, tentando la faccia più innocente del mondo; ma proprio quel giorno lì, mi doveva notare...

"Sì." Annuisce allegro. "Una mattina, ero in ritardo, ho aperto la finestra per prendere una maglietta pulita e, dal tuo terrazzo, veniva 'Let the music play'..." Sembra entusiasta della coincidenza, se avesse saputo... era meglio se non sapeva... "E mi sono detto, è proprio la canzone che vorrei sentire io..." Ridacchiai nervosamente.

"Abbiamo gli stessi gusti, a quanto pare..." Dissi imbarazzata, sperando che il discorso cadesse.

"S'è fatto tardi, credo che sia ora di andare." Dichiara lui, dopo qualche attimo di silenzio, poi si volta verso di me; insieme ci avviciniamo alla porta. Mi guarda di nuovo. "Questa sera ero solo, arrabbiato e affamato come un gatto randagio, e tu mi hai raccolto, grazie Evie."

"Figurati Orlando, è stato un piacere..." Riesco a rispondere, mentre ci guardiamo negl'occhi; ha degl'occhi stupendi.

"Beh, se ti ricapita di portare a casa del sugo, tienimi presente..." Mi dice poi, sorridendo. "Mi fai un fischio dalla finestra..." Indica il terrazzo, io vorrei sparire. "Anzi, ti lascio il mio numero di telefono..." Spalanco gli occhi, non sta dicendo sul serio, non sta dicendo sul...

Lo vedo spostarsi verso il mobiletto del telefono, dove tengo sempre a portata di mano un blocco e una penna, scrive, io sono completamente paralizzata; ecco che torna verso di me, con un foglietto in mano.

"Questo è il numero di casa, ma non ci sono mai..." Io lo so quando trovarti. "...questo è il cellulare..." Oddio, il cellulare... "...e questo, ma solo in casi drammatici, quello del mio agente." Ridacchia divertito.

"G... grazie..." Balbetto, stringendo tra le dita il foglietto quasi fosse un tesoro preziosissimo; Orlando sembra allegro, ora, mi scompiglia un po' i capelli.

"Sono io che devo ringraziare te, ancora..." Mormora dolcemente, poi si abbassa e mi sfiora le labbra con un breve bacio; se non sono crollata a terra è solo perché non mi va di fare una figura di cacca. "Buonanotte..." Mi sussurra all'orecchio, poi si scosta sorridente e apre la porta dell'appartamento.

"Bu... buongiorno..." Articolo finalmente, quando riesco a smuovermi dalla paralisi psico-motoria; lui mi guarda con espressione interrogativa. "E'... è l'alba..." Mi spiego, Orlando annuisce, uscendo sul corridoio.

"Ci vediamo." Saluta, camminando all'indietro verso l'ascensore.

"Sì, ci vediamo..." Rispondo io, ferma nel vano della porta, facendogli un cenno con la mano.

Quando lo vedo scomparire oltre le porte dell'ascensore chiudo quella del mio appartamento e mi ci appoggio; è come se il mio cuore ricominciasse a battere, furiosamente, in quel momento. O forse non me ne ero accorta, e batteva in quel modo dal momento in cui lo avevo visto seduto sulle scale. Guardo il biglietto che ho ancora in mano, mi viene da ridere; scivolo seduta e comincio a ridere come una cretina.

Non credo che lo spierò più, non ce n'è bisogno, ora lo conosco, ora siamo amici e, forse, chissà, potremmo diventare anche qualcosa di più... Lo so, un giorno dovrò dirgli quello che ho fatto, quando saremo più in confidenza, adesso voglio soltanto godermi il momento.

Mi alzo ancora ridendo, vado a gettarmi sul letto e mi addormento, con ancora negl'occhi il suo sorriso.

 

E' una bella mattina di sole, non fa per niente freddo, nonostante sia già autunno; apro la finestra, metto il mangime ai canarini, come ogni mattina, poi prendo l'annaffiatoio, gesti quotidiani, abbasso gli occhi sul suo balcone. Lo so, ho detto che non l'avrei più fatto, però...

Spalanco gli occhi sorpresa, Orlando è lì, e mi guarda sorridendo; è appoggiato con i gomiti sul parapetto, in maglietta e boxer, i capelli un po' arruffati, è bellissimo.

Mi saluta con la mano, faccio altrettanto; non mi accorgo di stare innaffiando la tenda della signora di sotto, lui ride. Faccio un broncio divertito.

Orlando accenna un 'grazie' con le labbra, io gli rispondo 'prego'; lui fa per andare via, ma prima mi manda un bacio, io gli sorrido soddisfatta. E' rientrato, mi giro verso l'interno e rido; da ieri sera non faccio altro, mi prenderanno per scema al lavoro.

Non avrei dovuto spiarlo, ma se le cose continuano così, non posso che ringraziare la fortuna, per la mia finestra sul cortile...

 

P.S.: tranquilli, sto già scrivendo il seguito. ^__-

 

 

 

   
 
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