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Autore: Blu Notte    11/10/2010    3 recensioni
Angelo di Dio, che sei il mio custode. Illumina, custodisci, reggi e governa a me che ti fui affidato dalla pietà celeste.
Amen.
Genere: Dark, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti =) questa è la prima one shot che posto, spero che vi piaccia.. L'ho scritta per un concorso dark/horror. Non è stata una della 12 vincitrici ma si è collocata tra le 100  migliori. Considerando che ha partecipato gente da tutta Italia sono comunque soddisfatta =) Buona lettura.
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Angelo Custode

Angelo di Dio che sei il mio custode, illumina, custodisci, reggi e governa a me che ti fui affidato dalla Pietà Celeste.

Amen.

Sono morto?

Devo ragionare con lucidità.. È probabile che io sia morto.

Ricordo dell'incidente. Siamo andati in discoteca con l'auto di David, e al ritorno abbiamo fatto guidare lui, anche se era ubriaco.. C'è stato l'impatto, accompagnato da un rumore assordante, simile ad un tuono. Poi non ricordo altro.. Quindi si, è probabile che io sia morto.

Ma allora perché mi trovo qui?

Mi guardo attorno con circospezione. Non ho mai visto nulla di simile.

Mi trovo seduto sul terriccio secco di quello che sembra il sentiero che affianca una foresta. La via prosegue per quelle che sembrano miglia e miglia, senza alcun mutamento.

Il cielo è color fumo, come nelle poche ore che precedono l'alba. Lascia la terra sottostante in una quasi completa oscurità.

Non soffia un alito di vento. Tutto è irrealmente immobile e silenzioso.

Non sento né caldo né freddo.

Guardo gli alberi a pochi metri da me. Sono tutti uguali: alti e sottili. Sembrano anche essere disposti in modo uniforme..

Noto una statua. È proprio ai piedi di uno degli alberi.

La statua raffigura una ragazza dagli occhi chiusi.

Che strano, prima non l'avevo notata.

Vicino alla statua si trova un abbeveratoio.

Non ho sete, e nemmeno fame. Però mi avvicino. Forse un po' d'acqua fresca mi farebbe bene.

Mi appoggio all'abbeveratoio e guardo il mio viso che si riflette sulla superficie trasparente.

Un normale ragazzo di 17 anni. Capelli scuri, occhi neri.. Che ci faccio lì? Dov'è ?

L'acqua riflette anche la statua che prima non avevo visto.

Con un sospiro formo una conca con le mani e bevo un sorso d'acqua. Non mi disseta. Ne prendo un altra. Niente. Non sento niente.

Quando riporto lo sguardo esasperato sulla superficie dell'acqua noto che il riflesso della statua mi sta osservando. Con due occhi color rosso sangue.

Non posso fare a meno di urlare. Perdo l'equilibrio e cado all'indietro.

Picchio la testa, ma non mi faccio male. Sento il colpo, ma non mi provoca dolore..

Cosa diavolo sta succedendo?!

Mi riscuoto solo quando sento qualcuno ridere. -Ti ho spaventato, eh, Lyle Knight?-

Scatto in piedi e, senza riflettere, sto per urlare “Come sai il mio nome?!”. Ma le parole mi muoiono in gola.

Non è una statua, né tanto meno una ragazza.


Porta un lungo vestito strappato nero ed è scalza. Le unghie dei piedi sono sporche e rotte. Le mani sono incurvate come due artigli.

Il visetto da quattordicenne è incorniciato da un groviglio confuso di capelli viola, il volto è pallido e le labbra rosee sono incurvate in un sorriso. Ma la cosa più inquietante sono le due immense ali piumate nere, che si stagliano imponenti su quel paesaggio tetro, messaggere di morte.

-È un piacere conoscerti, Lyle.- Dice. Ha una vocetta squillante, quasi infantile.. -Io sono il tuo Angelo Custode.-

Mi guardo intorno. Ci deve essere una via di fuga!

Improvvisamente la vedo. Oltre gli alberi scorgo un altro sentiero parallelo a quello dove mi trovo. Di là ci sarà qualcuno, chiamerò aiuto!

Inizio a correre, e la creatura non mi ferma. La sento ridacchiare.

Mi inoltro fra gli alberi, l'altro sentiero e poco più avanti.. Lo raggiungerò.

Fra l'oscurità, noto una figura. È proprio in mezzo al sentiero.

-Aiuto!- Urlo. -Mi sente?! Chiami la polizia!-

La figura si volta dalla mia parte. Non risponde, forse non ha sentito. Pazienza, fra poco emergerò dagli alberi e le spiegherò tutto con calma.

Mi aiuterà.

Finalmente esco dal piccolo bosco..

-Allora, ti sei divertito?- Mi chiede l'Angelo.

Cado in ginocchio.

Il posto è lo stesso. Come se non mi fossi mosso da lì.

-Mi stai a sentire, per cortesia? Non puoi barare, vedi?- Indica un punto nell'oscurità. Come se avesse acceso un interruttore, la luce di un occhio di bue illumina un cartello. Però, per quanto mi sforzi, non riesco a vederne la fonte..

Sul cartello c'è scritto: “procedere dritto”.

Guardo l'Angelo. L'Angelo guarda me, sembra divertita da qualcosa.

-Ma chi sei?- Chiedo piano.

-Te l'ho detto, sono il tuo Angelo Custode. E tu sei finito nell'esatto confine tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Nessuno nel mondo che hai appena lasciato ti può riportare indietro, né tanto meno nessuno del mondo in cui abiterai ti può portare avanti. Non sei né vivo né morto, sei a metà strada.-

-... Vuoi dire che sono in coma?-

-Be', se ti piace di più..- Risponde tagliente, come se l'avessi offesa. -La mia però era più poetica.-

Mi passo una mano sulla faccia. Mondo dei vivi, mondo dei morti? Da quando esistono sciocchezze simili?

E se stessi sognando? Mi guardo attorno. Si, questo è l'esatto ambiente da sogno. Ricordo di aver letto da qualche parte che i paesaggi nei sogni rimangono sempre immutati, e non si prova niente. Freddo, caldo, sete, fame, dolore..

-Ehi, Lyle?- L'Angelo mi sventola una mano davanti alla faccia e io mi ritraggo automaticamente -Sto aspettando la domanda fondamentale: come si esce da qui?-

Aspetta, ma io non dico niente. Così si risponde da sola -Devi trovare l'uscita entro tre giorni. Se non lo farai io ti mangerò.-

La guardo allibito -Cos'hai detto?-

-Ti mangio. Non sono così crudele da lasciarti vagare in questo posto per l'eternità, visto che se passano tre giorni tu non potrai più uscire.-

-Ah, allora grazie!-

-Di niente!- Evidentemente non aveva colto il sarcasmo. -Quando troverai l'uscita potrai scegliere. O torni nel mondo dei vivi, o prosegui e finisci in quello dei morti. Ma detto fra noi, io spero davvero che non troverai l'uscita. Hai un aspetto così invitante..-

Rabbrividisco. È pazza. -Come faccio a sapere quando saranno passati tre giorni?- Chiedo, voglio solo cambiare discorso. Ma mi rendo subito conto che la mia non è una domanda stupida. Il cielo è sempre di quel color fumo, e non c'è niente, sole o luna, che indichi lo scorrere del tempo.

L'Angelo mette una mano sotto il vestito, e ne tira fuori una grossa clessidra, A quel punto, smetto di farmi domande. Inutile pensare che in quel luogo esista un minimo di logica,

Mi ficca la clessidra in mano. È caduta poca sabbia, ma ogni granellino produce un suono assordante. Come una piccola bomba che, non appena tocca il suolo, brucia un mio secondo in più di vita.

-Ok..- Mi alzo in piedi. -Andiamo.-

Non so dire quanto tempo passi. Non so dire se sono impazzito.

So solo che continuo a camminare lungo un sentiero senza curve né ostacoli. Tutto è identico.

Ho paura, ma non provo quel senso di oppressione allo stomaco.. In realtà, non sento neanche più di avercelo uno stomaco. Mi sento morto.

Sopra di me, l'Angelo vola sbattendo quelle sue ali nere. Come un avvoltoio che non aspetta altro che la sua preda cada a terra.

Ogni tanto non posso fare a meno di gettare un'occhiata alla clessidra. È caduto circa un terzo della sabbia, sarà già passato un giorno?

Non so davvero dire se sono impazzito, io spero di no. Eppure lo sento: il respiro fetido della morte sul collo. Posso giurare di vedere il me stesso cadavere. Sono flash di un secondo, eppure mi vedo chiaramente. La carne che inizia a decomporsi, lo scheletro che affiora in superficie..

Non so nemmeno dire quando, ma ad un certo punto sento qualcosa. I miei passi si bloccano per la prima volta.

Sembrerebbero tuoni. Oppure bombe. Fatto sta che sono assordanti.

Il suono sembra venire verso di me..

L'Angelo scende, fino a volare a meno di due metri da terra. -Qualcosa non va, Lyle?-

-Lo senti questo rumore?-

Non risponde. Sono indeciso se nascondermi o no.

Chissà perché, decido di stare lì impalato.

Pochi istanti dopo appaiono davanti a me due figure. Avrei immaginato di scorgerle prima in lontananza, e invece sono vicinissime, come se stessero camminando nella mia direzione già da un po'..

Uno è un Angelo Custode, forse dall'aspetto più inquietante del mio. Ha folti capelli neri, gli occhi fuori dalle orbite e cerchiati da pesanti occhiaie.

Vola controvoglia vicino all'uomo.

Mi concentro su di lui. Un signore di mezza età, terrorizzato. Sembra non vedermi neppure. Tiene in mano la sua clessidra, la cui sabbia è quasi finita. È quella che produce quel rumore.

Bum, bum.

I due si avvicinano e ci oltrepassano, come due ombre.

Se potessi sentire ancora qualcosa, avrei le gambe molli e sarei ricoperto di sudore ghiacciato.

-È orribile.- Dico.

-Si.- Risponde l'Angelo. -Akret ha sempre quel muso. Neppure l'idea di avere una così bella preda a disposizione lo fa sorridere.-

La guardo di sottecchi. Poi mi siedo per terra e mi passo una mano sulla faccia.

Questo gesto lo facevo sempre quando ero vivo. Mi dava un po' di sollievo..

Non voglio finire come quell'uomo. Devo trovare l'uscita.

Apro gli occhi e guardo l'infinito sentiero davanti a me. Al centro, l'Angelo sbatte le ali e mi guarda con un sorrisetto. Sembrerebbe simpatico, se non spuntassero denti affilati e sporchi di sangue..

-Chi è che ha inventato questa storia dei tre giorni?- Chiedo.

Voglio saperne di più. Magari questo mi potrebbe aiutare a trovare l'uscita.

L'Angelo alza le spalle. -Non ne ho idea. È sempre stato così. Per fortuna, altrimenti sai che noia per noi Angeli. Guardarvi belli e beati nel mondo dei vivi da qui, con l'acquolina in bocca, ma senza potervi mangiare.-

Ma perché mi ostino a voler fare uscire qualcosa di sensato da quella creatura?

Chiudo gli occhi.

-Ops.- La sento dire.

-Ops cosa?- Rispondo seccato.

-Voltati e lo scoprirai.-

Ma prima di poterlo fare, mi sento afferrare per i polsi e per le caviglie da qualcosa, qualcosa che mi trascina indietro.

Punto i piedi per terra, ma è inutile. Non riesco a opporre resistenza.

Quando volto la testa, scopro che quelle che mi hanno afferrato sono liane, e che mi stanno trascinando verso un enorme fiore apparentemente innocuo, anche se la realtà deve essere ben diversa.

Prima non c'era. Ne sono sicuro!

Impreco. Non c'è nulla da afferrare..

Mi accuccio e pianto le unghie per terra, ma è inutile.

-Aiutami, Angelo!- Urlo.

In risposta, inizia a svolazzare vicino a me. -E perché?-

-Perché sei il mio Angelo Custode, dannazione!-

Scoppia a ridere.

Stai calmo, Lyle. Mi dico. Non perdere la testa, ragiona.

-Questa pianta mi divorerà. E tu perderai la tua cena! Non è frustrante, proprio adesso che sei così vicina al mangiarmi?!-

Mentre lotto contro le liane, vedo l'Angelo guardarmi sorpresa.

Poi sorride, come ammirando un cucciolo grazioso. -Adoro gli esseri umani!- Esclama -I loro ragionamenti sono così originali.-

L'Angelo vola dietro di me. Sento un rumore di strappo, e subito dopo le liane ritirarsi.

Mi accascio al suolo. Ho voglia di restare così, benché non mi senta stanco fisicamente.

Osservo il cielo color fumo, finché nel mio campo visivo si para la faccia dell'Angelo.

-Allora, ti posso mangiare?-

-Non adesso. Quando la clessidra avrà finito la sabbia.-

-Ah, giusto. Però tu intendi uscire di qui prima, non è così?-

-Si.-

-Ma se stai lì coricato, secondo me non andrai lontano. Chi dorme non piglia pesci, anche se in questo caso non ci sono molti pesci da pigliare,- Ride della sua battuta senza senso.

Rimango zitto per qualche istante, prima di realizzare che ha ragione.

Che senso ha scampare ad una dannata margherita assassina, se poi mi deve mangiare questa pazza?

Mi alzo in piedi e ricomincio a camminare. Il paesaggio però non cambia.

Davanti a me il sentiero prosegue infinito, quasi a volersi prendere gioco di me.

Sento la sabbia cadere sempre più pesante, dentro la clessidra. Anche quella è diventata più pesante. Quando l'Angelo me l'aveva data, era leggera come una piuma.

Bum, bum.

Ho la sensazione di essere su un tapis roulant. Credo di spostarmi ma in realtà sono fermo.

Ho quasi paura a guardarmi i piedi. Una cosa simile non sarebbe una stramberia in questo posto. Quando abbasso lo sguardo però, vedo il terreno ben saldo.

Bum, bum.

Cos'è cambiato rispetto a prima? Io cammino inquieto in questa gabbia, con la sensazione che qualcuno stia giocando con me. Magari mi trovo in mezzo a un palco, con lo scopo di divertire un pubblico di morti viventi..

Ridono di me, mostrando i loro denti corrosi. Di me, che non trovo l'uscita. Di me, che presto sarò fra loro.

D'un tratto qualcosa mi taglia la strada.

Mi fermo. Ci metto un po' per realizzare che si tratta di una lepre.

Da dove è arrivata però? Credo dalla foresta..

Il roditore si ferma in mezzo al sentiero, alza la testolina, e si guarda intorno.

Perlomeno qualcosa del mio mondo è rimasto.

Sento l'Angelo emettere un gemito di gioia, e prima che possa voltarmi per chiedere cosa le prende, me la trovo davanti, vicina alla lepre.

La prende con delicatezza per la collottola, poi getta la testa indietro e apre in maniera innaturale la bocca.

Mi giro non appena capisco cos'ha intenzione di fare.

Quando torno a guardare, l'Angelo si sta pulendo con la lingua il mento sporco di sangue.

Probabilmente, se sentissi ancora qualcosa, mi verrebbe da vomitare.

-Fai proprio schifo, sai?- Dico.

-Tu trovi?- Mi risponde, con gli occhi che brillano.

Mi volto verso la foresta.

In quel momento, mi viene in mente una cosa.

-Non si può passare dalla foresta, giusto? Bisogna seguire il sentiero.-

-Si,si. Te l'ho detto anche prima.-

-Però quella lepre veniva dal bosco, vero?-

Silenzio.

-Vero?- Ripeto più forte.

L'Angelo sta zitta qualche secondo. -Ma non è giusto!- Esclama poi. Le sopracciglia le si corrugano, e lei sembra realmente dispiaciuta.

Solo una prospettiva, o meglio una non prospettiva, può renderla così triste..

Inizio a correre, inoltrandomi fra gli alberi.

Non mi trovo di nuovo nel sentiero, come è successo prima.

Mi dico di non credere di avercela fatta. È probabile che si tratti di una trappola, una falsa vittoria, un qualcosa senza senso..

Continuo a correre. Sento il monotono battito d'ali dell'Angelo dietro di me.

E poi vedo qualcosa. Luce, dopo tanto buio.

È un confine.

Come se la gabbia terminasse in una parete di luce. Sono arrivato all'estremità.

Non posso fare a meno di urlare.

L'Angelo, vicino a me, è imbronciata. -Qua puoi scegliere.- Dice svogliata, non appena sto zitto. -O proseguire o tornare indietro. Se prosegui ti troverai nel mondo dei morti, in cui tutto è così calmo e bianco da far venire il voltastomaco. Se invece decidi di tornare indietro, ti troverai di nuovo sulla Terra e ti sembrerà di aver vissuto uno strano sogno..- Mi guarda. -Allora, quel è la tua risposta?-

-Ma torno indietro, ovvio.- Sono troppo giovane per morire.

Potrò morire felice solo dopo che avrò compiuto 18 anni e avrò comprato la macchina. E poi non posso andarmene senza aver rivisto Sheila, la mia ragazza, la persona a me più importante..

-Bene.- Mi risponde l'Angelo, tagliente. -In realtà dovrebbe farmi piacere. Voglio dire, c'è sempre la possibilità che tu finisca di nuovo qui e io ti possa mangiare.. Però che noia. Cosa farò mentre ti aspetto?-

-Mi dispiace deluderti..- Adesso che è tutto finito, non riesco a trattenere un sorriso -Ma non ho nessuna intenzione di tornare qui.-

-E non pensi alla gente che ti vorrebbe mangiare?-

-Mi dispiace.- Ripeto, e poi faccio un passo verso la luce.

Dimenticherò questa storia. Non vedrò mai più quella creatura.

Mi volto, preso da un sospetto. -Non è che hai intenzione di seguirmi nel mio mondo?-

L'Angelo indica un punto, in cui si illumina un cartello che, questa volta ne sono sicuro, prima non c'era.

Agli Angeli è vietato oltrepassare il portale. Se lo faranno, diventeranno polvere alla luce. Solo ai vivi è concesso di vedere il cielo.”

È la prima assurdità di quel luogo che mi rassicura.

Mi avvicino ancora al portale di luce, fino a sfiorarla con il naso. Sembra liquida, è della stessa sostanza dell'acqua.

Chiudo gli occhi. -Addio.-

Salto.

È come cadere in un precipizio..

Improvvisamente, sento che la caduta è finita. Ho paura ad aprire gli occhi. E se fossi ancora lì? E se mi trovassi di fronte all'Angelo?

Quando li apro, leggermente offuscato, scorgo un soffitto bianco, e sento il rassicurante suono di un Cardiomonitor.

Il mio cuore esulta con un sonoro battito.

  
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