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Autore: Unsub    11/10/2010    1 recensioni
Un inaspettato ritorno nella squadra. Qualcuno il cui passato riguarda ognuno di loro. A volte la memoria gioca brutti scherzi...
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sarah Collins '
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Capitolo XVIII Capitolo XVIII:  Long way home

Erano seduti al tavolino di un bar del centro. Spencer continuava a guardare il suo bicchiere di whisky mentre Derek lo fissava intensamente.
-    Hai provato a farle cambiare idea?
-    Sai che quando prende una decisione nessuno può smuoverla di un millimetro.
-    Ma tu ci hai provato?
-    Cosa dovevo fare secondo te? Lei non mi ha chiesto il permesso.
-    Cosa ti ha detto? Deve pur averti detto qualcosa, almeno il perché.
-    Mi ha detto che era un’ottima offerta e che poteva portarmi con se.
-    Ti ha chiesto di seguirla? E tu che le hai risposto?
-    Niente. Non c’è stato bisogno che le rispondessi, ha capito che io non volevo andare in Francia.
-    E cosa ti ha detto quando le hai chiesto di rimanere?
Spencer alzò la testa e lo guardo stordito.
-    Io… io…
-    NON LE HAI NEANCHE CHIESTO DI RIMANERE? MA SEI SCEMO?
-    Non voglio essere egoista, se lei ritiene che il trasferimento sia meglio…
-    Sarò monotono, ma forse la prima volta non hai afferrato il concetto: SEI SCEMO?
-    Secondo te dovrei chiederle di rimanere? – Spencer sembrava incerto.
-    Cosa provi per lei? E non affrettarti a rispondermi, pensaci bene.
-    Io… - Spencer chiuse gli occhi e cercò dentro di se la risposta.
Ricordò tutta la loro storia. Le risate, la tenerezza, la voglia di prendersi cura di lei. L’amava, su questo non c’era dubbio. Era cosi tremendo voler essere egoista? Volerla accanto per tutta la vita?
-    Io… devo andare!
Dicendo cosi si alzò e corse via. Derek finì di bere il proprio drink con un sorriso furbo stampato in faccia, mentre dal fondo del locale Emily si avvicinava al tavolo e si metteva a sedere.
-    Allora? – chiese mentre poggiava una mano sul braccio di lui.
-    Ci ha messo un po’ a capirlo, per essere un genio ha seri problemi ad afferrare le situazioni – rispose lui strizzandole l’occhio.
-    Per fortuna ci sei tu a indirizzarlo – disse lei mentre faceva scivolare la mano fino ad intrecciare le proprie dita con quelle di lui.
-    Ora però potremmo anche dedicarci a qualcosa di più importante della relazione di quei due.
-    Cosa? – chiese lei alzando un sopracciglio.
-    La nostra – rispose lui con un sorriso malizioso mentre la tirava a se per baciarla.

Entrò in casa e buttò valigia e cappotto sul divano. Non aveva ancora parlato con sua zia che era andata via dall’ufficio prima del loro ritorno. Si strinse sulle spalle. Avrebbe voluto andare da Spencer, ma lui non le aveva neanche chiesto di rimanere. Era di nuovo sola.
No! Non sono sola, non sarò mai più sola!
Si accarezzò piano il ventre. Non sarebbe più stata sola. Aveva qualcosa da proteggere, qualcuno di cui prendersi cura. Il motivo, l’unico vero motivo, per cui voleva accettare quell’incarico era di poter essere a casa tutte le sere ad un’ora decente. Voleva poter rimboccare le coperte a suo figlio e leggergli la favola della buonanotte. Non voleva che fosse cresciuto da altri, senza la presenza di sua madre.
L’avrebbe cresciuto bene, si sarebbe presa cura di lui. Non avrebbe permesso a niente e nessuno di fare del male al suo bambino.
Sospirò. Quello doveva essere il momento più felice della sua vita. Quando aveva parlato a Spencer l’ultima volta voleva dirglielo, ma il rifiuto che aveva letto negli occhi di lui…
Non ricordava niente di loro due. Il primo ricordo che aveva di Spencer era al funerale di Haley Hotchner. Sorrise, ricordando come si era sentita quando i loro sguardi si erano incontrati per una frazione di secondo. Forse la sua mente non ricordava, ma il suo cuore non aveva mai dimenticato Spencer.
Si diresse verso la camera da letto, passando accanto alla libreria. Qualcosa la distolse dal suo proposito di andare a dormire. Il fascicolo Brunet era ancora lì. Lo prese in mano. Cosa c’era di cosi speciale in quel dossier? Perché sentiva qualcosa smuoversi sul fondo della sua mente ogni volta che lo leggeva?
Lo aprì di nuovo, anche se ormai lo conosceva a memoria. Cominciò a voltare le pagine senza leggerlo veramente, facendo scorrere i suoi occhi sulle righe con noncuranza.
Si soffermò sul referto medico dell’unica vittima maschile di Chimera. Era raccapricciante quello che aveva subito. Poi lesse di nuovo la copia del biglietto lasciato da Brunet.
Sapeva che quello che era successo era legato a lei, ma cosa voleva dire “giustizia poetica”. Anche se quell’uomo l’aveva corteggiata, arrivare a tanto… perché? Perché menomarlo in quel modo?
Poi finalmente arrivò l’emicrania. Lei si accasciò per terra senza la forza di alzarsi, il mondo intorno a lei non la smetteva di girare. Il trauma che il suo psicologo aveva tanto cercato non era Jason, suo padre. Era qualcosa di molto più recente, qualcosa che l’aveva ferita profondamente. Il suo trauma aveva un nome e un volto. Mark McGregor.
Sentì il sangue cominciare ad uscirle dal naso e la testa cosi dolente che aveva paura che le sarebbe scoppiata. Rimase lì inerme sopraffatta dall’onda dei ricordi. Ricordi belli e brutti, alcuni terrificanti, altri meravigliosi. E poi si lasciò andare, non aveva più la forza di combattere. Finalmente la diga aveva ceduto sotto la pressione di una marea che doveva sfogarsi.

Spencer era passato dal suo appartamento per prendere la cosa più importante, l’unica che forse poteva tenerla ancora lì a Washington con lui. Quando usci di nuovo dal portone di casa vide la strada completamente bloccata dal traffico. Non poteva aspettare, erano solo cinque isolati. Si mise a correre più veloce che poteva. Doveva fermare tutto. Voleva disperatamente essere egoista e tenerla con se. Non le avrebbe mai permesso di andarsene.

Irruppe in casa di lei sbattendo la porta alle sue spalle.
-    Sarah! – l’urgenza nella sua voce tradiva la sua disperazione.
Si voltò e la vide rannicchiata per terra. Corse a soccorrerla e l’abbracciò.
-    Tesoro.
-    Spencer – la voce di lei era cosi flebile.
-    Cosa? – si fermò notando il rivolo di sangue che le usciva dal naso.
L’aiuto delicatamente ad alzarsi e poi la fece sdraiare altrettanto delicatamente sul divano. Andò in bagno e prese un asciugamano che inzuppò nell’acqua. Poi si mise a sedere vicino a lei e cominciò a tamponarle il naso.
-    Ti senti bene? – la guardava preoccupato.
-    Ora si, ora che ci sei tu – si tirò su lentamente e nascose il volto nell’incavo del collo di lui.
-    Non partire! – lui la stringeva con quanta forza aveva in corpo – So di essere un egoista, ma… tu hai detto che mi seguiresti in capo al mondo. Beh io non voglio andare in capo al mondo, voglio che tu rimanga qui con me!
-    Perdonami – disse lei ricambiando l’abbraccio.
-    Per cosa?
-    Volevo tornare ma… non trovavo più la strada di casa – dicendo cosi si scostò per guardarlo negli occhi – Abbiamo preso Chimera, ora… ora chiedimelo di nuovo!

Continua…

Per Benny: adoro le tue recensioni^^ riesci ad analizzare perfettamente le situazioni che vi propongo. E' un piacere entrare nel sito e trovare uno dei tuoi commenti^^ Mi rallegri la giornata!
Non so esattamente chi sia la ragazza ritratta nella foto. Lo trovata su internet e proprio per il suo sguardo gelido ho cominciato a pensare ad un personaggio per CM che poi si è evoluto in Sarah Collins.
   
 
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