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Autore: AcidBee    11/10/2010    2 recensioni
Beatrice, quindici anni, iperattiva, sempre sorridente e perennemente sarcastica, é una frana con i ragazzi.
Jacopo, quattordici anni, alle ragazze piace perché le fa sentire bene. E perché, diciamocelo, ha il sorriso più bello di tutto il liceo.
Simili pur essendo diversi, entrambi desiderosi di dare uno sguardo curioso al mondo e di lasciarsi andare, pieni di aspettative, in qualcosa che li faccia semplicemente essere felici.
Ma quando quella che sembra solo una semplice storia arriva a coinvolgerli più di quanto potessero immaginare, saranno pronti a prendersi più sul serio, a crescere ancora un po?
« Mi chiamo Beatrice, chiamatemi Bee.
Ho la bellezza di quindici anni e sono una di quelle che voi adulti definireste «una ragazza seria».
Ecco, trovo questa definizione decisamente fuori luogo, perché se c'è una caratteristica che mi appartiene é proprio la non-serietà... insomma, io passo il tempo a fare figuracce e a riderci sopra. Quindi, vi sbagliate. [...]
Sono la ragazza più
normale del mondo, e sono qui per dimostrare che l'amore a quattordici anni esiste. »
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Teenage Dream

•Act I •


•First Part: School!

Parliamoci chiaro: io sono estremamente ansiosa. Odio le attese e, occasionalmente, anche le sorprese.
Ma nonostante questo sono perennemente in ritardo. Forse non sento le sveglie, o forse non le carico in generale.

Il fato volle che, anche quella mattina del tredici settembre, mi ritrovai a correre per strada con un croissant in bocca e il telefono in mano a ricevere numerosi squilli dalla mia più grande amica Melissa, che dovevo incontrare all'ingresso circa... venti minuti prima.
E, come previsto, la vidi aspettarmi furibonda davanti all'ingresso con un orologio in mano che mi puntò in faccia non appena fui a portata di tiro.
«Scusa, scusa, scusa, scusa! Mi dispiace, non ho fatto apposta, la sveglia non...» e mi ritrovai con la bocca tappata e trascinata su per le scale ad una velocità sovrumana.
«Perfetto, tesoro, ci beccheremo i banchi davanti, con la stronza di latino che ci impedirà di proferire verbo.»
«Mel, ascoltami, sul serio, non sono riuscita... il letto mi chiamava... insomma, sai che non posso riuscirci!»
Mi rivolse un'occhiataccia mentre ci univamo al flusso di studenti che occupavano i corridoi, chi già in classe e chi ad abbracciare i compagni e a riallacciare i rapporti che l'estate aveva scompigliato.

Osservai attentamente l'aspetto della mia compagna quel giorno: come al solito estremamente curato, una maschera di trucco perfettamente steso, vestiti praticamente nuovi ed estremamente alla moda.
Sbuffai, io mi ero presentata con i soliti jeans chiari, le All Star e una felpa stretta bianca, il mio grande “orgoglio”, il mio portafortuna. Ma era impossibile eguagliare la mia bionda amica in fatto di look: la sua esigenza di apparire sempre impeccabile e di essere sempre al centro dell'attenzione, soprattutto tra i ragazzi, era maschera di una grande insicurezza dovuta alla poca attenzione che i genitori le avevano dedicato da quando era piccola.
Cresciuta da decine di baby-sitter, con un padre proprietario di una multinazionale in Francia e madre disoccupata sempre in giro con l'amante del mese. Molto Upper East Side style, si potrebbe dire. Chi non sogna una vita così, tra Tiffany e Chanel?
Beh, quando ti rendi conto di come è realmente e di come ti trasforma, forse cambieresti idea.

Immersa nel mio fantasticare, non mi accorsi appena varcata la soglia della classe di un paio di braccia che mi si buttarono al collo, appartenenti all'altra mia folle compagna di vita dalle medie Matilde.
«Bee! Quanto mi sei mancata! Sono settimane che non ci vediamo! Sai, sono successe un sacco di cose! Per esempio la scorsa settimana al mare...»
«Si si bene, molto interessante Mati, ma adesso dovremmo trovare dei posti decenti, altrimenti finiamo come la Scorzi l'anno scorso...»
Rabbrividii a quell'affermazione. Elisabetta Scorzi, nostra compagna di classe, era finita in prima nel banco davanti alla cattedra, e per tutto l'anno era stata tartassata dai professori che l'avevano sempre a portata di tiro. E per una come me stare zitta durante le lezioni era veramente una cosa improponibile, per cui quel destino non era contemplato nelle mie possibilità.
«Veramente io avrei tenuto i banchi in fondo per noi tre...» sussurò Mati con un sorrisetto furbo.
«Ma io ti amo, grazie, allora Dio esiste!» riuscii ad esultare, osservando i tre banchi più lontani dove erano sparpagliati senza ritegno i suoi oggetti, segno del “possesso” di quei posti.

Ci precipitammo in fondo guardate male dagli altri compagni che ambivano da sempre a quella posizione, proprio nel momento in cui la prof. di scienze fece il suo trionfale ingresso ed iniziò senza ritegno la lezione, già affamata di programmi e future verifiche.
«Allora, quanti cuori hai infranto in queste ultime settimane in cui non ci siamo sentite?» bisbigliai a Melissa ben attenta a non farmi vedere.
«Beh, in effetti sono stata con un tipo che... wow! Dovevi vedere che fisico... biondo, occhi cioccolato, un sorriso da Hollywood... ma poi mi ha stancato, e ho dovuto staccare ogni contatto con lui. Vedi, voleva una storia seria
Matilde alzò gli occhi al cielo, rassegnata.
«Quanti cadaveri lascerai ancora sul tuo cammino Mel? Insomma, tutto questo è crudele! Hai mai pensato come stanno i poveri ragazzi che lasci?»
«Ehi tesoro, Mati non ha tutti i torti... ma infondo era una cosa estiva, te la posso lasciar passare questa» e, con una strizzatina d'occhio, rabbonii la mia bionda già in procinto di ribattere.
Melissa alzò gli occhi al cielo, scontrosa.
«Va bene, mamme. Avete ragione, forse sono stata un filo crudele. Ma, insomma, non poteva durare!»
Ridacchiammo forse un po' a voce troppo alta, e la prof. non mancò di rabbonirci minacciandoci già con una nota.

Il nostro patto era il seguente in caso di rimproveri: contare fino a duecento e poi riprendere.
Mi gustai quei duecento secondi di pace mentale interrotta solo dalla monotona voce dell'arpia e mi abbandonai ad un flusso di pensieri incontrollati.
La nostra Mati era diventata proprio carina, come avrebbe osservato Melissa: tutto di lei suggeriva che fosse una ragazza molto dolce, sempre pacata e serena, che non si faceva scalfire da niente. Ottima confidente, sempre lucida e realista, con un piccolo retrogusto da sognatrice a cui si abbandonava raramente, di cui faceva parte il desiderio nascosto di vivere una vera favola con il ragazzo perfetto.
Anche lei bionda, con due occhi verdi invidiati da molte ragazze (tra cui me, ovviamente, a cui i miei occhi grigi non dicevano niente) e un sorriso da schianto.
Un po' la nostra mamma, che si preoccupava di ricucirci le ferite d'amore con parole razionali e di speranza, e le sue immancabili pillole di saggezza mattutine erano pane quotidiano.

«Centonovantanove... duecento ragazze, via che si riparte!» annunciò fiscale Melissa.
«Bee, ti sei persa l'ingresso dei primini*! Oh che dolci, così piccoli e spauriti...» disse sognante Mati.
«Si Em, ma sono piccoli.» ribatté l'altra con una punta di ribrezzo, utilizzando un nomignolo che solo lei apprezzava.
«Oh andiamo Mel, cosa vuoi che cambi da un anno all'altro? E non dirmi che non ce ne sono alcuni su cui ci faresti un pensierino...» ammiccai io provocandola volutamente.
«Beh certo, quando uno è un figo lo rimane anche a quattordici anni...»
«Ma insomma! Laggiù! Non vorrete una bella nota sul registro i primi giorni di scuola?».

Ecco, la prof. Rompipalle. Non mi restava che trovare un diversivo, e come acqua in un deserto sentii vibrare la tasca dei pantaloni, segno di un nuovo messaggio arrivato sul mio cellulare perennemente in vibrazione.
Si, noi adolescenti lo teniamo così, e non per evitare di sentire voi adulti (alternativa allettante, eh!) ma per evitare di farlo squillare. Sempre.
Ehi nanetta! Dove sei sparita? Non ti ho vista all'ingresso! Ti aspetto in cortile dopo, voglio rivederti gnoma! :P
T.
Un sorriso si dipinse all'istante leggendo quelle poche parole scritte dal mio migliore amico Tommaso, il mio personale dispensatore di ironia e cazzate quotidiane.
Effettivamente quell'estate, presi tutti e due da vacanze meticolosamente organizzate, ci eravamo poco considerati, e dovevamo rimpolpare questa distanza.

Il resto delle tre ore precedenti la ricreazione passarono ad una velocità fulminea, tanto che mi ritrovai a scendere dalle scale per il cortile prima di quanto potessi aspettare.
Allungai lo sguardo per cercare i familiari capelli neri del mio amico, senza scovarli, finché qualcuno non mi piombò addosso da dietro sollevandomi leggermente da terra.
«Ehi, piano spaccone!» gli dissi ridacchiando, divertita.
«Spaccone a chi?» rispose lui voltandomi con finta aria offesa.
«Ah nessuno, devi essertelo sognato» ribattei io stando al gioco, abbracciandolo con foga subito dopo.
«Mi sei mancato Tommo!» mugugnai appoggiata alla sua spalla.
«Anche tu tappa» mi rispose scompigliandomi i capelli.
«No, sul serio, grazie per averci aspettato Bea!» mi si parò davanti Melissa imbronciata, con le labbra arricciate in una posa comica.
«Ehi scusa, davo per scontato che mi raggiungeste!» le dissi facendole l'occhiolino.
«Tu pensi di essere troppo importante per noi cara la mia signorina!» aggiunse scherzosamente Mati.
«La Mati** ha ragione, e... oh Dio, ma Mati tu che hai visto i primini non mi hai avvisato di una cosa del genere

Volsi lo sguardo verso il punto in cui era diretto quello allucinato di Mel, e vidi veramente qualcosa di niente male: un ragazzo di prima, sicuramente, molto carino, dai capelli lisci e castani ed uno sguardo affascinante.
«Approvo.» mi affrettai a commentare verso Melissa.
«Mi aggiungo» ribatté Mati «e ti annuncio che si chiama Davide, é un gran bel ragazzo, andava alla mia scuola elementare e abita nella mia zona.»
Stavamo già per lanciarci in congetture degne di un vero film romantico come minimo da Oscar quando arrivò Francesca, una bella ragazza del nostro anno ma estremamente civettuola, con la mania delle feste e dei pettegolezzi. E proprio di feste voleva parlare, annunciandoci di un party a casa sua il sabato seguente di soli primini e secondini, perché lei li conosceva già tutti naturalmente.
«E mi raccomando, niente jeans» concluse squadrandomi e allontanandosi ancheggiando vistosamente.
«Dio mio, sparatele.» sputai acida osservandola ocheggiare con alcuni ragazzi.
«Beh Bee, in ogni caso questa festa ci sarà utile, no?» tentò di rimediare Mati.
«Giusto tesoro! Sarà anche un'occasione per me di conoscere meglio questo... Daniele, giusto?» la incoraggiò Mel.
«Davide!» la correggemmo noi in coro.
Dio mio, che caso perso, pensai scuotendo la testa.




Second Part: The Party.

La settimana passò interminabile, tra professori già sclerotici e interrogazioni di matematica programmate dal secondo giorno.
Ero sempre più convinta che i prof odiassero le vacanze per la brusca interruzione alla loro sadica attività e per non avere più nessuno su cui scaricare le proprie frustrazioni.

Nonostante tutto, arrivò finalmente sabato, uno come tanti, sempre preceduto da una estenuante (e aggiungerei seccante) discussione con mia madre per modalità di andata e ritorno, perché sono piccola ed indifesa, perché non si sa mai, perché conosco quella Francesca... insomma, le solite cose.
Optammo per un rientro non oltre mezzanotte, chiamando un taxi e tassativamente in condizioni sobrie. Come se andassi pazza per i super alcolici.
Ma per fortuna anche quell'incubo versione pocket era sparito, e avevo finalmente potuto prepararmi in pace.
Decisi di curarmi più del solito quella sera, e misi un vestito che mai mi ero sognata di tirare fuori dall'armadio, un regalo di quelle due pazze per il mio compleanno d quell'anno, molto stretto e corto, a tre colori.
Siccome l'estate aveva contribuito a slanciare il mio fisico, ero sicura di poter mostrare le mie gambe al mondo. Scelsi di non legare i capelli e di mettere solo un velo di cipria e un po' di mascara, per non rendere il trucco troppo pesante. Odiavo poi dover struccarmi con miliardi di creme, ero una con molta poca pazienza. Ai piedi misi delle comode ballerine, rassegnata a rimanere la solita tappetta anche quella sera.
Si, andava decisamente bene.

A quel punto suonò Mel, a cui il padre si era offerto di dare un passaggio, e lei furbamente aveva incluso nel tragitto per il locale le abitazioni mie e di Mati.
«Oh, ma come siamo scecsiiii!» non fece a meno di sfottermi Melissa.
Alzai gli occhi al cielo, non sarebbe cambiata mai, proprio lei che portava un mini abitino celeste, che andava a nozze con i suoi capelli biondi, e che l'avrebbe resa visibile in tutta la sala grazie anche al suo metro e settantacinque. Era veramente alta.
Matilde sorrideva invece maliziosa occhieggiando il mio vestito, e sentenziai che era stata proprio una pessima idea metterlo.
«Chi stiamo cercando di conquistare, Bee?» ammiccò dopo qualche secondo.
Alzai gli occhi al cielo, sconsolata, pensando che forse sarebbe stato meglio contraddire Francesca e presentarmi con un paio di comodi e semplici jeans.

La festa si sarebbe tenuta in una larga sala adibita a discoteca e con posizionato un bancone per i cocktail, e si preannunciava un vero divertimento. Come al solito quando Francesca ci si metteva con questi party all'Americana pensava veramente in grande.
Arrivate infatti davanti al posto, dovemmo ammettere che ci aveva preso riguardo all'atmosfera con cui addobbare la sala: divertimento, spensieratezza, e anche un po' di mistero.
Dopo i primi dieci minuti in cui i primi arrivati si guardavano in faccia imbarazzati, Mel si buttò a ballare, seguita da molti altri tra cui me e Mati che prendemmo subito un cubo.
Il tempo sembrava non finire mai, e mi lasciai ordinare un alcolico da quelle due pazze, anche se non era da me.
Ma si, pensai, infondo non può farmi male. Quindi mi scolai letteralmente due bicchieri di Cuba Libre senza neanche prendere fiato, e subito mi sentii più potente. Ero convinta che, se solo avessi voluto, avrei potuto conquistare tutti i ragazzi della festa. Chiaramente non ero lucida, ma il destino ce l'aveva con me quella sera.
La musica pompava sempre più forte, le luci colorate che lampeggiavano insistentemente proiettando ombre inquietanti sulle pareti non facevano che confondere i miei sensi e far sì che le immagini si confondessero impedendomi di distinguere molto di quella festa infernale, che stava diventando un tumulto di corpi affannati e frenetici.
«Bene ragazze, vedo che vi state scatenando, ma ora vorrei vedere anche dei ragazzi sui cubi! Forza boys, fateci vedere chi siete!»
Ecco, era tempo di rifarsi un po' gli occhi, o almeno questo lo pensava la mia mente malata.
Oddio, se mi ritorna in mente ogni tanto penso a quanto io sia una ninfomane irrimediabilmente dipendente dai bei ragazzi. Che delusione.

In ogni caso, venni scossa violentemente da Mel, nemmeno lei molto lucida, che indicava un cubo non poco distante da lei: due ragazzi, tra cui quel... Daniele? Da... Davide? che ballavano a ritmo di musica in un modo estremamente provocante. Che spettacolo delizioso, osservò la mia parte di cervello depravata che aveva preso possesso di tutta la mia testa.
Il solito ragazzo, quel... oh, al diavolo, quello col nome che iniziava per D! si avvicinò a Mel e prese a osservarla senza smettere di muoversi, e poi quei due iniziarono una danza molto... ravvicinata, ecco, sotto lo sguardo divertito di alcuni ragazzi, finché non si spostarono in un luogo più appartato.
Rimasta sola, abbandonata da Mati che aveva trovato un ballerino niente male del nostro anno ma che era impossibile da riconoscere, mi trovai a ballare con diverse persone che non saprei tutt'ora ricordare, presa com'ero dall'atmosfera misteriosa della serata.
L'effetto dell'alcool persisteva, e avevo la magnifica sensazione di essere stata svuotata da tutto e riempita con un imbuto di energia.

Improvvisamente, il DJ chiamato da Francesca mise nell'aria il noto successo Sexy Back di Justin Timberlake, che segnò la mia condanna a morte.
Elettrizzata da quella canzone così equivoca non mi accorsi che un ragazzo si era messo a ballare dietro di me, posandomi delicatamente le mani sui fianchi.
Sorpresa per il contatto, mi girai senza smettere di ondeggiare al ritmo della canzone, e sorrisi a quel moro che non conoscevo. Constatai con piacere che era davvero un ragazzo carino: capelli neri di media lunghezza, occhi azzurrissimi e un sorriso che voleva sapere di intrigante ma aveva decisamente un retrogusto dolce.
Incantata da quello sguardo strano, pensai che il ragazzo aveva un'aria familiare, ma per quanto mi sforzassi di ricollegarlo ad un viso del mio anno non mi veniva in mente niente.
Improvvisamente ricordai: era il ragazzo che ballava con mr. D sul cubo prima, quello che avevamo intravisto qualche giorno prima a scuola sempre di fianco a quello che doveva essere il suo migliore amico... un primino! Con un primino dovevo andare ad invischiarmi! Ma che primino...
Non poteva continuare a guardarmi in quel modo terribilmente invitante, non con quello sguardo almeno, muovendosi così vicino a me... avvicinando inquietantemente i nostri visi...
Eh no eh! Se ti fermi pure incurante della musica non posso resistere eh!
I nostri volti erano ora così poco distanti che quasi si sfioravano, potevo addirittura sentire il suo respiro sulle mie labbra, il suo profumo dentro la pelle.
Presa da un istinto suicida, interruppi quella breve distanza rendendo possibile quel contatto tanto agognato.


To be continued...










Ok, buongiorno gente omicida!
Lo so, avevo promesso un aggiornamento presto ma non ce l'ho fatta, tra PC non funzionante e poco tempo anche la voglia di mettermi a scrivere é venuta a mancare.
In questo interessantissimo capitolo avete conosciuto molti personaggi importanti, e penso di aver lasciato tutto mooolto in sospeso xD
Dunque, qualcosa su questa storia:
• nonostante l'introduzione, non si vogliono attaccare in qualche modo idee di qualcuno, é tutto un pretesto per scrivere la storia ;D
• niente di questo é autobiografico (magari!) ma solo frutto della mia malata-mente.
• qualunque riferimento a luoghi (che non sono del tutto specificati appositamente) o persone (idem come prima) sono puramente casuali.

Passo subito a ringraziare quelle persone che hanno recensito il prologo:
@gerba: anche per me ;) fammi sapere cosa ne pensi, e grazie infinite!
@ALESSIA1992: grazie per l'opinione, spero tu possa apprezzare il capitolo!
@Haru No Shimo: grazie mille, l'irriverenza é proprio un carattere della protagonista, oltre che mio, per questo forse mi riesce bene scriverlo ;) un bacio e a presto, dimmi che ne pensi di questo capitolo!
@LadyMarmelade: cava! *-* ti aspettavo con ansia u.u Sono contenta che ti piaccia, anche se lo so che in realtà ne eri già a consocenza ;) dimmi cheppensi di questo capitolo bella! Un bacio :*

Infine, vi segnalo il mio profilo facebook dove trovare foto, aggiornamenti e spoiler: FACEBOOK HERE
E anche quello di Polyvore, dove trovate i vestiti della serata se vi va di dare un'occhiata ;D POLYVORE HERE


Un bacio e a presto, vi attendo numerosi!
Bee
   
 
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