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Autore: Violet 95    12/10/2010    2 recensioni
I ricordi sono importanti, non solo per gli umani...
Tre brevi storie con tre diversi ricordi che hanno in comune un unico elemento: il sangue. Seras, Integra e Alucrad. Tre vite intrecciate fra di loro e legate dal filo rosso del destino...
Spero che vi piaccia: è la prima fanfiction su Hellsing e spero di ricevere molti commenti (positivi, spero... ma vanno bene anche negativi...).
ATTENZIONE: contiene alcuni spoiler riguardo gli OVA!
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alucard, Integra Farburke Wingates Hellsing, Seras Victoria
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Memories 01:

Memories 01:

Seras Victoria

 

 

 

Avevo esattamente diciannove anni quando morii. Ricordo bene il giorno della mia morte, perché fu anche quello della mia rinascita come vampiro. O draculina. Non dimenticherò mai la notte in cui conobbi l’uomo che mi avrebbe salvato la vita, e che sarebbe diventato la mia unica ragione di vivere. Era una notte con una luna meravigliosa e un cielo tinto di rosso sangue…

 

 

Corri, Seras Victoria… Corri!

La vocina dentro la sua testa continuava a urlare, disperata e spaventata, mentre correva verso quella che – sperava – fosse la salvezza. In realtà non aveva una meta precisa. Voleva solo fuggire lontano da quel luogo che puzzava di morte, lontano da quel luogo che sarebbe diventato la sua tomba se non avrebbe accelerato il passo.

Corri!

Pensava solo a quello. La ragione aveva lasciato il posto alla paura e la paura proiettava nella sua mente poco lucida immagini di morte. Vampiri, ghoul… Mostri assetati di sangue, crudeli mostri che aveva strappato la vita anche ai suoi ultimi amici.

Simon… Andrew…

Scosse la testa per scacciare i volti dei poliziotti che venivano squartati dal vampiro. Volti spaventati, piegati in una smorfia di terrore e che guardavano in faccia la morte. Una morte crudele, una morte vana per proteggere altre persone che erano già al sicuro.

Non doveva finire così!

La luna proiettava una luce macabra in una notte che non sarebbe mai finita. Continuava a correre, sfinita, con la pistola in mano. Aveva ancora un colpo, un unico colpo che avrebbe usato per uccidere chi le avrebbe sbarrato la strada: non importa se fosse stato un vampiro o un ghoul. Voleva vivere.

Le mancava il fiato, la paura inghiottiva ogni pensiero e ogni speranza. Non sapeva se ce l’avrebbe fatta ma voleva almeno tentare, voleva combattere anche per ci non era più con lei. E non solo i suoi compagni… Provò a figurarsi la sua morte: il collo squarciato, sangue ovunque che bagnava il terreno, i canini che affondavano nel suo collo, la paura che prendeva il possesso delle sue membra e la vita che, lentamente, si spegneva e lasciava spazio alla fredda e crudele morte…

Che fine misera.

Si fermò. Lo spazio circostante era abbracciato dagli alberi con ombre inquietanti che si alzavano e si allungavano verso la figura tremolante della poliziotta spaventata, un’ombra misera e piccola che viene oppressa dai più forti. Avverte un rumore e si volta.

Intorno a lei, un esercito di ghoul. Morti che camminano, che non possiedono più una propria volontà. Servi eterni di un padrone crudele. Si accorge di essere circondata, senza vie di fuga. Nelle prime file riconosce i componenti della sua squadra: anzi, fatica a riconoscere, poiché in loro non c’è più niente di umano.

Le loro teste sembrano delle zucche marce…

A guidare l’esercito, c’è il vampiro. L’obbiettivo che dovevano abbattere.

Ricorda il momento in cui l’aveva visto nella chiesa, la paura e il disgusto provato mentre divorava quella donna. La voglia di ucciderlo, di fargli saltare in aria la testa e di prendere a calci il suo corpo esangue… Ma aveva paura.

Era una vigliacca, in fondo. Era fuggita solo per salvarsi, lasciando i suoi compagni a morire. Il sentimento che provava guardando i volti dei suoi amici trasformati ne era la prova: senso di colpa e ribrezzo, soprattutto per se stessa. Per il debole umano che era e che resterà per sempre, almeno fino a stanotte.

Il volto del vampiro, piegato in un sorriso sadico, mostrava tutti i denti che l’avrebbero uccisa. Gli occhi sbarrati, rossi, che la divoravano con lo sguardo e lei si sentiva nuda e impotente. Non era pronta per affrontarlo e non lo sarebbe mai stata.

Il vampiro scoppiò in una macabra risata.

“Fuggire è inutile!”

La luna, testimone di questo fatto, nascondeva in parte la faccia e gli occhi assassini brillavano al buio codardo pregustando il sapore della preda. Seras non aspettò. Sparò il suo ultimo colpo e riuscì a colpirlo alla testa. Non fu efficace e il vampiro-prete si mosse velocemente: scomparve nell’oscurità, sua alleata, e si fermò di fronte a lei, immobilizzandole entrambe le braccia. La pistola cadde.

Ormai era inutile…

Si ritrovò a guardare negli occhi il suo assalitore.

“Le pistole sono inutili.”

Le toccò il seno. Lei si vergognò immensamente della sua debolezza, dell’impotenza di fronte al suo nemico. Non era riuscita a fermarlo e questo vampiro, dopo di lei, avrebbe ucciso altre vittime innocenti e molto presto della razza umana non sarebbe rimasto più nulla. Solo una landa desolata, città distrutte e un esercito infinito di mostri assetati di sangue. Lei non poteva fare niente.

Non è giusto!

“Voglio solo dei servi devoti, non voglio fare di te una draculina a libero arbitrio. Molto presto raggiungerai i tuoi compagni…”

Adesso la immobilizzò completamente. Troppo vicino al suo collo. Sentiva il suo fetido alito di morte e la piena di scherno e vittoriosa nel suo orecchio.

“Probabilmente non ci sono vergini della tua età di questi giorni… Ti stuprerò e dopo ti succhierò tutto il sangue con calma. Alla fine diverrai un compagno ghoul! Una mia schiava fedele!”

No! No! NO! Non voglio morire… non voglio morire!

Era tutto maledettamente ingiusto…

Si immaginò i canini, li sentì sul collo. Vide il suo sangue che bagnava il terreno… si vide trasformata in un mostro… Non deve finire così… non ancora!

Lanciò un urlo, con la vana speranza che qualcuno giungesse in suo aiuto, magari quando lei era già morta ma non importava… adesso desiderava solo che qualcuno, chiunque, fermasse quel mostro!

Strozzò l’urlo. Avvertiva qualcosa… una strana presenza. C’era qualcun altro. Infatti era così. Anche il vampiro che la teneva stretta si voltò per vedere il nuovo arrivato.

Un uomo con il volto seminascosto dall’oscurità, di cui si intravedevano due enormi lenti arancione e un sorriso divertito e agghiacciante. L’uomo era vestito completamente di rosso, con un cappello dello stesso colore calato sul capo a nascondere i capelli neri. Per un attimo le sembrava un’apparizione demoniaca, un angelo caduto e maledetto che si era dato la pena di venire a salvare una povera anima infelice come lui sull’orlo della vita e della morte.

Per un attimo, quell’uomo, le sembrò il suo salvatore…

“Chi diavolo sei?” urlò il vampiro-prete.

“Un killer.”

La voce dell’uomo misterioso era calma e profonda. Non mostrava la minima traccia di paura.

Il vampiro lo prese in giro.

“Un killer? Un assassino, eh? Davvero? Stai scherzando?”

Rise e schioccò le dita, dando ai suoi eterni servitori morti l’ordine che Seras temeva. Per lei era come una condanna a morte. E anche per il suo salvatore.

“Uccidetelo!”

La raffica di pallottole arrivò improvvisa. Colpì l’uomo in tutto in corpo, riducendolo ad un ammasso di carne irriconoscibile. Macchiando i suoi abiti già tinti del rosso sangue. Il corpo si accasciò a terra dissanguato. Era morto… e insieme a lui era morta anche la speranza di Seras.

“Allora, come va, assassino?” Lo schernì il vampiro. Scoppiò nuovamente in una fragorosa risata.

Io guardavo il corpo dell’uomo, rassegnata e dispiaciuta per aver visto un’altra vita spegnersi davanti ai suoi occhi, senza poter fare niente.

Gli occhi dell’uomo steso a terra si illuminarono di un bagliore sinistro, dello stesso colore del sangue e dalla sua bocca squarciata ne uscì una risata divertita. Seras e il vampiro lo osservavano spaventati, mentre l’uomo tornava in vita sotto i loro occhi.

La luna divenne rossa e il corpo si ricomponeva, avvolto da una nube nera. Si rialzò in piedi, come se niente fosse, sempre sorridente, e dal cappotto rosso tirò fuori una pistola d’argento con una strana iscrizione. La puntò verso i ghoul e sparò diversi colpi.

L’esercito svanì come polvere nera, lasciando nell’aria un odore di carne putrefatta. Le pallottole colpivano quegli esseri e loro svanivano. In pochi minuti, non ne rimase nessuno. Unici superstiti erano il vampiro e Seras.

Non è possibile…

Giustiziava quei mostri con l’imperturbabile sorriso stampato in faccia.

“Non è possibile… perché un vampiro come noi… sta dalla parte degli umani?!”

L’uomo sorrise. Seras lo osservava con un sentimento misto al terrore e alla sopresa: ammirazione. Ammirazione per quel mostro che forse l’avrebbe uccisa.

Il prete la tenne stretta, immobilizzandola nuovamente.

No… aiutami!

“Fermati, assassino! Questa è l’unica sopravvissuta, non vuoi che resti in vita? Avanti, non è la fine del mondo, aiutami a fuggire!”

Il vampiro rosso lo guardava divertito. Seras era terrorizzata. Incontrò lo sguardo profondo del vampiro di fronte a lei. Aveva gli occhi rosso sangue, senza occhiali.

“Signorina, sei vergine?”

Seras arrossì.

Ma che razza di domanda…?!

Lui però sembrava divertirsi.

“Che diavolo stai dicendo?” sbraitò il vampiro-prete. Strinse ancora di più Seras in quell’abbraccio mortale.

“Ti sto chiedendo se sei vergine…” ribatté il vampiro rosso.

Seras tentennava a rispondere. Le parole non le venivano spontanee, come se fossero bloccate in gola da un fastidioso nodo. Aveva una grande confusione in testa e il terrore le martellava nel cervello.

La risposta alla domanda l’avrebbe aiutata?

Se dico di sì, mi violenterà dopo aver ucciso il vampiro? Mi ucciderà? Che devo fare…?

Paura. Terrore. Morte.

“Rispondi!”

L’aveva fatto aspettare.

O la va o la spacca!

“Ah… sì! È cos…”

Le parole le morirono in gola.

La pallottola la prese in pieno petto, improvvisa e veloce, impedendole perfino di rimanere sorpresa. Il dolore arrivò dopo.

Insieme a lei, colpì anche il vampiro che la lasciò finalmente andare. Lei cadde a terra e di ciò che successe dopo non ha memoria. Vedeva solo immagini offuscate, vedeva solo un’enorme macchia nera che si avvicinava al prete. Dopo iniziò a piovere. Gocce di pioggia rosse. Sangue. Quello del vampiro appena ucciso. Riuscì a sentire le ultime parole strozzate.

“Ba… bastardo!”

Lo sentì gemere. Spirò. Poi nulla.

Silenzio.

Il silenzio prima della morte.

Sopra di lei la luna illuminava fiocamente ciò che rimaneva del suo corpo. Una figura nera le si avvicinò, la riconobbe: il suo salvatore. L’ultima persona che pensava che l’avrebbe uccisa. Le disse qualcosa che non ricorda.

Sentì qualcosa bagnarle il viso. Le sue lacrime.

Rimpianto, dolore, paura. Morte.

Fa male… tanto male…

Aiutami… ti prego…

La sua voce era scomparsa dopo lo sparo. Non riusciva a parlare.

Il vampiro parlò di nuovo. Stavolta capì.

“Che vuoi fare?”

Era in una pozza di sangue, inerme e senza vita. Confusa e incapace di pensare logicamente. La sua anima aspettava di essere accolta all’Inferno o, se sarebbe stata fortunata, in Purgatorio. Morire così, senza aver fatto niente. Si vergognò di se stessa.

Papà… mamma…!

Immagini confuse, ricordi offuscati. Ricordi di sangue, crudeli e spietati. Ricordi di un passato ormai lontano, che però le ha strappato i suoi genitori. E si è preso la sua stessa vita. Tutto questo era maledettamente ingiusto.

Tese debolmente il braccio tremante in cerca di qualcosa o qualcuno, aggrappandosi al filo della vita con tutte le sue forze e tentando di non cadere giù nell’oblio. Non voleva morire, non voleva arrendersi… non ancora!

Ti prego… salvami!

Il vampiro le prese la mano. Sorrise maliziosamente e con una punta di divertimento. Disse qualcosa che capì perfettamente e, in fondo al cuore, condivide ancora.

“Oggi… è davvero… una magnifica notte… vero, agente?”

Ultimo sguardo alla luna scarlatta.

Poi tutto divenne buio e fu cullata dalle fredde braccia della Morte.

Per pochi secondi.

 

 

 

Mi chiamo Seras Victoria e sono una draculina. Avevo esattamente diciannove anni quando morii. Mi risvegliai da quella morte apparente quasi subito: ero viva, ma una parte di me era morta. Ancora non so se sia un bene o un male. Ormai ho smesso di farmi certe domande. Sono ancora viva e voglio combattere per sopravvivere, voglio combattere per non deludere l’uomo che mi ha salvato. Io vivo per il mio signore. E non posso essere più felice di così. Quella era davvero una magnifica notte… vero, Master?

 

 

  
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