Capitolo I – Waiting a promise
“Ran, muoviti! Perderemo i posti migliori!”
Sonoro prese l’amica per un braccio, trascinandola
in mezzo alla folla.
“Sonoro aspetta! Non trovo più Conan…”
“Sono qui.”
Il bambino si aggrappò alla sua mano, lasciandosi
trascinare tra la calca di gente che tentava di arrivare il più vicino
possibile al palco, dove una donna stava per cominciare a cantare.
Conan era di pessimo umore: non solo gli toccava
assistere a quello stupido concerto (di cui, non amando particolarmente la musica,
non gli importava di nulla…), ma doveva addirittura fingere di divertirsi per
non irritare ulteriormente Ran.
Sapeva benissimo che quel concerto significava
tanto per lei: fin da quando erano piccoli, le era sempre piaciuta quella
cantante, e a forza di canticchiare le sue canzoni preferite era diventata
piuttosto brava…
Comunque il fatto che Shinichi non fosse lì con
lei, adesso che la donna aveva deciso di includere il Giappone tra le tappe del
suo tour, non le andava affatto a genio.
Conan sospirò: avrebbe dovuto chiamarla qualche
giorno dopo, per scusarsi.
Dopo qualche minuto e molta fatica, le due ragazze
e il bambino riuscirono a raggiungere le prime file e a scorgere la cantante.
Conan osservò Ran senza farsi notare: Le brillavano gli occhi… non l’aveva mai
vista così raggiante!
La cantante prese il microfono tra gli applausi e
le grida del pubblico, e dopo aver salutato la folla esultante, continuò.
“Grazie per essere qui, di cuore. Vorrei dedicare
la prima canzone all’uomo più importante della mia vita… che rimane tale anche
quando siamo lontani!”
Sonoro rise facendo l’occhiolino all’amica.
“Che ne dici? E’ una bella frase da dire a quello
stupido fanatico di gialli, la prossima volta che telefona!”
Ran e Conan arrossirono fino alle orecchie, tentando
di zittirla con una scusa qualunque.
“Sst! Sta per cantare.
La cantante fece un cenno al gruppo di musicisti
dietro di lei, e l’arena si riempì della musica della prima canzone.
It’s crazy how slow
it goes, when you’re waiting for something more.
To warm you up when
you feel cold, to calm you down, giving peace to your soul.
It’s funny how fast
it goes: love comes right when you don’t wait anymore.
Its power takes over
all, and you surrender, you let go.
And all this frailty
makes so strong…
And all this fire
will melt to the ice…
And this is all I
want, all I need.
A prayer of return,
a prayer of love…
Ran teneva gli occhi chiusi.
Ascoltava le parole di quella canzone come fossero
acqua per il suo cuore assetato di conforto. Conan la osservava preoccupato:
Sapeva che lei aveva bisogno di convincersi di stare facendo la cosa giusta.
In quelle parole, Ran cercava la conferma ai suoi
dubbi, la forza per continuare ad aspettare il ritorno di Shinichi.
Precious gift, given
in silence.
Looks like peaces of
an unsolved puzzle.
Oh, how to know! How
to learn!
But when you explain
it, it’s so beautiful…
And yet this frailty
makes so strong.
And yet this fire
will melt to the ice…
Conan le prese la mano,
tentando di consolare entrambi: era inutile negare che anche lui soffrisse per
quella lontananza…
Perché la verità era quella: anche così vicini l’un
l’altro, erano lontani come non mai.
Un unico, grande ostacolo: il tempo.
Ran gli rivolse un sorriso che voleva essere
rassicurante… ma che a stento riusciva a nascondere le sue lacrime.
So no matter how
long I wait: pain is nothing, but it’s scarefull to my will .
There comes a time
when truth survives all kind of fears, all kind of lies…
In a prayer of return, a prayer of love.
A prayer for return,
a prayer for love…
Le ragazze applaudirono
estasiate, insieme al resto della folla.
“Ran, sarebbe bello se dedicassi una canzone a
Shinichi, no?”
“Ehm… già…”
Conan e Ran
guardarono preoccupati il lampo malizioso apparso in un baleno negli
occhi dell’amica: in quei casi non c’era da aspettarsi nulla di buono… non per
loro almeno!
“Senti…” Continuò Sonoko.
“Da domani iniziano le selezioni per il concorso di
canto della nostra scuola… perché non ti iscrivi?!”
“Cosa?!”
“Oh, andiamo Ran! Tu canti benissimo, non cercare
scuse! E poi così avresti una scusa per far tornare quello stupido, ovunque si
trovi ora…”
Ran fece un sorriso un po’ triste, mentre le note
della canzone sfumavano via.
“Non verrà mai…”
“Provaci, almeno! Magari stavolta sarà diverso.”
Conan rimase zitto: sapeva di non poter tornare
Shinichi, però… sentire Ran cantare per lui! Al solo pensiero arrossì come un
pomodoro maturo.
“Ok, va bene…” Si arrese Ran.
“Canterò per lui… se accetterà di venire.”
A prayer for return, a
prayer for love…
“Ciao Ran, sono io…”
“Shinichi?! Come stai? Sei ancora via?”
“Sì, ho ancora delle faccende da sistemare… Tu come
stai?”
“Bene. Qui non succede mai niente di nuovo… Ah,
aspetta! Qualcosa di nuovo c’è! Non indovineresti mai: la signorina Sato e
Takagi si sono messi insieme!”
“Ah, già… Il prof Agasa mi aveva accennato a
qualcosa del genere… Sono contento: era ora che si decidessero!”
Conan dentro una cabina telefonica, sorrideva
impercettibilmente, mentre la ragazza dall’altro capo del filo gli raccontava
cose che lui già sapeva, ma che in quel momento, descritte dalla sua voce allegra, suonavano nuove ed entusiasmanti
alle sue orecchie.
Dopo aver raccontato più o meno le ultime novità al
ragazzo, Ran fece una piccola pausa, e dopo un respiro profondo si decise a
fare la fatidica domanda.
“Shinichi… Quando pensi di tornare?”
Conan si morse il labbro.
No, Ran! Non chiedermi l’unica cosa che non so…
“Ehm… non saprei, ecco… perché?”
Il bambino sapeva benissimo dove Ran volesse
arrivare.
Lei continuò.
“Beh… E’ che, non mi prendere in giro, mi hanno
accettato al concorso di canto che fanno a scuola e… ecco, mi farebbe piacere
se anche tu venissi a sentirmi…”
“Ran, io…”
“Aspetta: so che non ti piace la musica, ma… è una
cosa importante, per me… Ti prego!”
Seguì una lunghissima pausa.
Conan era combattuto: il problema era che non
poteva fare promesse che non poteva mantenere… E tornare adulto era una di
queste.
Però…
“Ok, Ran: vedrò di esserci.”
“Bene! Il concorso inizia tra due giorni… allora,
ci vediamo a scuola!”
“D’accordo.”
Un altro piccolo silenzio.
“Shinichi?”
“Mhm?”
Conan poteva sentire la gioia, nella voce di lei
mentre lo salutava.
“Grazie…”
“E di cosa? Semmai chiedimi scusa in anticipo,
perché dovrò ascoltarti mentre urli a squarciagola!”
La ragazza rise.
“Uffa! Sei sempre il solito…”
Già. Il solito stupido, dispettoso, fanatico di
gialli del suo cuore.
Quando Conan arrivò davanti alla cassa del prof
Agasa era disperato. La sua unica possibilità era che Ai avesse conservato un
po’ di quell’antidoto all’ ATPX, che qualche tempo prima lo aveva fatto tornare
Shinichi solo per qualche ora. In fondo aveva bisogno solo di un “salvagente”
temporaneo…
Fu proprio Ai ad aprirgli la porta.
“Ciao.”
“Ai, ho bisogno di un favore. Un enorme
favore…”
Dopo aver ascoltato L’intera storia, Ai scosse la
testa con decisione.
Mi spiace, ma di quell’antidoto non me ne è rimasto
neanche un po’. E poi sarebbe troppo rischioso tornare Shinichi proprio
adesso!”
“Cosa!? Ma se con la morte di Gin, la polizia ha
finalmente aperto le indagini per scovarli!”
“Appunto.” lo interruppe Ai. “Se Shinichi salta
fuori proprio adesso è sicuro che ti fanno fuori! Hanno già abbastanza guai,
con la polizia sulle loro tracce, e non ci penseranno due volte ad eliminare un
testimone scomodo… come te, per essere chiari!”
Conan annuì, serio.
Lei aveva sicuramente ragione, però…
“D’accordo: aspettiamo.”
Sconsolato e pensieroso,uscì dall’appartamento con
un indeciso cenno di saluto. Ai continuò ad osservarlo dalla finestra, fino a
che il bambino non scomparì dietro l’angolo.
Il prof. Agasa uscì proprio in quel momento dal suo
laboratorio: aveva ascoltato l’intera conversazione ma non si era deciso a
intervenire.
Dubbioso si rivolse ad Ai.
“Perché non gli hai detto delle tue ultime scoperte
su…”
“No.” rispose secca e decisa la bambina.
“Non è il momento giusto: se lui tornasse Shinichi
proprio ora, saremmo tutti in pericolo.”
Senza volerlo, Ai ripensò a Ran e al suo
entusiasmo, quando aveva rivisto il suo Shinichi dopo tanto tempo, alla recita
scolastica.
Come una mosca fastidiosa, scacciò quel pensiero
dalla testa, riacquistando la sua usuale freddezza.
“saremmo tutti in pericolo… anche lei. E Shinichi
non vorrebbe mai una cosa simile.”
Era nei guai.
Oh, se era nei guai!
Conan teneva il telefono in mano, guardandolo come
Amleto guardava il suo tanto famoso teschio. Ma il suo cosiddetto “Amletico
dubbio” era di natura un po’ differente…
E adesso?
Con che coraggio poteva telefonare a Ran e dirle
che non sarebbe venuto alla sua esibizione?
Era nei guai…
Dopo ore ed ore di indecisione, Conan si arrese: le
avrebbe dato la brutta notizia con le sue sembianze da bambino.
Cautamente entrò nella camera di Ran, trovandola
intenta a decidere quale canzone cantare al concorso. Tutte le concorrenti
potevano scegliere un brano a piacere e cambiarlo nel corso della gara, se
riuscivano a superare le eliminatorie.
“Ehm… Ran?”
Ciao, Conan. Cosa
c’è?”
“Ecco, dunque… beh…”
“Si?”
Conan la osservò attentamente, cercando di non
lasciarsi intimidire dai suoi occhi che quasi brillavano, dalla gioia.
“Non guardarmi così, Ran!Ti prego…!”
“NON VERRA’!”
Ecco, l’aveva detto…
“Cosa…?”
“Shinichi… non verrà!”
Fu come un tuono.
Ran non disse una parola, ma qualcosa dentro di lei
si spezzò, con il crepitio di un lampo. Tutta la gioia che la colmava fino ad
un secondo prima, la aveva completamente svuotata, in un attimo. Erano bastate
tre parole, le stesse che continuavano a rimbombare nella sua testa.
“M-mi dispiace… Lui ha telefonato oggi, mentre eri
a scuola e… ha lasciato detto che non riuscirà ad esserci, domani.”
Conan stava tentando inutilmente di raccogliere e
mettere insieme, in un modo o nell’altro, i pezzi di lei sparpagliati
dappertutto.
Ma Ran rimaneva muta, incredula.
“ha detto che gli dispiace tantissimo… che non sa
come farwe a scusarsi, ma non riuscirà a venire e…”
Ran si alzò, dirigendosi lentamente verso la porta.
“Credimi, Ran! Lui vorrebbe essere qui, ora… non
sai quanto vorrebbe essere qui, domani, quando…!”
“Non importa.”
La ragazza gli dava le spalle, dritta e rigida
davanti a lui.
“Ran…”
“Va tutto bene, Conan. Non me ne importa nulla.”
Senza dire altro, Ran uscì dalla stanza, chiudendo
la porta dietro di lei. Conan rimase lì, in silenzio, tentando di convincersi
di aver fatto la cosa giusta.
“Non me ne importa nulla…”
Aveva detto così, ma… allora cos’erano quelle gocce
salate, lì sul pavimento davanti a lui?
Conan non camminava per la strada da molto, quando
ebbe la sensazione di essere osservato. Non era la prima volta, da quando era
morto Gin.
Da qualche giorno sentiva sempre qualcosa o
qualcuno seguirlo, come un’ombra sottile e silenziosa che spariva di tanto in
tanto, quando il bambino si voltava di scatto.
O forse era solo la sua immaginazione che gli
giocava brutti scherzi…
Decise di non farci caso: in fondo era normale
essere un po’ stressati, in una situazione come la sua!
La reazione di Ran lo aveva sorpreso. Evidentemente
era arrivata al limite.
O forse quella gara, significava qualcosa di più
per lei… e per Shinichi?
Avrebbe davvero dato qualsiasi cosa per poter
tornare il diciassettenne Shinichi Kudo… per ritornare da lei! Ma purtroppo non
aveva scelta: senza un antidoto a quella maledetta droga che lo aveva fatto
rimpicciolire, piccolo era e piccolo sarebbe rimasto fino a nuovo ordine.
Se solo Ai avesse conservato un po’ di
quell’antidoto temporaneo dall’altra volta.…!
Un rumore improvviso lo fece voltare velocemente.
Nulla. Dietro di lui, nessuno.
Però una cosa era certa: lo stavano pedinando.
Conan sia guardò intorno furtivamente, mentre un
brivido freddo gli attraversava la schiena.
E se fossero loro…?
L’Organizzazione lo aveva infine scoperto?
Se così fosse stato, avrebbe potuto cercare di
seminarli, oppure…
Girovagando senza meta, si era fatto buio e il sole
stava cominciando a tramontare. Senza volerlo Conan si accorse di essere arrivato
proprio davanti a casa Kudo, e ancora una volta sentì due occhi fissi su di
lui. Il bambino ebbe un’idea.
Aprì il cancello di casa sua ed entrò. Una volta
nel giardino, raggiunse rapidamente una siepe alla sua destra, che con le sue
fronde nascondeva una piccola entrata, poco più di un buco, che usava da
piccolo (ehm…) per giocare con Ran.
Da lì raggiunse la strada e facendo il giro della
casa si ritrovò di nuovo davanti al cancello, prendendo il suo inseguitore alle
spalle.
Quella sagoma aveva un che di familiare…
“Voltati lentamente! E ora dimmi perché mi stai
seguendo da tre gior…!!!”
Conan si bloccò, letteralmente sbigottito. Tra
tutta la gente del mondo, quella era decisamente l’ultima persona che avrebbe
pensato di trovarsi davanti.
L’agente Takagi, approfittò di questo suo attimo di
stupore, per avvicinarsi al bambino.
“Penso che sia tu, a dovermi dare qualche
spiegazione, Conan Edogawa…”
Si fermò davanti al suo piccolo amico, con
un’espressione seria e professionale che raramente Conan aveva visto sul suo
volto.
“…o forse dovrei dire Shinichi Kudo?”