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Autore: Stray    06/11/2005    12 recensioni
Questa fic. è il continuo di "Walls and dreams" ... beh,ad essere sinceri i personaggi principali questa volta sono Shinichi e Ran (anche se non è detto che Takagi e Sato non facciano qualche apparizione...)!Non ho saputo resistere: la morte di Gin offriva un sacco di spunti. Per esempio: cosa succederebbe se Conan e la sua identità nascosta venissero scoperti da... Commentate, mi raccomando!
Genere: Romantico, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo I – Waiting a promise

Capitolo I – Waiting a promise

 

“Ran, muoviti! Perderemo i posti migliori!”

Sonoro prese l’amica per un braccio, trascinandola in mezzo alla folla.

“Sonoro aspetta! Non trovo più Conan…”

“Sono qui.”

Il bambino si aggrappò alla sua mano, lasciandosi trascinare tra la calca di gente che tentava di arrivare il più vicino possibile al palco, dove una donna stava per cominciare a cantare.

Conan era di pessimo umore: non solo gli toccava assistere a quello stupido concerto (di cui, non amando particolarmente la musica, non gli importava di nulla…), ma doveva addirittura fingere di divertirsi per non irritare ulteriormente Ran.

Sapeva benissimo che quel concerto significava tanto per lei: fin da quando erano piccoli, le era sempre piaciuta quella cantante, e a forza di canticchiare le sue canzoni preferite era diventata piuttosto brava…

Comunque il fatto che Shinichi non fosse lì con lei, adesso che la donna aveva deciso di includere il Giappone tra le tappe del suo tour, non le andava affatto a genio.

Conan sospirò: avrebbe dovuto chiamarla qualche giorno dopo, per scusarsi.

Dopo qualche minuto e molta fatica, le due ragazze e il bambino riuscirono a raggiungere le prime file e a scorgere la cantante. Conan osservò Ran senza farsi notare: Le brillavano gli occhi… non l’aveva mai vista così raggiante!

La cantante prese il microfono tra gli applausi e le grida del pubblico, e dopo aver salutato la folla esultante, continuò.

“Grazie per essere qui, di cuore. Vorrei dedicare la prima canzone all’uomo più importante della mia vita… che rimane tale anche quando siamo lontani!”

Sonoro rise facendo l’occhiolino all’amica.

“Che ne dici? E’ una bella frase da dire a quello stupido fanatico di gialli, la prossima volta che telefona!”

Ran e Conan arrossirono fino alle orecchie, tentando di zittirla con una scusa qualunque.

“Sst! Sta per cantare.

La cantante fece un cenno al gruppo di musicisti dietro di lei, e l’arena si riempì della musica della prima canzone.

It’s crazy how slow it goes, when you’re waiting for something more.

To warm you up when you feel cold, to calm you down, giving peace to your soul.

It’s funny how fast it goes: love comes right when you don’t wait anymore.

Its power takes over all, and you surrender, you let go.

And all this frailty makes so strong…

And all this fire will melt to the ice…

And this is all I want, all I need.

A prayer of return, a prayer of love…

Ran teneva gli occhi chiusi.

Ascoltava le parole di quella canzone come fossero acqua per il suo cuore assetato di conforto. Conan la osservava preoccupato: Sapeva che lei aveva bisogno di convincersi di stare facendo la cosa giusta.

In quelle parole, Ran cercava la conferma ai suoi dubbi, la forza per continuare ad aspettare il ritorno di Shinichi.

Precious gift, given in silence.

Looks like peaces of an unsolved puzzle.

Oh, how to know! How to learn!

But when you explain it, it’s so beautiful…

And yet this frailty makes so strong.

And yet this fire will melt to the ice…

Conan le prese la mano, tentando di consolare entrambi: era inutile negare che anche lui soffrisse per quella lontananza…

Perché la verità era quella: anche così vicini l’un l’altro, erano lontani come non mai.

Un unico, grande ostacolo: il tempo.

Ran gli rivolse un sorriso che voleva essere rassicurante… ma che a stento riusciva a nascondere le sue lacrime.

So no matter how long I wait: pain is nothing, but it’s scarefull to my will .

There comes a time when truth survives all kind of fears, all kind of lies…

In a prayer of  return, a prayer of love.

A prayer for return, a prayer for love…

Le ragazze applaudirono estasiate, insieme al resto della folla.

“Ran, sarebbe bello se dedicassi una canzone a Shinichi, no?”

“Ehm… già…”

Conan e Ran  guardarono preoccupati il lampo malizioso apparso in un baleno negli occhi dell’amica: in quei casi non c’era da aspettarsi nulla di buono… non per loro almeno!

“Senti…” Continuò Sonoko.

“Da domani iniziano le selezioni per il concorso di canto della nostra scuola… perché non ti iscrivi?!”

“Cosa?!”

“Oh, andiamo Ran! Tu canti benissimo, non cercare scuse! E poi così avresti una scusa per far tornare quello stupido, ovunque si trovi ora…”

Ran fece un sorriso un po’ triste, mentre le note della canzone sfumavano via.

“Non verrà mai…”

“Provaci, almeno! Magari stavolta sarà diverso.”

Conan rimase zitto: sapeva di non poter tornare Shinichi, però… sentire Ran cantare per lui! Al solo pensiero arrossì come un pomodoro maturo.

“Ok, va bene…” Si arrese Ran.

“Canterò per lui… se accetterà di venire.”

A prayer for return, a prayer for love…

 

 

 

“Ciao Ran, sono io…”

“Shinichi?! Come stai? Sei ancora via?”

“Sì, ho ancora delle faccende da sistemare… Tu come stai?”

“Bene. Qui non succede mai niente di nuovo… Ah, aspetta! Qualcosa di nuovo c’è! Non indovineresti mai: la signorina Sato e Takagi si sono messi insieme!”

“Ah, già… Il prof Agasa mi aveva accennato a qualcosa del genere… Sono contento: era ora che si decidessero!”

Conan dentro una cabina telefonica, sorrideva impercettibilmente, mentre la ragazza dall’altro capo del filo gli raccontava cose che lui già sapeva, ma che in quel momento, descritte dalla sua voce  allegra, suonavano nuove ed entusiasmanti alle sue orecchie.

Dopo aver raccontato più o meno le ultime novità al ragazzo, Ran fece una piccola pausa, e dopo un respiro profondo si decise a fare la fatidica domanda.

“Shinichi… Quando pensi di tornare?”

Conan si morse il labbro.

No, Ran! Non chiedermi l’unica cosa che non so…

“Ehm… non saprei, ecco… perché?”

Il bambino sapeva benissimo dove Ran volesse arrivare.

Lei continuò.

“Beh… E’ che, non mi prendere in giro, mi hanno accettato al concorso di canto che fanno a scuola e… ecco, mi farebbe piacere se anche tu venissi a sentirmi…”

“Ran, io…”

“Aspetta: so che non ti piace la musica, ma… è una cosa importante, per me… Ti prego!”

Seguì una lunghissima pausa.

Conan era combattuto: il problema era che non poteva fare promesse che non poteva mantenere… E tornare adulto era una di queste.

Però…

“Ok, Ran: vedrò di esserci.”

“Bene! Il concorso inizia tra due giorni… allora, ci vediamo a scuola!”

“D’accordo.”

Un altro piccolo silenzio.

“Shinichi?”

“Mhm?”

Conan poteva sentire la gioia, nella voce di lei mentre lo salutava.

“Grazie…”

“E di cosa? Semmai chiedimi scusa in anticipo, perché dovrò ascoltarti mentre urli a squarciagola!”

La ragazza rise.

“Uffa! Sei sempre il solito…”

Già. Il solito stupido, dispettoso, fanatico di gialli del suo cuore.

 

 

 

Quando Conan arrivò davanti alla cassa del prof Agasa era disperato. La sua unica possibilità era che Ai avesse conservato un po’ di quell’antidoto all’ ATPX, che qualche tempo prima lo aveva fatto tornare Shinichi solo per qualche ora. In fondo aveva bisogno solo di un “salvagente” temporaneo…

Fu proprio Ai ad aprirgli la porta.

“Ciao.”

“Ai, ho bisogno di un favore. Un enorme favore…”

Dopo aver ascoltato L’intera storia, Ai scosse la testa con decisione.

Mi spiace, ma di quell’antidoto non me ne è rimasto neanche un po’. E poi sarebbe troppo rischioso tornare Shinichi proprio adesso!”

“Cosa!? Ma se con la morte di Gin, la polizia ha finalmente aperto le indagini per scovarli!”

“Appunto.” lo interruppe Ai. “Se Shinichi salta fuori proprio adesso è sicuro che ti fanno fuori! Hanno già abbastanza guai, con la polizia sulle loro tracce, e non ci penseranno due volte ad eliminare un testimone scomodo… come te, per essere chiari!”

Conan annuì, serio.

Lei aveva sicuramente ragione, però…

“D’accordo: aspettiamo.”

Sconsolato e pensieroso,uscì dall’appartamento con un indeciso cenno di saluto. Ai continuò ad osservarlo dalla finestra, fino a che il bambino non scomparì dietro l’angolo.

Il prof. Agasa uscì proprio in quel momento dal suo laboratorio: aveva ascoltato l’intera conversazione ma non si era deciso a intervenire.

Dubbioso si rivolse ad Ai.

“Perché non gli hai detto delle tue ultime scoperte su…”

“No.” rispose secca e decisa la bambina.

“Non è il momento giusto: se lui tornasse Shinichi proprio ora, saremmo tutti in pericolo.”

Senza volerlo, Ai ripensò a Ran e al suo entusiasmo, quando aveva rivisto il suo Shinichi dopo tanto tempo, alla recita scolastica.

Come una mosca fastidiosa, scacciò quel pensiero dalla testa, riacquistando la sua usuale freddezza.

“saremmo tutti in pericolo… anche lei. E Shinichi non vorrebbe mai una cosa simile.”

 

 

 

Era nei guai.

Oh, se era nei guai!

Conan teneva il telefono in mano, guardandolo come Amleto guardava il suo tanto famoso teschio. Ma il suo cosiddetto “Amletico dubbio” era di natura un po’ differente…

E adesso?

Con che coraggio poteva telefonare a Ran e dirle che non sarebbe venuto alla sua esibizione?

Era nei guai…

Dopo ore ed ore di indecisione, Conan si arrese: le avrebbe dato la brutta notizia con le sue sembianze da bambino.

Cautamente entrò nella camera di Ran, trovandola intenta a decidere quale canzone cantare al concorso. Tutte le concorrenti potevano scegliere un brano a piacere e cambiarlo nel corso della gara, se riuscivano a superare le eliminatorie.

“Ehm… Ran?”

Ciao, Conan. Cosa c’è?”

“Ecco, dunque… beh…”

“Si?”

Conan la osservò attentamente, cercando di non lasciarsi intimidire dai suoi occhi che quasi brillavano, dalla gioia.

“Non guardarmi così, Ran!Ti prego…!”

“NON VERRA’!”

Ecco, l’aveva detto…

“Cosa…?”

“Shinichi… non verrà!”

Fu come un tuono.

Ran non disse una parola, ma qualcosa dentro di lei si spezzò, con il crepitio di un lampo. Tutta la gioia che la colmava fino ad un secondo prima, la aveva completamente svuotata, in un attimo. Erano bastate tre parole, le stesse che continuavano a rimbombare nella sua testa.

“M-mi dispiace… Lui ha telefonato oggi, mentre eri a scuola e… ha lasciato detto che non riuscirà ad esserci, domani.”

Conan stava tentando inutilmente di raccogliere e mettere insieme, in un modo o nell’altro, i pezzi di lei sparpagliati dappertutto.

Ma Ran rimaneva muta, incredula.

“ha detto che gli dispiace tantissimo… che non sa come farwe a scusarsi, ma non riuscirà a venire e…”

Ran si alzò, dirigendosi lentamente verso la porta.

“Credimi, Ran! Lui vorrebbe essere qui, ora… non sai quanto vorrebbe essere qui, domani, quando…!”

“Non importa.”

La ragazza gli dava le spalle, dritta e rigida davanti a lui.

“Ran…”

“Va tutto bene, Conan. Non me ne importa nulla.”

Senza dire altro, Ran uscì dalla stanza, chiudendo la porta dietro di lei. Conan rimase lì, in silenzio, tentando di convincersi di aver fatto la cosa giusta.

“Non me ne importa nulla…”

Aveva detto così, ma… allora cos’erano quelle gocce salate, lì sul pavimento davanti a lui?

 

 

 

Conan non camminava per la strada da molto, quando ebbe la sensazione di essere osservato. Non era la prima volta, da quando era morto Gin.

Da qualche giorno sentiva sempre qualcosa o qualcuno seguirlo, come un’ombra sottile e silenziosa che spariva di tanto in tanto, quando il bambino si voltava di scatto.

O forse era solo la sua immaginazione che gli giocava brutti scherzi…

Decise di non farci caso: in fondo era normale essere un po’ stressati, in una situazione come la sua!

La reazione di Ran lo aveva sorpreso. Evidentemente era arrivata al limite.

O forse quella gara, significava qualcosa di più per lei… e per Shinichi?

Avrebbe davvero dato qualsiasi cosa per poter tornare il diciassettenne Shinichi Kudo… per ritornare da lei! Ma purtroppo non aveva scelta: senza un antidoto a quella maledetta droga che lo aveva fatto rimpicciolire, piccolo era e piccolo sarebbe rimasto fino a nuovo ordine.

Se solo Ai avesse conservato un po’ di quell’antidoto temporaneo dall’altra volta.…!

Un rumore improvviso lo fece voltare velocemente.

Nulla. Dietro di lui, nessuno.

Però una cosa era certa: lo stavano pedinando.

Conan sia guardò intorno furtivamente, mentre un brivido freddo gli attraversava la schiena.

E se fossero loro…?

L’Organizzazione lo aveva infine scoperto?

Se così fosse stato, avrebbe potuto cercare di seminarli, oppure…

 

Girovagando senza meta, si era fatto buio e il sole stava cominciando a tramontare. Senza volerlo Conan si accorse di essere arrivato proprio davanti a casa Kudo, e ancora una volta sentì due occhi fissi su di lui. Il bambino ebbe un’idea.

Aprì il cancello di casa sua ed entrò. Una volta nel giardino, raggiunse rapidamente una siepe alla sua destra, che con le sue fronde nascondeva una piccola entrata, poco più di un buco, che usava da piccolo (ehm…) per giocare con Ran.

Da lì raggiunse la strada e facendo il giro della casa si ritrovò di nuovo davanti al cancello, prendendo il suo inseguitore alle spalle.

Quella sagoma aveva un che di familiare…

“Voltati lentamente! E ora dimmi perché mi stai seguendo da tre gior…!!!”

Conan si bloccò, letteralmente sbigottito. Tra tutta la gente del mondo, quella era decisamente l’ultima persona che avrebbe pensato di trovarsi davanti.

L’agente Takagi, approfittò di questo suo attimo di stupore, per avvicinarsi al bambino.

“Penso che sia tu, a dovermi dare qualche spiegazione, Conan Edogawa…”

Si fermò davanti al suo piccolo amico, con un’espressione seria e professionale che raramente Conan aveva visto sul suo volto.

“…o forse dovrei dire Shinichi Kudo?”

 

 

  
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