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Autore: ShadoWalker    13/10/2010    1 recensioni
Il fremito pre concerto, qualcosa che si muove dietro le quinte prima del boato della folla che acclama chi, per il tempo a venire, sarà in grado di regalare emozioni uniche.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Erno Vuorinen, Jukka Nevalainen , Marko Hietala , Tarja Turunen , Tuomas Holopainen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Caldo.
Ressa.
Davanti e di dietro.
Gente che frenetica si muove.
Mi passa davanti, quasi correndo, un uomo con un paio di grosse cuffie calate sulla testa. Attaccate a queste c’è un piccolo microfono nel quale continua a ripetere velocemente ‘Ricontrolla i livelli di M1 e M3. Fatto?’.
Accanto me ne sfreccia un altro con una matassa di fili in mano. Fuma una sigaretta mezza spezzata e la cenere gli cade distrattamente a terra. Due passi ed è già fuori dalla mia visuale.
Non che veda molto: i capelli neri mi coprono quasi interamente gli occhi ma qualcosa riesce a filtrare. Li sposto un poco e fisso un punto indeterminato davanti a me. Le mani intrecciate sotto il mento mi aiutano a sostenere il peso della testa, non che ce ne sia effettivo bisogno ma è un modo come un altro per rilassarmi.
Non mi sposto da dove sono, con i piedi fissi a terra e col sedere appoggiato sopra una grossa custodia imbottita e nera, tipo quei grandi bauli con le fibbie grosse e mezze arrugginite davanti e con gli angoli rinforzati.

‘Com’è?’
‘Come deve essere’

A questa mia risposta il Libero sorride, come sempre.
Cerca di spiare fuori. Quando mi rivolge di nuovo la parola sta ancora cercando di vedere qualcosa: scosta un poco, più che la tenda nera, i suoi capelli quasi bianchi, ancora immacolati e lustri. E pensare che resteranno così ancora per poco!
Sudaticci appiccicati e vissuti.

‘Non si scherza stasera: c’è un mare di gente. Altro che carica!’

E al finire della frase mi sorride nuovamente. Basterebbero i suoi occhi per capire che sta sorridendo e che la tensione non lo spaventa. Forse, al contrario, lo carica.
Di nuovo ricambio con un sorriso.

‘Vado a finire di là. Ci vediamo fuori’

Non fa a tempo a finire la frase che già mi da le spalle ed è scomparso nell’ombra da dove è venuto.
L’odore di gomma dei cavi e di via vai che c’è qui dietro è diverso di volta in volta ma sempre famigliare. Da sicurezza.
Una lucina si avvicina in fretta e furia e passa dall’altra parte: un uomo con la coda di cavallo si avvicina alla tavola del mixer e comincia a giocare (lui si diverte un mondo quando lavora) con tutte le piccole manopole e le leve.
Fisso ancora un poco i piedi. Fermi. Ancora per poco.

‘Non è la prima e non sarà l’ultima’
‘Decisamente non lo è’

Altra Voce è sereno anche se a vederlo si potrebbe dire il contrario. Saranno forse gli occhi che guizzano sempre da parte a parte, quasi a cercare se tra tutto quel marasma di gente c’è qualcuno che conosce. Ma è sicuro di sé. Come al solito.

‘Ritmo è già su?’ gli chiedo.
‘Non ancora. Sai che gli piace passare più tempo possibile col piccolo’
‘Che sembra quasi fatto a sua immagine e somiglianza’
'Togli pure il quasi!'

ed effettivamente è vero! È ancora un bimbo ma ha già preso la stessa grinta del papà e se gli si aggiunge un solo piccolo particolare, è identico a lui, eccezion fatta per il pizzetto.

Chissà se seguirà le orme del nostro paparino’
‘Chi può dirlo – gli dico – certo è che avrebbe un buon maestro’
Che pur essendo sempre quello meno in vista fa sognare e saltare tutti quanti’
‘Niente di meno!’
‘Ti senti carica Sirena?’
‘Più o meno quanto sono tesa’
‘Allora direi un bel po’’

Qualcuno lo chiama dal corridoio alla mia sinistra.

‘Ancora? Bah! E gliel’ho già detto tre volte che è tutto pronto e a posto. Meglio che vada a fargli vedere di persona se non gli basta’

Saluta con un cenno e si avvia verso il corridoio, lasciando muovere inerti, ma quasi con un ritmo cadenzato, i lunghi capelli e la barba.
Cerco di chiudere gli occhi e fare mente locale sulle ultime cose.
Qualche parola vaga nella mente e cerca di trovare il suo posto mentre corrugo la fronte e ripasso e ripenso; le mani (non me ne accorgo) seguono il ritmo e ondeggiano facendo frusciare le lunghe maniche del vestito.
Chissà quanti ne ho?
Uno, due, tre…tre sicuramente. Simili tra loro intendo ma diversi per suono e uso. Ne sto quasi perdendo il conto.

‘Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria’

Sognatore.
La sua voce mi riporta di scatto ma con dolcezza alla realtà.

‘Così dicono’ mi viene da rispondere
‘Ormai da qualche anno mi sembra’

Gli piace fare battute sottili.
Cultura enorme e un genio tutto suo. Guarda avanti a sé, coraggioso e convinto, come un eroe romantico un po’ sprezzante un po’ con l’aria di chi, per la prima volte guarda uno spettacolo come quello che può essere un tramonto sull’Oceano.
Il cappello calato sugli occhi non mi lascia vedere bene i suoi occhi. Tutto quello che penso di lui può essere tutto il contrario di tutto e lascia nella mia mente, e in quella di tutti quelli che lo ammirano, quella vaga sensazione di inquietudine e sicurezza celata dal trucco di scena.
Appoggia le mani dietro la nuca e si lascia cadere contro il muro alle sue spalle: la camicia sbottonata gli ricade lungo i fianchi.
Gli piace plasmare il Nuovo con il Vecchio: le parole sono il suo mondo e il loro suono la sua aria.

‘Stanno tutti aspettando’ dice
‘Capita sempre così eh?’
‘A volte mi chiedo quanto diamo noi e quanto riceviamo da loro…poi mi rendo conto che non ho una bilancia per misurare tutto questo, ne un parametro.’
‘Però basta sapere…’
‘…che quanto più diamo noi tanto più ci danno loro e quanto più ci danno loro tanto più diamo noi’


Adora questa frase.
L’adoro anch’io.
Artista opera e spettatore: quale dei tre tasselli vale di più?
L’ha già detto: non esiste una bilancia ne un parametro.
Le luci calano di colpo.
Il brusio divenuto silenzio esplode in grida e applausi.
Stanno chiamando.
È ora di alzarsi in piedi.
Sognatore inclina di poco la testa verso di me.

‘Sei pronta?’

Ritmo è già fuori e col buio non è stato notato: l’effetto sorpresa e boato che piace sempre.
È sempre più caldo e respiro e fasci di nervi sono una cosa sola.

‘Tu che ne dici?’

Sorriso complice d’intesa.
L’Altra Voce e Libero hanno già imbracciato le loro ‘piccole’ e si guardano le dita che scorrono rapide sui tasti, come gli scolari che cercano il ripasso disperato prima di una verifica: non che la cosa ci differenzi molto da quegli scolari eh…

Li facciamo aspettare ancora un po’?’ e ghigna divertito
‘Direi che hanno già sofferto abbastanza’
‘Chi lo sa’
‘Sei terribile lo sai?’
‘Giusto un pochino’


È la Voce della Folla che ci chiama. Tutti noi. Non uno di più ne uno di meno.

‘Già di fuori?’ mi chiede ancora una volta
‘Non noi’ gli rispondo strizzando l’occhio

e basta una sola parola per poter soddisfare la loro, forse più la nostra sete e risentire ancora una volta l’adrenalina che ti scorre in corpo.
Ormai è andata: si va in scena.


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Ho ritrovato questa One-Shot che ho scritto tempo addietro (risale a circa due anni fa) però...boh, mi sembrava carino riproporla :)

ShadoW
  
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