Perfetta.
Forse nemmeno questo aggettivo poteva
pienamente descriverla.
La sua bellezza si ergeva al di sopra di
tutto.
Un piedistallo di nobiltà di cui lei era consapevole.
Perfetta.
Generazioni di poeti avevano inneggiato a suo nome, non riuscendo a creare
nulla che la descrivesse più che
grossolanamente.
Superiore.
Il suo librarsi al di sopra di ogni cosa
terrena.
Ammirata.
E lei sapeva.
Sapeva che non esisteva alcuno che non le invidiasse la sua algida
eleganza. E se ne compiaceva.
Diversa.
Forse è questa la parola giusta. Era diversa.
Si alzava dalla massa omogenea, e li guardava dall’alto.
Li compativa, forse.
Mentre tutti erano costretti a
terra, lei viaggiava nel cielo, e le nuvole si scostavano ammirate a farle ala.
Irraggiungibile.
Tutti erano attratti dalla sua unicità.
Molti la desideravano, forse solo per offrirle un po’ di
quell’amore che a volte sembrava stesse per
squarciare loro il petto, mentre la loro anima sanguinava.
Solo lei avrebbe potuto guarire quelle ferite.
Ma non era suo compito. Lei non poteva…non poteva essere limitata dai loro meschini
bisogni.
Crudele.
Uno dopo l’altro sarebbero stati
trafitti dalle sue spine, finché il loro cuore non avesse sofferto tanto
da non avere più forza per proseguire.
Sarebbero stati annientati dall’interno.
Ridotti a gusci vuoti schiacciati dall’enormità della
loro devozione.
Ipocrita.
Lei piangeva, ma le sue lacrime erano solo
acqua.
Perché in
realtà lei sorrideva.
Trionfante.
Era irraggiungibile e perfetta, e lo sapeva bene.
Chi mai avrebbe potuto intaccare la sua luce?
Ma un giorno, un buio triste giorno
in cui, beffardamente, il sole splendeva radioso (perché?), due lame
crudeli si avvicinarono, e lei cadde.
A terra, frammenti di cristallo.
La perfezione stessa era stata incrinata.
Mentre (ma perché?) il sole continuava la sua danza, il
giorno sembrò più buio che mai, perché la luce si era indebolita.
Fu coperta con una tunica argentata, tentando di fermare la vita
che, goccia dopo goccia, la abbandonava.
E fu portata in una terra straniera,
perché i suoi assassini volevano sfruttare la sua luce.
E ogni giorno, piano piano, perdeva
un po’ di vita, perché ora si stava rendendo conto di ciò
che non avrebbe mai voluto scoprire (mai!).
Ora sapeva che lei non era né unica, né irraggiungibile,
né superiore.
Ora sapeva che ce n’erano tante come lei, cadute dal loro
piedistallo.
Perse per la loro superiorità.
Le vedeva in prigione d’acqua come la sua.
E loro vedevano lei.
La circondavano.
Risolini di scherno per la sua ingenuità viaggiavano da una
cella all’altra.
E la sua anima delicata non
poté più resistere.
La sua esistenza non aveva più uno scopo.
E il piedistallo crollò.
La perfezione si disgregò.
Nessuna luce riuscì più a bucare le tenebre di quella
terra.
E, il giorno dopo, tutto ciò che rimaneva della regina di ghiaccio erano dei frammenti di ceramica, un po’
d’acqua e, poco distante, una rosa rossa dal lungo gambo, ormai
appassita.
Ciao a tutti!!!
Ok, no riesco mai a scegliere un carattere
in linea con le storie che sia anche leggibile…questo però mi
sembra vada abbastanza bene! Cosa ne dite? (ok, mi avete scoperta! In realtà sto cercando di
avere recensioni. Credo di esserne un po’ dipendente)
Mi scuso tantissimo per l’enorme ritardo nell’
aggiornare la storia Poirot
ad Hogwarts, ma proprio non ne ho avuto il tempo. Prometto che cercherò di essere più veloce…anche perché ne
succederanno delle belle.
E poi continuano a venirmi nuove idee
per altre storie….sono un po’ sregolata!!!