Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: BitterSweetSymphony    14/10/2010    9 recensioni
Il corpo di Severus Piton è trasportato nella Sala Grande da due funzionari del Ministero.
Solo Harry Potter sa la verità sulla sua morte? No, chiuso nel suo secolare silenzio, un personaggio un po' particolare osserva, ricorda e piange.
Genere: Introspettivo, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La Canzone Del Parco

Penso che

ho di nuovo i brividi

e mi lascio prendere

da domande inutili

da poeti poveri

sui miei rami umidi

sulle foglie ultime.


Il corpo senza vita di Severus Piton ondeggiava pigramente dietro ai due uomini del Ministero. Era stato lo stesso Harry Potter a chiedere che il corpo del Mangiamorte fosse portato nella Sala Grande insieme a quelli di coloro che erano morti da eroi.
Con un tonfo sordo, la testa untuosa di Severus Piton urtò una radice sporgente. L’uomo più alto ridacchiò.
- ben gli sta. -
L’atro si limitò ad annuire, senza lanciare nemmeno uno sguardo al corpo che ondeggiava alle sue spalle.
Il Platano Picchiatore stava fermo in attesa. Quella notte non si sarebbe mosso. Non avrebbe agitato i suoi rami. Vide i due uomini emergere dalle sue radici, il corpo sanguinante di Severus Piton ridotto a poco più di una brutta bambola, un burattino trasportato da fili invisibili, vide e non si mosse.
Il Platano sapeva quello che quei due uomini non potevano capire, sapeva che Severus Piton era un eroe. E per la prima volta in tanti anni, con un certo stupore da parte dei due funzionari del Ministero, l’antico albero rimase fermo ad osservare.
Forse, se i due uomini fossero stati attenti, avrebbero potuto notare che i suoi rami sussultavano leggermente, come se tremasse, o si sarebbero potuti accorgere di come le gocce di rugiada cadevano pigramente dalle sue foglie, in un pianto grottesco. Ma i due uomini non guardavano.

A che cosa pensano

questi umani fragili?

A che cosa servono

i miei rami stupidi?

A che cosa servono

se mi lascio prendere

da pensieri inutili?


Era in debito con il giovane Mangiamorte, anche se lo odiava. Un Platano, antico come le mura di Hogwarts, essere eterno che aveva visto crescere innumerevoli generazioni di maghi e streghe e che altrettante ancora ne avrebbe viste, cosa poteva saperne lui dell’amore?
Quel sentimento così squisitamente umano, quell’emozione così assurda e fragile, così effimera che, tanti anni prima, l’albero aveva provato sulla sua corteccia.
Lily Evans stava piangendo appoggiata al suo tronco immobile, doveva avere non più di quattordici anni. La ragazza aveva imparato a bloccare i suoi rami da quell’antipatico di James che sperava di fare colpo su di lei, ora quell’albero era il suo rifugio. Un luogo dove nascondersi quando la tristezza era troppo forte.
Il platano rimase immobile e silenzioso. Com’erano stupidi gli umani, così deboli. Lui era superiore a sentimenti come la tristezza.  
Un giovane Severus Piton si era avvicinato alla ragazza e le aveva appoggiato timidamente una mano sulla spalla.
- Lily... - aveva sussurrato.
La rossa si era gettata tra le sue braccia, piangendo.
- Sev... -
- shhh... - l’aveva consolata lui. - andrà tutto bene. Non è niente. -
Il Platano aveva osservato.
- Ti voglio bene. - Severus aveva pronunciato queste poche parole con un filo di voce, a malapena udibile, ma erano state sufficienti a far sorridere di nuovo la ragazza.
Cos’era quel lampo negli occhi del ragazzino magro e unticcio? Cos’era quel brivido che scuoteva i suoi rami? Quel calore che lo sfiorava, quel sentimento che non era rivolto a lui?
L’albero secolare scacciò quei pensieri dalla sue testa. Erano solo stupide faccende umane.

Posso solo esistere

In eterno vivere

senza avere gli attimi

degli amanti giovani

degli amori giovani.


Per molti anni il Platano non aveva capito quello che aveva visto quel pomeriggio. Per molti anni aveva attribuito quel tremito che lo aveva scosso alla sua età.
La rivelazione era arrivata dopo. Solo l’anno precedente il Platano evava capito quello che non avrebbe mai potuto avere.
Severus Piton e Albus Silente si fronteggiavano nella radura davanti a lui. Stavano discutendo di un bambino e di una donna. Ascoltò distrattamente, mai gli sarebbe potuto venire in mente che l’uomo duro e risentito che discuteva con l’anziano preside e il bambino magro e timido che consolava la sua amica fossero la stessa persona.
- expecto patronus -
L’urlo squarciò il silenzio della notte e un cervo argentato trotterellò un paio di volte intorno ai due uomini. Ricordi di altri tempi, di altre vite, attraversarono la mente dell’albero. Quattro amici, le notti di luna piena, un ragazzo magro che consola la sua amica. E tutto gli fu chiaro.
- dopo tutto questo tempo?-
- sempre. -


A che cosa pensano

questi umani fragili?

A che cosa servono

i miei rami stupidi?

A che cosa servono

se mi lascio prendere

da pensieri inutili?

A che cosa?


Era solo un albero, cosa poteva saperne lui dell’amore? Antico, eterno, inutile, poteva solo stare in silenzio a rendere omaggio a un grande uomo. O forse era all’amore che rendeva omaggio, quel sentimento effimero e fragile che lui, lo sapeva bene, non avrebbe mai potuto provare.

Fine


Note:
Le parole in corsivo sono la seconda parte de La canzone del Parco dei Baustelle.
É la prima Fic che pubblico, anche se non è la prima che scrivo, e spero di non aver rovinato in un colpo solo luna bellissima canzone e il personaggio di Severus Piton.
Fatemi sapere cosa ne pensate, anche le critiche sono ben accette..
É la prima volta che uso l'HTML, spero che non si veda tutto sballato.
  
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: BitterSweetSymphony