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Autore: Alys93    14/10/2010    5 recensioni
Cosa succederebbe se qualcuno scoprisse il segreto di Kagome e del pozzo vicino al suo tempio? Soprattutto se quel qualcuno scoprisse di possedere poteri che non avrebbe mai immaginato di avere? Le avventure non mancheranno, ve l'assicuro! Se la trama v'interessa, sarò felice di leggere i vostri commenti e \ o suggerimenti (è la mia prima storia) Grazie in anticipo
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Oltre il pozzo'
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Capitolo 2: Nuovi istinti

Kagome si avvicinò alla giovane che aveva davanti e sussurrò incredula “Kaori? Ma sei proprio tu?”.
Kaori la fissò per un istante, poi si poggiò le mani sui fianchi e rispose “E chi accidenti dovrebbe essere? La pizza a domicilio?”.
Rivolse uno sguardo al resto di quello strambo gruppo e chiese “Che siamo, ad una festa in maschera?”.
“Che cosa ci fai qui?” le chiese Kagome “E..Come accidenti hai fatto a seguirmi? Il pozzo…”.
“A proposito del pozzo” mormorò l’altra “Com’è che ti ci sei tuffata dentro? Dove accidenti siamo, Kagome?”.
“Ti ho seguita per capire cosa stessi facendo e… mi sono ritrovata qui. È tutto così assurdo!” esclamò poi, sedendosi a terra.
L’amica le si sedette accanto “Il pozzo non avrebbe dovuto farti passare… Solo io ed Inuyasha possiamo farlo”.
La ragazza le rivolse uno sguardo incuriosito “Come? Non sarei dovuta passare? Ma che vuoi dire? E chi è questo Inuyasha?”.
Il mezzo-demone fece un sbuffo “Sono io. Tu, piuttosto, chi sei? E come mai conosci Kagome?”.
Kaori lo fissò, seccata dal suo tono duro “Mi chiamo Kaori Shibuja. E, per tua informazione, io e Kagome siamo vicine di casa e la conosco da parecchio tempo”.
Il suo sguardo si soffermò prima su Tessaiga, poi sui suoi vestiti ed infine sulle orecchie che spuntavano dalla chioma argentata.
Incuriosita, si alzò in piedi e cercò di sfiorarle “Ma sono vere, oppure è un bel fermaglio per una festa in maschera?”.
Miroku trattenne a stento una risata davanti all’espressione dell’amico, che replicò “No, sono vere. Almeno quanto la tua coda!”.
La ragazza arrossì vistosamente e ricadde a sedere, come per nascondere quel’assurdità che le era spuntata poco dopo che era uscita dal pozzo.
Si sentiva male al solo pensiero che quell’appendice pelosa le appartenesse davvero e non fosse solo un brutto scherzo.
Kagome le rivolse uno sguardo confuso “Kaori, com’è possibile che ti sia spuntata una coda da lupo e che le unghie ti si siano allungate in questo modo? Anche le orecchie sono... diverse. Non eri così dall’altra parte…”.
Sango si appoggiò all’albero alle sue spalle e mormorò “Forse è meglio che la tua amica ci racconti tutto dall’inizio, o non ci capiremo niente”.
Kaori sospirò “Stamattina ti ho visto uscire con uno zaino gigantesco sulle spalle e mi sono chiesta dove stessi andando così presto… Ti ho vista saltare nel pozzo e credevo che stessi facendo uno scherzo a Sota, ma poi, quando mi sono affacciata, tu non c’eri. Eri sparita nel nulla!”.
Si passò una mano tra i capelli, nervosa nel sentire le nuove unghie graffirle la pelle; maledizione! Se non stava attenta, rischiava di ferirsi da sola come una povera stupida!
“Ti ho chiamata più volte, ma non mi rispondevi” aggiunse cupa, allontanando quei pensieri.
“Ma come hai fatto a finire nel pozzo?” le chiese l’altra, sempre più sorpresa, “Devi ringraziare quel’idiota del tuo gatto, se sono caduta lì dentro”.
“Bujo? Che c’entra il mio gatto?”, “Mi è saltato sulla schiena, facendomi rischiare l’infarto!” spiegò lei “Ho perso l’equilibrio e sono finita nel pozzo. Quando ne sono uscita, mi sono ritrovata qui”.
“Questo però non spiega perché tu abbia la coda e tutto il resto…” mormorò Kagome “Cosa ti è successo?”.
“Ho visto il Dio Albero in mezzo alla foresta” la sentì sussurrare “Ma, quando l’ho raggiunto, intorno c’era solo la foresta. Di case, neanche a parlarne. Di colpo, mi è venuto un prurito micidiale e non ho ben capito cosa mi è successo. Volevo bagnarmi in un laghetto per calmare quel formicolio, ma, appena mi sono affacciata, ho visto il mio riflesso e…”.
Nascose il viso tra le mani, mugugnando “E mi sono accorta che le orecchie si erano allungate e, andandole a toccare, mi sono graffiata. Solo a quel punto mi sono accorta di questi..artigli. Poi è sbucata anche la coda… Mi sono spaventata a morte!”.
Un sospiro le sfuggì dalle labbra “Quando mi sono calmata, mi sono accorta di sentire molto meglio gli odori. Ho sentito il tuo profumo..non so come ho capito che fossi tu, ma ho seguito la scia e sono arrivata qui”.
Prima aveva camminato per ore, senza capire cosa fare, in preda al panico più totale; la scia dell’amica era stata una vera e propria benedizione.
Si lanciò un’occhiata alle spalle “Non ho mai corso così velocemente in tutta la mia vita. Ero un fulmine! Lungo la strada, ho anche oltrepassato un burrone con un salto! Non ho la minima idea di come ci sia riuscita”.
“Quindi… ti sei trasformata quando sei arrivata qui? E.. tutte le tue capacità si sono… come affinate, ho capito bene?” le chiese Kagome, confusa da quella strana situazione.
“Vuoi dire che prima non era un demone lupo?” esclamò Inuyasha, piuttosto sorpreso.
“A chi hai dato del demone?” sibilò Kaori, alzandosi in piedi “Ma come ti permetti?!”.
“Non è che ha tutti i torti” sussurrò Sango “Sei quasi identica a Koga ed a tutti gli altri demoni lupo che scorrazzano qua in giro”.
“Io non sono un demone!” esclamò la ragazza, scuotendo la testa “Non posso esserlo! È una cosa assurda! Non sono un demone… I demoni non esistono”.
“Ed io cosa sarei, allora?” borbottò Inuyasha, “Beh, a dire la verità, tu sei un mezzo-demone, Inuyasha” mormorò Miroku.
Quando si accorse dell’espressione incavolata dell’amico, capì che il suo commento era stato del tutto inappropriato.
“La tua aura sembra dire proprio il contrario” riprese seccamente il ragazzo, rivolgendosi alla nuova arrivata “Sei un demone lupo, la tua puzza è inconfondibile”.
“Io non puzzo” replicò lei “E, tanto per essere chiari, tu non profumi di lavanda, tipo con le orecchie strane!”.
“Ehi!” esclamò il mezzo-demone “Bada a come parli con me, ragazzina!”, “Sta’ attento tu a come ti rivolgi! Guarda che ti stendo in meno di un secondo, sono cintura nera di karate!”.
Lo youkai la fissò perplesso e si rivolse a Kagome “Cos’è questo karate? Non ne ho mai sentito parlare”.
Kaori gli rivolse un’occhiata incredula “Ma dove accidenti vivi? Nel medioevo, forse?”. Kagome rise nervosa “Kaori.. In effetti, noi siamo nel medioevo. Questa è l’epoca Sengoku”.
L’amica sbatté un paio di volte le palpebre, cercando di capire se, nonostante il nuovo finissimo udito, avesse sentito male “Mi stai prendendo in giro?”.
“Forse è meglio che ti siedi, così ti spiego tutto” mormorò l’altra “È una cosa piuttosto complessa”.

Un paio d’ore dopo, Kaori gettò un ramoscello nel fuoco e mormorò “Mi stai dicendo che il pozzo è una sorta di barriera spazio-temporale e che tu salti le lezioni per cercare i frammenti di questa.. Sfera dei quattro Spiriti?”.
“Esatto” rispose Kagome “Li sento, perché sono la reincarnazione di un’antica sacerdotessa. Dato che l’ho frantumata, devo recuperare ogni singolo frammento”.
“E questo, prima che Naraku ci metta sopra le mani” aggiunse Miroku, “Se dovesse riuscirci, sarebbe la fine” convenne Sango.
“Allora tutte le leggende che racconta tuo nonno non sono cavolate” sussurrò Kaori “È tutto vero… I demoni, le maledizioni… addirittura i talismani”.
Una bassa risata le sfuggì dalle labbra “Certo che ha una bella fantasia per tutte le malattie che s’inventa per giustificare le tue assenze”.
“Già” commentò l’amica “Certe volte mi spaventa con tutte le frottole che dice alla scuola…”.
“Questo però non spiega perché tu ti sia trasformata una volta da questa parte del pozzo” disse Shippo “Com’è possibile che tu sia umana ed anche demone?”.
“Non ne ho idea” mormorò la ragazza “So solo che è tutto così assurdo… Sembra uno dei miei incubi”.
“Intendi quelli di cui mi parli di tanto in tanto? Quei sogni premonitori?” chiese Kagome, “Sì. Ieri notte ho sognato questa foresta e il sibilo di quel boomerang gigante”.
Ma gli occhi luminosi non li ho ancora visti. Chissà cosa volevano dire… 
“Comunque sia, hai l’odore più strano che abbia mai sentito” commentò Inuyasha, “Che vorresti dire?” chiese lei, fissandolo storto.
Certo che il primo incontro non era stato esattamente dei più amichevoli…
Quel tipo le dava sui nervi con quella sua aria superiore; ma chi si credeva di essere?
“Sai di demone, ma sento anche una debole traccia umana” spiegò il mezzo-demone “Non sembri un demone completo, ma non sei nemmeno come me”.
Un essere a metà mormorò cupo, fissando l’oscurità davanti a sé.
“Non so che dirti” la sentì mormorare “So solo che, stamattina ero una normalissima ragazza, e, adesso, mi ritrovo protagonista di una delle leggende che si raccontano ai bambini”.
Lasciò andare un sospiro e chiese “Come faccio a tornare a casa in questo stato? A mia madre verrà sicuramente un infarto!”. “
Questa è l’ultima cosa di cui ti devi preoccupare al momento” sibilò lo youkai, balzando in piedi “Abbiamo compagnia”.
Un folto gruppo di occhi luminosi li fissavano tra gli alberi ed il giovane fu rapido a sguainare Tessaiga.
“Cosa credi di fare con quella vecchia spada arrugginita?” chiese Kaori “Non credo che possa fare granché…”.
Non ebbe neanche il tempo di finire la frase, che Tessaiga assunse la sua forma da combattimento, facendole morire le parole in bocca.
“Una vecchia spada arrugginita, eh?” ridacchiò Inuyasha, afferrando con più decisione l’elsa “Non hai ancora visto niente, ragazzina”.
Il gruppo di occhi si mosse improvvisamente verso di loro, rivelando i propri possessori.
Sango si preparò a lanciare l’hiraikotsu contro l’ammasso di vermi, serpenti e demoni vari che li stavano attaccando e si lasciò sfuggire una smorfia nel vedere quanti fossero.
“Naraku ci ha mandato la solita comitiva” commentò Miroku, affiancandola “Che vorrà stavolta?”.
“Bando alle ciance. Qui è ora di fare disinfestazione”; detto questo, Inuyasha si tuffò in quel mare di esseri disgustosi, eliminandone il più possibile.
Kagome incoccò rapidamente una freccia e colpì un demone serpente che si stava pericolosamente avvicinando.
L’orrenda sagoma sparì di colpo e Kaori fissò l’amica con gli occhi sgranati. “Da quando sai tirare con l’arco?”, “Da quasi un anno, ormai. È piuttosto utile” rispose lei, colpendo un altro mostro.
Shippo si rannicchiò dietro le gambe delle ragazze, sussurrando “Sono più del solito. Che cosa facciamo adesso? Kaori…”.
La giovane lo fissò incredula “Cosa vuoi che faccia? Questi cosi… Io non so come affrontarli! Non ho mai fatto niente del genere!”.
“Ma che razza di demone sei?” esclamò Inuyasha, abbattendo l’ennesimo demone “A cosa credi che ti servano quegli artigli, se non per difenderti?”.
Un colpo improvviso gli fece perdere la presa sulla spada, che finì poco lontano, ed il mezzo-demone di fece largo tra i nemici a suon di artigli per recuperarla.
Pezzi di esseri disgustosi cadevano tutt’intorno a lui, impregnando l’erba con l’odore metallico del sangue.
Kaori lo fissò sorpresa, ma non ebbe il tempo di rimuginarci oltre, che qualcosa la sbalzò per aria, ferendola ad un braccio.
Cadendo a terra, la ragazza si portò una mano sulla ferita ed alzò lo sguardo sull’enorme verme che la sovrastava.
“Questa me la paghi, essere schifoso!” ruggì, lanciandosi contro di esso con le unghie tese.
Il demone cadde al suolo in decine di pezzi, mentre la giovane demone riatterrava con un elegante balzo.
Fissò i resti del suo avversario e fece scrocchiare le dita artigliate, sentendo qualcosa di nuovo agitarsi dentro di lei.
Era una sorta d’istinto, qualcosa d’innato, che la spingeva a combattere ancora, a fare a pezzi tutti i nemici che le si paravano davanti.
Voleva eliminarli tutti, fino all’ultimo.
Con un grido selvaggio, si lanciò nella mischia, facendo strage degli emissari di Naraku.
Alla fine, di un centinaio di demoni non rimanevano che le carcasse mutilate, mentre Inuyasha e gli altri fissavano la radura ormai silenziosa.
Miroku riavvolse la benda attorno alla mano destra e sospirò “Stavolta erano molti più del normale. Eppure non sono stati seguiti da nessuna emanazione. Piuttosto strano, non trovate?”.
Sango iniziò a ripulire il proprio hiraikotsu e disse “Meglio così. Almeno possiamo rilassarci un po’, non credete?”.
Poi lanciò uno sguardo sorpreso alla demone che le stava davanti “Per essere il tuo primo combattimento, te la sei cavata piuttosto bene”.
Kaori scosse la testa e si poggiò una mano sulla fasciatura fattale da Kagome “Non ho mai provato niente di simile. Io volevo farli a pezzi. Non capisco cosa mi sia preso”.
“È semplice: la tua natura demoniaca sta venendo rapidamente a galla” spiegò Inuyasha “L’istinto di sopravvivenza ha avuto il sopravvento su tutto il resto”.
“Sarà, ma sono distrutta” sussurrò la ragazza “Tutte queste emozioni mi hanno tolto ogni briciolo di energia”.
Con un grosso sbadiglio, si stese accanto al fuoco e sprofondò rapidamente nel mondo dei sogni.
“Deve essere proprio stremata per addormentarsi così” mormorò Kagome “Di solito, è un tipo davvero energico”.
“Dovrà imparare a sfruttare al meglio le proprie energie” disse Inuyasha, sedendosi accanto a lei “È molto inesperta. Avrà bisogno di qualcuno che le insegni a combattere, se vuole sopravvivere qui” .
“Potresti aiutarla tu” propose la ragazza “Chi, meglio di te, le può insegnare a combattere come un vero demone?”.
“Non sarà facile” mormorò lui “La tua amica è davvero cocciuta. Non credo che andremo molto d’accordo”.
“Neanche noi due andavamo d’accordo, all’inizio” gli rammentò l’altra con un sorriso “Mentre adesso.. siamo amici”.
“Già” sussurrò il mezzo-demone, fissandola di sfuggita, Amici. Se solo sapessi cosa provo per te, Kagome… Ma dirtelo non è così semplice, soprattutto adesso che il fantasma di Kikyo sembra sovrastarci con la sua ombra oscura.

I raggi del sole svegliarono il gruppo, impaziente di rimettersi in marcia, ma Kagome si accorse subito dell’assenza di Kaori.
“Dove sarà andata?” chiese a Sango, la prima ad aver aperto gli occhi, “Non è da lei sparire così”.
“Forse ha bisogno di pensare a quello che le è successo” suggerì saggiamente Miroku “Non dev’essere facile per lei accettare tutto questo”.
“Sarà, ma, inesperta com’è, è un facile bersaglio per gli altri demoni” borbottò Inuyasha, cercando quella nuova scia nell’aria.
Con uno sbuffo, indicò gli alberi alla propria destra “Non è molto lontana. Si è fermata davanti al ruscello che abbiamo guadato ieri pomeriggio”.
Kagome si morse un labbro “Sarà meglio che vada a parlarle. Probabilmente, è ancora scossa per quello che l’è successo ieri”.
A passo svelto, s’incamminò lungo il sentiero, raggiungendo l’amica che fissava pensierosa lo scorrere del corso d’acqua.
“Ciao, Kagome” mormorò, gettando una pietra nell’acqua “Scusa se mi sono allontanata così, ma avevo bisogno di pensare”.
“Posso capirti” la rassicurò lei “Anch’io, la prima volta che finii qui, mi sentivo piuttosto spaesata. Mi ci è voluto un po’ per ambientarmi”.
“Lo immagino, ma almeno tu sei rimasta la stessa” la sentì sussurrare cupa “Io, invece… Non so più chi sono”, “Sarai anche diventata un demone, ma dentro sei sempre la stessa Kaori”.
Le parole di Kagome la aiutarono a riflettere meglio e la ragazza lasciò andare un sospiro “Spero solo di capirci qualcosa di più in tutta questa faccenda”.
Doveva calmarsi e pensare ad una soluzione, ma, se avesse continuato a crucciarsi sul problema, non avrebbe risolto granché.
Inclinò la testa verso gli alberi e sorrise “Sarà meglio tornare indietro. Penso che Inuyasha ci stia per raggiungere”.
“Come fai a capire che è lui?” le chiese l’altra, “Solo lui può camminare a piedi nudi in questo posto” ridacchiò Kaori “E… sento come una strana sensazione.. Forse percepisco la sua aura”.
“Sarà meglio che impari alla svelta, perché qui il saper distinguere le aure demoniache è fondamentale” l’avvertì lo youkai, uscendo dalla cerchia di vegetazione.
“Kagome, il frammento che hai sentito è molto distante?” chiese poi alla giovane in divisa scolastica, “No” rispose lei “Anzi, si sta avvicinando”.
“Sarà meglio prepararci, allora” disse il mezzo-demone “Andiamo a dare il benvenuto al nostro amico”.
Questi frammenti devono essere davvero preziosi se un tipo come lui vi è tanto interessato mormorò la demone lupo, preparandosi psicologicamente ad un nuovo scontro.
Mentre ancora rimuginava tra sé, un demone dalla pelle bluastra apparve tra gli alberi, puntando dritto verso Kagome.
“Percepisci gli altri frammenti, eh?” chiese sardonico Inuyasha, sguainando Tessaiga “Vedremo se sei capace di affrontarmi!”.
Il demone ruggì, mostrando una doppia fila di zanne accuminate, poi si lanciò all’attacco.
Lo youkai sorrise, capendo che quel tipo era tutto muscoli e niente cervello, e si voltò appena verso le ragazze dietro di sé “Kaori, resta vicino a Kagome”.
Fissò divertito il nemico che cercava di colpirlo ed aggiunse “Non credo che ce ne sarà bisogno, ma, se questo demone dovesse mettermi fuori gioco, dovrai fare di tutto perché non si avvicini a Kagome, sono stato chiaro?”.
“Cristallino” replicò lei, sfoderando gli artigli mentre l’adrenalina le scorreva rapida nelle vene.

Come Inuyasha aveva previsto, il demone era decisamente stupido e facile da sconfiggere ed il frammento della sfera brillava nella ferita aperta dalla lama di Tessaiga.
Il giovane sorrise “Ecco fatto. Un altro frammento è nelle nostre mani”, fece per prenderlo, ma un improvviso ronzio lo distrasse.
Un enorme insetto calò rapido sul frammento, afferrandolo tra le sottili zampe nerastre, per poi librarsi nuovamente nell’aria.
Il mezzo-demone diede una forte imprecazione “È uno degli insetti di Naraku! Maledizione! Se non ci sbrighiamo, non lo troveremo più!”.
Kagome incoccò una freccia, che però non raggiunse l’insetto, ormai diventato solo un puntino nero contro il cielo terso.
Kaori non perse tempo e, seguendo il proprio istinto, iniziò a correre dietro quella specie di ape troppo cresciuta, saltando di ramo in ramo per avvicinarsi il più possibile.
Alle sue spalle, sentiva Inuyasha seguirla, mentre lanciava imprecazioni contro Naraku ed i suoi maledetti insetti.
Non me lo lascerò sfuggire pensò tra sé, spiccando un balzo dal ramo di una grossa quercia.
Annullò rapidamente la distanza tra sé e quel coso volante, colpendolo con gli artigli ed afferrando il frammento di sfera prima che cadesse assieme ai miseri resti dell’insetto.
Sorridendo, atterrò facilmente sul terreno, osservando quella scheggia luminosa chele brillava in mano.
“Allora sarebbe questo uno dei frammenti che cercate” disse sorpresa, rigirandoselo tra le dita.
“Grazie, Kaori” mormorò affannata Kagome “Non sai quanto sia importante ogni singolo frammento”.
“Lo sento” replicò l’altra, mettendoglielo in mano “Avverto una forte energia provenire da questa scheggia. Non so se la cosa mi piace”.
“Comunque sia, hai fatto un buon lavoro” disse Inuyasha “Finalmente hai capito a cosa servono gli artigli”.
La ragazza sorrise appena “Lo devo considerare un complimento? Lo hai detto tu stesso che devo imparare alla svelta, no?”.
Scuotendo la testa, ritornò alla radura ed il gruppo continuò la ricerca di altri frammenti fino a pomeriggio inoltrato.
Sango prese alcune mele dalla sacca e le porse agli altri, dicendo “Questa zona è totalmente priva di alberi da frutto. Fortuna che facciamo sempre delle scorte”.
Miroku addentò il frutto, sorridendo allegro “Niente da fare. Sei sempre la migliore, Sango”.
Lei fece per sorridere, ma la sua espressione cambiò si colpo quando sentì la mano del monaco scivolarle sul fondoschiena.
Una sberla lo colpì in pieno volta, mandandolo a terra, mentre la sterminatrice gli rivolgeva un’occhiata fiammeggiante.
“Pervertito che non sei altro!” ringhiò, allontanandosi il più possibile dal bonzo, che ancora si massaggiava la guancia.
Kaori inarcò un sopracciglio “Il monaco fa la mano morta?”, “Abituatici” le mormorò Shippo “Miroku fa così con tutte le ragazze che incontra”.
La demone sgranò gli occhi, ridendo “Complimenti. Che bella moralità per un monaco. Spero per lui che non ci provi mai con la sottoscritta. Non gli conviene”.
Poi si rivolse all’amica “Kagome, tu quanto pensavi di rimanere qui? Io dovrei tornare a casa. Se davvero i giorni passano alla stessa maniera da entrambe le parti, i miei saranno fuori di testa”.
Si passò una mano tra i capelli, mormorando “E poi, devo ancora studiare per il compito di matematica di domani”.
Per Kagome fu come un fulmine a ciel sereno “È domani?! Ma come? Il prof non aveva detto che era la prossima settimana?”.
L’altra la fissò, inclinando appena la testa da una parte “Kagome, domani è lunedì. È la prossima settimana”.
La ragazza si mise le mani nei capelli “Accidenti! Allora devo tornare anch’io! Non posso mancare ad un esame!”.
“Avevi detto che restavi almeno una settimana” sbottò Inuyasha, afferrandole un braccio “Non puoi andartene dopo appena due giorni!”.
Non poteva lasciarlo da solo dopo così poco tempo, maledizione! Non poteva andarsene così presto!
“Devo” mormorò lei, correndo verso la radura dove si erano fermati poco prima per prendere lo zaino.
Kaori scosse la testa “Kagome è sempre un po’ distratta, ma ci credo, con quello che deve affrontare qui”.
La seguì, muovendosi rapida tra gli alberi secolari e prese il pesante zaino che l’amica cercava di sollevare.
La sua forza era decisamente aumentata, perché lo sollevava con la massima facilità, neanche fosse una piuma.
Se lo sistemò sulle spalle e disse “Dai, Kagome. È meglio se ci sbrighiamo, o non riusciremo a combinare niente”.
“Non credo che riuscirei mai a tenere il tuo passo” ribatté l’altra con un sospiro, “Non c’è problema. Ti porto io”.
Senza darle il tempo di domandarle come, la caricò sullo zaino e ridacchiò “Tieniti forte, mi raccomando!”.
Si voltò verso il gruppo e li salutò con un cenno della mano “A presto, ragazzi. Credo proprio che tornerò a farvi visita”.
Poi iniziò a correre attraverso la foresta, ridendo nel sentire le esclamazioni spaventate di Kagome, che si reggeva con forza alle sue spalle.
Quando saltò oltre un piccolo burrone, la ragazza lanciò un grido di panico, mentre l’amica continuava imperturbabile attraverso le praterie.
Arrivate al pozzo, la demone lupo fece scendere la compagna e chiese “Ci dobbiamo gettare di nuovo qui dentro?”, “Sì, è l’unico modo per tornare”.
“Va bene, allora andiamo” mormorò lei, tuffandosi nel buco, subito seguita da Kagome.
Con un sospiro, le due ragazze tornarono nella loro epoca ed uscirono dal piccolo tempio, illuminato ormai dal sole che tramontava dietro la montagna.
Kaori cominciò a grattarsi furiosamente, gemendo “Forse sto tornando normale. Ti prego, fa che la coda sparisca!”.
“Direi che sei stata accontentata” ridacchiò Kagome  “Ora hai solo un buco nei pantaloni ed anche le orecchie sono quelle di sempre”.
La ragazza sospirò grata, poi sembrò ricordarsi del compito che le attendeva il giorno seguente e mormorò “Kagome, ti dispiace se studio da te? I miei mi farebbero di sicuro un interrogatorio e non mi lascerebbero concentrare”.
Lei sorrise “Vieni pure, li avviseremo dopo che sei tornata. Adesso, però, concentriamoci su quello che ci aspetta domani”.
“Credimi, preferirei affrontare cento demoni, piuttosto che fare quel compito” disse l’altra, avviandosi di malavoglia verso casa Higurashi.

“Tesoro, Kaori è tornata” sussurrò Masaru, fissando la finestra “E con lei c’è anche Kagome. Sembra che stiano bene”.
“Ma dove sarà stata tutto questo tempo?” chiese la moglie “Non è da lei sparire così di colpo, senza dire niente”.
“Le ho viste uscire dal pozzo”.
Quella frase conteneva in sé più significati di quello che sembrasse e Fumiyo sospirò “Dovremo dirle tutto, ormai può capire. Abbiamo aspettato anche troppo per raccontarle la verità”. 

   
 
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