a trascinarmi fuori da quel maledetto letto prima che sorga il sole,
per convincere me stessa che mi aiuti a dare significato a queste giornate tutte uguali, non importa se c'è il sole o se piove:
accomunate dal grigio, ecco come sono. Tutte.
Continuo a studiare giorno dopo giorno sempre dagli stessi - vuoti - libri,
perchè mi hanno detto che dia senso al mio futuro - anche se ne svuotano il mio presente? -,
perchè forse mi piace illudere me stessa di dare una parvenza di senso a questo tempo.
Sposto lo sguardo dalla finestra, riordinando la mia treccia.
Qualcuno sta ripetendo a ventuno ragazzi delle nozioni di greco che non ascolto, che le mie orecchie non percepiscono, non più.
Mi volto alla mia destra, in quel banco pieno di scritte accanto al mio, esattamente come sette anni fa.
Ma non è una bambina con la divisa delle elementari che vedo al mio fianco, adesso. Non c'è più quell'aria spensierata e ingenua.
Nonostante io ti guardi molto spesso con insistenza non ti volti mai a ricambiare, chissà per quale assurdo motivo.
Ma sai, non ne ho bisogno, nè l'ho mai avuto.
L'ho vista, quella fiamma che brucia nel tuo sguardo, celata sotto falsa rassegnazione.
L'ho vista, sai, quella pazza smania di libertà, quella sete di individualità, quella voglia di correre lontano, il più lontano possibile, senza mai stancarsi.
Credimi, se ti dico che so cosa significa sentirsi tutto e tutti stretti.
Abbi fiducia, se sono così presuntuosa da dirti che so cosa provi quando guardi fuori dalla finestra alla ricerca di qualcosa che puntualmente non c'è, trovando qualcosa non all'altezza. - ma di cosa, poi? -
Lo so che scapperesti anche adesso, abbandonando questi libri freddi, se solo ti dicessi che c'è un volo pronto per noi.
Dammi la mano, te lo prometto:
Il mondo è nostro.
brucia, dentro.