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Autore: Folle_camille    15/10/2010    2 recensioni
Peter era accovacciato sul letto, terrorizzato, e con le mani tremanti stringeva un cuscino candido.
-Qual è il tuo problema?- Remus chiese, sconvolto da quella scena patetica.
-Remus, io. Io non riesco a smettere di pensarci-
La cosa più idiota che abbia mai scritto in diciott'anni di vita. Dedicata ad un tale Calzino. Non vogliatemi male!
Genere: Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Peter Minus, Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Disclaimer ~ I personaggi appartengono, come al solito, a Geicappaerre. La storia è stata scritta per svago, senza scopo di lucro.

Note ~
Per farvi capire di cosa parla questa storia vi racconterò una stupida vicenda. Durante i gloriosi anni di liceo, io ed altri tre amici eravamo i Marauders; il mio amico Calzino era Peter. Un giorno ci raccontò di aver sognato di rubare delle anatre (non chiedetemi il motivo, non ne ho idea) e la mia amica Sara, o Sirius, travisò, scambiando la parola "rubare" per "stuprare"; da allora Calzino è per noi uno spietato stupratore di anatre e, di conseguenza, lo è anche Peter.
Buona lettura!




                                 ~ Anatre ad Hogwarts.




Quando Remus entrò in Dormitorio, non si aspettò di trovarvi un così insolito silenzio.
Appoggiò i suoi libri sulla scrivania e si guardò intorno circospetto, come se si aspettasse che qualcuno gli sarebbe saltato addosso all'improvviso.
Aprì di qualche centimetro la porta del bagno e ci infilò dentro la testa, assicurandosi che non ci fosse nessuno, poi la richiuse delicatamente.
Quasi non riusciva a crederci: il Dormitorio era meravigliosamente vuoto, forse per la prima volta in tutta la storia di Hogwarts.
-Beh, wow- sussurrò felice, sfregandosi le mani.
-Remus?- lo chiamò una voce incerta proveniente dal baldacchino di Peter.
-Oh, no- 
Si avvicinò desolato al letto e tirò le tende. 
Peter era accovacciato sul letto, terrorizzato, e con le mani tremanti stringeva un cuscino candido.
-Qual è il tuo problema?- Remus chiese, sconvolto da quella scena patetica.
-Remus, io. Io non riesco a smettere di pensarci-
-Pensare a cosa?-
E' solo così atroce, Dio, non posso credere di non essermene accorto prima- Peter continuò senza ascoltarlo, levando gli occhi lucidi e smarriti verso il soffitto.
-Cosa?- Remus tentò nuovamente.
Peter voltò lo sguardo verso di lui e gli sbattè il cuscino sulla faccia, dopodiché questo cadde miseramente sul pavimento con un tonfo ridicolo.
Remus sollevò le sopracciglia molto oltre il suo standard, già di per sé alto, e Peter avrebbe potuto giurare che avessero sfiorato l'attaccatura dei capelli.
-Qual è il tuo problema?- Remus ripetè, sfinito.
Peter ebbe un sospiro tremulo.
-Penne di anatra. Nel cuscino-
Remus non capiva. Davvero, anche se avrebbe voluto.
-Cazzo, Remmie, nel cuscino ci sono piume di anatra-
-E allora?-
Peter gli rivolse uno sguardo disgustato e allibito.
-Cioè, noi dormiamo tutte le notti su relitti di anatra! Non capisci? E' semplicemente atroce!-
Remus non sapeva cosa rispondere, era tutto così dannatamente ridicolo.
Rivolse solo un'occhiata terrorizzata a Peter, convinto che da un momento all'altro l'amico avrebbe emesso un urlo orribile e lo avrebbe assalito con violenza, per poi essere trasportato di corsa al reparto Schizofrenia e Pazzia al San Mungo.
Mentre immaginava gli occhi folli di Peter che accoltellava con furia il suo corpo -Beh, ci vediamo- disse, e scomparve velocemente dalla stanza.
-Saprei io come consolarle, quelle povere anatre spennate e frustrate- fu il mormorio che Remus udì distintamente prima che la porta si chiudesse alle sue spalle.
Remus non capì mai il significato di quella frase, neanche negli anni a venire, e si guardò bene dal chiederlo a Peter.
   
 
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