15/10/2010
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Prologo
She’s Leaving Home.
Eravamo appena entrati nella nostra stanza di albergo, aveva davvero una bella vista, andai sul balcone e mi affacciai, stavamo all’ ultimo piano e si vedeva che dall’ entrata dell’ albergo un sacco di giornalisti volevano avere un incontro con la persona che mi accompagnava. Ma se guardavi l’ orizzonte si vedeva la vera città, anche se molto cambiata da come la ricordavo.
“Sembra tutto così diverso, non è certo la Venezia di 45 anni fa!” sospirai.
“Ma è logico Rica, che ti aspettavi di vedere, ancora barche di piccole dimensioni e gente che balla nei bar con un LP trovato alla fortuna?” disse l’uomo dietro di me.
“No, certo che No. Ma quello è l’unico ricordo che ho di Venezia.”
“Senti, Rica, se non vuoi stare qui ti capisco, possiamo andarcene subito se vuoi” mi disse in tono dolce.
L’ ultima volta che ero stata in quella bellissima città era nel lontano 1965, l’anno in cui conobbi lui, se adesso ci penso sembra ieri! Non ci conoscemmo certo a Venezia, sarebbe stato troppo romantico, fu Milano la città del nosto amore, lì ci innamorammo, o meglio si innamorò, perchè io ero già pazza di lui!
A Venezia ci andai in primavera, fu lì che lo “incontrai” per la prima volta, ero con mio padre e con mia madre, e mentre camminavamo per l’ umida città mi ricordo che facevo tantissime fotografie, era una cosa davvero fantastica per me uscire da una povera città come Napoli, Venezia era come un altro mondo. Fu in quell’ anno che mia madre se ne andò, era il 15 Aprile, stavo al bar vicino al ponte dei Sospiri, con degli amici inglesi che avevo conosciuto in quei giorni, io gli insegnavo l’ italiano e loro l’inglese, mi aiutarono molto. Era un pomeriggio, molto caldo anche se a metà Aprile, stavamo ascoltando un LP che avevano portato dall’ Inghilterra, si chiamava “Beatles For Sale” e logicamente era dei mitici Beatles!
Mentre cantavamo la movimentata I'm a Loser scritta da John, vidi mio padre, correva, correva veloce, veniva verso di me con le lacrime agli occhi. Arrivato al nostro tavolino mi prese e mi portò in una piccola stradina lì vicino, ancora con il fiatone.
Era molto stanco, piegato in due per la fatica della corsa, la strada dall’ albergo al bar era molto lunga, soprattutto a piedi.
Appena il fiatone si calmò iniziò a singhiozzare, non lo avevo mai visto così, non capivo il perché di questi singhiozzi, gli ci vollero altri 10 minuti per calmarsi, poi con una voce lenta e leggera mi disse:
“Rica, la mamma se ne andata via, è scappata dall‘ albergo con la sua valigia e mi ha lasciato un biglietto chiedendomi di darti questa.“
Aprì la mano che stringeva qualcosa e al suo interno vidi una collana con un ciondolo, era un cuore, una metà di un cuore, fatto di vetro di Murano, al suo interno c’era una lettera, la “C” di Camilla, il nome di mia madre …
Guardai il ciondolo che avevo da più di 45 anni e al ricordo di quella scena mi venne un singhiozzo, mi girai verso Paul e continuai a piangere sul suo petto, lui mi strinse e rimanemmo così, per qualche minuto, il suo abbraccio fu caloroso, mi bacio la fronte e si allontano, mi prese il viso tra le mani e dopo avermi asciugato le lacrime mi sorrise, era un sorriso tenero, dolce, i suoi occhi erano dolci, lui era dolce, mi baciò e ancora con il sorriso sulle labbra disse:
“Dear Prudence, let me see your smile…”
@Jules: Certo che ho capito chi sei, Molly!! Mi fa piacere che hai recinsito la mia breve storia! Stò iniziando a scrivere il continuo e spero che ti piaccia!!! =D
Un Bacio... Pru