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Autore: chiaki89    16/10/2010    5 recensioni
Cosa succede quando un’autrice si sta dedicando a livello ossessivo alla storia che sta scrivendo? In particolare se il tutto è peggiorato dall’insonnia e da una mente deviata?
Una storia nata per se stessa, per far ridere e per prendere in giro l’autrice squilibrata.
Spin-off della fanfiction HARVEST MOON.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Leah Clearweater, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
- Questa storia fa parte della serie 'Harvest Moon'
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Harvest Moon-personaggi alla riscossa

 

 

Spin-off tratto dalla mia fanfiction Harvest Moon. Dovrebbe comunque risultare comprensibile anche a chi non la sta seguendo (solo Jeremy e Joshua sono personaggi miei), ovviamente se voleste tentare di leggere la storia originale…beh, non potreste che rendermi contenta.

Una piccola premessa è d’obbligo: state per leggere una storia ad alto contenuto di demenzialità, nato dalla mente bacata di una ventunenne decisamente matta alle cinque del mattino, in piena insonnia. Ergo, non aspettatevi niente di che.

Spero solo di strapparvi un sorriso e farvi passare dieci minuti di divertimento (o di compatimento nei confronti di un’autrice che dovrebbe essere rinchiusa in un Istituto sotto l’assistenza di Tecnici di Riabilitazione Psichiatrica).

Buona lettura!

 

 

 

Le mie dita volano sulla tastiera. Sono felice, l’ispirazione finalmente è giunta.

Scrivo rapidamente, quasi ingoiando le parole da quanto sono presa dalla frenesia, esaltata oltre ogni dire per le righe che diventano sempre più numerose.

Poi rileggo attentamente, mordicchiandomi le unghie.

Ops, qui c’è una ripetizione. E qui ci starebbe meglio un altro aggettivo. Aspetta, e se scrivessi…no, meglio di no.

Infine mi abbandono contro lo schienale della sedia, sospirando soddisfatta.

Il capitolo non è male, c’è giusto qualcosa che non mi quadra perfettamente, ma al momento mi sfugge.

Una voce irritata mi raggiunge alle spalle. “Ragazzina, ti sembra che io mi metterei a…”, la voce si interrompe, mentre una testa si sporge fissando lo schermo con occhi socchiusi. Capelli neri, corti e tagliati a caschetto, pelle bronzea e tratti belli ma decisi.

Leah?

Non è possibile.

Cosa ci fa Leah in camera mia? Cerco di ricordarmi: ho per caso mangiato pesante ieri sera? Una maxi grigliata di carne non è considerabile pesante, no? Poi, decido di fregarmene. Godiamoci quest’allucinazione. Stiamo parlando di Leah, in fondo!

La scruto adorante, dalla testa ai piedi. La donna più in gamba della saga di Twilight mi sta rivolgendo la parola. Deve essere un sogno, non un’allucinazione.

Lei intanto prosegue. “Ti sembra che io mi metterei a ‘piangere disperatamente per il terribile insulto che mi ha rivolto Seth’? Andiamo, sono più resistente di così!”. La vedo mettersi le mani sui fianchi, minacciosa. “Forza, cambia subito quella bestemmia che hai scritto.”.

Mi correggo, è un incubo. Deglutisco spaventata e mi affretto a modificare il testo.

“Va meglio così?”, sussurro timidamente. Lei controlla in modo attento, con piglio severo. Poi annuisce.

“Meglio.”, dice secca. Mi asciugo una goccia di sudore che stava colando dalla fronte.

“Andiamo, Leah, non vedi che l’hai messa a disagio?”. Esatto. Poteva anche trattarmi meglio.

Poi mi riscuoto, accorgendomi di chi ha appena preso le mie parti.

Osservo a bocca spalancata Jeremy che mi sorride, beatamente steso sul mio letto. Chiudo gli occhi, li strofino e li riapro.

Ok, c’è ancora. Pure Leah è rimasta.

Mi metto le mani nei capelli.

“Ehi, cosa ti prende? Sei forse impazzita?”, mi apostrofa la mia adorata licantropa.

Sto per rispondere ma Jeremy interviene di nuovo. “Leah, smettila di essere così acida! Ti farai venire le rughe prima del tempo!”.

“Io non invecchio, idiota di un succhiasangue! Cosa ci vorrà a capirlo? Dimenticavo, tu sei il vampiro più idiota del creato! Giusto?”. Si gira verso di me, interrogativa. Minacciosamente interrogativa. “L’hai inventato tu! Dovresti saperlo!”.

Mi irrigidisco, indecisa. La verità o l’adorazione per il mio idolo?

Jeremy mi salva di nuovo. Devo ricordarmi di fare qualcosa per lui, prima o poi. Che so, diminuire il numero dei pestaggi.

“Era una battuta, Leah. Adesso piantala di intimorire la nostra povera autrice.”. Mi sorride, affascinante. È un idiota, ma tanto gentile! “Mi raccomando, descrivimi con dettagli che esaltino la mia straordinaria bellezza. Finora non mi hai reso giustizia, cara.”.

Sbatto la testa contro la scrivania, sconvolta.

Dopo essermi rialzata cerco di perorare la mia causa spiegando che, poiché la vicenda è narrata dal punto di vista di Leah, difficilmente lei potrà enfatizzare il suo indiscusso bell’aspetto.

Perfetto, sto cercando di ragionare con un personaggio che io stessa ho creato. Un biglietto sola andata per un istituto di igiene mentale.

Leah sogghigna e mi dà una pacca sulla spalla. Soffoco un grido di dolore e per un attimo mi sento solidale con il povero Jeremy che si deve sempre subire le sue mazzate. Grazie a me.

“Brava ragazza! Chi si sognerebbe mai di definire quell’imbecille come “bello”? Andiamo, è assurdo!”, continua a sghignazzare contenta. Gli occhi mi si illuminano. Ho reso felice Leah!

In compenso Jeremy si è infuriato.

“Cosa? Come puoi dire che io non sia bello? Punto primo: sono un vampiro, e tutti i vampiri sono belli. Legge di natura. Punto secondo: ero già bello da umano, e come vampiro non posso che essere migliorato. Quindi, a dispetto dei tuoi tentativi di sminuirmi, resto sempre uno splendido immortale.”. Annuisco rapita. In effetti Jeremy è bellissimo. Leah mi scocca un’occhiataccia e io mi rannicchio sulla sedia, deglutendo forte.

Ma lei decide di continuare la tirata con Jeremy. “Senti, io non so in che specchi ti sia guardato ultimamente, ma ti posso assicurare che sei tutto fuorché attraente!”, sibila velenosamente.

Mai come in questo momento ho desiderato un bunker in cui rifugiarmi. A prova di attacco atomico, possibilmente.

Una voce calma interrompe i miei due rissosi coinquilini. “Ragazzi, non è il caso di comportarsi così. Stiamo facendo impazzire questa sventurata ragazza.”.

Chi è stato stavolta?

Oh, benedetto sia Joshua. Meno male che ti ho creato. Gli sorrido, immensamente grata, e lui mi fa un cenno di saluto, poi si scosta una ciocca di capelli scuri dalla fronte. È appoggiato contro il davanzale della mia finestra, circonfuso di luce. Un vero angelo.

“Sta’ zitto, Joshua, questi non sono affari che ti riguardino.”. Leah lo risistema rapidamente, secca.

Il suo sguardo si fa triste, vorrei andare ad abbracciarlo ma la mano della carissima licantropa mi inchioda alla sedia.

“Leah, lo sai che ho ragione io…”, ribatte coraggiosamente. Il principe azzurro sul cavallo bianco, il cavaliere dalla scintillante armatura: Joshua è tutto questo, al momento. Sposami, ti prego!

Ma Leah è su tutto un altro livello. Nettamente superiore.

“Taci, se ci tieni alla pelle.”. E con questo tronca ogni possibile replica.

“Sei tremendamente suscettibile, lasciamelo dire.”. Jeremy si diverte a stuzzicare di nuovo Leah.

Lo guardo con una preghiera nella mente e negli occhi: ti prego, ho solo questa di stanza.

La mia adorata licantropa fa per aprire la bocca ma viene interrotta da una voce deliziosa e musicale.

“Ragazzi, piantatela di fare i bambini.”. Immediatamente Rosalie entra nel mio campo visivo, bella come non mai. Sgrano gli occhi. Un altro personaggio allo sbando? Ma basta!

Leah sta per ribattere ma l’altra la blocca. “Suvvia, discutendo con lui fai solo il suo gioco. Avrai una vittoria schiacciante solo ignorandolo.”.

Leah sembra riflettere, poi –con mia immensa gioia- annuisce e lancia uno sguardo sprezzante a Jeremy. Rosalie, soddisfatta, scuote i lunghi capelli biondi e sorride. Sembra una dea. Un’altra straordinaria donna nella mia stanza: troppo bello per essere vero.

“Adesso veniamo a questioni più importanti. Di cruciale importanza.”. Mi guarda con i suoi splendidi occhi dorati e io le rivolgo un sorriso timido ma amichevole.

Lei mi ricambia con uno sguardo omicida.

“Si può sapere perché”, sibila furibonda al mio indirizzo, “la mia presenza è così limitata nella storia? Pretendo un’immediata inversione di marcia. Solo la mia presenza costante può dare alla storia quel tocco di perfezione nella quale è nettamente carente!”. I suoi occhi lanciano lampi e io mi raggomitolo nuovamente sulla sedia, balbettando un “sarà fatto” quasi inudibile.

“Molto bene. Dovrai descrivere attentamente la mia straordinaria bellezza, i miei lineamenti assolutamente perfetti, la mia voce cristallina e…”. Un colpetto discreto alla porta la interrompe.

Tutti e quattro gli occupanti abusivi della stanza si voltano verso la sottoscritta. Aprire o non aprire? Rosalie mi fulmina facendomi capire che forse è il caso, per non infastidire le sue delicate orecchie, di interrompere il continuo bussare.

Sempre più convinta di trovarmi dentro un sogno davvero terribile e allucinato vado ad aprire la porta.

E lì resto, con la bocca spalancata. No, no, NO! Anche lui no!

Edward mi sorride placidamente dalla soglia. “Perdona il disturbo. Non intendevo essere invadente.”.

“Posso entrare anche io?”, la voce melodiosa di Bella sottolinea la sua apparizione da dietro la spalla del marito.

Vi prego, basta! Presto mi salteranno le coronarie o mi faranno ricoverare in Psichiatria. Beh, almeno mi libererei da questi personaggi impazziti, rifletto.

Sospirando faccio cenno ad entrambi di accomodarsi. È un incubo, uno dei peggiori che abbia mai avuto.

Edward mi sfiora un braccio, comprensivo, guadagnandosi un ringhio da parte di Leah, che si è autoeletta mia protettrice. Tutto pur di trovare una scusa per picchiare le sanguisughe.

Lui mi guarda dispiaciuto. “Non pensavo che anche tu avessi cominciato ad adottare un simile linguaggio.”. Oddio, adesso vengo pure ripresa come una scolaretta da parte di Edward. Mi sta venendo un gran mal di testa.

Bella mi guarda dolcemente. “Siamo venuti giusto per avvisarti, non ti preoccupare. Poi torneremo immediatamente a casa.”, dice sorridendo. Quel sorriso mi inquieta terribilmente. Troppi sottintesi.

“Avvisarmi di cosa?”, trovo la forza di chiedere.

Edward e Bella si guardano, incerti. Io intanto sto cominciando a considerare l’emigrazione in Siberia: non mi seguiranno fin lì, vero? Magari è meglio il Burundi, lì c’è più sole…

“Diciamo che il tuo salotto è un pochino stipato.”.

Stipato? Il mio salotto? Per quale strano motivo?

“Forse è il caso che tu vada a vedere.”, dice Edward, titubante.

Mi alzo rigidamente, temendo il peggio. Altri tre o quattro personaggi in agguato? Mi dirigo lentamente verso il salotto, seguita da Edward, Bella, Joshua, Jeremy e Leah, come una sinistra scorta d’onore.

Quando entro è il putiferio.

Lancio un urlo che viene tranquillamente coperto dal fragoroso cicaleccio dei personaggi incastrati nel salotto di casa mia alla bell’e meglio.

Tutti i Cullen. Tutti i Quileute. Tutto il clan di Denali.

Il divano è occupato da Embry, Seth, Paul e Quil, che tiene in braccio la piccola Claire, la quale si diverte a sfasciare la nave da modellismo di mio padre. Quella che ha impiegato un anno per costruire. Brady, accanto alla finestra, si sta soffiando il naso nel centrino preferito di mia madre.

Sulla poltrona si è accomodato, come un re, Jacob, ostentando un’aria estremamente soddisfatta. Alcuni sono seduti sulle sedie, tutti gli altri sono in piedi. La logica mi dice che non ci possono stare tutti in questa stanza, ma a quanto pare il senso logico si è perso da un bel pezzo. Diciamo dall’inizio di tutto questo disastro.

È il peggior incubo della mia vita. Il peggiore in assoluto.

Mi chiedo disperatamente il motivo di quell’invasione, cominciando a picchiare la testa contro il muro. Edward si avvicina sotto lo sguardo micidiale di Leah. “Vogliono tutti un ruolo più importante nella storia.”, spiega quietamente.

Il mio sopracciglio sinistro si alza, contraendosi ritmicamente. Ah, ok. Sì, adesso si spiega tutto. Sono stata travolta da una manica di personaggi vanitosi.

All’improvviso si accorgono della sottoscritta ed il frastuono cala.

Alice volteggia davanti a me e mi sorride allegramente. “Ciao autrice!”, trilla. Poi aggiunge, senza alcun preambolo: “Quando mi darai un po’ di spazio in più? Insomma, io comincio ad annoiarmi a non avere nulla da fare!”. Io la guardo con occhi sbarrati, incapace di pensare.

“Alice, la stai mandando in tilt.”, dice tranquillamente Jasper, osservandomi dal punto più lontano del salotto. Apprezzo il suo tentativo di non uccidermi. Alice sbuffa, guardandolo, poi si gira di nuovo verso di me. “Allora?”.

Io sono sempre più sconvolta. Poi mi sento improvvisamente calma, e lancio un’occhiata piena di gratitudine a Jasper. Sto per aprire la bocca per rispondere ad Alice quando lei mi abbraccia.

“Grazie mille!”, cinguetta contenta, mentre Leah si esibisce nell’ennesimo ringhio. Mi avvicino a lei in cerca di protezione.

Carlisle ed Esme mi guardano cordialmente, e mi dicono soltanto: “A tua discrezione”.

E così sia. Amen.

Ma ancora non è finita. “Io voglio essere più presente! Potevo essere io la protagonista!”, afferma Tanya, scuotendo i lunghi capelli come avrebbe fatto Rosalie.

Senza darmi tempo di rispondere, Paul interviene. “Ridicolo! Meglio i licantropi protagonisti piuttosto che i succhiasangue!”. Lo ringrazio mentalmente per essere venuto in mia difesa. Forse non è tanto male. “Però avresti potuto scegliere qualcuno di noi, invece di Leah. Magari me.”, dice pavoneggiandosi. Mi correggo. Forse è anche peggio di quanto avessi immaginato.

Ancora una volta non riesco a parlare, perché Jacob mi interrompe.

Ma fatemi dire qualcosa, maledizione! Dovrei essere io il capo qui!

“Tu protagonista, Paul? Vogliamo fare una storia introspettiva o un racconto dell’orrore?”, sghignazza. Poi si rivolge a me. “Però anche a me piacerebbe avere un po’ di spazio in più”.

Di nuovo non riesco a ribattere. Si alza un coro di “anche io!”, “voglio esserci!”, “non dimenticarmi!” e via così. Assordata dal fracasso quasi non mi accorgo che qualcuno mi ha schiaffato in mano un blocco per appunti e che ognuno pretende che io mi segni tutti coloro che vogliono avere un ruolo più importante. Cioè ogni singolo personaggio presente nella stanza.

Facendo appello al mio buon cuore mi appunto i nomi dei licantropi nuovi che neppure la Meyer si era degnata di definire.

Sento che il mio cervello sta cominciando a sbattere come impazzito contro le pareti del cranio.

Qualcuno mi tiri fuori da quest’incubo!, grido mentalmente, circondata dai personaggi esagitati: nel frattempo l’emicrania comincia ad aggredirmi.

In risposta alle mie preghiere percepisco delle note fluttuare sempre più sonore nell’ambiente.

È la Serenata Immortale, una delle mie musiche preferite. Il perfetto sottofondo per quella situazione assurda. Improvvisamente un violento bussare alla porta mi distrae. Il casino nel salotto non accenna però a diminuire.

“Chi è?”, chiedo al nulla, con voce quasi troppo bassa per essere udita. Forse non voglio saperlo.

Edward mi risponde incerto, controllando il mio viso per cogliere segni precoci di squilibrio mentale.

“Sono i vampiri testimoni. E altri clan. E i Volturi.”.

Lancio l’ennesimo urlo, sottolineato da altri martellanti colpi alla porta. La musica si fa sempre più forte.

“Sono qui per lo stesso motivo degli altri.”, termina Edward velocemente.

Poi la porta crolla. O meglio, viene mandata in mille pezzi. Vedo Felix fregare le mani l’una contro l’altra per togliersi le schegge di legno e Aro che si staglia imponente sulla soglia di casa mia.

“Mia carissima”, dice gentilmente, e io mi ritrovo a sperare in un lieto fine. Poi il suo umore cambia. “Si può sapere dove è finito il mio ruolo da protagonista?”, tuona minacciosamente, con una faccia che avrebbe spedito un leone a rintanarsi sotto una roccia, tremante. Io non sono da meno e mi nascondo di corsa dietro Leah, Jeremy e Joshua.

Senza darmi possibilità di replica tutti insieme i nuovi arrivati iniziano a riversarsi dentro casa come un fiume in piena, mentre la musica si innalza in un coro assordante.

Il mio ultimo pensiero va a mia madre.

Mi ucciderà. Se non sarò già morta.

 

Poi apro gli occhi. Il mio cellulare continua a riprodurre la Serenata Immortale.

Benedetta sia la sveglia. Premo un pulsante e mi porto il cellulare alla guancia, coccolandolo. Alla faccia dei cellulari che fanno male: questo mi ha salvato la sanità mentale.

Mi alzo sbadigliando ed accendo il computer.

È giunto il momento di vendicarmi dei miei personaggi.

 

 

 

 


*L’autrice tenta di nascondersi dal lancio di pomodori marci*

Ehm, vi avevo detto che non dovevate aspettarvi un gran che. Personalmente mi sono divertita molto a scrivere questo spin-off e l’ho pubblicato su insistenza di un paio di persone meravigliose. Spero vi sia piaciuto, nonostante la demenzialità.

Ogni commento, sia positivo che negativo, è più che ben accetto!

Baci, chiaki

   
 
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