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Autore: Fenis79    16/10/2010    2 recensioni
C'era nebbia dappertutto, ma lui non poteva sapere ce poco più avanti vi era un pozzo.
Un pozzo speciale, un pozzo misterioso, un pozzo magico.
Non poteva sapere cosa c'era in quel buco profondo.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Merlino, Principe Artù
Note: AU, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Care le mie lettrici sapete quanto me quanto è tremenda l'ispirazione.
Vi potrò sembrare pazza ma non ho potuto resistere nello scrivere contemporaneamente un'altra Fic...
Immaginate la scena: io di notte che mi sveglio di soprassalto e inizio a delineare la trama della Fanfic sul primo pezzo di carta che mi ritrovo fra le mani... *.* Crisi da scrittrice... 
Va be, non dico altro... 
Godetevela!!! :D



- Ma è proprio necessario che io debba stare tutto il tempo quassù?- borbottò Merlino prendendo una posizione più comoda e facendo una smorfia per via dei rami che gli si conficcavano nel didietro. 
- Vitale, Merlino. - rispose il ragazzo nascosto dietro a un grosso masso coperto quasi completamente dal muschio.
Egli teneva in mano una balestra con una freccia incoccata, si premette un dito sulle labbra e sussurrò - Deve essere nei dintorni, sta' pronto con la rete.
Io farò il giro e la coglierò di sorpresa alle spalle. - il biondo fece per strisciare dietro il masso ma si fermò.
- Non muoverti fino a che non te lo dico io - ammonì, e, dopo essersi premuto per l'ultima volta il dito sulle labbra, sparì dietro la roccia silenziosamente.
Merlino, dopo essersi posizionato su quello scomodo nascondiglio per l'ennesima volta, appoggiò la testa al tronco e rimase in silenzio.
Lui e Arthur erano a caccia di una creatura rara che si fermava nella loro foresta solo una volta all'anno.
Si trattava della cerva bianca, e ormai di quell'esemplare ne restava solo una misera dozzina.
Il giovane mago sbuffò.
Detestava andare a caccia.
Amava gli animali, ma non sopportava vederli morti, e soprattutto non sopportava che Arthur andasse a caccia di quelli in via di estinzione.
Scacciò via il pensiero del sangue che colava sul manto bianco della creatura appena in tempo per udire un lieve tramestio.
Merlino si rizzò a sedere e aguzzò la vista per cercare di scorgere fra la fitta boscaglia il candore della creatura.
Il suo sguardo passò in rassegna due vecchie querce per poi spostarsi su dei cespugli di bacche lontane circa venti passi dal suo nascondiglio.
Silenzio.
Sulla radura giaceva il silenzio più totale, rotto solo da cinguettii di uccelli e richiami di animali.
Stette ancora con le orecchie allerta ma niente, non un singolo fruscio.

Intanto Arthur, seguiva le tracce fresche di quelli che potevano sembrare zoccoli molti piccoli, probabilmente appartenenti alla cerva.
Scivolò cauto dietro il tronco di un platano, tenendo saldamente la balestra, e il dito sul grilletto.
L'aria era impregnata dell'odore della terra bagnata e suoi stivali slittavano sul terreno fangoso.
Era piovuto.
Buon segno, pensò Arthur, le tracce sarebbero state più fresche ed evidenti.
E infatti eccole lì, minuscole orme che avevano tutta l'aria di essere state impresse in quel punto una decina di minuti prima.
Il ragazzo le seguì per un buon pezzo, facendo attenzione a non confonderle con quelle di altri animali che avevano intrapreso anch'essi quel sentiero.
Ormai era vicino, sentiva la cerva muoversi poco più avanti, sicuramente si trovava dietro i cespugli dinnanzi a lui, non più avanti di dieci passi.
Si mosse ancora, con passo felpato, evitando di passare sopra un mucchio di pigne che avrebbero inevitabilmente prodotto un tale rumore da far sì che la bestia si accorgesse della sua presenza.
Scostò con la mano libera e guantata un ramo del cespuglio e la vide.
La magnifica creatura spiccava fra gli arbusti, era alta e slanciata, il candido manto brillava alla poca luce che filtrava fra le fronde e cadeva a cono sulla cerva che si stava abbeverando presso una piccola pozza d'acqua cristallina.
Era un animale davvero maestoso ma allo stesso tempo fragile e indifeso.
Arthur in quel momento avrebbe potuto facilmente trafiggerla con una freccia, ma non lo fece.
Restava immobile a fissare l'esile figura, come incantato, gli occhi fissi, il fiato trattenuto.
Se fosse stato per lui non l'avrebbe di sicuro uccisa, ma suo padre glielo aveva ordinato, senza tante cerimonie, e lui gli avrebbe obbedito. 
Aveva bisogno di quell'animale, la sua carne prelibata sarebbe stata servita al banchetto in onore di re Delinar, e Uther voleva ostentare a tutti i costi il fatto di aver catturato una creatura così rara e preziosa.
Arthur prese la mira, sudore freddo gli colava sul viso e lungo la schiena, il respiro si condensava in piccole nuvolette.
Deglutì.
Non avrebbe fallito, non avrebbe deluso suo padre.
Guardò per l'ultima volta la creatura che alzava il capo dopo un ultimo sorso, strinse i denti.
- Perdonami - sussurrò a voce bassissima, quasi soltanto muovendo le labbra.
In quel momento l'innaturale quiete che avvolgeva il bosco venne lacerata dal sibilo di una freccia.
Tutto accadde in una frazione di secondo: la cerva con un movimento rapido e fluido schivò la freccia.
Arthur uscì allo scoperto e si ritrovò davanti alla cerva che lo fissava immobile.
I lucidi occhi neri si allacciarono a quelli chiari del principe che paralizzato dallo stupore non osava ritentare il colpo.
Poi, la cerva, con la stessa rapidità con cui aveva evitato la morte fuggì, rapida e leggera.
- Merlino! -

Il giovane servitore correva con la rete in mano.
Si era assopito per un momento quando non era quasi caduto dal suo nascondiglio per sopraggiungere sul luogo dove Arthur aveva ucciso la bestia.
Evitò per un soffio un grosso ramo robusto e saltò giù dal sentiero.
Si immaginava già il corpo sottile della cerva macchiato di sangue quando vide con la coda dell'occhio ciò che non si sarebbe mai immaginato.
Una macchia bianca sfrecciò alla sua sinistra, era lei, era salva.
Merlino si fermò di botto a contemplare l'agile animale saltare tronchi e massi con un'eleganza impareggiabile.
- Cosa fai lì immobile! Muoviti razza di rammollito! - l'urlo furioso di Arthur lo colse di sorpresa mentre il principe correva altrettanto veloce dietro la cerva.
Il ragazzo si precipitò subito dietro al padrone che molto più avanti cercava di raggiungere la preda.
Il freddo gli sfiorava il viso provocandogli una sensazione pari a quella di tante lame che graffiavano le sue gote con enorme ferocia.


- SBRIGATI MERLINO!!! - gridò Arthur che stava correndo più veloce che poteva.
Il suo servo era incredibilmente lento e inaffidabile.
Quante volte gli aveva detto di non incantarsi davanti alle bestie in fuga ma di seguirle e aiutarlo a catturarle?
Infondo la colpa era anche sua, aveva perso tempo prezioso e si era fatto impietosire dalla preda, cosa che non era mai successa.
Con i pugni serrati e gli occhi ridotti a fessure correva dietro la cerva che manteneva lo stesso rapido andamento nonostante fosse passato parecchio tempo da quando aveva iniziato a fuggire.
Come mai non si stancava? 
Arthur digrignò i denti.
Non si aspettava una preda così difficile, era davvero instancabile.
Schivò per un soffio i rami spinosi di un rovo e saltò agilmente un grosso tronco bruciato riverso a terra.
La cerva si stava allontanando.
Con un ultimo sforzo accelerò la corsa fino a trovarsi a pochi metri di distanza dalla macchia bianca.
Improvvisamente venne sorpreso da una leggera foschia.
Se si fosse infittita avrebbe di sicuro perso la preda.
-Maledizione... MERLINO! - urlò con tutto il fiato che aveva in gola.
Il suo servo si trovava parecchio indietro rispetto a lui poichè la voce di questi arrivò flebile e lontana.
Arthur si stava stancando, presto non avrebbe avuto più la forza di correre.
Superò, seguendo la cerva, due alte colonne in rovina, avvolte dall'edera e coperte di muschio e di licheni.
Si stava addentrando in un luogo antico e decaduto.
La foschia incominciò a infittirsi e presto diventò nebbia.
- Dannazione... - sussurrò Arthur.
Ormai aveva perso di vista la cerva e si trovava in un luogo strano, diverso dal bosco.
Non vedeva un palmo dal suo naso, ma percepiva un pavimento sotto i suoi piedi.
Un silenzio innaturale avvolgeva quel luogo arcano e sconosciuto in un aura di mistero.
Mosse passi incerti, guardingo, sfoderò la spada.
Chissà se quell'incapace di Merlino si era fermato o lo stava raggiungendo...
Questo poco importava, ormai aveva perso la sua preda, sarebbe tornato al castello a mani vuote.
C'era nebbia dappertutto, ma lui non poteva sapere che poco più lontano dai suoi piedi vi era un pozzo.
Un pozzo speciale, un pozzo misterioso, un pozzo magico.
Non poteva sapere cosa c'era in quel buco profondo.
Mosse un passo, poi un altro e un altro ancora.
Arthur non vide la cavità che era dinnanzi a lui.
La nebbia cominciò a vorticare in un forte turbinio.
Il ragazzo non capiva cosa stesse succedendo.
Chiamò più e più volte il suo servo, ma non ebbe risposta.
Spinto dal vento precipitò nel pozzo, senza nemmeno rendersene conto.


Merlino sentì la voce di Arthur più vicina.
La fitta nebbia gli impediva di scorgere anche le su mani.
- Ich bebea tersico lux - mormorò.
Una fiammella blu scaturì dal palmo della sua mano e un po' della nebbia si diradò.
Procedette chiamando a gran voce il suo padrone ma non ebbe risposta.
Si mosse a tentoni fino a dove la nebbia quasi scompariva.
Si trovò davanti a una cavità, i bordi incisi di rune che non conosceva.
Mosse un piccolo passo per leggerle meglio, qualcosa di metallico tintinnò sotto i suoi piedi.
Era la spada di Arthur ma di lui nessuna traccia...

Ecco qui il primo pezzo, spero che vi piaccia. Recensite!!!!!!!!! :D
Alla prossima. Fenny ;3



  
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