Ho freddo.


Tutto quello a cui riesco a pensare è che provo un fortissimo, disarmante, pietrificante freddo.


Non posso fare il mio lavoro in questo stato. Non posso pensare, osservare, o irritare Lisbon con una delle mie solite quanto irresistibili cazzate.


Ho freddo. Ed il freddo che sento dentro è qualcosa di sovrannaturale.


Ho freddo, e nessuna tazza di the, di the e disperazione, riuscirà a scaldarmi.


Ho freddo, ho freddo ancora per un attimo, poi penso a quanto è strana la vita, un attimo prima sono qui, infreddolito, accartocciato, distrutto, a crogiolarmi in un sonno che è quasi alienazione, distacco da me e dalla vita e un attimo dopo brucio di rabbia, di una rabbia furente e incontrollabile, che nessuno può vedere, per fortuna, ma che mi logora e mi distrugge e mi spaventa come non mai. Mi ribolle il sangue nelle vene, e pulsa nella mia testa e nel mio petto che quasi ho paura che mi voglia schizzare fuori con veemenza.


Giro e rigiro il ferro tra le mie mani. La giro e la rigiro questa splendida 45 millimetri. E' un pensiero folle, non nuovo, quello che mi passa per la testa.


Sono stanco, così terribilmente stanco.


Giro e rigiro il ferro tra le mie mani. In due modi posso utilizzare questo prezioso regalo. Due possibili utilizzi. La vendetta e la riconciliazione. Potrei provare a sfogare la mia rabbia al poligono di tiro, potrei provarci anche io, ma qualcosa mi dice che tutto questo vuoto che sento non sparirebbe.


Sono stanco, così terribilmente stanco.


E un pensiero folle, non nuovo, mi passa per la testa. Che sia questa la soluzione a tutte le mie angosce? Certo gli altri sarebbero al sicuro con me a tre metri sotto terra. Lei sarebbe al sicuro. Tanto nessuno piangerebbe una tale spina nel fianco troppo a lungo. Nessuno verserebbe amare lacrime per un arrogante bastardo. Nessuno. E in più lei sarebbe al sicuro.


Senza me tra i piedi la sua vita sarebbe più facile, la mia tragedia sarebbe conclusa, con l’epilogo drammatico che le spetta e lei sarebbe al sicuro.


Lei sarebbe al sicuro

Perdonami Lisbon. Perdonami se non ti ho lasciato con un sorriso, se ti lascio il ricordo dei miei occhi gonfi di malinconia.


Perdonami Lisbon. Perdonami se ho infettato le tue giornate con la mia stupida saccenza, la mia insopportabile arroganza, i miei modi da bambino.


Perdonami Lisbon. Perdonami un’ultima volta.


E intanto, giro e rigiro questa meravigliosa 45 millimetri tra le mie mani. La giro e rigiro. Fortuna che io sia qui, che abbia trovato questo posto, questa torre nel castello, in cui isolarmi e rinchiudermi da solo coi miei pensieri. Già. Che fortuna.


BUM