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Autore: _darkia_    17/10/2010    1 recensioni
Mello se ne è appena andato dalla Wammy's house. Non sa dove andare, non ha cibo nè soldi. Ma ecco che incontra qualcuno, qualcuno che sembra qualcun'altro, ma che in realtà qualcun'altro non è. Vacca bestia che giro di parole! x.x Vabeh, stavo dicendo? Ah, già. L'incontro comporterà nuove conseguenze, che porteranno il ragazzo sulla pista del caso che "ha ucciso" il suo idolo. COMMENTATE!!!
Genere: Azione, Dark, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri personaggi, Beyond Birthday, L, Mello
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1: SCURO

Pioveva. Pioveva molto forte. L'acqua invadeva le strade, bagnando tutto. Nessuno era fuori, tutti rintanati in casa... Tutti tranne lui. 15 anni, compiuti quel giorno, il 13 dicembre, i capelli biondi schiacciati dalla pioggia, gli abiti neri inzuppati, gli occhi celesti ancora furenti da quando aveva lasciato l'orfanatrofio. La Wammy's house, l'orfanatrofio di geni, fondato da Quillsh Wammy, anche detto Watari, per trovare un degno successore di L. L: il più grande detective del mondo. E ora che questi era venuto a mancare, lui, Mello, se ne era andato dalla Wammy's, rinunciando alla competizione, stanco di essere l'eterno secondo.
-Al diavolo! Kira! Near! Roger! Tutti! Vivrò a modo mio! Per L!- sibilava a se stesso, giusto per sentire una voce che scacciasse quel terribile senso di solitudine. Aveva abbandonato tutto: la casa, gli amici, una possibile strada per il futuro... Ma ora non gli importava più nulla, non sapeva nemmeno dove stava andando e non aveva nè soldi nè cibo (aveva finito la cioccolata).


Stava attraversando un piccolo paese quando calò la sera: pioveva ancora. Mello camminava sul marciapiede, strisciando i piedi: la stanchezza iniziava a farsi sentire (erano due giorni che non si fermava a riposare) e la pancia gli doleva per la fame.
Ma il ragazzo continuava ad andare avanti.
Ad un certo punto, però, fu colto da violenti brividi.
-Ci manca solo l'influenza!- imprecò, calciando lontano un sasso con un piede, che andò a rompere il vetro di un automobile. Si azionò l'allarme.
-Al diavolo!- il biondo continuò ad imprecare, accelerando faticosamente il passo. Il capelli fradici gli oscuravano la vista e così non notò la figura davanti a lui e ci andò a sbattere contro. Cadde a terra ed entrò in uno stato di dormi-veglia perchè aveva battuto la testa. Questo non gli impedì, però, di sentire il rumore di qualcosa di vetro che si ruppe, nè di vedere la figura, di cui non riusciva ad identificarne il volto, protendersi su di lui. Avvertì la risata che proveniva dall'estraneo. Altri brividi lo scossero.
-Hehehe...Hihihi...Hohoh...-
-Che succede?- chiese un'altra voce, interrompendo la prima: femminile, autoritaria, fredde. Non aspettò una risposta: -Dovresti imparare a contenere i tuoi istinti, te l'ho sempre detto.-
Un'altra figura, anch'essa scura, si sostituì alla precedente. Mello sentì dei capelli solleticargli il collo, poi qualcosa di caldo gli sfiorò la guancia.
Altro brivido.
-Sta cadendo nell'incoscienza... è pallido.- si voltò verso l'altra figura: -Portalo a casa.-
Mello si sentì sollevare di peso.


La ragazza si separò dal compagno e dal ragazzo svenuto.
"Altri guai." sospirò e prese in mano una piccola agenda. Lesse rapidamente i nomi scritti sul giorno odierno. "Bene, non manca nessuno: mi sono occupata di tutti."
Aprì il cancello di una grande villa. Soapirò nuovamente: l'avrebbero sgridata perchè aveva fatto tardi (come al solito) ed era lercia (come al solito).
Entrò e si sorbì le lamentele del tutore.
-L'ospite come sta?- chiese alla fine della predica.
-Dorme, come al solito. Non credo si possa risvegliare dal coma.-
Il tutore era una figura austera, alta, quasi sinistra. Aveva i capelli ingrigiti dall'età e gli occhi duri e freddi, del colore del ghiaccio. Era francese, ma si trovava in Inghilterra in quanto tutore di quella ragazza italiana, per cui nutriva un profondo affetto ed era in costante pensiero per lei. Si rammaricava di non essere mai al corrente delle sue mosse e ogni volta che vedeva quel sorriso enigmatico solcare il suo volto non poteva fare a meno di provare paura. Già, Laurent aveva paura di quella ragazza, perchè non sapeva quali mosse aspettarsi da lei.
-Non dica così signor Laurent. Lo fa sembrare come una cosa negativa: meglio in coma che morto!-
-Quando mi metterai al corrente della sua identità e del perchè te lo sei portata dietro dal tuo viaggio in Giappone?-
-Non ancora, signor Laurent. Deve essere paziente.-
La ragazza si ritirò nella stanza dell'ospite e si sedette sul letto in cui era. Lo osservò con immensa dolcezza e gli sfiorò il volto con la mano. Poi si alzò e andò a farsi un bagno caldo, ripensando al viaggio di cui Laurent aveva parlato.


Mello aprì gli occhi e si guardò intorno: si trovava in un piccolo appartamento semibuio, illuminato solamente dalla luce che filtrava da una tenda rossa che oscurava l'unica finestra. Quel raggio, però, bastava per rendere accogliente l'ambiente. Nella stanza c'erano un letto (su cui il ragazzo giaceva), una scrivania e una sedia. Su di essa era seduta, di spalle, una persona. Seduta...accovacciata. Aveva la schiena ricurva e i capelli ribelli.
Mello sgranò gli occhi: quello era...

   
 
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