Anime & Manga > Il mistero della pietra azzurra
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Autore: Puglio    17/10/2010    4 recensioni
Il capitolo finale del mio seguito di "Nadia: il mistero della pietra azzurra". Nadia è partita alla volta di Atlantide. Jean, in un ultimo disperato tentativo di ritrovarla, decide di rivolgersi all'unica persona che conosce abbastanza la cultura di Atlantide per aiutarlo... ma non è un'impresa facile. Ora è solo, e non può fare affidamento che sulle sue forze. Intanto, Winston scopre che la sua missione si fa sempre più complicata...
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo».

Un suono metallico e spettrale, di catene sferraglianti, percorse l'intera navata. Un sacerdote, un uomo grasso dalle guance accese di rosso, stava scendendo lateralmente i gradini dell'altare, affaticato dallo spostare il suo considerevole peso da un piede all'altro. Reggeva un incensiere. Quando lo aprì, facendolo oscillare, nella chiesa esplose di nuovo quel crepitio tintinnante, alzandosi a sovrastare il canto lento dei monaci, che avvolgeva calmo e ondeggiante le colonne disadorne dell'abside.

«Figliolo?»

Winston tornò a posare gli occhi sulla grata che aveva di fronte. Il profilo indistinto del frate all'interno del confessionale si agitò, mischiandosi per un attimo con l'oscurità che lo avvolgeva. Winston sbatté le palpebre, schiarendosi la voce.

«Volevi confessarti, o sbaglio?»

Lui strinse la mani.

«Ho bisogno di risposte» mormorò. Quando udì il suono della sua voce, trasalì. Non si aspettava potesse risuonare così forte. Deglutendo, si guardò intorno. Una porta sbatté, alle sue spalle. Si volse. Una donna dalla testa coperta da un velo incrociò vagamente il suo sguardo, prima di farsi un frettoloso segno della croce e sparire, con gli occhi bassi. La vide inginocchiarsi davanti a una cappella, immersa in una preghiera silenziosa.

«A volte, invece che di risposte, abbiamo solo bisogno di imparare a porci le giuste domande» mormorò il frate. Il suono caldo della sua voce si spinse oltre la grata bucherellata, raggiungendo Winston con un vago sentore di vino.

«Da quanto tempo non ti confessi?»

Winston si mosse sulle ginocchia, agitato.

«Ho smesso di tenere il conto».

«Degli anni?»

«Dei peccati».

Il coro smise di risuonare. L'ultima nota intonata dai monaci vibrò, oscillando lungo la navata per qualche istante ancora, come reggendosi in equilibrio sull'orlo del proprio silenzio. Poi cadde.

«Cosa ti affligge?» chiese il frate. Winston strinse le labbra.

«Abbiamo perso il Libro».

«Idiota!»

Winston strabuzzò gli occhi. Il frate nel confessionale richiuse la grata con uno scatto secco, che risuonò minaccioso nella chiesa semivuota. Il sacerdote sull'altare volse sorpreso lo sguardo, prima di scomparire dietro la porta della sagrestia.

Nestorius uscì dal confessionale, raggiungendo Winston che se ne stava ancora inginocchiato lì davanti. «Seguimi» sibilò, in tono perentorio. Senza osare ribattere, Winston si alzò, aggiustandosi la giacca e muovendosi dietro di lui, lungo la navata laterale.

«Secoli di sforzi per proteggerlo» masticò furioso Nestorius «e voi ve lo fate rubare da sotto il naso. Da non crederci».

«Veramente, non ce l'hanno rubato» azzardò Winston. Nestorius si fermò di botto, voltandosi a guardarlo truce.

«E questo, cosa significa?»

«L'hanno distrutto».

Nestorius impallidì. Con uno scatto improvviso, alzò la mano destra, colpendo violentemente Winston al volto. Lui si piegò, portandosi una mano alla guancia.

«Sei un idiota!» sibilò. Alcuni frati passarono loro accanto, abbassando prontamente gli occhi. Ancora scosso, Nestorius si raddrizzò, nascondendo le mani dentro gli ampi risvolti delle maniche.

«Tu e quell'altro babbeo di Gilbért, siete due stupidi» esalò. «Ci avete consegnato alla rovina».

«De Molay è morto».

«Morto?»

Nestorius sembrò farsi piccolo all'improvviso. Fissò Winston con sguardo vuoto, sgranandogli gli occhi addosso, quasi gli avesse parlato in una lingua incomprensibile.

«Ci hanno tradito» fece Winston con una smorfia, massaggiandosi la mascella. «Hanno tentato di uccidere anche me».

«Peccato non ci siano riusciti» sibilò Nestorius, con uno sguardo lampeggiante. Winston scrollò le spalle.

«Chi?» chiese Nestorius.

«Caprivi».

«Caprivi...»

Nestorius si voltò, incamminandosi veloce e con il capo chino. Winston gli tenne dietro, mantenendosi a una certa distanza. Sgusciarono in silenzio lungo le navate grondanti di oscurità, mentre la luce declinante del sole irradiava gli alti rosoni di vetro colorato, che gettavano sulla pietra scura delle pareti sagome indistinte di santi, avvolti da pallide lingue di fuoco iridescente.

Inforcarono una piccola porta, che si aprì cigolando. Il chiostro, all'esterno, era deserto. La campana delle cinque suonava gli ultimi rintocchi, mentre qualche frate ritardatario si affrettava a rientrare, sgusciando tra le colonne come un'ombra silenziosa.

Raggiunsero un ingresso, nascosto da un arco. La porta del refettorio si aprì; e una vampata di aria più calda spinse fuori l'umidità che aleggiava intorno a Winston e al frate, facendoli rabbrividire entrambi per un istante, mentre varcavano la soglia.

Il refettorio era brulicante di frati affamati. Con un lieve mormorio, si affaccendavano attorno alla lunga tavola di legno, già in parte apparecchiata. Nel camino il fuoco crepitava, spargendo intorno un calore piacevole, mentre le torce alle pareti gettavano sul volto pasciuto dei frati una luce calda e pastosa.

Non appena li vide entrare, un frate dalla barba color ruggine, screziata d'argento, si staccò dal camino, facendosi loro incontro con un sorriso. Tra le mani reggeva un boccale colmo di brodaglia fumante.

«Fratello Nestorius, forse tu e il nostro amico gradite del grog?» disse, rivolgendo ad entrambi i nuovi arrivati un sorriso non meno caloroso del suo sguardo. Visibilmente infastidito, Nestorius lo scansò con un semplice cenno della mano.

«Già brillo alle cinque del pomeriggio, Martino?» esclamò. Vincendo la vaga sorpresa iniziale, il frate rise, alzando in tutta risposta il boccale alle loro spalle.

«Dice il Signore: ''Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che vi ho preparato''».

«Sì, sì, come no...»

Nestorius si inoltrò attraverso le cucine, sempre con Winston alle calcagna. Affamato, l'agente allungò la mano verso un paniere, agguantando un panino al latte e portandoselo avidamente alla bocca. Lo finì in pochi istanti.

«Ecco, per di qua» mormorò Nestorius. Si volse, ammiccando in direzione di Winston, che annuì con espressione colpevole, mentre si spazzava le briciole di pane dalle labbra.

Salirono lungo delle ripide scale a chiocciola, strette tra due pareti illuminate solo da qualche feritoia che lasciava passare gli ultimi raggi di luce del giorno. In cima, una porticina di legno nascondeva una celletta semibuia e dalle pareti umide di muffa, occupata da una semplice panca di legno e da un modesto inginocchiatoio.

Non appena Winston fu entrato, Nestorius sbatté la porta alle sue spalle.

«E adesso, raccontami per filo e per segno questa follia».

Winston si portò nel centro della stanza. Nestorius prese posto sulla panca e lui restò a guardarlo, tormentandosi le labbra.

«Non è che ci sia molto da dire» osservò Winston. Nestorius fece un rapido cenno con la mano. «Dopo che sono tornato in Inghilterra con il Libro, aspettavo di partire alla ricerca della Regina. L'avevamo individuata grazie all'aiuto di alcuni suoi amici».

«Dove?» chiese Nestorius. Winston si appoggiò con le spalle alla porta.

«Bolivia».

Nestorius strinse gli occhi. «Che cosa c'è, laggiù?»

«Non ne abbiamo idea» ammise Winston. «Sappiamo solo che la pietra che aveva con sé era legata in qualche modo a quei luoghi, in particolare al lago Titicaca».

«Vai avanti».

Winston sospirò. «Aspettavo solo di partire. L'ultima volta che sentii De Molay, non aveva ancora raggiunto alcun risultato nella lettura del Libro. L'unica nostra possibilità era trovare la donna, e fermarla il prima possibile».

«Ma, immagino, non è andata così».

«Esattamente» fece Winston, con un cenno del capo. «Il mattino della partenza, mi sono ritrovato in casa un gruppo di assassini del Consiglio, venuti a farmi la festa. Ti tralascio i particolari insignificanti... ti basti sapere che ciò che sono riuscito a scoprire è questo: De Molay aveva decifrato il Libro, e aveva scritto tutto in un diario».

«L'aveva decifrato?» Nestorius parve sinceramente sorpreso. «Questo ha dell'incredibile. Nessuno, in oltre mille e duecento anni è mai riuscito a farlo» disse. «Che ne è di quel diario?»

«È nelle mani dell'Ordine. Sospettiamo che sia stato Caprivi a uccidere De Molay, rubando il suo diario per poi consegnarlo all'Ordine».

«E Caprivi, dov'è adesso?» fece Nestorius.

«È morto» disse Winston, infilandosi le mani in tasca. «Ucciso da Wiesbaden».

«Ancora quel maledetto».

Nestorius sospirò, portandosi le mani al volto. Quindi alzò gli occhi scuri su Winston, fissandolo di sottecchi.

«Ancora non capisco perché sei qui» fece, battendo le mani sulle ginocchia. «Dovresti essere sulle tracce di quel diario, non credi?»

«Lo so» fece Winston. «Ma c'è un motivo, se ho deciso di ritornare. Ed è perché ho bisogno di ottenere delle risposte».

«E che risposte speri di ottenere, da me?» rise Nestorius. «Le uniche risposte che ti possono servire, adesso, sono contenute nel diario di De Molay».

«Non esiste un altro modo per ottenere le informazioni che aveva raggiunto?»

Nestorius scoppiò a ridere, piegandosi all'indietro.

«Ma certo!» esclamò. «Abbiamo passato secoli a proteggere quel libro perché non avevamo niente di meglio da fare. Stupido idiota!» sibilò il frate. «Se ci fosse stato un altro modo per conoscere la verità su Atlantide, credi che avremmo dedicato tanta energia e sprecato tante vite a proteggere quel vecchio volume ingiallito?»

Winston serrò la mascella.

«Sto solo cercando...»

«Tu stai solo perdendo del tempo!»

Winston fissò duramente il frate. Ma l'uomo non sembrava per nulla intimorito dalla presenza dell'agente. Anzi, lo fissava con un misto di disprezzo e di sufficienza.

Con un gesto di fastidio, Winston estrasse un sigaro dalla tasca, portandoselo alle labbra. Lo accese, ma alla prima boccata Nestorius gli si avvicinò, strappandoglielo di bocca e gettandolo a terra, dopo averlo rotto in due.

«Ancora non ti rendi conto» esalò. «Se non ritrovi quel diario, siamo tutti perduti. Ora che l'Ordine possiede le informazioni contenute nel Libro, non c'è più nulla che possa fermarli».

«E allora, perché affannarsi tanto?»

Nestorius impallidì. Winston lo fissò, sprezzante.

«Cosa?»

Winston scoppiò a ridere. «Proprio così, di che ci preoccupiamo? Se hanno già vinto, è inutile stare ad affannarsi, non credi?»

Nestorius fece per scagliarsi contro Winston, ma lui lo bloccò, agguantandolo per il saio.

«Sono stanco di queste stronzate, Nestorius» gli sibilò in faccia. «Per anni ho ubbidito a ordini che non capivo, limitandomi a fare quello che mi veniva chiesto e senza mai osare fare una domanda. Ma adesso sono proprio stufo. Voglio sapere tutto, e voglio saperlo adesso. Io sono un soldato, e so come si combatte. Ma per farlo devo conoscere il mio nemico. Quindi, basta menzogne. Se volete che combatta, ditemi con chi ho a che fare. Non posso continuare a battermi contro un'ombra».

«E cosa ti fa pensare che io abbia le risposte che cerchi?» mormorò Nestorius, in risposta.

«Proviamo» fece Winston, lasciandolo andare. «Comincia a raccontarmi chi sono quelli dell'Ordine».

«Lo sai».

«Smettila».

Nestorius lo fissò duramente, quindi si volse, raggiungendo l'altra estremità della stanza.

«Ciò che mi chiedi, viola il voto di segretezza, insieme ad altre decine di...»

«Al diavolo la segretezza!» sbottò Winston. «Guardati intorno, frate. Il Consiglio non c'è più. Presto, i vostri segreti non varranno più di quelli di un baro da quattro soldi. Da chi li volete proteggere? Dall'Ordine? Beh, ti do una notizia: quelli sanno già tutto ciò di cui hanno bisogno».

«Ma il mondo no» ribatté Nestorius. Winston scoppiò a ridere.

«Il mondo?» fece. «Ma fammi il favore. Cosa credi che interessi, al mondo, di queste cose? Alla gente non interessa a quale dio deve rispondere, né si preoccupa di sapere se a comandarla è un re o una repubblica, un cristiano o un bolscevico. La gente si beve quel che le si dà da bere, purché tutti si stia tranquilli, e si abbia da mangiare e da divertirsi. E sai perché? Perché nessuno vuole grane. A nessuno interessa farsi carico dei problemi del mondo. Esistono i politici per questo. La gente non vuole pensare, è questa la verità... senza contare che se non facciamo qualcosa, presto non avremo neanche più un mondo da dover proteggere. E tanti saluti a tutti quanti».

Si volse, estraendo dalla tasca un altro sigaro. Lo accese davanti agli occhi brucianti del frate, fissandolo con aria di sfida mentre gettava a terra il cerino. Nestorius si fece livido.

«Se te lo dico, e tu...»

«Io sono la vostra unica speranza» sibilò Winston. «Quindi, Nestorius, vedi di fare i tuoi calcoli. Ma vedi di farli in fretta».

Nestorius distolse lo sguardo, serrando le labbra.

«L'Ordine è ciò che resta di una organizzazione chiamata SEELE» esordì seccamente il frate. «Ha il compito di raccogliere e proteggere i discendenti della razza Atlantidea».

«Questo lo so, ma perché è così importante?»

«Perché?» chiese Nestorius, con un sorriso ironico stampato in faccia. «Tu cosa sai, in proposito?»

«So che Atlantide era una civiltà tecnologicamente avanzata, e che il Consiglio si è fatto carico di custodire i segreti che abbiamo ereditato da loro».

«Non è proprio così» fece. «Questo è ciò che è dato sapere a un agente operativo».

«Allora, spiegami».

Nestorius sospirò. «Cosa penseresti, se ti dicessi che l'essere umano è stato creato da esseri provenienti da un altro pianeta? Che questi esseri hanno dominato la Terra per milioni di anni prima di essere sterminati da guerre fratricide che hanno lasciato all'uomo l'eredità di questo pianeta?»

Winston sogghignò. «Direi che sei pazzo».

«Appunto».

Winston si fece improvvisamente serio. Si sfilò il sigaro dalle labbra e si staccò dalla parete a cui si era appoggiato.

«Mi stai dicendo che l'Ordine raccoglie i discendenti di una razza aliena?»

«La Prima Razza Ancestrale, la razza aliena che ha dato forma alla vita sulla terra. Proprio così», ammise Nestorius. Winston sbiancò. Sul volto gli si raggrumò un'espressione di assoluto stupore.

«Tutto questo è...»

«Assurdo?» Nestorius rise. «Certo. Ecco perché non vogliamo che si sappia. Immagina cosa accadrebbe, se la gente venisse a conoscenza di un segreto come questo. Sarebbe il caos».

«E cosa vogliono?» chiese Winston. «Voglio dire... perché sono così interessati a ciò che custodiamo?»

«Questo non lo so» ammise Nestorius. «Da secoli, il Consiglio cerca di preservare la razza umana dal pericolo di un ritorno dei dominatori alieni. Secondo il libro di Platone, per quel che un semplice custode come me ne può sapere, l'ultima guerra tra Atlantidei e umani si è svolta dodicimila anni fa, quando l'ultima roccaforte di Atlantide è stata distrutta. Da allora, l'uomo vive libero dal giogo di Atlantide, ma alcuni dei discendenti della razza dominatrice, scampati all'olocausto che essi stessi misero in atto, si rifugiò negli angoli più sperduti della terra. Il Consiglio nacque allora, attorno alla setta dei Pitagorici prima e all'Accademia Platonica poi, con il compito di tramandare i Saperi Esoterici, cioè l'insieme di conoscenze sull'uomo e la sua storia necessarie a proteggere l'umanità da un possibile nuovo attacco alla sua libertà. Il resto lo sai già. Il Crizia, il libro in cui Platone nascose la storia di Atlantide, andò perduto per secoli, insieme a ciò che restava di quella civiltà. Fu solo quando i monaci colombani recuperarono quel libro, che si rifondò il Consiglio. Da allora, combattiamo per la stessa causa degli antichi, per proteggere la libertà dell'uomo».

«Quindi, ciò che l'Ordine vuole...»

«...è ristabilire la supremazia di Atlantide sulla terra. Proprio così».

Winston strinse gli occhi. «E allora, cosa sono i Rotoli del Mar Morto? Cosa c'entrano con il Libro e con le Quattro Arche?»

Nestorius sbarrò gli occhi su Winston, schiudendo le labbra.

«Cosa hai detto?»

«Ti ho chiesto cosa sono i Rotoli del Mar Morto» ripeté. «L'uomo di Wiesbaden ci ha detto che il diario sarebbe servito all'Ordine per decifrarli».

Nestorius impallidì, alzandosi in piedi di scatto.

«Allora, esistono davvero...»

Winston osservò in silenzio il frate, che percorreva la stanza tormentandosi le mani, immerso in un borbottio nervoso.

«Nestorius?»

«Devi trovare quel diario» scattò all'improvviso il frate. «Assolutamente. E devi recuperare le informazioni contenute nei Rotoli. Questo cambia tutto, capisci? La loro esistenza, io non lo sapevo... nessuno lo sapeva...»

«Ma di che parli?»

Nestorius si passò una mano sulla fronte, scuotendo la testa in preda a una improvvisa agitazione. «Il Crizia era tutto ciò che ci restava del sapere di Atlantide» disse. «Ma esso non era che parte di un sapere più grande. In quel libro, Platone faceva riferimento a quanto contenuto nei cosiddetti Rotoli del Mar Morto, un testo antichissimo, scritto probabilmente ad opera della Prima Razza stessa. A quanto dice Platone, i segreti contenuti in quel testo consentirebbero di governare il mistero della vita e della morte, il vero potere di Atlantide. Un potere misterioso, che credevamo fosse nulla più che un semplice simbolo, un modo per designare la forza incontrastata di cui quella civiltà aveva goduto per migliaia di anni. Nessuno pensava che quei testi esistessero realmente... li credevamo già persi ai tempi di Platone. Se esistono, e se l'Ordine li possiede, non oso nemmeno immaginare di cosa potrebbe scatenare, ora che conosce il modo di utilizzarli grazie al diario di De Molay».

«Ma qual è questo potere?» fece Winston. «Per caso ha a che fare con la Regina? E come può il Libro chiarire come utilizzarli?»

Nestorius scosse la testa.

«Questo non lo so» disse, mesto. «Io sono solo un custode. Solo il Reggente aveva la possibilità di leggere il testo di Platone. Non posso sapere cosa vi fosse contenuto, perché ciò che so, è ciò che è stato tramandato da Colombano ai suoi monaci. Tutto ciò che posso dirti, è che il testo racconta della vita degli Atlantidei e di come sono giunti sulla terra. Narra di quattro Arche, chiamate anche i Semi della Vita: ognuna delle Arche rappresentava un seme, che unito agli altri avrebbe permesso di generare la vita stessa. A dire il vero, le Arche non sono mai state ritrovate, e perciò si è sempre pensato che si trattasse di una leggenda... almeno finché cinque anni fa non è emerso il Noè Rosso, l'Arca che Gargoyle utilizzò nella sua battaglia finale. Da allora, il Consiglio ha cominciato a prendere in considerazione il fatto che non si trattasse solo di una leggenda, soprattutto in seguito al Dossier Side, e al ritrovamento della Pietra da parte del professor Kurtag».

«So del Dossier» fece Winston. «Si tratta dell'avvistamento di un pianeta sconosciuto. Ma non si è trattato che di un avvistamento isolato...»

«Non essere sciocco» ghignò Nestorius. «Una cosa del genere non può essere un fatto isolato... quel pianeta non era altro che Atlantide, apparso nel nostro cielo in seguito all'apertura di una Merkaba, una porta spazio – dimensionale che collega punti dell'universo lontani tra loro. Solo una delle Pietre sacre di Atlantide poteva generare una Merkaba capace di riavvicinare il pianeta di Atlantide alla Terra. De Molay sospettava che la pietra fosse presente sulla Terra, magari nascosta proprio all'interno di una delle Arche, attivatasi in presenza della Regina. Ecco perché in seguito al ritrovamento della Pietra e dei resti di una nave aliena nell'Oceano Pacifico, chiese a Kurtag di avviare delle ricerche. Il professore era il maggiore esperto di Atlantide, e già si occupava della ricerca della Arche. Credo fosse vicino alla soluzione, quando è stato ucciso...»

«Infatti è così» confermò Winston. «Aveva capito che la Regina era ancora viva, e che si trattava proprio di Nadia Ra Arwol».

Nestorius scrollò le spalle. «Se l'aveva capito, perché non ha informato il Consiglio?»

Winston nicchiò. «Perché voleva bene alla ragazza, immagino. Aveva capito che se il Consiglio l'avesse presa, l'avrebbe uccisa».

«Quello stupido si è lasciato prendere dai sentimenti» mormorò teso Nestorius, «e ora ci ha condannato tutti...»

«Forse no».

Nestorius alzò lo sguardo sul volto di Winston, animato da una debole speranza.

«Credo che De Molay avesse capito come localizzare le altre Arche» suggerì Winston «e credo avesse anche scoperto come l'Ordine voleva utilizzare la Ra Arwol. Per questo è stato ucciso. In buona fede, ha confessato a Caprivi quello che sapeva e lui l'ha tolto di mezzo: cosa che non avrebbe mai fatto, se non avesse ritenuto De Molay un problema. Ormai penso sia tardi per impedire che l'Ordine o chi per loro metta le mani sulla Ra Arwol; ma forse non è troppo tardi per tentare di raggiungere le Arche».

«Ricordati che in questa storia non hai a che fare solo con l'Ordine» fece Nestorius «gli Atlantidei sono arrivati attraverso la Merkaba, e hanno uno scopo preciso. Ancora non sappiamo cosa vogliano, né sappiamo se l'Ordine abbia intenzione di contattarli, e come. Tuttavia...»

«Tuttavia, il pericolo che uniscano le loro forze, c'è».

Nestorius annuì. «E non è il solo pericolo, al momento» disse. Winston inarcò un sopracciglio.

«Cosa intendi?»

«Secondo la leggenda, nei Rotoli era contenuta la profezia definitiva riguardante la fine dell'umanità» disse torvo Nestorius. «Se questo fosse vero, allora l'Ordine non vuole semplicemente ritrovare le Arche per conquistare la terra. Ciò che vuole...»

«...è distruggere l'uomo, servendosi della Regina» commentò Winston. Nestorius lo fissò annuendo.

«Tutto lo lascia pensare».

Winston mosse un passo verso la piccola finestrella. Ormai la sera era scesa sull'abbazia, e nella stanza era calata una fitta oscurità. L'estremità del sigaro di Winston brillò per l'ultima volta, prima di spegnersi lentamente. Lui espirò il fumo, gettando a terra il mozzicone e pestandolo con la punta della scarpa. Quindo si volse a guardare il profilo ormai indistinto del frate, lo vide ergersi immobile nel centro della stanza, ormai inghiottito dal buio. Sospirò, rivolgendogli un ampio sorriso.

«Va bene, ho capito» disse, ficcandosi le mani in tasca. «A quanto pare, dobbiamo ritrovare per forza quel diario, non è così?»

«Non solo» commentò Nestorius con un sospiro rassegnato. «Dovrai anche trovare le Arche e distruggerle, prima che l'Ordine possa utilizzarle. Sempre se vogliamo continuare a vivere».

Winston abbassò gli occhi, a fissarsi le punte logore delle scarpe.

«Dì, hai qualche idea?» chiese, calciando il mozzicone di sigaro ai suoi piedi. Nestorius scosse il capo.

«Mio caro ragazzo, no» rispose. «Tutto ciò che puoi fare, è scendere nella bocca del leone».

«Non ero bravo in catechismo» fece Winston. «Cosa vuol dire?»

«Che hai un bel problema».

Winston annuì, lasciandosi scappare una risata sommessa. Dopo un istante di silenzio, si avvicinò al frate, battendogli amichevolmente una mano sulla spalla.

«Sai una cosa?» disse. Nestorius alzò gli occhi a guardarlo.

«Cosa?» chiese. Winston sorrise.

«Adesso me la berrei davvero, una tazza di grog».

 

 

 

 

 



  
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