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Autore: Carolillina    18/10/2010    2 recensioni
Una storia d'amore su una coppia impossibile: Bonnie e Damon. A un certo punto c'è un somiglianza con Twilight fatta senza che me ne rendessi conto.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bonnie Bennett, Damon Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bonnie non sapeva decidersi. Aveva bisogno di parlare con Stefan ed Elena, ma Jeremy le aveva detto che non erano in casa. Si rifiutava categoricamente di andare in casa Salvatore, eppure sembrava l’unica scelta che aveva se non voleva aspettare per parlare con loro.
Prese un respiro profondo e si avviò verso la grande casa. Non ci mise molto tempo ma rimase un po’ davanti alla porta prima di suonare.
“Speriamo che siano fuori. Magari sono andati a fare una passeggiata e non ritorneranno molto presto.” Tenne le dita incrociate, ma, a quanto pareva dai rumori di passi provenienti dall’interno, la sua preghiera non era stata esaudita.
“Ma guarda un po’! Cosa ci fa da queste parti la streghetta Bennet?” disse una voce velata di ironia.
Era andata peggio di quanto credeva. Perché non era ritornata a casa, ad aspettare che Elena ritornasse? Ora si trovava davanti una delle persone che odiava di più al mondo, Damon.
“Cercavo Elena e Stefan: sono in casa?” domandò a bassa voce, tanto lui non aveva certo un problema frivolo come l’udito, magari chi mangiare per cena, ma non sentire.
“Mi dispiace davvero tanto Bonnie. Se ne sono andati via appena 5 minuti fa. È proprio un peccato che tu sia arrivata fin qui e non abbia trovato chi cercavi. Non ti andrebbe di rimanere qua con me e aspettare che ritornino? Sono certo che arriveranno al massimo tra un paio d’ore.” Il vampiro sorrise persuasivo.
Bonnie, però, non si lasciò soggiogare da lui e gli procurò un forte dolore alla testa.
“Non ho intenzione di aspettarli, tanto meno sapendo di avere te come compagnia. Saresti pregato di riferire che sono passata. Addio.” Stava per andarsene quando qualcosa l’afferrò e la spinse contro il muro. Lo spostamento fu praticamente istantaneo e se ne accorse solo dopo essere stata sbattuta contro la parete fredda della casa. Damon la tratteneva tenendole i polsi in una stretta ferrea e nel frattempo la osservava.
Bonnie lo guardò negli occhi e per la prima volta si rese conto di quanto fossero belli. Avevano un colore particolare, non proprio azzurro, più verde acqua. Sembravano una piscina in cui buttarsi e non fare più ritorno.
Damon non riusciva a credere di non aver mai notato la bellezza di  Bonnie. Gli faceva mozzare il fiato e battere il cuore a mille. Non voleva lasciarla andare, se lo avesse fatto probabilmente l’avrebbe persa per sempre.
I due si guardarono per un tempo che sembrò infinito finché una voce, quella di Elena, li fece ritornare alla realtà. Quella realtà dove loro si odiavano e basta.
“Vi stavo cercando ragazzi.” Disse in fretta Bonnie, ormai libera da Damon. “Volevo parlarvi di Katherine. Ho deciso di aiutarvi ad ucciderla.”
Stefan sembrava molto contento di quell’affermazione, ma lei non voleva rimanere lì ancora. Si inventò una scusa e corse via.
 
Il motivo per cui era andata fino alla casa dei Salvatore le appariva superfluo, ora.  Non bastava un’occhiata per innamorarsi di qualcuno. Oltretutto qualcuno che aveva sempre odiato. Il fatto che i suoi occhi fossero così assurdamente belli non voleva dire niente. Era solo una constatazione, fine della storia.
 
Damon salutò i due fidanzati ma andò subito via. Doveva riflettere. Da quando Bonnie Bennet gli faceva perdere la testa? Lei odiava lui e viceversa. Non poteva in nessun modo permettere che questo risuccedesse. Lui amava Katherine e nessun’altra. Eppure… Eppure non riusciva a scacciare via l’immagine di Bonnie dalla sua mente. Bisognava trovare una soluzione.
 
Nei giorni seguenti sia Bonnie che Damon si evitarono accuratamente. Entrambi, però, soffrivano per la mancanza l’uno dell’altra. Non riuscivano a capacitarsi di come il loro odio cocente si fosse tramutato, così, d’improvviso, in amore. Bonnie si rifiutava di pensare che fosse amore. Damon, invece, si chiedeva come mai, se quello era amore, i sentimenti non erano gli stessi provati nei confronti di Katherine.
Con lei era solo un desiderio fortissimo di possessione, ma con Bonnie… Ogni volta che pensava a lei, gli spuntava un sorriso sulle labbra, il cuore faceva un buffo salto e il respiro si accorciava. Non smetteva di domandarsi se anche lei provasse sensazioni simili.
La vide un giorno, cercò di farsi notare, ma lei, che lo aveva visto, scappò via. Voleva andare a casa sua ma sapeva che non lo avrebbe mai lasciato entrare. Quindi non poté far altro che aspettare.
 
Elena aveva invitato mezza Mistyc Falls alla sua festa. Bonnie avrebbe preferito rimanere a casa, ma sia lei che Caroline avevano insistito. Ormai non usciva più da una settimana, aveva bisogno di vedere gente, e quale miglior modo, se non una festa? 
Si stava preparando di mala voglia quando un pensiero le affiorò alla mente. Ci sarebbe stato anche Damon, visto che la festa era a casa sua. Pensava al vampiro ogni giorno, ogni minuto, ogni secondo, eppure solo in quel momento si era resa conto del fatto che anche lui avrebbe partecipato alla festa. Guardò la sua immagine riflessa allo specchio: portava una maglietta viola con giacca abbinata e jeans. Troppo banale? Decise di sì. Scavò nei meandri del suo armadio finché non trovo un delizioso vestitino bianco. Era perfetto. Lo indossò e si complimentò con se stessa per l’ottima scelta. Voleva essere bella, voleva piacere. Voleva che lui la notasse e la trovasse irresistibile. Ma voleva anche dimenticarlo. Sua nonna, se avesse conosciuto i sentimenti della nipote, si sarebbe rivoltata nella tomba.
Non era pronta ad affrontarlo. Compose il numero di Elena e si finse malata per eclissare la festa. Naturalmente l’amica capì che era solo una scusa ma si disse dispiaciuta per l’assenza di Bonnie e le fece gli auguri per una prossima guarigione.
La strega si mise il pigiama e andò a cena. Dopo mangiato salì in camera e lesse un po’ il libro della nonna.
 
“Lei non c’è.” Pensò Damon. “Elena dice che è malata, ma oggi a scuola stava benissimo. Devo trovare un modo per entrare a casa sua.”  Il maggiore dei Salvatore salutò tutti e si diresse verso casa Bennet. Sperava che la madre di Bonnie lo facesse entrare altrimenti era un problema.
Suonò il campanello e arrivò una ragazza bionda ad aprirgli.
“Posso fare qualcosa per te?” chiese. Damon comprese che era la baby-sitter del fratello minore di Bonnie. La soggiogò e fece in modo che il fratellino lo invitasse ad entrare.
“È stato facile. Ora bisogna cercare la sua camera.” Salì i gradini due a due e si ritrovò in un corridoio che portava a diverse stanze. Su una porta c’era scritto “Do not enter”  e capì che era quella di Bonnie.
Attraversò la serratura poté notare che la luce era spenta, stava dormendo con ogni probabilità. Non voleva svegliarla ma aveva bisogno di vederla. Con passo lieve arrivò davanti al suo letto. Sorrideva nel sonno. Era incantevole. Damon non riuscì a trattenersi, si tolse le scarpe e si sdraiò a fianco a lei. Sentiva il suo corpo caldo contro il suo freddo. La ragazza profumava di rose e the. Chiuse gli occhi e rimase stretto a lei. Senza accorgersene si addormentò.
Poco prima dell’alba la lasciò, ma le scoccò un lieve bacio sulla guancia.
Bonnie si risvegliò con una strana sensazione addosso. Come se qualcuno l’avesse stretta tutta la notte, come se qualcuno l’avesse protetta tutta la notte. Sorrise tra sé per quella supposizione assurda e si vestì.
 
Il vampiro non riuscì a credere a quello che aveva fatto nella notte. Ma non riuscì a fermarsi e lo rifece ancora e ancora.
 
Dopo qualche tempo i due si incontrarono per caso. Lei stava facendo una passeggiata per la città, mentre lui era andato a rifornirsi di sangue all’ospedale. Si scrutarono per qualche secondo e poi Damon disse: “Posso offrirti qualcosa al Grill?” Bonnie sorrise e accettò. Arrivati al bar salutarono Matt e Caroline e andarono a sedersi.
“Che prendi?” domandò la ragazza.
“Credo una birra. Tu?”
“Io preferisco una cioccolata calda.”
“E sia. Matt, puoi portarci una birra e una cioccolata calda, grazie?”
Il cameriere annuì e si diresse dietro al bancone.
“Allora, c’è qualcosa di particolare che vuoi sapere? Perché mi hai invitata qui?”
Il vampiro sorrise enigmatico. “Un ragazzo non può invitare a uscire una bella fanciulla?”
“Tecnicamente tu sei molto più vecchio di me.”
“Tesoro, sono solo dettagli. E io non dimostro mica la mia età.” Sorrise.
Arrivò Matt con le ordinazioni. Bonnie iniziò a girare la su cioccolata. Forse andare lì non era stata una grande idea. Forse sarebbe dovuta andare via. Però qualcosa la teneva incollata alla sedia e non le permetteva di alzarsi. Fece un respiro profondo e disse: “Mi stanno aspettando a casa… Sai, mio fratello… Non posso lasciarlo da solo…”
Damon la guardò. “Credevo che aveste una baby-sitter per lui.”
La strega non si aspettava che lui lo sapesse. Dopotutto l’avevano appena presa e non aveva avuto il tempo di dirlo a qualcuno.
“Non ti stupire. So molte, ma proprio molte cose. Ma ho bisogno che tu mi dica la verità: tu mi odi, perché non mi hai attaccato in qualche modo? Perché non sei corsa via?” Il vampiro sperò che lei rispondesse in un certo modo ma non fu così.
“Ora siamo alleati. Finché Katherine non sarà morta e sepolta tra noi c’è una tregua. Sia chiaro però: appena finito tornerò a odiare i vampiri e te, in particolare.”
Ovviamente si aspettava una risposta simile ma lo ferì comunque.
“Bene. Capisco. Forse è meglio che vai. Non è il caso che tuo fratello stia da solo per così tanto tempo.”
Bonnie annuì, prese le sue cose e andò via.
 
Lontana da tutti corse nel bosco. Corse e corse, fino a non avere più un briciolo di fiato in gola. Avrebbe voluto sparire, oppure non essere mai diventata una strega. Se questo non fosse successo, di certo non sarebbe stata lì a penare per un vampiro. Magari lo avrebbe incontrato, ma tra loro non ci sarebbe stato nessun odio. Si sarebbero potuti innamorare senza rimpianti. Poi, però, pensò che non avrebbe mai incontrato Damon Salvatore se non fosse stato un vampiro perché lui sarebbe morto almeno 100 anni prima.
Doveva calmarsi. Liberare la mente. Cancellarlo.
“Ok, da ora innanzi basta pensare alla parola con la D. Basta preoccuparsi se non c’è o se fa finta di non vederti. Basta. Si inizia una nuova vita. Senza di lui.” Stava mentendo.
 
Damon finì la sua birra. Stava per alzarsi quando vide Jeremy e gli fece segno di sedersi con lui. Il ragazzo parve un po’ restio ma accettò.
“Scusa. Non volevo ucciderti. Ero terribilmente arrabbiato. Ti prego, perdonami.”
“Credo che tu stia dicendo la verità perché ho addosso della verbena.” Il vampiro annuì. “Ti perdono ma, a una condizione: quando mi ucciderai di nuovo non avrò l’anello che mi salverà, avrò il tuo sangue.”
Damon sorrise ironico ma decise che poteva stare alla condizione. Jeremy aveva perso Anna, sapeva cosa si provava, l’avrebbe capito.
“Credo di provare dei sentimenti per una persona. Ma ho perso Katherine: secondo te è solo un rimpiazzo?”
Il ragazzo lo guardò con fare sospetto e chiese: “Si tratta di Elena?”
Damon dissentì.
“Allora, forse, potrebbe anche non essere solo un rimpiazzo. Mi spiego, quando ho perso Vicky la prima volta non volevo più vedere nessuno. Smettere di amare per sempre perché non potevo avere lei. Però è arrivata Anna. All’inizio non mi piaceva, la trovavo più come una palla al piede che come una bella ragazza. E poi ho capito di amarla. Perdere sia lei che Vicky è stato come un pugno nello stomaco. Ma posso dirti che Anna non era un rimpiazzo. Magari solo in principio, ecco.”
Il vampiro rifletté sulle sue parole e poi disse: “Il fatto è che i sentimenti non sono come quelli per Katherine. Sono diversi. Non è un’ossessione maniacale. È più il desiderio di proteggerla da qualsiasi cosa le possa far del male. La voglia di tenerla stretta tra le mie braccia e baciarla. Non lasciarla mai da sola per paura che le accada qualcosa. La speranza che anche lei ricambi ciò… Sono decisamente romantico: non è da me!”
Jeremy rise. “Amico, forse non sarà proprio maniacale, ma la tua è ossessione da innamoramento. Cioè non vuoi fare certe cose con lei perché la rispetti ma vuoi in qualche modo dimostrarle che provi dei sentimenti molto profondi per lei. In pratica: sei innamorato!!”
Damon non poté essere più attonito da quella rivelazione. Quella semplice verità era sempre stata lì, nella sua testa, solo, non riusciva ad accettare che fosse così. Ma ora che Jeremy glielo aveva detto così chiaramente non aveva dubbi: era innamorato di Bonnie.
Non disse niente e si buttò sulla porta. Dov’era? In casa? No, dopotutto avevano la baby-sitter. A un tratto si ricordò del bosco. Lui sarebbe andato lì se avesse avuto bisogno di pensare. Corse a rotta di collo fino al centro del bosco e la vide. Era appoggiata ad un albero, con le cuffie nelle orecchie che sparavano musica a un volume altissimo e gli occhi chiusi. Decise di fare piano anche se era ovvio che non lo avrebbe sentito.
Mentre si avvicinava sorrise. Le prese delicatamente la mano. Lei alzò lo sguardo. Non poté trattenere la gioia ma tremava per l’emozione e la paura.
Lui le sfiorò dolcemente il viso, passò la mano dietro la nuca di lei e si avvicinò.
Per un istante si guardarono negli occhi e lei sussurrò: “Non l’avevo previsto”.
Lui disse: “Neanche io”. I loro nasi si sfiorarono e poi anche le labbra. All’inizio fu delicato, quasi avessero paura di toccarsi, poi i loro sentimenti presero il sopravvento e non si lasciarono per molto tempo.
Ormai erano pronti a tutto. Avrebbero affrontato qualsiasi cosa. Niente li avrebbe spaventati perché nessuno li avrebbe mai separati
  
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