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Autore: Amily    19/10/2010    1 recensioni
Salve a tutti ragazzi ;) mi chiamo Amily e questa è la mia prima ff su un personaggio di HP che mi ha sempre affascinata, Bellatrix Black; ho pensato di proporvi una panoramica della vita della giovane Bella e del suo incontro sconvolgente con il malvagio Lord Voldemort, la passione segreta della sua vita...è gia un po di tempo che questa storia era chiusa nel mio cassetto e oggi finalmente ho deciso di farla uscire...naturalmente si tratta di una narrazione di pura fantasia anche se ho cercato di mantenerla abbastanza fedele alla natura dei personaggi del Romanzo originale.....dato che si tratta della mia prima pubblicazione aspetto con ansia le vostre recensioni ma soprattutto spero tanto che vi piaccia!! ;) un bacio a tutti e grazie in anticipo a chi leggerà la mia storia ;*
Genere: Dark, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Rodolphus Lestrange, Voldemort
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La famiglia Black era una delle più nobili e antiche di tutto il mondo magico. Non c’era mago o strega che non desiderasse far parte di quella famiglia. Temuti e rispettati da tutti, i Balck erano anche una delle più ricche famiglie di purosangue esistenti, insieme a quella dei Malfoy. La loro dimora, Black Manor, era grande e sontuosa e nel contempo avvolta da un’ antica aura di mistero e paura. Vi vivevano cinque persone, servite e riverite da una schiera di efficienti elfi domestici, pronti a trotterellare per le lussuose stanze, minuziosamente arredate secondo i gusti raffinati della padrona di casa, pronti ad esaudire ogni più insignificante capriccio delle tre loro padroncine: la sorelle Black. Tre sorelle infatti dimoravano in Black Manor,discendenti di un’antica dinastia. I loro nomi erano Bellatrix, Andromeda e Narcissa Black. Seppur legate da un così stretto legame di sangue, nessuno, guardandole, avrebbe mai potuto pensare che fossero anche solo minimamente imparentate. Le tre giovani erano diverse l’ una dall’ altra come diversi sono il giorno e la notte, sia fisicamente che caratterialmente. La primogenita, Bellatrix, era una giovane ragazza di circa diciassette anni, con un corpo alto e snello, ma non per questo meno femminile o privo di forme. La sua pelle era bianca, quasi a voler imitare lo spettrale candore della luna. Lunghi e lucenti capelli nero ebano le ricadevano sulle spalle fino alla vita in un’ ordinata e ben definita cascata di ricci, quasi sempre raccolti in un’ elaborata ed elegante acconciatura. Il viso era perfetto, nulla in quella ragazza sembrava essere fuori posto, gli zigomi alti, le labbra rosse e carnose, gli occhi neri e impenetrabili, il naso leggermente all’ insù e anche le palpebre pesanti le davano l’ aspetto di una bambola di porcellana, delicata e preziosa, ma anche sinistra e temibile. C’era infatti in Bellatrix qualcosa che sembrava spaventare chiunque le stesse vicino, forse il suo carattere. Bellatrix Black era infatti tanto bella quanto insensibile ad ogni manifestazione d’ affetto. In tanti anni nessuno ricordava di averla mai vista abbracciare qualcuno o di averla sorpresa a fare un qualunque gesto gentile, neanche verso le sorelle. A lei non piaceva recitare la parte dell’angelo misericordioso e caritatevole, non le sia addiceva, questo ruolo era più adatto a persone come Andromeda. La gentilezza per Bellatrix era una cosa da deboli, adatta a chi non mira in alto, mentre lei aveva grandi progetti e sognava il potere. Nulla per lei poteva essere paragonato alla sensazione di forza e autorità che conferisce il comando. Lo poteva sentire, il brivido della paura, nei suoi compagni ad Hogwarts, quando lei attraversava i corridoi e tutti si scansavano per cederle il passo, mai nessuno aveva osato intralciare il suo cammino. Tutto ciò faceva sentire Bellatrix bene come non lo era mai stata, il potere la gratificava e lei d’altra parte sembrava avere un talento naturale. Nulla reggeva il confronto con il brivido del potere, neanche quella cosa di cui aveva sentito parlare dalle sue sciocche, oche compagne di scuola. L’ amore. Amore, aveva provato a capire cosa fosse, curiosa di sapere perché facesse quello strano effetto alle altre ragazze, ma non ci era mai riuscita, sebbene fosse circondata da innumerevoli spasimanti, il suo cuore era rimasto impassibile ed era in fine giunta alla conclusione che l’ amore non esistesse, che era solo una stupida parola, vuota e insignificante. Cresciuta nel lusso più sfrenato, viziata e servita, Bellatrix amava tutto ciò che era prezioso e raro, i gioielli, gli abiti le scarpe, anche i suoi ferma capelli , lavorati finemente dagli elfi, erano ricoperti di pietre preziose. Anche la sua stanza era una delle più grandi di tutta Black Manor . Il pavimento era di prezioso marmo bianco che di giorno rifletteva la luce del sole e di notte quella della luna, dando la sensazione di camminare sulla superficie sfavillante di un lago. Le pareti erano ricoperte di velluto rosso, finemente ricamato dai migliori sarti del mondo magico. Nella stanza troneggiava poi un grande letto a baldacchino fatto in legno di ciliegio intarsiato, con quattro grandi colonne avvolte in spirali, sulle quali poggiava il baldacchino drappeggiato anch’esso di velluto rosso con su ricamato, con fili d’oro, lo stemma della famiglia Black. Vi era poi un grande camino, sempre in marmo bianco decorato nei particolari con delicati filamenti di oro, con scolpiti ai due lati due sinuosi serpenti, le cui grandi teste andavano a sovrapporsi sulla parte superiore del camino, nel quale, in inverno, ardeva sempre uno sfavillante fuoco magico dalle fiamme vive e perfette. Tutta la stanza era sontuosamente arredata e cosparsa di oggetti preziosi e antichi, tra i quali, Bellatrix prediligeva, una grande specchiera ovale, alta circa 2 metri, nella quale amava specchiarsi, anche troppe volte, durante la giornata. La vanità infatti era uno dei difetti di Bellatrix . Lei amava guardarsi allo specchio ed ammirare la perfezione della sua persona, come i suoi capelli fossero raccolti in modo impeccabile nelle eleganti pettinature, come i suoi meravigliosi abiti mettessero in risalto le forme perfette del suo corpo attirando su di lei numerosi sguardi durante le sontuose feste organizzate dalla sua famiglia e come i suoi gioielli mettessero ancora di più in risalto il candore della sua pelle, dandole un aspetto quasi divino. Tutti ne invidiavano e ne elogiavano la bellezza e la compostezza, accrescendo sempre di più in lei la consapevolezza della sua superiorità nei confronti di quella plebaglia che era costretta a frequentare ad Hogwarts. Anche sua sorella Narcissa era come incantata da lei, adorava guardarla mentre con la bacchetta era intenta a sistemarsi i capelli, avrebbe passato intere giornate ad ammirare Bellatrix anche solo specchiarsi. Per Andromeda invece non era così. Lei era molto diversa dalle sue sorelle, e per quanto gli volesse bene, non riusciva a capire il loro comportamento e la loro ossessione verso la perfezione. Andromeda era infatti una ragazza molto più semplice, non le piaceva lo sfarzo, ne tanto meno passare ore davanti allo specchio. I suoi grandi occhi marroni traboccavano di desideri, erano curiosi e vispi e , a differenza delle sorelle, era una ragazza aperta, solare e allegra, a volte anche rumorosa e sbadata, ma che all’ occorrenza sapeva rispettare le regole del galateo, anche se chiunque la conoscesse sapeva che per lei partecipare ad un ballo, era come metterla in punizione. Lei non era fatta per tutta quella compostezza e armonia di movimenti, voleva correre e gridare, sentirsi libera. Tutto ciò naturalmente andava contro le regole della famiglia, di cui prima di tutto, bisognava tenere alto l’ onore, e quindi in un modo o nell’altro doveva tenere a freno la sua indole ribelle. Spesso Andromeda, passando davanti alla camera della sorella maggiore, la trovava intenta a praticare la sua attività preferita: specchiarsi, e non riusciva proprio a reprimere l’ impulso di prenderla in giro, perciò ogni volta le diceva: “ Ah. Cara Bellatrix, attenta o prima o poi ci finirai dentro a quello specchio!” Tutto ciò non faceva altro che irritare Bellatrix, alla quale non piaceva essere importunata da nessuno, e quei pochi che ci avevano provato, erano finiti male, per cui queste battutine contribuivano solo a far crescere in lei astio verso la sorella, che con tanto piacere avrebbe buttato giu per le scale. Vedendo però il volto della sorella contrarsi in una smorfia, Andromeda provvedeva subito a scusarsi, dicendo che era solo una battuta innocente, e poi filava via, sapeva che per la sua incolumità non era saggio provocare Bellatrix, che poteva diventare parecchio pericolosa essendo vendicativa per natura.

 

  
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