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Autore: _Claud_    19/10/2010    1 recensioni
"Ed in fondo a Natale tutto è possibile.. basta anche solo crederci e tutti i sogni possono diventare realtà"
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Taylor Lautner
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Ecco fatto.. ora è perfetto!”
dissi allegra appendendo l’ultima pallina decorata ad un’estremità dell’albero di natale.
Fare l’albero era la cosa che più preferivo di tutto il periodo festivo, a parte i regali ovviamente! Fin da piccola ero sempre stata attratta dai colori e le luci degli addobbi natalizi, e anche ora che vivevo da sola, assolutamente nulla era cambiato. Credevo ancora fermamente nella magia del Natale.

Saltellai felice fino alla finestra e scostai la leggera tenda color pesca. Il panorama invernale era stupendo. La neve che cadeva ancora abbondante dalla sera precedente aveva coperto ogni superficie, cristallizzando l’intera città come in una di quelle sfere natalizie decorative.
Un leggero brivido mi percorse … probabilmente quella era l’unica cosa che odiavo dell’inverno: il freddo.
Non lo sopportavo.
Corsi in camera per prepararmi ad uscire … avevo in programma un bel giro nel centro della città per ultimare le spese di natale, che come al solito, all’alba del pomeriggio del 24, ancora non avevo finito.
Sbadigliai mentre infilavo i calzettoni pesanti e, leggermente controvoglia, continuai A VESTIRMI indossando dei jeans e un maglione bianco a dolce vita.
Il tepore di casa mi cullava e la mia stanchezza di certo non aiutava. Mi stesi lentamente sul letto rannicchiandomi su un fianco, raccogliendo entrambe le mani sotto la nuca a mo’ di cuscino.
“Solo due secondi e mi alzo” dissi sbadigliando e chiusi gli occhi.

… Mi svegliai di soprassalto.
Guardai allarmata l’orologio sul comodino e per fortuna erano passati solo 10 minuti da quando mi ero addormentata.
Mi alzai nuovamente per non ricadere nella morsa di Morfeo e tornai alla finestra.
Nulla era cambiato. I bambini stavano ancora giocando di fronte a casa mia a lanciarsi palle di neve, mentre una dolce coppietta dall’altra parte della strada camminava mano nella mano sorridente.
Decisi di muovermi e finii di prepararmi indossando un lungo cappotto marrone e una pesante sciarpa dorata. Presi la borsa con le chiavi della macchina e uscii di casa.
Camminai fino al posto dove avevo parcheggiato la sera prima e ritrovai davanti a me una serie di macchine completamente anonime e identiche.
Lo strato di neve, ad occhio di almeno 20 centimetri, posatosi durante la notte, aveva coperto ogni millimetro delle auto in sosta e rendeva difficoltoso persino percepire i colori delle stesse. Rimasi immobile a fissarle.
Mi abbassai sulle ginocchia nel tentativo di riconoscerla dai cerchioni, ma la neve accostata al marciapiede aveva coperto anche gran parte di essi. Oltretutto, non sarei mai stata in grado di riconoscerla dalle ruote.
Mi risollevai sbuffando.
Posai il mio sguardo su una sagoma bianca che sembrava avere decisamente i lineamenti della mia piccola utilitaria quindi, convinta, iniziai a togliere la neve a manate nella speranza di riconoscere il colore.
Ripulii l’intera portiera sinistra prima di accorgermi che non era quella.
Improvvisamente mi venne un’idea.
Tirai fuori dalla tasca le chiavi e schiacciai il comando di apertura. Aguzzai lo sguardo per vedere quale delle macchine si illuminasse e finalmente la ritrovai.
L’avevo parcheggiata precisamente dalla parte opposta della via. La raggiunsi ridendo e vi salii. Misi la radio sulla mia stazione preferita, accesi l’aria calda a circa 26 gradi e avviai il motore.
Accelerai sicura, con lo sterzo già girato per uscire dal parcheggio, ma la macchina sembrava non volersi decidere a muoversi.. l’unica cosa che sentii furono le gomme slittare sulla superficie ghiacciata. Scesi scocciata dall’auto.
“Ah.. perfetto.. L’ultima cosa che avrei voluto fare oggi era spalare la neve!” dissi ad alta voce sbattendo le braccia lungo i fianchi. La gente mi prese sicuramente per pazza.
Non avendo uno strumento adatto, mi abbassai sulle ginocchia e con le mani iniziai a togliere quel poco di neve che riuscivo, attorno alle ruote posteriori.
“Neve… sei tanto bella.. ma così mi non aiuti per niente sai?!”
Basta, iniziavo a parlare con la neve. Non ero più in me.
“Povera neve.. di certo non era sua intenzione causarti questi disagi!”
Una voce alle mie spalle mi fece trasalire, spaventandomi a tal punto da perdere l’equilibrio e trovarmi con il sedere a terra.
Alzai lo sguardo e dietro di me vidi un ragazzo decisamente alto e con un sorriso meraviglioso.
“Scusa non volevo spaventarti” disse sorridendomi.
Rimasi letteralmente imbambolata davanti ad una bellezza del genere. La sua pelle bruna, i suoi capelli corti, spettinati, color della pece e i suoi occhi scuri facevano a cazzotti con il candore circostante.
Mi doleva ammetterlo ma aveva vinto quel ragazzo. La sua bellezza quasi oscurava la neve, facendola sembrare semplice acqua.
“Appena riacquisterai il dono della parola avvertimi” disse nuovamente lui incrociando le braccia.
“Ehm.. scusa” risposi schiarendomi la voce.
“Per caso hai bisogno di una mano? Devi uscire dal parcheggio?” chiese indicando la macchina ancora accesa.
“Oh si, te ne sarei grata! Purtroppo oggi sembra che la neve ce l’abbia con me”. Rise di gusto
“Ma no dai.. tu entra e accelera piano, io provo a darti una leggera spinta e vediamo di farla muovere” disse prendendo posizione sul retro del veicolo.
Lo ringraziai nuovamente e mi posizionai al volante. Il suo piano era geniale…l’unico problemino fu che persi un pezzo della sua frase, probabilmente stordita dal suo sorriso, e la mia accelerata non fu così dolce come doveva essere.
Il risultato fu, ovviamente, un disastro.
Le ruote presero a slittare, spazzando via ogni residuo di neve dall’asfalto. Sarebbe stato positivo se non per il fatto che tutta la neve finì dritta sul povero ragazzo.
Guardai nello specchietto retrovisore e rimasi qualche secondo immobile. Scesi lentamente dalla macchina, mentre il ragazzo era ancora fermo, con le braccia aperte e il cappotto completamente ricoperto di neve.
Mi avvicinai a lui con le mani dietro la schiena e un’espressione mortificata.
Stavo per parlare quando, improvvisamente, sentii qualcosa di gelido colpirmi il volto. Sgranai gli occhi e mi accorsi che il ragazzo mi aveva appena lanciato una grossa quantità di neve addosso. Con la bocca spalancata dalla sorpresa mi guardai il cappotto ed ero esattamente nella sua stessa situazione: ricoperta di neve. Ci guardammo e ridemmo insieme come due pazzi.
Senza neanche volerlo , o forse lui un po’ lo voleva, iniziò una spietata battaglia. Entrambi prendevamo enormi manciate di neve e ce le lanciavamo addosso senza ritegno.
Non mi ero mai divertita così tanto!
Lanciai l’ultima “munizione” completamente stravolta dalla stanchezza e mi accasciai a terra.
“Basta, basta hai vinto tu!” dissi con il fiatone.
“Già ti arrendi?” chiese lui sorridente avvicinandosi con ancora un rifornimento sulla mano sinistra.
“Si si mi arrendo! Hai vinto, sei più forte!” ammisi, coprendomi il volto con le mani ma non si fece impietosire e mi diede il colpo di grazia.
Mi sdraiai a terra ridendo come una scema e lui si sedette accanto a me.
“Sei pazzo, lo sai?” gli dissi guardando i fiocchi di neve che cadevano bagnandomi il volto
“Tu sei imbranata, lo sai?” rispose a tono indicando la mia auto. Risi ancora con le poche forze che avevo e mi sollevai.
Eravamo completamente fradici e leggermente infreddoliti. Scrutai il cielo e vidi che iniziava ad imbrunire, poi guardai il volto del ragazzo, notando che le sue povere labbra, alquanto invitanti e carnose, erano quasi viola.
“Come ti chiami?” gli chiesi curiosa.
“Taylor.. piacere” rispose tendendomi la mano.
“Victoria o Vicky se preferisci” dissi infine stringendo la sua mano “Vuoi entrare in casa? Ti faccio una cioccolata mentre ci asciughiamo” proposi alzandomi da terra. Lui annuì senza esitazioni e ci avviamo verso casa mia.
Entrati, gli feci togliere il cappotto e i guanti e li poggiai sul calorifero. Ci dirigemmo in cucina e misi sul fuoco un pentolino di latte per preparare la cioccolata.
Guardai l’orologio ed erano già le 6 del pomeriggio, fuori era tutto buio. Il tempo era decisamente volato.
Bevemmo la cioccolata ridendo e scherzando, parlando dei nostri interessi, perché mi ero trasferita a New York, cosa avrei dovuto fare con la macchina e in generale del Natale.
Anche se ci parlavo da poco tempo, mi sembrava di conoscerlo da sempre.
“Io adoro i pupazzi di neve! Un mio sogno è quello di vederne uno a grandezza umana, con tanto di carota per il naso, sciarpa e cappello” dissi ridendo come una bambina.
“Già.. anch’io adoro i pupazzi di neve” rispose lui fissandomi, con un’espressione capace di stendermi. Mi sentii imbarazzata e abbassai lo sguardo sorridendo.
“Sai.. quando ti ho vista, inginocchiata, a parlare con la neve ho pensato fossi pazza!” mi disse ridendo
“Immagino.. ma dovevo dirle che era colpa sua!”
“Ora invece….” Si fermò e rimase in silenzio “Ora parlando con te, mi rendo conto che…. Sei davvero pazza!” disse infine.
Io spalancai occhi e bocca e gli lanciai la presina per la pentola addosso
“Che antipatico che sei!”
Lui rise di gusto
“Scherzo, scherzo! Non sei pazza.. tu mi piaci”

Il tempo passò inesorabilmente. Ci ritrovammo affamati e decidemmo di mangiare crocchette di pollo al forno e patatine fritte.
Alla fine tirai fuori dal frigo una stecca di cioccolato e, sedendoci sul divano, guardammo un po’ di tv.
“Non ho mai mangiato tante schifezze in un giorno solo!” dissi ridendo e addentando un pezzo di cioccolato.
“Vale anche per me! Ti conosco da meno di un giorno e vuoi già farmi ingrassare!” rispose lui dandomi una leggera spinta. Io lo spinsi più forte e lui prendendomi per il braccio mi attirò a sé.
Rimanemmo immobili, a fissarci negli occhi a pochi centimetri l’uno dall’altra.
Il mio respiro fu interrotto da un suo sorriso. Ora che lo guardavo da vicino.. era stupendo.
“Mi sa.. che è meglio che vada” disse lui spezzando in un unico secondo l’atmosfera romantica che si era formata.
Mi spostai schiarendomi la voce.
“Già.. è meglio” dissi torturandomi le mani.
Mi abbracciò e baciò sulla testa
“Ci vedremo presto” disse e corse fuori dalla porta.
Rimasi lì ferma a rimpiangere quel momento in cui avrei potuto baciare quell’essere magnifico. Sorrisi all’idea e quasi arrossii.
Erano già le 11 di sera. Le spese di natale,erano andate a farsi benedire.
Mi buttai nuovamente sul divano e guardai lo schermo pensierosa. Non avevo per nulla sonno.
Passò un bel po’ di tempo, quando i brividi tornarono a farmi visita e dovetti alzarmi per prendere una copertina.
Andai in camera, agguantai il plaid di lana, e tornai in sala ributtandomi sul sofà. Il caldo della coperta mi fece rilassare e chiusi gli occhi addormentandomi.
Improvvisamente ci fu un tonfo. Mi svegliai spaventata e mi alzai di soprassalto.
Dopo qualche secondo ne sentii uno identico. Sembrava quasi che qualcuno stesse tirando qualcosa contro la finestra. Guardai l’orologio: le 5 e mezza del mattino.
Andai lentamente in cucina, la cui finestra si affacciava sul giardino e sbirciai fuori impaurita.
L’alba era appena iniziata e con gli occhi ancora un po’ assonnati distinsi solo una sagoma sul manto bianco della neve.. anzi due. Mi strofinai gli occhi e focalizzai meglio.
Era di nuovo quel ragazzo che sorrideva felice e mi indicava la seconda sagoma.
A quel punto capii.
Spalancai gli occhi felice e un sorriso comparve sul mio volto. Accanto a lui c’era un enorme pupazzo di neve. Più alto di lui, con una bella pancia tonda e un faccione a pallone.
Era perfetto, come nei miei sogni. Due bottoni per occhi, una carota come naso, la bocca incavata nella neve con un grande sorriso.
Mi colpì particolarmente ciò che indossava.
Riguardai Taylor e vidi che effettivamente non indossava più il suo cappotto perchè lo aveva messo al pupazzo in coordinato alla sua sciarpa.
Mi coprii la bocca con una mano, stupita.
Al di sotto del pupazzo, appoggiato a terra c’era un cartello con una scritta rossa:
Buon Natale Vicky! Allora, che ne dici? Se lo merita un bacio questo ragazzo?
Scoppiai in una risata rumorosa e corsi fuori di casa con la coperta ancora stretta al petto.
Raggiunsi Taylor e gli buttai le braccia al collo abbracciandolo
“Ma come hai fatto?” chiesi incredula
“Ho lavorato tutta notte..”
Valutai il suo viso, contratto dal freddo. Le sue mani erano gelide e quasi immobili.. Ricordai solo allora che aveva dimenticato i guanti da me e che quindi doveva aver realizzato tutto questo lavoro senza. Un leggero magone mi salì all’improvviso. Presi la coperta e gliela avvolsi attorno alle spalle coprendo anche me.
“ Tu sei pazzo” gli dissi passando la mano attraverso i suoi capelli fradici
“Beh.. allora siamo una coppia perfetta” rispose lui sorridendo.
Posò le sue labbra fredde sulle mie e tutto si colorò intorno a me. Da quel momento il mondo iniziò a vivere E dalla felicità quasi mi sollevai da terra.
Improvvisamente sentii un forte colpo alla testa … e aprii gli occhi di scatto.

Fu in quel momento che mi svegliai.

Mi guardai attorno spaventata e notai di essere sul pavimento accanto al mio letto.
Controllai subito la sveglia: le 3 del pomeriggio e accanto all’ora vidi la data: 24 dicembre.
Rimasi immobile, incredula di quello che era appena successo: avevo sognato tutto, dalla prima all’ultima cosa.
Mi strofinai il viso con le mani, incapace di credere quanto tutto quello successo,sembrasse reale e vivo.
Ne rimasi delusa, dispiaciuta e affranta.
Rimisi gli stivali e mi affacciai nuovamente alla finestra.
La situazione era identica: i bambini giocavano a palle di neve e dall’altra parte della strada passò la coppietta felice per mano. Mi grattai la testa
“Victoria, te sei pazza!” dissi sorridendo.
Uscii di casa con il solito cappotto marrone e la sciarpa dorata. Tutto sembrava come nel sogno. Non trovai la macchina, andai direttamente dalla parte opposta della strada ed era davvero lì.
Provai a spostarla e le ruote slittarono. Iniziai quasi a spaventarmi. Mi accovacciai, iniziai a togliere la neve con le mani e feci un tentativo. Provai a dire la stessa frase sognata.
“Neve… sei tanto bella.. ma così mi non aiuti per niente sai?!”
Con il cuore a mille aspettai qualche secondo, ma non sentii alcuna risposta.
Stavo per alzarmi, quando sentii
“Povera neve.. di certo non era sua intenzione causarti questi disagi!”
Il mio cuore si fermò. Mi girai lentamente e lo ritrovai.. era proprio lui, ancora davanti a me.
Sorrisi felice e lo abbracciai.
Lui assunse uno sguardo sorpreso e incredulo.. mi credeva davvero pazza.
“Ehi tutto bene?” chiese posandomi le mani sulle spalle. Io lo guardai contenta e risposi
“Si, si.. va tutto alla grande! Per caso, potresti aiutarmi a spostare la macchina dal parcheggio?”
Lui mi sorrise e accettò volentieri....

Da quel giorno la vigilia di Natale divenne in mio giorno preferito di tutto l’anno.
Il freddo non è poi così male!
Ed in fondo a Natale tutto è possibile.. basta anche solo crederci e tutti i sogni possono diventare realtà.
  
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