Libri > Twilight
Ricorda la storia  |      
Autore: Dark Magic    20/10/2010    3 recensioni
Altra one shot. Siamo nella mente di Edward, quando chiede a Bella di sposarlo. Ecco a voi la seconda parte.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Eclipse
- Questa storia fa parte della serie 'Frammenti'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
1

Mi ami? Allora sposami!

(Seconda parte)

«Perciò sarò diversa. Perché adesso, dal punto di vista fisico, non c’è niente che desideri più di te. Più del cibo, dell’acqua o dell’aria. Dal punto di vista intellettuale l‘ordine è leggermente più sensato. Ma dal punto di vista fisico…»

Mi baciò la mano, appoggiata sulla sua guancia. Il fatto che mi desiderasse sopra ogni cosa, aveva esaltato il ragazzo diciassettenne presente in me, innamorato follemente della sua donna, e che come lei voleva unirsi in un unico corpo. L’insicurezza stava prendendo possesso di me e lei lo notava.

«Bella, potrei ucciderti»

Cercavo ancora una volta di farla tornare su i suoi passi, perché io stavo per cedere lentamente.

«Non credo che ci riusciresti»

Davvero? Non ne sarei stato capace? Tolsi la mano dal suo volto e staccai una rosa nera del nostro letto e la chiusi nella mia mano. Una leggera pressione e la rosa fu solo polvere. Osservavo il suo volto in cerca di un ripensamento, ma nulla.

«Non dico che non saresti in grado di farmi del male… tanto che non credo ci riusciresti mai»

Scuotevo la testa, mentre lei parlava. Non sarei stato in grado di fermare la mia forza.

«Potrebbe non andare come dici tu, Bella»

Sarebbe andata come pensavo io, punto.

«Potrebbe, certo. Ma nessuno di noi due sa come andrà davvero»

Voleva che rischiassimo la sua vita? Che io mettessi alla prova il mio mostro, senza contare la mia forza?

«Esatto. Credi che potrei mai correre un rischio del genere?»

Ci fissammo negli occhi, cercando la resa dell’altro senza trovarla.

«Ti prego… è tutto ciò che desidero. Per favore»

Chiuse gli occhi e attese me. Volevo esaudire ogni sua più piccola richiesta, ogni suo desiderio, e ciò mi fece seriamente vacillare. Quando li riaprì, notò di certo la mia indecisione e rincarò la dose, assecondando anche la mia pretesa.

«Per favore… non mi devi promettere nulla. Se non va nel modo migliore, insomma, non ci sarà problema. Almeno… proviamoci. E poi ti concederò quel che vuoi… ti sposerò. Ti lascerò pagare le mie tasse universitarie e non protesterò per gli agganci con cui mi farai entrare a Dartmouth. Potrai anche comprarmi una macchina veloce, se ciò ti renderà felice! Ma… per favore»

Era questo il punto: stava rendendo felice me. Lei voleva ciò che io temevo di più e bramavo allo stesso tempo. La strinsi tra le mie braccia e mi avvicinai al suo orecchio.

«È insopportabile. Con tutto ciò che avrei potuto darti… tu mi chiedi proprio questo. Hai idea di quanto mi costi dover respingere una richiesta come la tua?»

Avrei voluto regalarle anche questa esperienza, ma non potevo. Odiavo ancor di più la diversità tra le nostre specie. Volevo, ora più che mai, essere umano per poterla amare come meritava.

«E allora non respingermi»

Decisi di non rispondere, la frustrazione che provavo non aveva limiti.

«Ti prego…»

Ancora una preghiera, la sua, che mi fece capitolare.

«Bella…» dissi, scuotendo la testa e facendo scorrere le labbra sul suo collo, odiandomi, odiando il mostro che limitava il mio amore per lei.

Mi voltai per osservarla e in quel momento prese in mano la situazione, per una volta al posto mio. Mi baciò, ma non era un semplice sfioramento, era un divorarsi delle nostre labbra. Presi il suo volto tra le mani e l’assecondai, desiderando anch’io di più. Continuavo a baciarla senza sosta, ma dovevo permetterle di respirare, così mi spostai sul suo collo. Le permisi di slacciare la mia camicia, che senza difficoltà volò via in un angolo della stanza. Le sue mani percorrevano il mio petto, il suo calore era piacevole, simile al fuoco, un tocco a cui non avrei mai rinunciato in quel momento. Ritornai alle sue labbra, baciandola e facendole capire che anch’io la desideravo come non avevo mai desiderato nessuna donna nella mia esistenza. Con un braccio le stringevo la vita, non permettendole molti movimenti, ma riuscì a raggiungere i bottoni della sua camicetta, ma a quel punto le bloccai le mani e le portai sopra la sua testa. Ero riuscito a fermare lei e me, ero più forte di quanto pensassi.

«Bella, vuoi smettere per favore di provare a toglierti i vestiti?» le chiesi con una domanda retorica.

Se cominciava a togliersi i suoi, era la mia fine.

«Vuoi farlo tu?»

Credeva che volessi farlo io; l’avrei fatto molto volentieri, ma non oggi, non ora.

«Non stanotte» le risposi dolce, e continuai questa lenta ma gentile tortura sul suo collo.

La stavo venerando.

«Edward, non…»

No, non ti stavo rifiutando un’altra volta.

«Non ti sto dicendo di no… ti sto dicendo “non stanotte”»

Non avrei permesso ancora che pensasse di essere stata rifiutata, e soprattutto chi mi garantiva che mi avrebbe sposato?

«Dammi almeno una ragione per cui stanotte non va bene e un’altra sì» mi chiese lei con fiato corto.

«Non sono nato ieri» le risposi sorridendo e poi continuai.

«Tra noi due, chi credi sia più riluttante a dare all’altro ciò che vuole? Mi hai promesso che ti trasformerai soltanto dopo che ci saremo sposati ma, se io cedo stanotte, chi mi garantisce che non andrai da Carlisle domattina? È ovvio, o sono molto meno restio di te a darti quel che vuoi. Perciò… prima tocca a te»

Ero soddisfatto di me stesso, finalmente avrei fatto leva sull’argomento giusto per convincerla ad accettare.

«Prima ti devo sposare?» mi domandò incredula.

«Questo è il patto… prendere o lasciare. Ricordi la storia dei compromessi?»

Ammisi con me stesso che era scorretto agire così, aveva l’aria di un ricatto, ma lasciavo a lei la possibilità di rifiutare, perciò…

La strinsi tra le braccia e tornai a baciarla in un modo decisamente poco carino.

«Credo che sia proprio una cattiva idea»

Stava cedendo finalmente. Sarebbe diventata mia moglie!

«Non mi sorprende che la pensi così… sei proprio testarda» le dissi ridendo spensierato e felice.

«Com’è possibile? Stanotte pensavo di prendermi ciò che mi spetta – per una volta – e invece, tutto a un tratto…»

Finii io la frase per lei.

«Sei fidanzata»

Suonava bene, molto più che bene: era perfetto. Io ero fidanzato con Bella, non riuscivo ancora a crederci.

«Ehi! Per favore, non pronunciare nemmeno quella parola»

Non sopportava proprio il matrimonio, né il fidanzamento.

«Ora sei tu a rimangiarti la promessa?» le domandai, spostandomi per poterla osservare.

Io riuscivo a stento a trattenere una risata, infatti mi lanciò un’occhiata di fuoco.

«Te la vuoi rimangiare?» le domandai ancora una volta.

Stavolta temevo proprio di aver esagerato e decidesse di non accettare, mi avrebbe ferito profondamente anche se aveva accettato in un modo alquanto bizzarro.

«Uffa! No. Certo che no. Sei contento adesso?»

Sapere che sarebbe diventata mia ufficialmente?

Le sorrisi in modo a dir poco sconvolgente.

«Molto più del solito»

La sentii protestare.

«Proprio non sei contenta?»

Io lo ero, tantissimo! La baciai di nuovo come prima, con ardore.

«Un po’… ma non del fatto che ci sposiamo»

Be’, dovevo accontentarmi purtroppo. La baciai ancora, felice come non mai nonostante la sua riluttanza.

«Non ti sembra che tutto vada al contrario? Secondo la tradizione, tu dovresti sostenere la mia posizione, e io la tua…» le dissi ridendo, eravamo una coppia strana.

«C’è poco di tradizionale in noi» anche lei la pensava come me.

«È vero»

Continuai a baciarla senza fermarmi un attimo, perché la felicità era troppa da incamerare e volevo che sentisse la mia euforia, volevo che la contagiasse.

«Senti, Edward… ti ho detto che ti avrei sposato, e lo farò. Lo prometto. Lo giuro. Sono disposta anche a firmare un contratto con il sangue, se vuoi»

Ora faceva anche battute sul suo sangue, la mia droga?

«Non è affatto divertente» sussurrai, e continuai a baciare ogni lembo di pelle scoperta.

«Quel che sto cercando di dirti è semplice: non ho intenzione di imbrogliare. Mi conosci bene. Perciò non c’è motivo di aspettare. Siamo soli: quand’è che succederà di nuovo? E abbiamo a disposizione questo letto grande e comodo…»

Non gliela avrei data vinta.

«Non stanotte»

Avevo più di un motivo per aspettare.

«Non ti fidi di me?»

Che domande! Io avevo fiducia cieca in lei.

«Certo che mi fido» le risposi.

Lei, con la mano che stavo baciando, mi alzò il viso, costringendomi a smettere quella piacevole tortura.

«Allora dov’è il problema? Sai benissimo che alla fine vincerai tu. Alla fine vinci sempre tu»

Era vero, io vincevo sempre, ma solo perché lei voleva che fossero gli altri felici.

«Perché scommetto sia a favore che contro» le dissi, consapevole di aver detto troppo.

Non ero sicuro che sarebbe rimasta seria, sapendolo.

«C’è dell’altro»

Ecco, mi aveva scoperto. Non risposi.

«Stai forse pensando di rimangiarti la promessa?»

Pensava davvero che avrei rinunciato? Sarebbe diventata mia, di certo non avrei mollato per qualsiasi motivo.

«No… te lo giuro, ci proveremo. Dopo che ci saremo sposati»

Lei scoppiò a ridere in maniera malinconica, ma non aveva capito forse.

«Mi fai sentire come il cattivo in un melodramma: sto qui ad arricciarmi i baffi e penso a come rubare la virtù di una povera ragazza»

Aveva fatto centro. Anche stavolta non risposi e cominciai di nuovo a baciarle il collo.

«È così, non è vero? Stai cercando di proteggere la tua virtù!»

Si coprì la bocca per non ridermi in faccia, peccato che non era la mia virtù quella che mi preoccupava.

«No, sciocca… è la tua virtù che vorrei proteggere. E tu mi rendi tutto tremendamente difficile» le dissi, per poi premere le labbra sulla sua spalla.

«Che idea ridicola…»

Per te, che vivevi in quest’epoca lo era. Ma per me era importante.

«Voglio chiederti una cosa… ne abbiamo già parlato, ma ascoltami. Quante persone in questa stanza hanno un’anima, la possibilità di andare in paradiso, o qualsiasi cosa ci sia dopo la morte?» le domandai, conscio che avrebbe incluso anche me nel conteggio.

«Due»

Infatti, lo sapevo.

«Va bene. Forse è vero. Ora, non tutti la condividono, ma l’opinione comune è che debbano rispettare le regole»

Forse ero troppo all’antica, ma io appartenevo a un tempo in cui le regole erano tutto.

«Non ti bastano quelle dei vampiri? Vuoi preoccuparti anche delle regole umane?»

Sì, esattamente.

«Male non fa… non si sa mai»

Mi strinsi nelle spalle. Lei, di rimando, mi lanciò un’occhiata torrida.

«Dunque, può darsi che per la mia anima sia troppo tardi, anche se dovessi aver ragione tu» continuai, incurante delle sue occhiate.

«Niente affatto» mi rispose furiosa, ma cercai di farla ragionare.

«“Non uccidere” è una regola condivisa dalle fedi più importanti. E io ho ucciso un sacco di persone, Bella»

Volevo che capisse che in fondo rimanevo sempre un assassino.

«Tutte cattive»

Che importava se si trattava di persone cattive o buone. Erano sempre umani.

«Forse conta, o forse no. Tu non hai ucciso nessuno…»

Farò in modo che non accada in futuro!

«Che tu sappia…»

Divertente, Bella!

«E farò del mio meglio per tenerti lontana da ogni tentazione»

Era una promessa!

«Va bene. Ma non sono gli omicidi l’argomento della discussione»

Sì, ma…

«Il principio è lo stesso… con l’unica differenza che in questo ambio sono senza macchia, proprio come te. Mi concedi di rispettare almeno una regola?»

Sapeva che avrei fatto leva su un mio desiderio, lei mi avrebbe assecondato, perciò avrei adottato questa tattica.  

«È l’unica?»

Sì, per me.

«Ho rubato, ho mentito, ho desiderato cose non mie… mi resta soltanto la mia virtù»

Le sorrisi, come piaceva a lei.

«Io mento in continuazione»

Ma nessuno ti crede!

«Certo, ma lo fai così male, che in realtà non conta. Non ci crede nessuno»

Quante volte Charlie faceva finta di nulla?

«Spero davvero che ti sbagli altrimenti tra poco Charlie farà irruzione armato»

Ingenua, tuo padre preferiva voltarsi dall’altra parte.

«Charlie fa finta di bersi le tue storie. Piuttosto che affrontare le cose da vicino preferisce mentire a se stesso» le dissi sorridendo.

Conosceva davvero poco suo padre.

«E cos’avresti desiderato? Tu puoi avere tutto»

Già, tutto. Avevo persino avuto te e non lo meritavo.

«Ho desiderato te», non ebbi la forza di sorridere ancora.

«Non ne avevo il diritto, ma ho allungato la mano e ti ho presa ugualmente. E ora, guarda cosa sei diventata! Stai cercando di sedurre un vampiro». Scossi la testa con fare teatrale.

«Non è peccato desiderare ciò che è già tuo, lo sai. E poi, pensavo che fossi preoccupato per la mia virtù»

Già, mia. Lei si considerava mia. Grazie, amore mio.

«Lo sono. Se per me è troppo tardi… Be’, andrei all’inferno, e dico sul serio, pur di impedire che ci finisca tu»

Lei sarebbe andata in paradiso a qualsiasi costo.

«Non puoi lasciarmi andare in un posto in cui tu non ci sarai… per me quello è l’inferno. Comunque, c’è una soluzione anche a questo: che ne dici di diventare immortali?»

Ora ci scherzava pure, ma ero più concentrato sulla frase precedente. Per lei il vero inferno era il posto in cui io non ero presente al suo fianco.

Ti amo, Bella.

«Sì, sembra davvero facile. Perché non ci ho pensato prima?» chiesi in tono ironico.

Lei arrabbiata disse: «Insomma, questo è quanto. Non andremo a letto insieme fino a che non saremo sposati»

Sì, proprio così!

«Tecnicamente, i vampiri non hanno bisogno né di dormire né di letti»

Va bene, come battuta era simile a quelle di Emmett, ma era divertente.

«Molto maturo Edward, davvero»

Abbastanza…

«Comunque, eccezion fatta per questo dettaglio, sì, hai ragione». Glielo dovevo.

«Secondo me c’è un altro motivo»

Possibile che riusciva sempre a scoprirmi?

«Un altro?» le domandai.

«Tu sai che questo accelererà i tempi»

In effetti, lo avevo pensato.

«C’è una sola cosa che vorrei accelerare, il resto può attendere in eterno… ma è vero, i tuoi ormoni impazienti sono il mio migliore alleato in questa battaglia»

Lo avevo ammesso e non mi pentivo di nulla. Volevo sposarla al più presto, il resto era futile.

«Non riesco a credere di esserci cascata. Se penso a Charlie… e a Renée! Cosa penserà Angela? O Jessica? Uffa. Sento già i pettegolezzi»

Erano così importanti per lei le opinioni altrui, soprattutto di persone che poi non avrebbe più visto? Avremmo trovato rimedio.

«Non c’è bisogno di fare le cose in pompa magna. Non voglio grandi celebrazioni. Non dovrai dirlo a nessuno, né fare alcun cambiamento. Andremo a Las Vegas… potrai indossare i tuoi vecchi jeans, andremo in una di quelle cappelle in cui basta aprire il finestrino, senza nemmeno scendere dall’auto. Voglio soltanto rendere ufficiale il nostro legame: voglio che tu appartenga a me e a nessun altro»

Soprattutto avrei mandato un chiaro messaggio a una persona in particolare, Jacob.

«La cosa non potrà essere più ufficiale di quanto lo è adesso»

Si sbagliava, un anello al dito era qualcosa di tangibile, un contratto d’amore. Jacob forse avrebbe capito in maniera definitiva il concetto di donna altrui. Lei era mia e con il matrimonio volevo mandare un messaggio forte e chiaro a tutto il genere maschile che popolava la terra, non solo Forks!

«Ne riparleremo» le dissi, sorridendo compiaciuto delle mie fantasie, e continuai.

«Suppongo che in questo momento non ti vada di ricevere un anello»

Se lo avesse indossato, mi avrebbe reso felice come non mai. Era la prova che il nostro amore era vero e non solo un bellissimo sogno in cui stavo al momento. Era una verità assoluta.

«La tua supposizione è corretta»

La sua faccia era uno spettacolo divertente, ma mi aveva un po’ deluso; ero bravo a nascondermi dietro una parvenza di tranquillità, in fondo aveva acconsentito, doveva bastarmi. Scoppiai a ridere, ma prima o poi sarebbe successo, non poteva scappare per sempre!

«Fantastico. Ma te lo metterò al dito presto» le dissi, sicuro.

Lei mi lanciò un’occhiataccia, non felice della mia uscita.

«Parli come se l’avessi in tasca»

Ehm… sì, era proprio così!

«Proprio così… sono pronto ad approfittare del tuo primo momento di distrazione»

Avevo promesso che non avrei agito in maniera leale mentre parlavo con Jacob, e neanche lui l’aveva fatto. Perché io dovevo agire in maniera consona e senza sotterfugi?

«Sei incredibile»

L’amore rendeva folli, lo sapevi?

«Vuoi vederlo?» le domandai, sperando in una risposta positiva.

Anche se non lo avrebbe indossato, lo avrebbe visto. Il mio pegno d’amore per lei, la promessa che le facevo per l’eternità con quell’oggetto.

«No!»

Quella parola formata da due lettere fu in grado di ferirmi. Non voleva vederlo, allora che senso aveva la promessa che mi aveva fatto poco prima? Sicuramente dal mio volto non traspariva l’entusiasmo di prima, perciò decise di ritrattare la sua ultima affermazione.

«A meno che non desideri davvero mostrarmelo»

Ora non lo avrei preso per nessun motivo. L’avrebbe visto per non ferire me, mentre io volevo che lo vedesse perché lo voleva lei.

«Non c’è problema… posso aspettare»

Mi strinsi nelle spalle. Provavo dolore, ma non volevo che lo notasse. Lei sospirò, decisa a non arrendersi.

«Fammi vedere quel maledetto anello, Edward»

Adesso era pure maledetto l’anello? No, non te l’avrei data vinta.

«No» dissi, scuotendo la testa.

Ora ero offeso, oltraggiato nei miei sentimenti per lei. Perché mi feriva così?

«Per favore»

Poggiò una sua mano sulla mia guancia gelida, accarezzandola. Aveva capito che con questa sua voce supplichevole, le sue carezze, avrebbe sempre ottenuto tutto da me. La guardai male.

«Sei la creatura più pericolosa che abbia mai incontrato»

Non solo era in grado di ferirmi profondamente con semplici parole, ma mi teneva in pugno. Ogni suo gesto era in grado di condizionarmi, ero in sua balìa, poteva fare di me ciò che voleva, io glielo avrei permesso. Mi alzai e recuperai la scatolina di velluto nera dal mio comodino e tornai a posizionarmi nel letto vicino a lei. Le poggiai la scatolina sul ginocchio sinistro.

«Avanti allora, aprila» le dissi, in modo scortese.

Doveva capire che anch’io avevo dei sentimenti, non poteva sempre pensare alle sue paure. Anch’io le avevo, era il suo rifiuto la mia paura e la mia sofferenza. Cominciò a sfiorarla con le dita, ma senza aprirla; era indecisa.

«Hai speso un sacco di soldi, vero? Menti pure, se l’hai fatto»

Non avrei dovuto mentire stavolta, ma doveva abituarsi ai regali, perché gliene avrei fatti tanti altri, indipendentemente dal costo. Lei meritava tutto!

«Non ho speso nulla… è solo un altro riciclaggio. È l’anello di fidanzamento di mia madre»

Mia madre, Elisabeth, sarebbe stata orgogliosa della mia scelta, della donna che era al mio fianco in questo momento. La donna che era riuscita a vedere oltre il mostro che ero.

«Ah»

Di certo non si aspettava che le dessi proprio quello, ma ci tenevo, e ci teneva anche mia madre che la mia sposa avrebbe avuto quell’anello.

«Immagino che sia un po’ fuori moda… all’antica, come me. Ti posso far avere qualcosa di più moderno. Ti andrebbe qualcosa di Tiffany?»

Ti prego, accetta questo. Non ferirmi di nuovo.

«Mi piacciono le cose fuori moda»

Grazie, amore mio. Finalmente si decise ad aprire il coperchio e lo osservò con intensità. Lo stava studiando nei minimi particolari e ciò mi inquietò; non le piaceva.

«Che carino»

Era un modo per non offendermi?

«Ti piace?»

Volevo che dicesse la verità, anche se avrebbe fatto male.

«È bellisimo… perché non dovrebbe piacermi?»

Alzò le spalle con disinteresse. Stava mentendo, faceva così quando una cosa le piaceva più del lecito. Ero estremamente felice di questa scoperta e ridacchiai.

«Guarda se ti va bene»

Lei strinse la mano sinistra in un pugno. La sua reticenza mi stava esasperando.

«Bella… non te lo salderò al dito. Vorrei solo che te lo provassi per vedere se la misura è giusta. Dopo te lo puoi togliere»

Con mio sommo dispiacere.

«Bene»

Fece per sfilarlo dalla scatola, ma io fui più veloce e lo inserii nel suo dito. Sollevai la mano per osservarlo meglio. Non seppi definire i sentimenti che provai in quel momento: felicità, orgoglio, soddisfazione… era un miscuglio aggrovigliato, difficile da sciogliere. Usai la sua stessa tattica, ma in maniera grossolana; indifferenza.

«Misura perfetta. Non c’è male… mi risparmia un viaggio dall’orefice»

La mia voce non volle collaborare. Era tremante lievemente, ma dai miei occhi traspariva una felicità acuta.

«Ti piace, non è vero?» mi domandò con voce sospettosa.

Aveva capito che la mia era una maschera, ma non mollai.

«Certo. Ti sta davvero bene»

Mi voltai a guardarla e lì capii che non ero più in grado di fingere. I miei occhi, il mio viso e il sorriso enorme che avevo, parlavano per me; non ero mai stato così felice come ora. Agii d’istinto e la baciai con entusiasmo. Sulle sue labbra, sussurrai con emozione:

«Sì, mi piace. E non sai quanto»

Lei rise, con il fiato ansante per il bacio infuocato.

«Ci credo» mi disse.

In quell’istante, un’idea mi balenò nella mente.

Volevo qualcosa di formale e romantico, come piaceva a me. Un gesto intimo che si tramandava da sempre.

«Ti dispiace se faccio una cosa?»

La strinsi un istante nel mio abbraccio soffocante.

«Tutto ciò che vuoi»

Adesso era lei ad essere caduta nel tranello, non poteva più tirarsi indietro!

Mi allontanai da lei, giusto un po’, e lei capì le mie intenzioni.

«Questo no, però»

Invece sì! La presi per mano e la feci alzare in piedi.

«Invece voglio farlo come si deve. Per favore, per favore, ricordati che mi hai già detto di sì, e non rovinare tutto»

Doveva essere il momento più bello delle nostre vite, quello in cui dichiaravamo all’altro di voler vivere insieme per sempre.

«On, no» esclamò, ma non demorsi e m’inginocchiai.

«Sii gentile» le dissi, sperando che non scappasse via in preda all’imbarazzo.

Si limitò a respirare profondamente e aprii la bocca.

«Isabella Swan? Prometto di amarti per sempre, ogni singolo giorno per l’eternità. Mi vuoi sposare?»

Ora tocca a te. Ti sto donando me stesso, il mio cuore. Puoi distruggermi o rendermi l’uomo più felice della Terra. Spetta a te decretare il mio destino.

Seguirono secondi, minuti o ore, non lo sapevo più, ma finalmente lei parlò.

«Sì»

Un sussurro a me chiaro e limpido. La mia unica ragione di vita aveva scelto me.

«Grazie»

Non avrei mai dimenticato questa notte, la migliore della mia esistenza.

 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Dark Magic