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Autore: virgily    20/10/2010    2 recensioni
Lo immagino steso sul suo letto, una lacirma che gli riga il viso... e l’odio che accresce assieme all’amore nei miei confronti. Forse era proprio questo il mio sbaglio: l’orgoglio del sentirmi amato. Dopotutto che motivo avevo io per scoparmi tutte quelle donne e farlo rosicare, se non essere certo che non mi tradisse con nessun’altro? Si,avevo decisamente esageranto...
[MaxXRonnie]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Max Green
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LOVE THE WAY YOU LIE

 

 

Sento improvvisamente qalcuno che s’infila nel mio letto, s’inoltra senza permesso nelle mie lenzuola, e purtroppo per me so bene di chi si tratta: e’ appena tornato; ha un succhiotto fresco e rosso sul collo, e’ struccato alla buona e ha il respiro pensate, il pupino e' ancora stanco per la scopata con una delle sue sgallettate

-ti sei divertito?- domando senza voltarmi dal suo lato, sono stufo di fare la ruota di scorta... odio  prendermi gli scarti

-molto, peccato che quella tipa non potra’ mai eguagliarti tesoro- ridacchia baciandomi un orecchio; li per li mi faccio baciare, ma so bene che in realta’ provo disgusto a farmi toccare dalle stesse labbra che poco prima hanno baciato un’altra.  Sbuffo scocciatamente e mi scosto appena, sono le quattro di notte e onestamente le cazzate che spara quel coglione di Green non mi interessano

-Ron? Tutto apposto?- non oso rispondere, perche’ so che appena apriro’ bocca scoppiera’ un pudiferio... e tutto per la mia “gelosia convulsa che non lo lascia respirare” tsk! Cazzate! Lo so meglio di lui che e’ soltanto una scusa, una lurida menzogna. Perche’ Max e’ sempre stato cosi’... si fa sbattere da me ma quando si annoia corre da una di quelle tettone rifatte con le labbra a conotto che non vogliono altro che il piacere fisico che il suo “attrezzo” puo’ donargli a gratis. Definirei quel nanetto una puttana su questo punto di vista, ma dopotutto non ha la decenza di farsi pagare, quindi non posso dire altro che “uomo di facili costumi”

-okey, come non detto. La prima donna ha il ciclo...- rispose spudoratamente  voltandosi dal lato opposto al mio; sbuffando anche lui... e se lo conoscevo bene era perche’ mi ero rifiutao di possederlo con veemenza e foga

-ti piacerebbe testa di cazzo- sussurro pianissimo sebbene risuono’ per l’intera camera da letto

-oddio Radke ma che hai me lo spieghi? Cazzo sono venuto a farti le coccole e tu ti comporti come una troia che si fa’ la preziosa-

-senti chi parla...-

-mi stai dando della troia?  Fai pace con il cervello bello- rispose voltandosi di scatto, cercando il mio sguardo che tutta via decisi di non mostrargli. Sapevo come sarebbe andata a finire, e non avevo voglia di litigare dinuovo con lui ,per poi tornare a sbatterci come se nulla fosse il gorno dopo.

-ecco bravo. Stai zitto- “stai zitto”; quella frase rimbombo’ nella mia mente per minuti, o forse secondi chissa’, interminabili. sentii una fitta acuta al cuore e un fuoco lacerarmi le membra per la rabbia

-ma sai che ti dico Green? Vai a farti fottere da una di quelle stronze come te!- affermai voltandomi a mia volta; anche se e’ buio riesco a percepire le riridi chiare del castano che ardono dell’ira che lui stesso aveva provocato

-sai, hai ragione. Loro almeno mi lasciano respirare! Non sono come te!- affermo’ acidio alzandosi dal mio giaciglio, raccogliendo i vestiti. Come al solito se lui faceva lo stronzo di chi era la colpa? Mia e’ ovvio!

-e visto che ci sei, domani  scordati di venirmi a svegliare, saro’ molto impegnato stanotte!- sbraito’ prima di chiudere la porta, sbattendola quasi come se volesse buttarla giu’. Rimasi rannicchiato tra le lenzuola per tutto il resto della nottata. Un’ennesimo litigio, e la nostra relazione era agli sgoccioli; sempre se quello che c’era tra noi era una vera “storia” e non soltanto una “bottarella quando capita”.  C’erano volte incui mi chiedevo cosa mi legava a quel deficente che sembra mi stia usando per il suo piacere personale... e anche se mi spaventava pensarlo, alla fine giungevo sempre alla stessa conclusione: io lo AMAVO.

Proprio nel mezzo dei miei pensieri sento dei passettini leggeri poggiarsi sul pavimento del corridoio, e la porta della mia camera cigolare: non sono i piedi di Maxwell a provocare quel sottile suono; no i suoi piedoni non potrebbero mai poggiarsi cosi’ delicati sul suolo.

-R-Ron? Ho sentito la porta sbattere, e’ successo qualcosa?- la sua voce risuono’ come un sussurro’ vellutatamente diolciastro. La nostra coinquilina, l’unica figura femminile che mai si era scandalizzata alle nostre porcate, era l’unica donna sulla faccia della terra che riuscisse a farmi sfogare.

-no, e’ solo un litigio con Max. Nulla di serio Virgy- risposi vagamente senza distoliere lo sguardo dal punto indefinito che nel buio avevo cominciato a fissare; come se fosse l’una cosa che riuscisse a distrarmi

-sicuro che non ne vuoi parlare?- domanda poggiandosi appena all’angolo del letto, sento il suo sguardo fissarmi tenenramente, come suo solito, anche se non posso vederla; il mio cuore per un attimo si rallegra; non mi era ma stata troppo simpatica, per mesi l’avevo vista soltanto come una “tizia” qualunque che viveva in casa nostra soltanto per il fatto che con un terzo coinquilino potevamo pagare l’affitto a molto meno del prezzo originale. Trascorsero i giorni e quella “stramba ragazza” era riuscita a resistere in casa con due ragazzi strordinariamente perversi e lunatici;  e  come se non bastasse si cimentava nel ruolo della “consulente matrimoniale”, trattandoci come una neo-coppietta pronta e allo stesso tempo spaventata per le prossime nozze. Con semplici sorrisi e parole dolci Virgily si era conquistata il nostro rispetto, e non mi pento a dire che potevo considerarla mia mia migliore amica.

-no... non me la sento. Grazie tante pero’- rispondo , stavolta voltandomi verso di lei, cerando di mostrarle un sorriso, il quale tuttavia mi venne frustratamente amaro.

-okey, come vuoi tu. Buona notte Ron- risponde tornandosene in camera, chiudendomi la porta cosi’ che  morfeo e il buio mi cullassero per il resto di quelle ore interminabilmente fredde e vuote.

Con il suo squillo acuto e massiccio la sveglia risuona  per l’intera camera da letto; stento a crederci ma sono gia’ le dieci del mattino. Con fatica mi sollevo dal giaciglio e infilo le pantofole azzurrine; con addosso soltanto i boxer esco dalla stanza e mi avvio per il corridoio che portava al bagno. Ma prioprio tra la porta della mia stanza e l’entrata di esso vi era  la amera di Green; del mio piccolo folletto scioccamente ritardato e tentatore.

“-e visto che ci sei, domani  scordati di venirmi a svegliare, saro’ molto impegnato stanotte!-”

Le sue parole fredde e prive di sentimento rieccheggiano nella mia mente confondendomi ancora di piu’ di quanto gia' non lo sia. Da una parte volevo bussare su quella parete lignea, entrare e guardarlo mentre dorme come un bimbo: le labbra semi dischiuse contornate da due seducenti piecing, il corpicino rannicchiato in posizione fetale come se cercasse, con la sua stessa essenza, di procurarsi il calore che la notte precendente gli avevo negato. Dall’altra parte invece ero intimorito, e se si trovasse con un’altra? Se davverro avesse trascorso la notte con la prima che avesse incontrato?

-Ti serve qualcosa?- il castano in questione sbuca dalla porta del bagno cogliendomi di sorpresa; il suo tono e’ pacato e ancora stizzito... e’ ancora arrabbiato con me

-hem, no... nulla di particolare- rispondo  indifferente dandogli il cambio. Sto per chiudere la porta e lo fisso mentre entra nella sua stanza senza degnarmi di uno sguardo. Era strano, solitamente tutto si risolveva con un “mi dispiace” e una buona dose di sesso selvaggio; ma quella mattina nulla sembrava convincerlo a fare la pace.

Sceso al piano inferiore vedo la nostra adorabile coinquilina mangiucchiare un toast mentre rimane letteralmente immersa nella lettura di un libro.  La lettura era uno dei suoi hobby preferiti apparte quello di “badare” che la casa rimanesse linda e pinta, anche quando a Green venivano in mente i peggiori giochetti erotici per me e la sua corte di pollastre. Mi siedo al mio posto e afferro una tazza di caffe’ senza pronunciare neanche una parola, sapevo bene che era concentrata e che non aveva voglia di essere interrotta nel bel mezzo del racconto

-dormito bene?- domanda senza distogliere lo sguardo dalla pagina

-si, abbastanza grazie- affermo sorseggiando lentamente il contenuto bollente della tazza: sentendo il cuore battere freneticamente mentre  Maxwell giunge prendendo posizione accanto alla castana; la quale socchiudendo il libricino lo osserva, incuriosita quanto me, dello strano sorrisetto che si e’ dipinto sul suo viso di porcellana

-sbaglio o qualcuno ha un aspetto radioso questa mattina?- ridacchia la ragazza porgendogli il burro da spalmare sul suo toast

-si nota cosi’ tanto?- domanda sorridendole dolcemente, continuando a ignorarmi come se nulla fosse

- e a cosa dobbiamo questa felicita’?- domanda  bevendosi un sorsetto di the’ nero all’abicocca

-l’amore Virgy... L’amore...- alla sua frecciattina immediatamente sbianco, e a sua volta anche la ragazza manda ditraverso  la bevanda bollente. Si asciuga freneticamente le labbra e mi fissa di sottecchi, mentre abbasso lo sguardo cercando di concentrarmi sul non disintegrare la povera fetta di pan tostato che tengo tra le mani. Il silenzio incombe sulla tavola: Max fissa Virgily continuare a bere, mentre io rimango impalato a fissarlo nel suo profilo sublimemente disegnato. Mi chiedo insistentemente  perche’ debba trattarmi cosi’; perche’ deve sempre farmela pagare e farmi soffrire. A interrompere quel breve momento di panico generale un cellulare, quello del piu’ piccolo, comincia a squillare.

-oh, parli del diavolo!- ridacchia saltellando come un coniglio in calore per l’intera casa  alla ricerca del suo telefono portatile:

-Ashley, piccolina mia...-

Maxie si e’ allontanato dalla cucina e io con la castana ci guardiamo intensamente. Vedo la sua manina pallida e affusolata afferrare la mia e stringerla forte

-Ron...- sussurra  cercando di  salvare l’insalvabile. Sentivo una strana morza al petto e cominciai a chiedermi se non fosse il cuore che cominciava a fermarsi. Mai avevo provato, e mai avevo creduto che mi succeddesse una cosa del genere: soffrire per amore, per il Suo amore.

-certo, ci vediamo stasera amore mio... TI AMO- la vocetta squillante e armoniosamente contenta del castano nella stanza accanto ci coglie di sopresa. Stavolta piu’ che il cuore sento anche il mio spirito e la mia anima disperdersi nel vento, come polvere sparsa sulla cima di un burrone che si affaccia ad un mare burrascoso e corvino.  Comincio ad avere paura, che quella insignificante discussione in realta’ non fosse stata poi tanto stupida e insensata. Che fosse stato ingiusto da parte mia stargli troppo vicino, abusando del suo amore e del suo corpo sebbene non fosse quello il mio scopo, ma farlo sentire al sicuro nel caldo delle mie braccia? Lo vedo rientrare spavaldamente nel nostro ambiente, e con sorriso spavaldo adesso comincia a fissarmi intensamente , con volto beffardo e provocatorio mi fa un occhiolino che mi manda letteralmente fuori di matto. Prendo un respiro profondo, e lasciando la mano della mia amica mi dirigo nella mia camera; non voglio parlargli... perche’ so che prima o poi potrei pentirmi di quella marea di insulti che potrebbero uscire dalle mie labbra.

 

-Ronnie? Ron!- Virgily lo chiama  proccupata della mancanza di una sua risposta, mentre dal canto mio mi posteggio al mio solito posto, e continuo a mangiare come se nulla fosse: adoravo far ingelosire il mio coinquilino . Sebbene adorassi il modo incui andava fuori di matto questa volta il mio  strataggemma lo aveva letteralmente fatto esplodere. Tra me e me ridacchio sotto voce prima di sentirmi osservato. Alzo appena lo sguardo per osservare come la castana mi stesse fulminando con i suoi occhioni verdi e magnetici

-ti permetti pure di ridere?- domanda acidamente assumendo una strana smorfia malevola del viso; sembrava stranamente infuriata e mai l’avevo vista cosi’

-che hai?- domando tranquillamente  finendo di bere il caffe’ rimasto sul fondo della mia tazza

-e me lo chiedi pure pezzo di un imbecille?- domanda alzandosi di scatto, scanzando violentemente la sedia dal tavolo

-caro Maxie... Io non sono come Ronnie. E non rimarro’ in silenzio per paura di ferirti- afferma poggiandosi con ambo le mani sul tavolo, avvicinando il suo viso al mio con espressione furibonda

-lo so che la tua e’ soltanto una ripicca nei confronti di Ron. E sai che ti dico? Sei un coglione-

-uhh ma sentila come si scalda la ragazza... Virgily tu non c’entri nulla percio’ stanne fuori- le rispondo a tono sfidandola con lo sguardo

-vero, io non c’entro nulla... ma fatti dare un consiglio da buona amica: smettila di comportarti da ragazzino. Quello che hai fsatto pochi minuti fa e’ grave... e dubito che anche questa volta Ronnie possa perdonare la tua ennesima bravata da bimbominchia- sento la sua voce fredda e tagliente come la una lama scintillante e tagliente. Ci fissiamo per altri secondi interminabili e asfissianti, entro i quali comincio a farmi dlle serie domande: che ella abbia ragione? Che la mia amica non mi stia mentendo? Che davvero il mio uomo stia cominciando a stufarsi di me e dei miei sadici tentativi di farmi dimostrare i suoi sentimenti nei miei cofronti. Sbuffando la castana si allontana e si dirige nel salotto, afferrando il suo giacchetto corto in pelle prima di prendere anche la tracolla nera. La seguo e cerco di parlarle, ma le parole mi muoiono in gola...

-V-Virgily?  Dove vai adesso?- domando quasi impaurito del suo allontanamento

-oggi e’ martedi’ ricordi? Devo andare a lavorare e tornero’ stasera... Vedi di non combinare altri casini. Gradirei che ci foste tutti e due al mio ritorno...- rispose avvicinandomi appena per salutarmi con un bacio sulla guancia. Fu cosi’ che comincio’ la mia odissea... la mia intera giornata solo con il mio bel moretto che si e’ appena chiuso in camera all’interno della sua camera. 

Mi distendo sul divano rosso del salotto e con le braccia sotto la nuca comincio ad ossrrvare il soffitto immacolato; penso a lui, al mio Ron. Lo immagino steso sul suo letto, una lacirma che gli riga il viso... e l’odio che accresce assieme all’amore nei miei confronti. Forse era proprio questo il mio sbaglio: l’orgoglio del sentirmi amato. Dopotutto che motivo avevo io per scoparmi tutte quelle donne e farlo rosicare, se non essere certo che  non mi tradisse con nessun’altro? Si avevo decisamente  esageranto... sopratutto con quel “ti amo” fuori luogo! Cazzo Virgily ha ragione! Sono un coglione!!! Un lurido bastardo senza cuore porca troia! Immediamamente allora mi sollevo dal divanetto e corro su per le scale. Meglio sistemare subito prima che la situazione degeneri.  Senza neanche pensarci comincio a bussare freneticamente sulla sua porta, ma di venirmi ad aprire non c’e’ verso. Comincio allora a chiamarlo, a gridare il suo nome ma non vuole neanche rispondermi

-cazzo Radke e’ importante!-

-vai a fare in culo Green! Fuori dalla mia vita! Non ti permetto piu’ di prendermi in giro!- afferma freddamente dall’altro lato della porta. Sebbene sento miriadi di parole che scorrono veloci nella mia gola, esse mi si spengono nelle labbra nello stesso momento in cui mi pronuncia quelle fatiliche parole

-e dire che io ti amavo-.  Poggio la fronte sulla sua porta, per poi voltarmi e poggiarmi di schiena, e scorrere per tutta la lunghezza prima di sedermi a terra con  le ginocchia al mento e il viso nascosto dalle mie mani e i miei capelli. Stento a crederci ma sto piangendo. Piango come un bambino, uno stupido moccioso che vuole a tutti i costi un giocattolo. Sento perfino i singhiozzi che mi si fermano in gola. Mi sento debole, una femminuccia, una mammoletta. Ahh dio benedica quella santa donna della mia amica! Lei si che ci capisce di queste cose! Lei lo sapeva, e io non gli ho dato retta.  Rimango seduto per tempo a me ancora indefinito; non ho mangiato nulla, non ho voglia di mangiare; e’ come se mi si fosse chiuso lo stomaco e sento i conati di vomito salire e scendere per l’esofago. Ogni tanto sento la testa calare sulla spalla, sono molto stanco e una dormitina non mi farebbe male, ma cerco con tutto me stesso di rimanere sveglio. Di attendere il momento incui il mio uomo sarebbe uscito dalla sua camera, e a quel punto mi avrebbe dovuto ascoltare per forza. Tuttavia le palpebre mi si chiudono lentamente, e la mia mente comincia a viaggare da sola per destinazioni ignote; facendosi un giro nei meandri della mia mente malata e contorta. Appoggio la testa contro la porta e lascio il resto adagiarsi alla buona;  mi sento cosi’ leggero e senza peso, ma sopratutto: il quel luogo vedo Ron... io mio Ron che mi sorride, mi bacia, mi stringe come mai aveva fatto prima. Mi perdonava.

 

Non voglio neanche immaginare le ore che sono passate, ma so per certo che sono molte. Ho paura di uscire... non voglio affrontarlo, e tantomeno litigarci ancora; so che potrei non reggere a un’altra delusione. Ma per quale motivo doveva farmi soffrire cosi? Cosa ci guadagnava lui nel vedermi star male? Forse nulla, o forse tutto. Daltronde e’ stata colpa mia... dare confidenza ad un folletto perverso ma diabolicamente dolce e tenero, e cadere nella sua fitta rete di inganni e tradimenti. Diventare la sua “bambolona” preferita.  Ma c’era un limite a tutto, e Maxwell Green questa volta aveva superato ogni confine: aveva detto “Ti Amo” a una sconosciuta! Alla prima troietta che le era capitata davanti. Si sono geloso, e ardo dalla rabbia perche’ so che con me non avrebbe mai avuroil coraggio di esprimersi con i suoi veri sentimenti, di mostrarsi come il Green che e’ non come il Maxie che appare.  Mi sollevo dal letto, non so perche’ ma sento che voglio parlargli; che DEVO parlargli  e dirgli che mi sono stancato di fare la sua bella puttanella e stare a i suoi servigi; no se voleva continuare ad andare avanti il bel bimbetto  avrebbe dovuto imparare a comportarsi  bene con me! Eh no bello mio i giochi sono finiti! Penso aprendo di scatto la porta, ritrovandomi in bel castano adagiato sul pavimento che dorme, o almeno che dormiva, come un  angioletto. Lo osservo basito mentre si solleva appena, con i capelli arruffati e gli occhi ancora addormentati: una figura di totale bellezza che quasi mi fa scordare il motivo percui sono cosi’ tanto arrabbiato con lui. Quando mi concentro tuttavia torno sul punto in questione: il fatto che ama mentirmi, tradirmi e farmi star male...

-beh? Non penserai davvero che siccome ti sei addormentato sotto la mia porta ti perdoni?- domando altezzoso aspettando che si sollevasse in piedi, cosi’ che potessimo guardarci in faccia

-l-lo so. M-ma... io. Ecco-

-mi sto addormentando Max- affermo stizzito sbadigliandogli  di proposito in faccia, mettendolo ancora di piu’ sotto pressione, facendolo soffrire un pochino

-cazzo sono uno stronzo okey? Sono un bastardo, egocentrico, sadico!- mi urla contro, abbassando lo sguardo; lasciandomi interdetto. Stentavo a crederci ma lo aveva ammesso: aveva ammesso tutti i suoi difetti, cosa che il Max di un tempo non avrebbe mai osato fare, che davvero fosse pentito?

-e’ solo che... non lo so Ron quando sto con te sto bene. Sto troppo bene. Cosi’ tanto che per ogni istante che mi ritrovo lontano da te trovo un modo per farti ingelosire. Per testare che tu continui ad amarmi...- sussurra con un ingenuo candore nel suo tono di voce che mi sento sciogliere. Lo vedo stringere i pugni e cominciare a lacrimare,  A PIANGERE PER ME!

-sai che per me e’ difficile dirlo... p-pero’ io credo di amarti Radke. Anzi, forse ne sono sicu...- non gli lascio nemmeno finire la frase che mi lancio tra le sue braccia, e lo avvolgo stretto stretto al mio petto. Era strano ma sentirmi dire quelle parole da quel nanetto verdognolo che tanto odiavo mi rendeva l’uomo piu’ felice del mondo.  I suoi respiri si fanno piu’ regolari e sento le sue labbra poggiarsi delicate sul mio collo, prima di scivolare lentamente verso l’orecchio

-mi manchi amore mio- sussurra stringendomi a sua volta contro il suo petto

-sta zitto idiota...- ridacchio prima di fondere le mie labbra contro le sue, amalgamonadole e quasi fondendole con un fuoco che non era altro che la purezza scaturita dai nostri cuori che si univano assieme. Formando una cosa sola. Un legame indissulubile.

 

Sono le sette e mezzo di sera quando ritorno a casa. Al lavoro sono stata sgridata parecchie volte per la mia distrazione, ma dopotutto non e’ colpa mia se quei due dementi dei miei coinquilini/migliori amici mi avevano fatta preoccupare. Ho sempre saputo di avere molta pazienza per vivere nello stesso tetto con quei due, ma mai avevo pensato di mettermi a fare la loro terapeuta. Il salotto e’ vuoto come tutto il primo piano della casa. E gia’ ... questa sensazione di vuoto non mi piace; non era la prima volta e sapevo bene come andava a finire: uno dei due se ne era andato per una settimana, lasciando l’altro in un mare di lacrime e fazzolettini smocciolati che, voila’ venivano raccattati dalla sottoscritta, la quale non solo doveva badare alle faccende ma anche a prendersi cura di lui. Sbuffo tristemente poggiando tutte le mie cose sul divano e mi avvio al piano superiore: silenzio di tomba. Secondo imput negativo. Mi avvio nella camera di Maxie, ma di lui nessuna traccia.  La sua cameretta e vuota e disordinata come suo solito. Abbasso tristemente lo sguardo, so quanto Ronald ci soffre per le sue cazzate, e so che non sara’ facile guarire anche questa ferita nel suo cuoricino fragile e debole.  A passo lento percorro tutto il corridoio e  mi fermo dinnanzi alla sua porta, spero di non vederlo peggio di come l’ho lasciato la mattina. Busso appena ma non ricevo alcuna risposta,

-Ron?- domando’ aprendola appena, sporgendomi da essa, cercando di identificare quell’ammasso di carne e lunzuola che si sono mescolate assieme in un groviglio confuso. Mi avvicino e vedo due figurine nude e abbracciate che dormono seramente; il cuore si risolleva e sento un sorriso a trentadue denti dipingersi sulle mie labbra. Stranamente avevano fatto “la pace” senza porvvedere a rimedi drastici, e non potevo che esserne fiera. In punta di piedi  mi avvicino all’armadio del moro e afferro un pail arancione per distenderlo sopra di loro, cosi’ che i due piccioncini non sentissero freddo alle spalle. Da quando ho scelto di abitare proprio con loro due, piuttosto che con Brian e Rob, non avevo mai immaginato che mi sarei trasformata in una pseudo-mamma; e sebbene messi insieme quei due imbecilli diventavano davvero insopportabili sapevo che , senza di loro, la mia vita sarebbe stata monotona e vuota. Li osservo una ennesima volta, non riuscendo a mio malgrado a trattenere un lieve riso gaio e frizzante: il piu’ piccolo stava poggiato con il capo sul petto del moro, il quale lo stringeva a se con le sue possenti braccia tatuate. Sospiro sognatrice mentre mi avvio verso la porta, era ora per me di andare e cominciare a preparare la cena, di sicuro al loro risveglio avrebbero avuto una fame da lupi

-V-Virgy?- il suo timido sussurro mi paralizza dinnanzi alla porta, ero sicura che stesse dormendo e invece eccolo che mi chiama. Mi volto appena e lo guardo nella penombra della camera: mi fissa facendo brillare i suoi occhioni chiari in quella pallida oscurita’

-non stavi dormendo tu?- ridacchio’ a mia volta tornando di qualche passo indietro, poggiandomi delicatamente allo spigolo del letto, facendo attenzione che “il bello addormentato” continuasse a dormire

-facevo finta di dormire. Ero troppo intento nel fissarlo per addormentarmi...- risponde lanciando un delicatissimo e sublime sguardo al suo amante, il quale ancora giaceva sotto di lui con un dolce sorriso sulle labbra

-sono felice che vi siate chiariti- affermo a mia volta poggiandogli una mano sulla spalla, ammirando con quale delicatezza il castano la afferrava nelle sue piu’ grandi, fissandomi dritta negli occhi con uno strano tratto di insoddisfazione, di tristezza

-t-tu no?- domando curiosa di quella insolito sguardo

-no, certo che sono contento. E’ che non ti ho ancora chiuesto scusa...-

-p-per cosa?-

-per oggi. Ti ho trattata male e non ti ho voluto dare retta. E adesso e’ sempre grazie a te che Ronald mi ha perdonato. Perche’ se tu non mi avessi fatto riflettere adesso... beh sai dove mi troverei no?-  domanda sorridendomi dolcemente, prima di guardarmi divertito, probabilmente per la oblunga espressione che mi si era dipinta automaticamente

-no, aspetta. Tu. A me. Tu. Cioe’. Tu mi chiedi scusa? Ma hai la febbre?!- ridacchio quasi isterica

-si perche’ problemi?-

-no pero’ abbassate la voce cazzo! Qualcuno cerca di dormire!- la voce roca e ancora assonnata di Ronnie ci coglie di sorpresa ad ambedue, facendoci sobbalzare di scatto

-ti sei svegliato ...- sussurra il castano baciandogli lievemente le labbra

-beh, vorrei vedere te a cercare di dormire con due che confabulano- risponde poggiandogli il mento sulla spalla pallida

-ed e’ per questo che dovrai farti perdonare Green- sussurro’ mordicchiandogli il lobo. Osservato il modo incui il piccoletto si stava  “scaldando”  capii immediatamente che era arrivata l’ora di “darsela a gambe levate”. Ridacchiando allora mi sollevo dal giaciglio e mi avvio alla porta, ma voltandomi di scatto osservo il piccolo Maxie  guardarmi, impaziente di sapere cosa volessi da lui

-cucino la pasta nano. Se ti sta bene, bene senno’ va bene uguale- affermo facendogli una linguaccia, prima di vederlo vampare di rosso fuoco, e sicuramente non era per il moretto che gli stava lavorando il collo

-fanculo cagna!- risponde porgendomi il suo dito medio, facendomi scoppiare in una risata spontanea e genuina

-ohh, ora ti riconosco Green- affermo prima di chiudere saldamente la porta, assicurandomi che non si aprisse. Lasciandoli cosi’ soli al loro piccolo momento di amore folle e estremo. Breve istante, che spero, continui a vivere nelle loro anime.

 

*Angolino di Virgy*

Il titolo come ben si potra' capire l'ho preso dalla canzone "love the way you lie" proprio perche' e' la canzone che mi ha accompagnata durante la scrittura della mia PRIMA mannie. E poiche' sono una donna di parola, come promesso dedico questa "novizia" alla mia cara Anzu (se posso permettermi a chiamarla cosi'!) e spero di ricevere presto delle recensioni a riguardo di questa breve storia d'amore.

Un bacio

-V-

  
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