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Autore: Mama we re All full of Lies    21/10/2010    3 recensioni
Se proprio doveva vivere era per il Conte e solo per lui: proteggerlo, seguirlo, soddisfarlo... Stavolta non stava portando a termine il proprio dovere.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sebastian Michaelis
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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La vita in cambio della vita

 

 

 



-Mi scusi...-
Mai un maggiordomo poteva permettersi di sbagliare, mai. Soprattutto non quel perfetto maggiordomo -Mi sono distratto...-
-Forse ti manca la tua casa, solo questo.- disse secco il Conte.
Sebastian alzò lo sguardo su di lui, la solita aria impassibile che stavolta osava sfidarlo.
-Ho forse ragione?-
Il maggiordomo ignorò la domanda e raccolse da terra i cocci della tazza che era caduta, frantumandosi. Se sentì arrivare addosso un libro, dritto sulla testa. Alzò gli occhi -Portalo da me.-
Non se lo fece ripetere due volte, sapeva bene cosa voleva. E quella notte, fredda e oscura, era quella giusta per portarlo alla libertà.
Tornò dal Conte portando un oggetto coperto da una lunga coperta nera.
Scoprì la gabbia, dentro...
Il Conte si alzò avanzando verso di essa, esaminandone il contenuto -Esci.- disse rivolto a Sebastian.
L'espressione mutò, divenne preoccupata e incontrollabile. Nonostante tutto, obbedì uscendo dalla stanza trascinando con se le gambe. Strinse i pugni e aspettò appoggiato alla porta chiusa.
Dalla stanza non provenivano suoni, giorno e notte l'idea che il suo cuore si fosse fermato lo tormentava e lo teneva sveglio sempre.
Si morse la lingua, aprì la bocca per permettere al sangue di colare a terra, macchiando il pavimento.
Aspettò per qualche ora, poi rientrò nella stanza. Rimase scioccato nel vedere il corpo nella gabbia completamente immobile e il Conte che lo aspettava. Ai suoi piedi notò una frusta e un coltellino.
Sebastian prese la gabbia -Un momento.- lo fermò il Conte avvicinandosi a lui con il coltellino in mano -Divertiti un po' anche tu.- gli disse porgendogli l'oggetto.
Sebastian lo afferrò, strinto nella sua mano. Il coltellino sporco di sangue rispecchiava il maggiordomo sulla sua lama. E quella che vide fu una persona distrutta, senza più voglia di vivere una vita senza fine.
Se proprio doveva vivere era per il Conte e solo per lui: proteggerlo, seguirlo, soddisfarlo... Stavolta non stava portando a termine il proprio dovere.
Avrebbe potuto lasciarlo lì a marcire, sarebbe stata la prima ed unica soluzione di molti demoni, ma non la sua.
E allora perché non aveva mai fatto niente?
Gli doveva davvero un grosso favore per questa sua disattenzione, per questo suo errore. Per questo suo capriccio.
Scaraventò il coltellino per terra e atterrò il conte. Afferrò il corpo dentro alla gabbia e come già fece in passato in quella stessa residenza scappò all'esterno.
Non poté andare molto lontano, si fermò poco dopo essere uscito da quelle mura.
Si fermò su una strada deserta che portava a una Londra addormentata. Appoggiò il corpo sulle sue gambe e si mise a sedere, a contemplare quegli occhi adesso serrati.
Accarezzò il suo viso sorridendo amaramente, poi lo strinse a se.
-Sono desolato.-
Dalle braccia caddero gocce di sangue che gli sporcarono la giacca. Poco importava, in quel momento.
E nel cielo risuonò un urlo di rabbia, Sebastian capì.
Guardò di nuovo il ragazzo -Sono desolato, Signorino. Le prometto che però tutto questo finirà entro stanotte. Si, è una promessa. Continuerò a seguirla, ovunque lei sia. Ed ovunque io sarò io. Non sono abituato a dirlo ma... le auguro di vivere senza catene e senza rimpianti. Le chiedo solo... No, forse è troppo... Le chiedo solo di ricordarmi.- concluse, appoggiando piano la mano sinistra sull'occhio destro.
Lo guardò sorridendo... mentre con la mente viaggiava lontano, oltre le urla provenienti dalla residenza Trancy.
Viaggiava nel futuro del suo Signore cercando di immaginare quale tipo di persona potesse diventare.


Si svegliò, la luce del giorno illuminava la sua stanza. Si mise a sedere sul letto, delle bende gli stringevano sullo stomaco.
Si guardò intorno. Notò una sedia vicino al letto. Qualcuno era rimasto al suo fianco durante la notte.
Aprì la bocca per pronunciare quel nome, quando la porta si aprì.
Entrò Bard -Dov'è lui?- chiese Ciel con voce flebile.
Bard si sedette e con sguardo serio pronunciò schietto le parole della verità. E la verità fa sempre male -Non ha fatto ritorno.-
Ciel non poteva ricordare, ma sapeva che Sebastian gli aveva detto qualcosa. Lo aveva salvato -Stupido...- bisbigliò piano.
Per essere un normale ragazzo di tredici anni era capace di capire, di vivere la propria vita. E quel demone gli aveva dato l'opportunità di farlo.
Abbassò la testa, cercando invano di coprire la vista delle lacrime.
Pianse per la scomparsa del demone, pianse perché si ritrovava solo in quell'inferno. Di nuovo.
Non voleva accettare il fatto di ricominciare da zero, anche se la voglia di morire non l'aveva ancora.

E mai avrebbe potuto dimenticare quel demone, neanche se avesse voluto...

  
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