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Autore: Vivien L    21/10/2010    9 recensioni
DAL PRIMO CAPITOLO:
Elizabeth sospira, distogliendo lo sguardo dal mio volto intimorito, e la sua voce, quando parla, sembra penetrare la mia mente, come il peggiore dei tormenti.
- Isabella...lei aspetta un bambino- le sue parole mi incendiano l'anima,e il dolore diviene acuto, insopportabile, quando il mio cervello ingloba il reale significato di quella nuova, inaspettata rivelazione.
Edward,aspetto un bambino...e tu non ci sei.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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GLI AMORI DIFFICILI
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      La passione...
alberga in tutti noi.
Sopita, in agguato.
E, sebbene indesiderata,
sarà il fuoco che illuminerà le nostre anime.
Arde, si consuma,ma non muore.
E' la nostra stessa essenza,
senza non saremmo umani.
La passione governa e noi viviamo...
che altro ci resta?

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  Varco le grandi porte a vetro dello stabile, e immediatamente una folata d'aria calda mi colpisce in pieno viso, causandomi un violento brivido di paura lungo la spina dorsale. Intorno a me, scorgo piccoli gruppi di persone comodamente ammassati dinnazi all'imponente sala d'aspetto del "Seattle General Hospital", e una folta folla di persone che si muove freneticamente, mentre l'odore di alcol e deodorante per ambienti mi penetra violentemente le narici. Mi incammino verso la sala d'aspetto, i miei passi sono lenti e cadenzati, la paura mi attanaglia l'anima, sento uno strano senso d'inquietudine che mi destabilizza, compromettendo la mia lucidità.

Arrivata dinnanzi alla porta con una piccola targetta dorata che recita "Dott.ssa Elizabeth Crow", osservo con sguardo intimorito le innumerevoli sedie pieghevoli che si susseguono lungo il corridoio della sala d'aspetto, occupate da donne, uomini e anziani, che attendono pazientemente che venga chiamato il loro nome.

Eppure, nei loro occhi non scorgo la stessa paura che attanaglia il mio cuore, l'invalicabile ansia che opprime la mia mente, gettandomi nello sconforto più totale.

Mi appoggio a una piccola balaustra che mi nasconde agli occhi degli altri pazienti,stremata, e chiudo gli occhi quando scorgo fra la folla una giovane donna dall con le guance rosee e gli occhi lucidi, che stringe fra le braccia un pargoletto di pochi mesi, mentre lo sguardo amorevole del suo compagno si posa su di lei, e le sue labbra sfiorano i suoi capelli lunghi e setosi.

E all'improvviso, le sue parole mi ritornano in mente, scorrendo caotiche nel vortice furioso dei miei pensieri...

- Io non potrò mai darti ciò che cerchi, Isabella- la sua voce è dura, impenetrabile, ma scorgo un'inflessione addolorata nel suo tono soave e delicato. Le lacrime lottano per traboccare dai miei occhi scuri, tracciando un tortuoso sentiero di disperazione sul mio pallido volto, lacerato dalla sofferenza.

- Edward, io...-

- Non dire nulla, sai che non servirebbe- mi accarezza la schiena, il suo tocco delicato sembra bruciare a contatto con la mia pelle accaldata, e un singhiozzo di sconfitta satura l'aria, carica di tensione e aspettativa.

Lo sguardo di Edward si posa sulle lacrime che mi rigano le guance, e i suoi occhi chiari, luminosi come il sole, profondi come l'oceano, si riempono di sofferenza.

- Tu menti- sibilo, allontanandomi da lui, e lanciandogli un' occhiata disgustata - Ti nascondi dietro false pretese...sostieni di aver paura di amare, di aprirmi il tuo cuore ed essere felice- prendo fiato, scossa, asciugandomi le lacrime con le dita della mano sinistra. Il suo sguardo diviene vitreo, gelido, mentre scruta il mio pallido volto, le labbra contratte in una smorfia di sofferenza.

- Non ti permetto di giudicarmi, Isabella Swan- sibila, irato, e un brivido di terrore sale lungo la mia spina dorsale - E' stato solo sesso, e io non ti ho mai promesso niente...la colpa e soltanto tua, se ti sei innamorata di me- quelle parole, pronunciate con tanta crudeltà, sembrano infrangersi con violenza contro il cielo vuoto della mia disperazione, mentre sento il mio cuore e la mia anima lacerarsi lentamente, annientate dal dolore.

Apro gli occhi, scossa, tentando di reprimere le lacrime che lottano per traboccare dal mio sguardo, mentre sento il familiare senso di inquietudine insinuarsi nelle piaghe più oscure della mia anima, lacerando i recessi del mio cuore, ormai distrutto dalla sofferenza.

Edward...perchè mi hai fatto questo? Ostinandoti a sopprimere l'amore che provavi per me, hai rovinato per sempre il nostro rapporto, ma sarò io l'unica a pagarne le conseguenze, da oggi in poi.

Annientato dall'insulsa paura di amare, giorno dopo giorno ti sei allontanato da me, nascondendoti dietro una mascherà di imperturbabile indifferenza che non riusciva però a nascondere ciò che provavi per me...perchè le mie non erano semplici illusioni.

Ricordo ancora le tue carezze proibite sulla mia pelle, i tuoi baci appassionati, le tue parole sussurrate sul mio collo...in ogni tuo singolo gesto c'è stato amore, nonostante tu ti ostini a voler negare di provare qualcosa per me...qualcosa che oltrepassi l'inarrestabile desiderio che ha invaso le nostre anime.

Eppure le nostre scelte condizionano inevitabilmente il nostro destino...e tu hai scelto di non esserci, di allontanarti da me, di sopprimere i tuoi sentimenti, rinunciando a lottare per il nostro amore, scoppiato all'improvviso, ma che si è consumato come il più impetuoso arder dei fuochi.

- Isabella Swan!- una voca stridula e insistente mi distoglie dal vortice furioso dei miei pensieri, facendomi sobbalzare. Alzo lo sguardo, scossa, incrociando gli occhi chiari e luminosi della Dottoressa Crow, che osserva il mio pallido volto con espressione invadente. Mi riscuoto, asciugando le lacrime che si erano cristallizzate sul mio volto con la manica della camicia, incamminandomi lentamente verso la donna che, giunta alla porta d'entrata del suo studio, mi fa un cenno distaccato, intimandomi di accomodarmi.

Varco la soglia, intimidita, e il leggero scricchiolio dell'uscio che si chiude alle mie spalle mi causa un violento sobbalzo d'apprensione.

- Ho appena ottenuto i risultati delle analisi- esordisce Mrs Crow, la voce ridotta ad un sussurro concitato. Annuisco, seria, accomodandomi su una piccola poltrona girevole in pelle scura, mentre scorgo i lineamenti del suo volto divenire preoccupati.

- Signorina Swan, sarò breve e concisa- continua, sedendosi di fronte alla scrivania in mogano che capeggia al centro dello studio.

- Ho notato, il giorno delle sue analisi, il suo timore riguardante un ipotetico esito positivo dei risultati- il mio colorito diviene cereo, quasi cadaverico, mentre sento il mio cuore accelerare il suo lento intercedere. Elizabeth sospira, distogliendo lo sguardo dal mio volto intimorito, e la sua voce, quando parla, sembra penetrare la mia mente, come il peggiore dei tormenti.

- Isabella...lei aspetta un bambino- le sue parole mi incendiano l'anima, e il dolore diviene acuto, insopportabile, quando il mio cervello ingloba il reale significato di quella nuova, inaspettata rivelazione.

Edward,aspetto un bambino...e tu non ci sei.

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Sei giorno dopo
 

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-Signorina Swan!- la voce dolce e sensuale di Edward mi distoglie dai miei pensieri. Alzo lo sguardo, sorpresa, interrompendo lo scorrere frenetico delle mie dita sulla tastiera del computer, incrociando gli occhi chiari e luminosi del mio dirigente. Occhi vitrei, gelidi come l'inverno, ma negli anfratti più oscuri del suo sguardo scorgo un fuoco ardente, che brucia e consuma le piaghe più oscure della sua anima.

Tu non sai amare, Edward...ma ciò che colgo nel tuo sguardo non è passione, ne' semplice libidine...è un sentimento più oscuro, lacerante, che ti impedisce di respirare...e la paura di ciò che accadrebbe se tu ti ci abbandonassi è troppo radicata nel tuo animo, e ti impedisce di vivere seneramente il nostro amore...ma è tutto finito, Edward. Domani sarà tutto finito... per sempre.

- Ho bisogno di un caffè doppio...- ordina perentorio, ma la sua voce è diversa...quasi addolorata.

Chiudo gli occhi, tentando di scacciare il ricordo del suo sguardo tormentato fisso sul mio volto intimorito e,facendo leva sul mio invalicabile autocontrollo, mi alzo in piedi, lanciandogli una breve occhiata e incamminandomi verso la macchinetta del caffè.

All'improvviso, sento le sue mani afferrare con forza la mia vita, costringendomi a scontrare la mia schiena contro il suo torace. Trattengo il fiato, sconvolta, mentre il mio cuore accelera il suo lento intercedere, rimbombando nella cassa toracica e compromettendo la mia razionalità.

- Bella...- il suo tono è dolce, ma scorgo un dolore straziante intriso nelle sue parole, che scatena in me una sofferenza talmente acuta da mozzarmi il respiro. Istintivamente mi porto una mano al ventre, sfiorando la mia pelle accaldata attraverso il tessuto della mia camicetta, e un piccolo rigonfiamento si fa spazio sotto il mio tocco delicato...ma tutto ciò che conta è che lui non mi vuole più...lui mi ha abbandonata.

- Non toccarmi, Edward- sibilo con voce disperata, allontanandomi da lui con un movimento brusco. I miei occhi brillano nei suoi; cielo e terra, fuoco e ghiaccio si fondono un un connubio di sensazioni contrastanti, che lacerano il mio animo corrotto come il peggiore dei persecutori.

Lui abbassa le braccia, rassegnato, e io mi volto, incamminandomi lentamente verso il tortuoso corridoio del tredicesimo piano, finchè la mia schiena non incontra la fredda superficie di una piccola colonna in marmo bianco. Mi accascio al suolo, dando finalmente sfogo ai singhiozzi disperati che mi opprimono il petto.
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          -La sala d'aspetto è gremita di persone. La maggior parte di loro sono donne, comodamente ammassate dinnanzi alla piccola porta in faggio del terzo piano. I loro volti sono spaventati, uno strano luccichio alberga nei loro sguardi disperati. Alcune si torcono nervosamente la mani , altre ancora lanciano occhiate furtive lungo il corridoio, l'espressione intimorita e, a tratti, rassegnata.

Il mio cuore accelera il suo lento intercedere quando, con uno scatto improvviso, l'uscio della porta che ho di fronte si apre, facendo spazio al volto di un giovane uomo dagli occhi stanchi, le labbra piegate in un impercettibile smorfia di frustrazione.

E la paura, irreversibile e istintiva, si fa strada lentamente nel mio animo corrotto, causandomi un violento brivido d'apprensione lungo la spina dorsale.

E' tutto finito...ciò che accadrà oggi, fra le mura spoglie di questa scarna sala d'attesa, segnerà inevitabilmente il mio destino, lacerando il mio cuore e la mia mente.

- Marie McCarley!- la voce tonante dell'uomo mi fa sobbalzare, mentre scorgo una ragazza minuta e dal volto infantile alzarsi con lentezza dalla piccola poltrona in pelle, lo sguardo intimorito e l'espressione dilaniata dal dolore.

Si sfiora il ventre con delicatezza, lanciando un' occhiata disperata ai genitori che, con un cenno freddo e privo d'emozioni, intimano la giovane donna di varcare la porta dello studio.

Istintivamente rilascio un sospiro di sollievo, accarezzando con dolcezza la piccola sporgenza dove, in quel momento, il mio bambino sta crescendo, inconsapevole che la sua vita sarà presto brutalmente troncata, per colpa del terrore che opprime il mio animo al pensiero che non avrei mai potuto donare a mio figlio una vita felice.

Mai.

Perchè suo padre mi ha abbandonata, ci ha abbandonati entrambi, fuggendo da un amore proibito, che ci ha resi entrambi prigionieri del nostro desiderio...

Il tempo scorre lentamente, le sue lancette sembrano arrestarsi, la tensione si è cristallizzata nell'aria,come il peggiore dei tormenti...la mia mente è concentrata su un unico particolare, che si insinua con brutalità nelle piaghe più oscure del mio cuore, lacerando la mia razionalità.

Il mio bambino sta per morire...sto per uccidere il mio bambino...il frutto del nostro amore, del mio amore per lui, non diverrà altro che il labile ricordo di un passato tormentato, in cui dolore e confusione si ammassano nel cielo vuoto della mia disperazione...

Dopo quelle che a me sembrano ore, l'uomo dagli occhi scuri apre la porta dello studio, e lo sguardo scorre febbrilmente dinnanzi a un piccolo porta-appunti in plastica.

E, quando la sua voce risuona nel lungo corridoio che mi ospita, cristallizzandosi nell'aria, sento il mio cuore accelerare il suo ritmo cadenzato, rimbombare con forza nella cassa toracica, mentre i miei passi frenetici frantumano l'assordante silenzio che invade la mia mente.

- Isabella Swan!-

Il momento è giunto...è il mio ultimo pensiero, prima di varcare la soglia del piccolo studio...e con esso, l'estinguersi di tutte le speranze per una vita migliore.

Mia, e di Edward.
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Questa flash-fic ( composta da due capitoli), è nata alcune settimane fa...soltanto oggi ho trovato il tempo e la voglia di ricorreggerla e sistemarla. Come alcuni di voi già sanno, a me piace trattare argomenti "impegnati"...anche se non sempre riesco ad esprimere al meglio la potenzialità emotiva dei miei personaggi. L'aborto è un tema piuttosto complicato, sul quale preferisco non pronunciarmi in un sito di pubblico dominio qual'è Efp...tuttavia è anche un argomento molto attuale, considerando i dibattiti accesi che si stanno affrontando, non soltanto dal punto di vista politico ma anche istituzionale ( fattore da  non sottovalutare, considerando che, purtroppo, al giorno d'oggi molto spesso la legge si distacca notevolmente dalla moralità delle persone).Se la storia vi piace pubblicherò al più presto il secondo- e ultimo- capitolo. Un bacio, Eli.




 

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