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Autore: jakefan    22/10/2010    37 recensioni
Alice se n'è andata lasciando una scia di campanelli argentati, nastri e fruscio di seta nuova. Ho già dato un bacio a Charlie e sono salita molto presto in camera mia. Mio padre non ha trovato strano che avessi tanta fretta di ritirarmi: sono la sposa dopotutto, devo riposare, non posso essere impresentabile domani. Domani è il grande giorno. Il mio fidanzato, Edward Cullen, ha appena lasciato la mia camera -è venuto a salutarmi anche stasera, prima del suo addio al celibato. Finalmente tutto tace.
Tutto è nato da quella notte: perché in fondo ad ogni notte c'è un sole che sorge.
Questa è la storia da cui è nata tutta la serie "Rising Sun".
Storia seconda classificata al contest "Jacob e Bella, semplicemente" indetto da Vivien L sul forum di EFP.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Isabella Swan, Jacob Black | Coppie: Bella/Jacob
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Breaking Dawn
- Questa storia fa parte della serie 'Rising Sun' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Ma che fine ha fatto J. ? nuovo time out

Time Out

Alice se n'è andata lasciando dietro di sè una scia di campanelli argentati, nastri e fruscio di seta nuova. Ho già dato un bacio a Charlie e sono salita molto presto in camera mia. Mio padre non ha trovato strano che avessi tanta fretta di ritirarmi: sono la sposa dopotutto, devo riposare, non posso essere impresentabile domani. Domani è il grande giorno. Il mio fidanzato, Edward Cullen, ha appena lasciato la mia camera; è venuto a salutarmi anche stasera, prima del suo addio al celibato. Finalmente tutto tace.

Sono solo io, Bella, che sembro strana a me stessa. Perché è la vigilia delle mie nozze, e io come al solito non c’entro niente, non sono nella parte, non vado bene come fidanzata in trepidante attesa. Niente addio al nubilato per fortuna: ci mancava solo uno sconosciuto che balla nudo sotto al mio naso con gli slip pieni di banconote. Sono mortalmente stanca, non vedo l'ora di chiudere la porta e infilarmi sotto le coperte. Spegnere la luce, alla svelta, e se posso anche il mio cervello.

Sono diventata brava, davvero brava. Adesso mi basta meno di una frazione di secondo, la delicatezza di un battere di ciglio, e riesco a chiudere fuori dalla testa ogni pensiero indesiderato. E' diventato un gioco da bambini.
Che sia questo il mio vero talento? Sospetto che Aro sbagli a trovarmi così interessante: non so se sarei altrettanto brava a difendere loro, o chiunque altro. L'istinto vero, quello che prende il comando, è sempre di difendere prima di tutto me stessa. Cercare di fare sempre contenti tutti non ne è che un raffinato paradigma. In un leggero battito di ciglia lo chiudo di nuovo fuori, il pensiero fastidioso che mi tendeva l'agguato oggi. Eccolo lì che riprova ad assalirmi. Quel pensiero, come un gessetto rotto sulla lavagna, la notte prima delle mie nozze. Così fastidioso, così stonato, così insensato.

Ho fatto la mia scelta, so quello che voglio. Perfino mia madre l'ha capito, e ha rinunciato molto prima di me ad opporsi in qualsiasi modo. Certo le manca qualche dettaglio: lei si opponeva al matrimonio, non sa che il matrimonio è niente in confronto a quello che mi aspetta. Un tempo avrei detto che le sarebbe scocciato meno vedermi vampira che sposata, ma lei mi ha sorpreso, veramente. Non si oppone più alla mia scelta, è perché io ed Edward siamo perfetti per il matrimonio e per noi non c’è altro da fare. E’ perché io sono nata quarantenne, dunque non ci sono certo problemi di maturità. E allora: chi è che si oppone? Stupido pensiero fastidioso. Pronto a trasformarsi da pensiero in angoscia, da angoscia della mente a dolore fisico che mi squarcia il petto.

Ma come, la voragine? Di nuovo? Non era tutto finito col ritorno di Edward? C'è qualcosa che non va, qualcosa di stonato. Chiudi quella porta, Bella. Sbrigati ad andare a letto, o domani avrai le occhiaie e Alice ti sgriderà.

Patetica a telefonare a Seth per rubare qualche brandello di vicinanza; patetica io, adesso, che sto qui a farneticare di porte mentali la notte prima delle mie nozze.

Mi lavo i denti, mi sciacquo la faccia e metto un po' di crema idratante. Non lo faccio mai, ma almeno domani Alice troverà la mia pelle più morbida e non brontolerà quando mi dovrà truccare. Sono la sposa, devo essere perfetta. Sono Isabella Marie Swan, presto Bella Cullen, e non ho scampo: sarò perfetta anch’io, o almeno credo. Meglio che cominci ad allenarmi.

Oh, basta, ti stai solo dando un po' di crema! Ma devi commentare proprio tutto tu, maledetta voce nella mia testa, maledetto grillo parlante? Maledetta me, squilibrata io. Prima vedevo Edward quando ero in pericolo, adesso sento nel cervello porte che si aprono e si chiudono, quando... quando sono in pericolo? Sto dando i numeri. Finiscila di parlare da sola, Isabella Swan. Sei davvero fuori di testa.

E allora lo sento. Tac. E' anche questo frutto della mia immaginazione provvidenziale, o è davvero un sassolino sul vetro della finestra? Un tuffo al cuore, questa scena l'ho già vista.
Tac.
Tac.
L'altra volta sono corsa alla finestra e lui c'era per davvero. Non essere ridicola, Isabella Swan, non può essere come l'altra volta. La vita non si ripete mai uguale a se stessa e lui è lontano, nei boschi. Lui corre con i lupi. Lui è un lupo, è il tuo migliore amico -ma finiscila con le cazzate, Isabella Swan- e se n'è andato perché ti ama e tu domani ti sposi. Non con lui.
Tac.
Non oso crederci, mi avvicino alla finestra. Sembrava così impossibile, oggi, poterlo vedere ancora.

Il tuo cuore è già arrivato, molto prima di te- magari fossi sempre così veloce.

E' davvero lui, è davvero lì. Come l'altra volta mi fa segno di spostarmi, e io obbedisco, lo lascio entrare. Anche la porta nella mia testa si apre e lascia passare qualcosa che fa imbizzarrire il cuore. Parrebbe gioia, sollievo, liberazione. Il pensiero fastidioso è fottuto, o forse sono fottuta io –probabile- ma lui è qui, il mondo sta girando dalla parte giusta. Il mio Jacob è tornato, il mio migliore amico

Ancora cazzate, Isabella Swan?

Volo tra le sue braccia, già aperte, che mi aspettano.
- Jake! Sei tu! Ho sentito Seth oggi, mi ha detto che eri via e non avevi intenzione di tornare!

- Ciao Bella, fai piano, Charlie ci sente. Ciao piccola. Ciao, ciao piccola.
Lo ripete morbido, dolce, come una cantilena infantile. E' chino su di me dall'alto dei suoi due metri, soffia i suoi “Ciao, piccola” nei miei capelli e il mondo gira dalla parte giusta. Ripete quel suo “Ciao” e io capisco tutto, come sempre, come è sempre stato fra noi: quello che sta dicendo davvero.
Sei qui. Sei vicina a me. Ti sento.

Adesso la prova della verità: se è proprio lui –non un’allucinazione da adrenalina- farà una battutaccia delle sue. Qualcosa come “Stai davvero da schifo Bells, ti sono mancato così tanto?”. Ecco, appunto, sarebbe proprio da lui e come al solito avrebbe anche indovinato. Invece non dice niente, sussurra solo questo “ciao” nei miei capelli e so cosa mi sta dicendo. Sei qui. Sei vicina a me. Ti sento.
Niente altro ha importanza, non ho bisogno di nient’altro in questo attimo che sa di eterno presente. Oddio, di chi è questo pensiero? E' suo o è mio? Io di sicuro ce l'ho sulla pelle, nella gola. Lui è qui e sento che va tutto bene.
E’ qui. E’ vicino a me. Lo sento.

Ora sciolgo l'abbraccio e lo guardo negli occhi. Non solo negli occhi, a dire il vero. E' sempre lui, è sempre Jake. Forse un po’ smagrito, ci sta tutto vista la vita che ha fatto. Voglio ignorare la bellezza selvaggia del suo corpo scolpito, anche perché esiste -ed è un rischio concreto- la possibilità che si accorga che lo guardo in questo modo. E che mi stronchi con un’altra battuta delle sue, solo che stasera mi manderebbe in frantumi. Invece ancora tace; è di poche parole stasera il mio amico. Mi coglie improvviso il pensiero che stanotte ci sia qualcosa di diverso, qualcosa di fondamentale. A parte il fatto che domani mi sposo, intendo.

Avverto che lui non ha tempo per niente che non sia essenziale. Sarà forse la scuola della vita nella foresta, la dura lezione della sopravvivenza. Non ha tempo per ferire né per essere ferito, ecco perché niente battutacce, niente Jake-faccia-di-bronzo. Jacob ha i minuti –i secondi- contati, va di fretta come quel giorno sulla montagna, solo che stavolta non è lui che va a morire. E’ il mio cuore che sta per fermarsi. Una manciata di attimi, una manciata di battiti. Jake lo sa. E’ per questo che è tornato. Perché i battiti del mio cuore sono contati, come i minuti di questa notte.

E’ solo per finta che gli chiedo perché è tornato, è solo per finta che lui mi risponde. Un noioso rumore di sottofondo. Volevo salutarti. Grazie per l'invito, ma non credo che ci sarò, domani. Volevo salutarti e farti gli auguri. Sono il tuo amico, come sempre.

- Jacob, Jacob, sei il mio amico, per sempre.

Mi lancio di nuovo nelle sue braccia, la felicità ed il sollievo salgono ancora, dal cuore fino alla gola, mi arrivano alla testa, mi danno alla testa e per un attimo è di nuovo fermo immagine, eterno presente, come quando tutto va bene e non hai bisogno di niente altro al mondo. Jacob è caldo, la sua pelle è liscia e calda e le sue braccia mi stringono forte lasciando tutto il resto fuori. Riconosco le braccia che hanno tenuto insieme i miei cocci frantumati, riconosco le braccia che mi hanno scaldata quella notte sulla montagna. E quel ricordo se ne porta dietro un altro. Il bacio del giorno dopo. Il bacio che ha spalancato le porte alla visione della mia scelta possibile. La strada che non ho preso.

Male, molto male. Non sono stata abbastanza veloce. Non ho chiuso la porta in tempo. Stupida, stupida Bella.
Ora incominciano le lacrime. Ora scorrono copiose sul mio viso. Stringo le labbra per soffocare i singhiozzi, ma il fiume in piena sta per rompere gli argini. Il pianto si fa forte e mi scuote, e ancora le braccia di Jacob tengono insieme i miei pezzi mentre un'onda di dolore mi assale, mentre perdo ancora una volta quello che non è mai stato mio.

- Bella! Non fare così, per favore! Che cosa c'è? Non sei felice? Non dirmi che non sei felice! Se no che senso ha tutto questo? Perché tutto questo male?
Maledizione, piange anche lui. Piange silenzioso mordendosi il labbro, così forte che vedo una goccia di sangue formarsi lì dove ha morso forte.

Dapprima è silenzioso e immoto, poi sento un forte respiro e avverto che si irrigidisce, che cresce la sua rabbia; non è la rabbia che lo scuote come la bufera nella foresta, quell’energia che lo fa trasformare in una belva. E' la rabbia esistenziale di una persona adulta, molto più grande di lui, di noi. Il bambino con cui facevo le torte di fango è svanito nel tempo di un respiro, e sua madre se l’è portato via quando è partita per sempre. Jacob cresciuto troppo presto, Jacob che deride il suo dolore per paura che io faccia lo stesso. Ti ricordi quando scherzavamo contando gli anni, per vedere chi di noi due era più vecchio? Jacob è vecchio da quando ha tredici anni, conosce la rabbia impotente dopo una perdita. Non voleva provarla mai più, gli è più facile morire che perdere qualcuno. Jake ha già imparato la lezione, non voleva ripassarla proprio adesso.

Con questa rabbia contenuta, orgogliosa e dolorosa- solleva il mio viso e mi bacia; con rabbia mi stringe contro di sé, famelico di una fame antica come il mondo, una fame di senso e compiutezza che né la sua vita né la mia riescono a trovare in queste ore che ci avvicinano alla fine del mondo. Il mondo come lo conosciamo noi, il mondo secondo Bella e Jake.

E’ proprio in questo momento che la stupida che è in me decide di svegliarsi. Ah no, il bacio no. Non posso, non sta bene, domani mi sposo. Cosa hai capito? Sono sempre io, la brava bambina di tutti, e tu il briccone, il ragazzo maleducato. Lo scanso goffamente e gli do uno schiaffo.
Ma brava Bella, che idea meravigliosa. Delle mie goffaggini, questa è la migliore. Le altre mi procuravano qualche battutina e tanta protezione, una bella copertina da imbranata, tiepida come il vomito. Questa bella idea, invece, il vomito me lo fa venire adesso. Maledetta me, potessi morire in questo preciso momento. Di tutte le cose fuori posto, questa è la peggiore. Come quando vai a una cerimonia e sai di essere vestita che non c’entra niente, e in più fai qualche gaffe offensiva e ti metti pure le dita nel naso. Niente che possa darmi motivo di indulgere in una compiacente tenerezza per me stessa. Stavolta, davvero, solo vomito. Lo sapevo che stanotte è tutto diverso.

Mi guarda sbigottito. Ferito. Sconfitto.
- Siamo alle solite. Non dovevo venire. Sono un idiota.
Soffia le parole tra i denti stretti.

Resto lì con la mano ancora per aria, più sbigottita di lui, la bocca aperta come un'idiota, io, non lui. Il conato di vomito. Che cosa ho fatto. Ho appena mandato alle ortiche la mia pace e neanche una vagonata delle droghe migliori potrebbe ridarmela, adesso. Tutto andava bene, ora non più, finito, kaputt per sempre. Brava Bella, complimenti, tempismo perfetto. Mi sembra quasi di sentire gli applausi della platea. Sto lì senza riuscire a dire una parola. Parla lui.

- Va bene, Bella, stai tranquilla, non è successo niente. Adesso me ne vado, tu vai a dormire e pensi che è stato un brutto sogno, ti è rimasta la cena sullo stomaco. E domani non ti ricordi neanche più di niente. Va bene?

Alza le mani, come quando si calma qualcuno, un matto, un bambino che fa i capricci, un cavallo bizzoso. Alza le mani e indietreggia, gli occhi vuoti, e io sempre lì come un'idiota, la bocca spalancata. Tutto si è sgonfiato, l'attimo è passato. Lui sembra solo molto stanco. E' solo un ragazzino stanco e i suoi occhi si sono spenti, lasciando la mia stanza, e la notte, infinitamente più buie nonostante la luna d’agosto. Dovrei dire qualcosa ma il fiato si è perso da qualche parte, nella voragine di nuovo aperta. Ancora parla lui. So che lo fa per me. Amaro, ma è così.

- Ciao Bells, buonanotte. Non preoccuparti, non mi vedrai più. Auguri per domani -sorride tirato, di circostanza.
Lui, che sorride di circostanza? Non Jacob, che prima parla e poi si prende quel che ne consegue. Bastonate incluse.
Non ci credo. Non posso avergli fatto questo, non io che dico di volergli bene. Jake si volta sui piedi nudi, ancora pochi attimi e sarà alla finestra, e sarà tutto finito, di nuovo un silenzio di morte.

No.

No.

No! STAVOLTA NO!

Di nuovo mi lancio, dietro di lui, da dietro lo afferro e lo stringo, di nuovo grido di no, a bassa voce e poi nella gola, a labbra chiuse perché Charlie non mi senta, perché tanto Jacob sente benissimo tutte le grida della mia mente. Come una folle lo stringo e tiro con tutte le mie forze, via dalla finestra, no no no no stavolta no no no no no
non te ne andare
no

A bocca chiusa grido no, come una pazza, a bocca chiusa freno un urlo isterico e le lacrime scendono ancora più forte, mentre tutto il mio corpo singhiozza con me.

- Bella! Bella!

Strappa via le mie mani e si gira sbigottito, le strappa via da sé e mi guarda come se l'avessi colpito con un pugnale. L'ho fatto di nuovo, l'ho mandato via per poi richiamarlo a me, sono pazza e cattiva, pazza e crudele, mi sento un mostro che si nutre del suo dolore, sono già un vampiro e lo prosciugo mentre lui per me è il sole e la vita. Mi guarda senza toccarmi e tace, non osa muoversi e tace, i suoi muscoli si tendono come un arco e lui tace.

Tace lui ma non i suoi occhi, dove vedo il dolore selvaggio che lo ha divorato in questi giorni così lunghi. Oggi ho telefonato a Seth, che sa tutto perché condivide i suoi pensieri. Seth sa lo strazio del grande lupo rosso che corre fino a crollare per stordirsi e non sentire il suo dolore. Lo sa e me l’ha fatto intuire, troppo gentile per dire di più. Ricordo inespresso tra le parole di Seth, è il rantolo del lupo, l'angoscia della bestia ferita, la solitudine senza scampo, la solitudine medicina e veleno, la solitudine che Jacob ha respinto per venire qui da me stasera, con tutto il suo coraggio, per cercare ancora una ragione per vivere. E adesso i suoi occhi mi ripetono tutto, occhi davanti ai miei, mani che non mi toccano più. Adesso sono io che ho bisogno di toccarlo, di sentire che è vero, che è ancora lì e che non ho distrutto la cosa più bella della mia vita. La cosa cui non ho ancora dato un nome.

(Ti amo anch'io. Ma tanto non cambia niente)

E' così che sono io ad arrampicarmi su di lui, ad afferrare il suo collo come se stessi annegando. Per baciarlo. Mi afferra i polsi e mi ferma.

- Bella, così mi uccidi. Mi uccidi.

Ed è così che dico l'unica cosa che lui capirà adesso, l'unica che può servire a salvarci.

- Baciami, Jacob. Baciami, e ritorna .

Adesso non si può più tornare indietro. Adesso è stata passata una soglia, adesso ho superato ogni limite di decenza, sono la grande meretrice perché lui già sa come va a finire questo capitolo e io ho venduto il nostro attimo, le nostre parole di quell'attimo, per incatenarlo ancora una volta. So cosa sta per accadere ed è un buon modo per andarmene, un buon modo per entrare nell'eternità.
Non mi bacia, no.
Mi solleva e mi porta sul letto, poi mi afferra i polsi e si sdraia sopra di me. Mi blocca col suo peso, senza mai lasciare i miei occhi, e so che qualunque cosa io dica o faccia lui stavolta non si fermerà. Farà ciò che gli ho dato il permesso di fare, si riprenderà quello che gli ho rubato per portarmelo nell'eternità.

Senza mai lasciare i miei occhi, con gli occhi aperti e lucidi, ora neri e vigili, neri e consapevoli, neri e del tutto presenti, neri e nitidi, comincia a baciarmi lentamente, con una strana e gentile cautela, a dispetto del fatto che sta imprigionando i miei polsi.
Nero e nitido, nero e lucido, pupilla liquida. Ora identifico il mio ricordo: è la radura, il grande lupo, il mio riflesso nella sua iride. Ora capisco che non è Jacob l'amico quello che pesa sopra di me, è Jacob il lupo Quileute, il vero alfa che prende il posto che gli appartiene mentre il ragazzo diventa un uomo. E' il lupo che mi lecca la guancia, il collo, lentamente, annusandomi con attenzione. So che sta identificando ogni emozione, sento che ha spento qualcosa nella testa e che ora è solo il lupo che si muove e respira. Una perversa eccitazione mista a sollievo mi percorre e mi sale alla gola: è un misto di terrore ed euforia, terrore perché so che quello che sta per accadere mi marchierà in eterno, euforia perché so che niente al mondo adesso potrà impedirlo.

Non mi lascia né il tempo né il modo di analizzare la miserabile piccola provinciale che per un attimo si mostra in tutto il suo schifoso splendore. Miss Swan che si sente assolta perché in fondo è stata costretta, e quindi non è colpevole di fare l'amore con un altro il giorno prima delle sue nozze. Mi salva da questo squallore incatenando i miei occhi a quegli occhi, strappando i miei pensieri da tutto ciò che non sia lui, ora lupo, ora Jacob, occhi che non mi permettono di andarmene, occhi di foresta, occhi di spiaggia e di mare, occhi ardenti di storie antiche, occhi disperatamente lucidi che mi costringono alla lucidità. Qui e ora.

Non è più tempo di gesti sospesi e delicati, non c'è più tempo. Il nostro tempo è scaduto. Con una mano mi tiene i polsi e mi alza le braccia sopra la testa, con l'altra mano mi solleva il top del pigiama e non so come riesce a liberarmene. Mani ed occhi mi tengono ferma, paralizzata, incredula, mentre scende sul mio seno. Il lupo lecca e sente il mio odore, e a questo punto mi ribello. Cerco di liberare le mani, voglio liberare le mani, ma non per scacciarlo: per schiacciare il suo viso sulla mia pelle, calda ormai quanto la sua.

Jacob, Jake, grido dentro. Non piango più. La voce è solo un bisbiglio mentre io sto gridando dentro.

Non è più tempo di gesti sospesi, c'è nell'aria il sapore dell'eternità e della sconfitta, è tempo di vivere prima che il tempo scorra e finisca per noi poveri mortali. Jacob mi leva le mutandine, e in un attimo sono nuda davanti a lui, e in un attimo è nudo davanti a me, sopra di me. Dentro di me.

Dio mio, siamo vergini, siamo i primi per noi, e una dolce commozione mi riempie gli occhi di lacrime stavolta silenziose. Ma ancora una volta è il lupo che mi salva: con una mano si sostiene per non pesare su di me, con l'altra mi costringe ancora nei suoi occhi, so che l'antico lupo saprà che cosa fare, e non ho più paura di niente. Nemmeno delle onde che ora partono dal suo bacino per avvolgere il mio ventre.
Comincia a muoversi dentro di me. Sento un po' di dolore ma i suoi occhi mi salvano, so che è così che deve essere, ascolto il mio corpo, il suo corpo, il suo respiro, il mio respiro, le lacrime che scendono, ancora il suo respiro che diventa più veloce.

Mentre io invece non so più respirare, e annaspo in cerca dell'aria che non vuole venire a darmi sollievo e pace. Ora solo lui può darmi la pace, quella che non ho mai avuto.

Amore, amore, amore mio, è così che deve essere, lo grida lui e lo grido io, in silenzio nella notte silenziosa, eppure così forte che credo che lontano, nei boschi, qualcuno ci abbia sentito; tacciono i lupi e le altre belve a caccia nella notte, il vero alfa è tornato e l’aria silenziosa si riempie di ricordi di antiche leggende, di presagi di una leggenda nuova.

Più forte, più forte, più forte, - ora, non domani, ora. Non ieri, ora e per sempre, lascio che il fuoco si sciolga mentre - come quando si muore - le immagini delle nostra vita scorrono in un breve attimo davanti ai miei occhi.

Jacob che raccoglie i miei pezzi, Jacob che mi salva dall'acqua, dal fuoco, da ogni possibile catastrofe e da me stessa. Mille e mille volte, ogni minuto in cui è con me. So che anche in questo momento mi sta salvando, mi sta dando qualcosa che porterò con me nell'infinita notte artica che mi attende. Lascio che il fuoco si sciolga e diventi un sole nel mio ventre, un sole pulsante che esplode in un'onda e percorre tutto il mio essere. Bella bambina che gioca sulla spiaggia, Bella straziata, Bella guarita, Bella ora donna tra le sue braccia.
Fino a quando si inarca con un gemito più forte e lo sento esplodere dentro di me, e crolla, sfinito, finalmente sulle mia labbra, gli occhi finalmente chiusi e finalmente appagati.

Credo che poi restammo così a dormire, la sua bella testa sul mio seno, la mia mano sui suoi capelli arruffati.
Quando mi svegliai, l'alba era rosata dietro la mia finestra.
Lui non c'era più.



Nel ringraziarvi di essere arrivati a leggere fino in fondo, vi ricordo che devo tutto a Stephenie Meyer, ai suoi personaggi e alle sue storie nessuna esclusa, cui faccio continuamente riferimento. I fatti che racconto si collocano idealmente da pagina 39 di Breaking Dawn.
Nel testo ci sono anche citazioni di Tagore, un pò di Tasso, e di sicuro non sono l'unica ad avere sognato che Bella stesse con Jacob la notte prima di sposarsi. Mi scuso fin da ora per eventuali errori, di certo stupidi ma inconsapevoli, che dovessi avere commesso come novellina di questo bellissimo sito.

P.S.: A ottobre 2011 questa storia si è classificata seconda al contest "Jacob e Bella, semplicemente" indetto da Vivien  L sul forum di EFP, vincendo anche i premi speciali: (Premio "migliore autrice del canon") ,  (Premio miglior autrice proselita -perché riusciresti a "convertire" anche le team Edward più convinte) , (Premio miglior scena hot) .


 

Ogni notte si conclude con un sole che sorge.






Ma che fine ha fatto J. ?
   
 
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