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Autore: harinezumi    22/10/2010    1 recensioni
Stava nascosta tra i rami, tremante, le orecchie con il bianco padiglione rivolte in avanti, il cuore che batteva a mille nel piccolo petto esile.
La piccola antilope bruna teneva una zampa affusolata alzata e piegata all’indietro, tutti i sensi all’erta, a malapena sentiva il terreno sotto i piedi, tanto era il terrore che l’aveva sconvolta, vedendo il grosso felino che si era avvicinato a lei e alla sua mamma.
Genere: Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Crudeltà

 

Stava nascosta tra i rami, tremante, le orecchie con il bianco padiglione rivolte in avanti, il cuore che batteva a mille nel piccolo petto esile.

La piccola antilope bruna teneva una zampa affusolata alzata e piegata all’indietro, tutti i sensi all’erta, a malapena sentiva il terreno sotto i piedi, tanto era il terrore che l’aveva sconvolta, vedendo il grosso felino che si era avvicinato a lei e alla sua mamma.

Era un animale maestoso, a cui lei in tutta la sua altezza poteva arrivare al massimo ad una delle spalle muscolose. Aveva un corpo sinuoso, agile, il mantello di pelo maculato e due occhi ambrati; inizialmente non l’avevano notato, le due antilopi intente a brucare poco lontano dal loro branco, nella vasta prateria.

Non appena era apparso, dal nulla, la mamma era corsa via, tutte le attenzioni del grosso ghepardo rivolte a lei mentre la inseguiva nella corsa, e la piccola antilope si era nascosta in fretta tra i rami di qualche basso cespuglio. Era questo che la mamma le aveva insegnato, per sopravvivere.

Il cucciolo spostò i suoi grandi occhi spalancati dal terrore verso il prato, notando che il ghepardo era tornato ed era poco distante. Tra i denti, il collo di mamma antilope; trascinò fino a lì il suo corpo come fosse un fuscello, prima di lasciarlo a terra e alzare lo sguardo, muovendo le orecchie e guardandosi intorno. Di certo aveva percepito la presenza del cucciolo.

Si sedette mollemente a terra, chinando la testa per staccare in un morso dei suoi denti possenti un pezzo di carne all’altezza dello stomaco dell’antilope ormai morta. Non fece a tempo a affondarli un’altra volta, che sentì il cucciolo emettere un gemito.

La piccola antilope era uscita tremante dal suo nascondiglio, e vagiva in continuazione, nella speranza di richiamare a sé sua madre. Non si era avvicinata, sembrava confusa, e il felino rimase a guardarla con apparente freddezza e noncuranza, accanto al suo prossimo pasto.

Poi, si alzò lentamente da terra, andando verso il cucciolo smarrito, che nemmeno riuscì a fuggire, date le sue poche settimane di vita. Si limitò a produrre un leggero scatto con le sue zampe sottili quanto bastoncini, che vennero falciate in un attimo da una zampata del ghepardo.

Il cucciolo cadde a terra incespicando, continuando a vagire, ma si rialzò presto in piedi, camminando confusamente a zig zag, seguito passo passo dal felino, le cui pupille erano dilatate.

Si divertì, a spingere a terra la piccola antilope una, due volte.

Poi, spense il suo pianto abbandonato schiacciando l’esile torace a terra con le unghie, e stringendo i proprio denti su quel fragile collo.

 
 


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non è mia intenzione con questa breve storia di accusare i felini di crudeltà :) amo questi animali, dal profondo dell’anima, ma mi rendo conto che la natura è crudele e l’hanno accettato, diventandolo a loro volta.

questo racconto è tratto da un fatto avvenuto realmente, non troppo raro nell’habitat originario di questi animali (in questo caso l’Indonesia).

sarei molto felice di avere una vostra opinione su quello che ho scritto (anche perché l’unico commento che ho ricevuto è stato quello di mia sorella, molto appassionato: “.. hai descritto quello che succede nel documentario.” ^^’), intanto grazie di aver letto!

harinezumi

  
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