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Autore: Zils    23/10/2010    6 recensioni
L'amore è capace di cambiare le persone.
«Quindi» continuò «è per questo che lo faccio». Kate lo aiutò a sollevare il bambino e poi incatenò i suoi occhi a quelli verdi di Sawyer, in attesa della motivazione che lo spingeva a fare qualcosa che – ne era certa – un tempo non avrebbe mai fatto. «Lo faccio per lei».
Producendo effetti più o meno positivi.
Jack capì che non avrebbero trovato un punto d’accordo. L’aveva detto a Kate, e non avrebbe cambiato idea: aveva già salvato una volta Ben, ed era stato solo per lei. Non sarebbe caduto nuovamente nello stesso errore.
Ha partecipato al contest "Vivere insieme o morire da soli" indetto da LyndaWeasley sul forum di EFP, classificandosi prima.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jack, Juliet, Kate, Sawyer
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'LOST in the telefilm!'
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Per lei
La storia ha partecipato al "Vivere insieme o morire da soli" Contest indetto da LyndaWeasley sul forum di EFP, classificandosi prima e vincendo il premio IC.



*Per lei

 

 

Era impegnato a farcire i sandwich, ma la sua attenzione stava altrove. Seguiva, più precisamente, i passi volutamente pesanti che si allontanavano veloci da lui; passi rabbiosi che non facevano che inspessire ulteriormente il muro che si era eretto tra di loro. La porta sbatté dietro Kate, che aveva ignorato alla grande Miles e il divieto da lui imposto di abbandonare la casa in cui erano stati segregati per ordine di Sawyer. Il tonfo scosse Jack, che premette troppo il tubetto della senape e si impiastricciò le dita della salsa giallognola. L’uomo prese a fissare le proprie mani, evidentemente turbato. Dal salotto provenivano le voci concitate di Miles e Hurley, che, a quanto pareva, avevano ripreso a discutere sui salti temporali e su tutte le teorie confuse che ne scaturivano, argomento che – era chiaro – li appassionava non poco. Ma, dalla cucina, Jack non ascoltava neppure una parola. Mollò la presa del tubetto di senape, abbandonandolo di scatto sulla mensola come se fosse stato attraversato da un pensiero improvviso che non poteva assolutamente rinnegare. Lasciò i sandwich senza farcire e abbandonò la stanza speditamente, accompagnato dalla voce lamentosa di Hugo - «Credevo che stessi preparando qualcosa da mangiare, Coso!» - che ignorò deliberatamente.

 

^-^-^-^-^

 

Il furgoncino guidato da Kate era già lontano, eppure Juliet era ancora lì, immobile, intenta a scrutare il punto in cui la vettura era scomparsa, quel punto dove risiedeva ormai l’unica speranza per il piccolo Benjamin Linus. Rimase in quella posizione finché non si ricordò che dentro all’infermeria tutti i lettini erano tornati vuoti, e che doveva in qualche modo camuffare la scomparsa del giovane paziente, nell’eventualità di una visita inaspettata.
Due minuti dopo scrutava la stanza in cerca di qualcosa di voluminoso che, da sotto le coperte, potesse dare la vaga idea di un corpo steso supino sul letto. Racimolò un cuscino e qualche lenzuolo, li compresse alla meglio e diede loro una forma adeguata. Quando l’irruzione nell’infermeria di qualcuno la fece voltare verso l’uscio.
«James, non puoi stare qui adesso, per favore, esci fuori» disse con il tono più autoritario di cui era capace, raggiungendo l’uomo e spingendolo piano verso la porta da cui era appena entrato.
«D’accordo, d’accordo!» brontolò lui, abbandonando la stanza con la dottoressa alle sue spalle. «Come sta?» chiese una volta fuori.
«Stabile» rispose semplicemente la donna, sforzandosi di guardarlo negli occhi e lottando contro l’insicurezza e l’ansia che, suo malgrado, le si erano insinuati dentro e l’agitavano indicibilmente. Detestava mentire a James, e sapeva che la sua capacità di freddezza non avrebbe resistito ancora per molto. Il momento del faccia a faccia con lui era arrivato davvero troppo presto, e la verità non avrebbe tardato a venire fuori. Questa consapevolezza fu confermata quando la giovane infermiera la raggiunse di corsa, sul viso pallido un’inequivocabile espressione allarmata.
«Dottoressa, il paziente è sparito!» annunciò sgomenta prima che Juliet la potesse zittire. Sospirò rassegnata e si rivolse alla sua aiutante, che in quel caso non aveva però aiutato affatto. «Vai a casa e stai tranquilla, Kim, ci penso io».
La ragazza la guardò incredula per qualche secondo, ma non si oppose agli ordini impartitele e si allontanò quindi senza aggiungere alcunché.
«Juliet, che ti prende?»
La donna guardò James, che era rimasto a fissarla da quando Kim aveva comunicato la notizia della scomparsa di Ben, sbalordito dal fatto che non fosse corsa dentro l’infermeria ad accertarsi lei stessa della veridicità delle parole appena ascoltate.
La dottoressa non rispose ma mantenne lo sguardo fisso su quello di lui, come se sperasse che quelle iridi di un azzurro stupefacente potessero rivelare tutta la verità al posto suo.
Sawyer, però, continuava a non capire. «Perché sei così tranquilla?». E come se stavolta non necessitasse di una risposta, probabilmente conscio che non sarebbe arrivata, si mosse spedito verso l’infermeria. Juliet lo fermò, agguantando svelta il braccio sinistro del compagno, il quale non fece resistenza, ma, al contrario, si voltò prontamente verso di lei, rassegnato. Come se si aspettasse una simile reazione.
La donna sapeva ora che non poteva continuare a tacere. Deglutì, e finalmente parlò: «L’ha preso Kate. Lo sta portando dagli Altri».
Sawyer ebbe bisogno di qualche secondo per assimilare la notizia, dopodiché sbuffò. «Oh, accidenti, biondina, si può sapere perché?»
«Io non posso fare più nulla per lui».
«Lui è Benjamin Linus, dannazione!»
«Non importa che cosa sia da grande. Un bambino non deve morire». Juliet lo disse con convinzione e sicurezza, la testa alta e lo sguardo fisso su quello del suo interlocutore, come sfidandolo a contestare quell’oggettiva e insindacabile verità.
James sospirò, ma sorrideva. Adorava vedere la sua biondina così determinata, così capace di tenergli testa. Col braccio libero sciolse la presa che teneva ancorato quello sinistro alla candida mano di lei, quindi fece nuovamente per allontanarsi, questa volta, però, in direzione di un furgoncino parcheggiato lì vicino.
«James!» lo richiamò subito lei.
«Sì, biondina
La dottoressa parve spiazzata dall’improvviso cambio di atteggiamento nei suoi confronti, ma la paura che Sawyer la volesse fermare era troppo forte. «Dove stai andando?»
«Lei può anche pensare il contrario, ma Kate non può farcela da sola». Le fece l’occhiolino e poi si mise alla guida della vettura, tracciando la strada che era stata già percorsa una ventina di minuti prima, accompagnato dallo sguardo fiero di Juliet, le cui labbra ora faticavano a non aprirsi in un ampio sorriso di sollievo e speranza.

 

^-^-^-^-^

 

«Perché lo stai facendo? Perché mi stai aiutando?»
James sospirò. Quante volte l’aveva fatto, quel giorno? Non si aspettava che Kate potesse capire, ma dentro di lui c’era una risposta precisa a quella domanda, una delle pochissime certezze che aveva. «Quando ho scoperto che Ben era scomparso, e Juliet mi ha detto che cosa stavi facendo, ho fatto la stessa domanda: perché aiutare Ben?», sospirò, nuovamente «E lei mi ha detto: “Non importa che cosa sia da grande, un bambino non deve morire”».
Si chinò a prendere in braccio il piccolo Ben. «Quindi» continuò «è per questo che lo faccio». Kate lo aiutò a sollevare il bambino e poi incatenò i suoi occhi a quelli verdi di Sawyer, in attesa della motivazione che lo spingeva a fare qualcosa che – ne era certa – un tempo non avrebbe mai fatto.
«Lo faccio per lei».
E quella risposta era così chiara, così giusta, che persino Kate capì che non c’era nient’altro da aggiungere, da ambo le parti. Eppure non poté fare a meno di sentire una morsa allo stomaco. L’uomo davanti a lei era cambiato. Si era messo in gioco e tentava di sistemare le cose. E tutto ciò per amore di Juliet. Pensò a Jack, segregato al sicuro in una casetta, che si metteva da parte volontariamente e lasciava fare agli altri. Anche lui era cambiato. Kate arrivò alla conclusione che, al contrario di quello di Juliet, il suo amore non faceva altro che provocare danni.

 

^-^-^-^-^

 

L’acqua gelida scorreva implacabile e si abbatteva feroce sul suo corpo, restringendo i pori della pelle e generando un vago fastidio. Eppure in quel momento era tutto ciò di cui aveva bisogno. Il freddo pungente gli annebbiava la mente, lavava via i pensieri molesti e lo liberava, anche se quella condizione sarebbe stata momentanea e breve. Fin troppo breve. Perché, uscendo dalla doccia, trovò ad attenderlo Juliet, appoggiata alla porta del bagno, con le braccia incrociate in segno di chiusura e gli occhi che lampeggiavano di delusione e rimprovero.
Jack intuiva quale fosse il motivo della visita, e capì all’istante che la condizione di liberazione appena raggiunta era oramai giunta al termine.
«Avevo bisogno di te» iniziò lei.
«Come, scusa?» chiese lui di rimando, coprendosi con un asciugamano.
«Quel ragazzo perdeva sangue. Tu sei un chirurgo, ed io avevo bisogno di te».
Jack quasi non la lasciò finire. «Quel ragazzo è Ben» precisò, come se quella puntualizzazione chiudesse la questione. Ma, evidentemente, non era così per Juliet, che si ritrovò a riproporre la teoria che aveva precedentemente esposto a Sawyer, con la medesima sicurezza. «Non è ancora Ben. È solo un ragazzo».
Jack capì che non avrebbero trovato un punto d’accordo. L’aveva detto a Kate, e non avrebbe cambiato idea: aveva già salvato una volta Ben, ed era stato solo per lei. Non sarebbe caduto nuovamente nello stesso errore.
Si guardò allo specchio, afferrando la maglietta poggiata sul lavandino. «Juliet, scusami, non posso aiutarti».
«Non ti sto chiedendo aiuto, Jack. Hai fatto capire chiaramente il tuo disinteresse». L’uomo la ignorò, infilandosi la maglietta nonostante le numerose goccioline d’acqua che scorrevano sul suo petto. «Sta a Sawyer e Kate, ora» buttò lì la donna come se nulla fosse, ma attirando invece l’attenzione di Jack, che parve colpito da quell’informazione. «Come?»
«Lei cerca di salvarlo, e io ho mandato James ad aiutarla. Perché … almeno a loro importa» sputò lei il più velenosamente possibile, cercando di evidenziare la differenza tra lui, James e Kate.
«Sono tornato perché anche a me importa, Juliet. Sono qui perché volevo salvarvi tutti …»
«Non avevamo bisogno di essere salvati!» esclamò lei con foga, avvicinandosi a lui e lasciandolo perplesso. «Siamo stati benissimo per tre anni. Tu sei tornato qui per te stesso!». Gli occhi di Juliet erano improvvisamente rossi e lucidi di lacrime che non sarebbero scese. Lacrime colme di dolore e nostalgia di una pace raggiunta col tempo, come il risultato di tanti mattoncini messi insieme con cura e pazienza, che avevano formato un muro solido e spesso. Jack, a disagio, fissava quegli occhi, ora consapevole di essere stato come un carro armato per quel piccolo muro: l’aveva distrutto.
«Abbi almeno la decenza di dirmi perché».
Jack si sentì in dovere di dare una motivazione adeguata, e frugò disperatamente tra i suoi pensieri. Gli occhi lucidi di Juliet chiamavano a gran voce e lui si vide costretto a rispondere con la prima frase che gli era venuta in mente. «Sono tornato …» le parole che stava per pronunciare attraversavano continuamente la sua testa, e ad ogni ripetizione gli apparivano sempre più banali e inadatte; ma non era in grado di dire altro: «… perché dovevo farlo».
«Dovevi fare che cosa
Jack sorrise, impacciato. «Non lo so ancora». E mai una risposta gli era sembrata tanto ridicola, mai si era sentito tanto misero.
«Faresti bene a scoprirlo». Juliet si congedò così, la voce incrinata e quasi compassionevole, lasciando in lui un misto di vergogna e senso di colpa. E l’immagine di Kate che lo fissava incredula e delusa intanto tornava a tormentarlo, aggravando ulteriormente il peso che portava nel cuore, e la confusione che, nonostante la sicurezza – l’unica che aveva – di non voler salvare Ben, troneggiava nella sua mente.

 

 

 Note dell'autrice:
Salve a tutti coloro che si sono cimentati nella lettura! ^^
Allora, volevo precisare una cosuccia, sperando che sia un accorgimento superfluo (ma non si sa mai): in questa One-Shot ho in pratica voluto mettere quasi a confronto le due coppie, il rapporto all’interno di esse e le loro reazioni davanti a un “problema”comune: il salvataggio di Ben. Quindi Sawyer e Juliet che si aiutano a vicenda, Kate e Jack che sono più lontani che mai. Spero che il mio scopo sia stato chiaro! Per quanto riguarda il Contest, sono ovviamente soddisfatta e contenta. *^*  Ma anche grata all'impeccabile giudice e alle altre partecipanti, Tony Porky e Larie, a cui faccio i miei complimenti. ^^
Alla prossima!

 

Il giudizio della giudice:

Grammatica:
 9,85/10 

Stile e lessico: 10/10 
Attinenza all'episodio: 30/30 
IC: 10/10 
Originalità: 20/20 
Giudizio personale: 20/20 

Per un totale di 99,85 punti. 


Inizio col dire che hai avuto un’ottima idea in fatto di intrecciare queste due coppie e situazioni in una breve One-shot. Hai perfettamente centrato il succo dell’episodio e lo hai riprodotto in poche pagine. Bravissima! 
A dire il vero non ho nemmeno molti appunti da farti... la grammatica e l’uso dei verbi sono impeccabili, tranne l’errore di aver dimenticato una lettera maiuscola e aver usato una virgola di troppo. Il tutto, ovviamente, ti è costato la sottrazione di davvero pochi e miseri punticini. 
Stile impeccabile, IC pure. Hai costruito attorno ai personaggi la situazione vera e propria in cui si trovavano e ti ho ammirata per questo. 
Sei stata perfetta, la shot è stupenda e merita di esserne vincitrice. 
Scusa per il giudizio un po’ scarno, ma davvero non c’è nulla da commentare^^ 
Complimenti! 

 

 

 

 

 

 

 

  
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