Prologo
A Torino, d’Autunno
(Forse un milione di anni prima)
-Ci mettiamo qui?- chiese
Alberto con fare premuroso.
-No, preferisco continuare
a camminare- rispose tranquillamente Nathan.
Il parco in quel periodo
dell’anno era molto poco frequentato. Gli alberi erano
spogli e scheletrici, a testimonianza del fatto che era già Novembre inoltrato,
praticamente gli ultimi scampoli d’autunno. Le mani di Nathan erano gelate in
quelle di Alberto, ma questi gliele massaggiava nelle sue, gesto che riusciva a
far comparire un sorriso dolcissimo sul volto di Nathan.
-Te l’ho mai detto?-
-Cosa?-
-Che ti
amo.-
Disse Nathan, attirando a
sé il fidanzato per baciarlo dolcemente sulle labbra. Chiudendo gli occhi,
restavano soltanto i rumori circostanti. Il fiume che scorreva sottotono alla
loro destra, i corridori che facevano jogging alle ultimissime luci del giorno,
le auto che passavano sulla strada adiacente. E ovviamente, il rumore più
forte, quello del respiro di Nathan commisto al battito del suo cuore, in un
concerto di emozione che il ragazzo provava ogni volta che si baciavano.
Di secondo in secondo, il
loro bacio diventava sempre più travolgente, più passionale. Nathan che si
stringeva forte ad Alberto, e questi che gli cingeva i fianchi amorevolmente,
quasi sollevandolo.
-Non mi lascerai mai,
vero?-
Chiese Nathan. Alberto lo
guardò negli occhi e con un sorriso scosse la testa.
-Nemmeno se mi
costringessero con un fucile al muro. Meglio morto, che senza di te.-
Nathan sorrise a sua
volta, e lo baciò un’ultima volta sulle labbra. Un bacio veloce, ma tanto pieno
di significato per entrambi, mentre all’orizzonte il sole scontava le ultime sue ore di vita anche per quel giorno, dopo aver
illuminato Torino ad orario ridotto.
-Hai visto che bel sole?-
Alberto annuì, sussurrando
un lieve “sì”. Adoravano passeggiare in città, specialmente in quell’area verde
che passava accanto al Fiume Po, dove si fermavano ogni tanto sul ponte a
guardare l’acqua scorrere, tenendosi per mano. Lo guardò ancora una volta. Il
suo Nathan. Era talmente bello che non poteva essere vero,
anzi sicuramente era un sogno lunghissimo da cui Alberto non si era mai
svegliato. Il ragazzo che tutti avrebbero voluto accanto, bello, dolce, gentile
e paziente. Mai che ci fosse stato un litigio tra loro, nemmeno quando a causa
del suo lavoro Nathan era dovuto andare a Bologna… Quanto aveva pianto, durante
quei giorni… Come si faceva a non amare un ragazzo come Nathan?
Ed era suo. Soltanto suo.
Lui, un modesto impiegato pubblico, fidanzato con un ballerino di danza
professionale.
Lo strinse ancora di più a
sé, inalando il suo profumo di pulito e carezzandogli i morbidi capelli biondi,
baciandogli lo zigomo sinistro, gesto che riusciva ancora a farlo arrossire
dopo così tanti anni. Stringendolo, sentì che ebbe un fremito.
-Hai freddo?-
Senza dire una parola,
Nathan annuì.
-Vieni… andiamo a casa.-
E camminando stretti l’uno
all’altro, si incamminarono verso il loro appartamento.