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Autore: kribja    24/10/2010    3 recensioni
Questa è la prima Fan-fiction che pubblico. La storia è ambientata poco tempo dopo l'ultima puntata della seconda serie di Dark Angel, in cui a Terminal City si stanno radunando tutti i transgenici per combattere per la propria libertà!
In quest'ambito difficile si introduce una nuova mutante X5 che sconvolgerà la vita di uno dei personaggi del telefilm: Alec. Annie, una ventenne realizzata in laboratorio da Manticore, con la voglia di vivere, essere libera e pari al resto del mondo.
Le sfide da affrontare per raggiungere la meritata liberta, però, sono tante e difficili, ci vorrà un gruppo unito per sconfiggere i Familiari ed Ames White riuscendo a far cambiare l'opinione pubblica della popolazione che vede nei transgenici una minaccia.
Questa è la storia di un'amore in un mondo arduo da affrontare.
Spero vi piaccia... Bye!!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alec, Altro Personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I want to break free

I want to break Free

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They designed her to be the perfect soldier...
a human weapon... then she escaped.
In a future not far from now... in a broken world...
she is haunted by her past.
She cannot run, she must fight... to discover her destiny.

1.X5-498

 

“Come possiamo dubitare di essere tutti liberi per natura, dato che siamo tutti uguali?
A nessuno può venire in mente che la natura, che ci ha fatti tutti uguali, abbia costretto qualcuno in servitù.
 Ne consegue quindi che la libertà è un diritto naturale,
e a mio avviso bisogna aggiungere che siamo nati non solo padroni
della nostra libertà, ma anche inclini a difenderla.”

Étienne de La Boétie

Un anno.

Era passato un anno o poco più.

Più di trecentosessantacinque giorni di libertà.

Di speranza.

Di vita. Una nuova vita.

Lontana da Manticore, lontana da quella che per 20 anni era stata la mia casa o, come sarebbe meglio definirla, la mia prigione. E con me, non si sa esattamente di quante altre persone, perché nonostante fossimo stati creati in laboratorio da stupide provette, noi esseri geneticamente modificati, siamo persone. Soffriamo, moriamo, gioiamo e viviamo come tutti gli altri umani. Eppure non era questo quello che ci insegnavano in quel centro governativo.

Manticore era un progetto segreto del Governo Americano che creava soldati, attraverso la manipolazione genetica, per potenziarci e renderci il più vicino possibile alla perfezione. Ma in primo luogo creava umani. I primi 20 anni della mia vita li ho passati nella convinzione di essere un automa che svolgeva solo le funzioni che ci venivano impartite. Sono nata da una madre, di cui neppure ricordo il volto, a cui sono stata strappata subito dopo il parto per essere cresciuta da uomini meschini, che mi hanno insegnato come uccidere, come ingannare, come spiare, come portare a termine le missioni affidatemi. Mi hanno insegnato che tutto quello che c’era fuori da quel centro fosse nemico, qualcosa da sconfiggere per poi tornare nella mia cella di pochi metri quadri ad addestrarmi per un’altra missione. Mi hanno insegnato che, in quelle quattro mura con una piccola finestra, sarei stata al sicuro, protetta dalla malvagità che regnava sul mondo, senza in realtà essere a conoscenza del fatto che vivevo nel seno della menzogna e della crudeltà. Oggi so uccidere un uomo in meno di cinque secondi, senza che lui se ne accorda neppure. So come rendere la vita degli altri impossibile con torture sia fisiche che mentali.

Sono una macchina da guerra perfetta che non dovrebbe neppure conoscere il significato delle parole “compassione”, “pentimento” e “dispiacere”. Le uniche immagini che ci permettevano di conoscere erano quello che ci portavano a terminare la missione. Ancora oggi mi sveglio nel cuore della notte, dopo aver sognato con paura e terrore, di trovarmi dietro un banco mentre il colonnello Donald Michael Lydecker continuava ad impartirci le sue nozioni in una stanza semi buia, illuminata solo da un pannello che supportava le sue parole con immagini.

Enemy” “Discipline” “Duty

A 15 anni mi venne affidata la mia prima missione con omicidio. Loro la chiamavano missione Beta3, era molto semplice. Mi prepararono per un mese facendomi vedere le foto dell’obbiettivo che avevo il compito di uccidere, non conoscevo il motivo, sapevo solo che era un nemico per la salvaguardia della base, un nemico di Manticore. Mi avevano insegnato i suoi spostamenti e quale era il momento e il modo adatto per togliergli la vita. Dovevo essere solo un’ombra nel mondo, uccidere il soggetto e tornare alla base a missione completa, senza farmi vedere o riconoscere in alcun modo. Quando uscì feci come mi era stato detto, senza pormi domande perché cosi mi era stato insegnato. Uccisi quell’uomo, di cui non conoscevo neppure il nome, in un parco devastato dalla sporcizia e dall’incuria, durante le prime luci del mattino. Prima stordì, senza farmi vedere, le guardi che lo accompagnavano a fare jogging e dopo un attimo, gli era dietro con la sua testa tra le mani dopo averlo fatto cadere in ginocchio. Lui implorava di non ucciderlo, di lasciarlo libero, che aveva una famiglia, ma per me quella parola non aveva ancora un significato.

Ci misi dieci secondi più di quelli che mi era permesso per ucciderlo, sentivo la tristezza della sua voce, la paura e la pietà e ne avevo timore. Con un colpo secco gli spezzai il collo, osservando il suo corpo che si accasciava al terreno umido di rugiada, dalla tasca cadde un portafoglio scuro di pelle che si aprì e mi permise di vedere un’immagine colorata.

Un fotografia che raffigurava l’uomo che avevo appena ucciso sorridente mentre teneva tra le braccia una bambina allegra e una donna che lo abbracciava di lato. La bambina era così piccola, poteva avere sette anni e sembrava avere un’espressione cosi spensierata e felice che mai mi sarei sognata di poter assumere io, neppure quando era nelle camerate con il mio gruppo. Qualcosa di caldo, umido e salato uscì dai miei occhi rigandomi le guancie. Fu la prima volta che piangevo dopo anni e anni mentre un’orrenda sensazione scombussolava il mio petto, qualcosa di oppressivo. Non feci in tempo ad analizzare quella sensazione sconosciuta che il calco di un fucile mi colpì dietro la testa e mi risvegliai a Manticore in un’ala del laboratorio. Per la mia prima missione Beta3, gli agenti mi seguirono e non furono per niente soddisfatti del mio operato. Quelle lacrime mi costarono sei mesi di torture mediche e psicologiche, per non parlare dei lavaggi di cervello che subii.

Da allora mi vennero affidate altre missioni Beta3 che riuscì a svolgere correttamente, ma ogni volta mi ritrovavo nella mia cella a piangere e a pentirmi di quello che mi avevano imposto a fare. Scappare era inutile da quando un gruppo di dodici X5 era fuggito nel 2009 evadendo da Manticore. A tutti, soprattutto a noi serie X5, avevano detto di aver messo un microchip nascosto nel corpo che, ad un singolo comando dell’organizzazione, ci avrebbe fatto esplodere non lasciando neppure la polvere. Continuavano a farci vedere le immagini dei fuggitivi insegnandoci che erano dei disertori, che avevano disonorato Manticore, che erano stati contaminati dal male del mondo esterno, che ormai erano nemici e dovevamo ucciderli se li avessimo incontrati. Ma in realtà, sapevamo tutti, o quasi, che loro avevano trovato la libertà. Che erano fuggiti dalla prigione che ci aveva creato.

Un anno e mezzo fa catturarono vari X5 che erano fuggiti tra cui 452. Casualmente vidi questa splendida ragazza trasporta su una barella, in fin di vita, nei laboratori di Manticore. Non so come riuscirono gli scienziati, ma poco tempo dopo quell’X5 era in piedi, viva e più combattiva che mai. Dai suoi occhi traspariva, in ogni singolo istante, la rabbia per essere di nuovo prigioniera del luogo da cui era scappata.

Nel breve periodo che tornò a Manticore mi venne ordinato di combattere contro di lei per allenarci. Io non volevo. Se da un lato la odiavo perché per colpa sua e del suo gruppo il resto do noi aveva subito dolorosissimi esperimenti, dall’altro vedevo il lei la speranza. Lei era stata fuori, aveva visto il mondo reale, aveva vissuto veramente.

Fui costretta ad attaccarla, dopo una violenta scarica di corrente elettrica proveniente da uno di quel maledetti aggeggi che avevano le guardie, ma il nostro non fu un vero combattimento. Non volevo colpirla e lei non voleva farmi del male anche se non so il perché. Vinse l’X5, mi lasciai cadere a terra dopo appena cinque minuti sotto gli occhi poco soddisfatti del nostro nuovo addestratore, Madame X. Non so che fine avesse fatto Lydecker ma se lui era stata crudele Madame X non aveva rivali, era spietata e malvagia.

L’X5 mi diede la mano e mi aiutò ad alzarmi da terra con un sorriso sulle labbra. Non dimenticherò mai le parole che mi disse mentre mi guardava gentilmente.

-Tirati su, piacere io sono Max.-

-X5-498.- Le dissi la mia designazione rimettendomi in piedi senza abbassare lo sguardo, anche se ero un po’ imbarazzata. L’avevo fatta vincere e se ne era accorta, non mi ero neppure sforzata di combattere decentemente.

-Dovresti avere un nome.- Era buona e dolce, cosa non permessa a Manticore che ci aveva insegnato ad essere freddi e rigidi. Stava per dire altro ma Madame X ci interruppe gettandomi nuovamente a terra schifata, avrei potuta ucciderla in meno di tre secondi ma sapevo fin troppo bene quali sarebbero state le conseguenze. Max la guardo truce mentre mi spingeva e la donna non fu da meno, mentre le diceva delle cattiverie che non potevo capire, tirando fuori un certo Solo Occhi. Quando ho potuto respirare la libertà ho scoperto chi fosse e cosa facesse.

Solo un’altra volta vidi Max, la notte dell’incendio a Manticore, la notte che ci diede la libertà. Era preoccupata ma mi sorrise e mi urlò di fuggire via e di vivere e cosi ho fatto da un anno a questa parte. Non so cosa sia successo a Manticore ma sono sicura che, se adesso sono fuori di lì, è sicuramente grazie a lei e con me tutti gli altri transgenici. Ci siamo divisi e ognuno è fuggito per la sua strada, nascondendoci in quello strano e decadente mondo. Noi che siamo simili a umani ci siamo inseriti bene, cercando di coprire il nostro codice a barra identificativo, ma quella notte durante la fuga, creature lontane dal pensiero umani sono venuti con noi. Transgenici con DNA animale diverso dal mio. Loro sono i più sfortunati perché la gente ha paura di quello che non conosce e non capisce.

Io e la mia squadra siamo fuggiti dal Wyoming diretti a San Francisco, ma ci siamo dovuti separare in maniera straziante perché Manticore non ci ha permesso di vivere neppur dopo la sua caduta. Siamo ricercati da agenti governativi e in costante pericolo. Ho perso di vista tutti i miei amici, tutti coloro con cui sono cresciuta e a cui voglio bene. Vivo nella speranza che siano salvi e di poterli vedere un giorno.

Anche San Francisco è stata colpita dall’onda elettromagnetica che ha devastato il mondo, spesso sento delle persone che raccontano di come era prima di quel disastro immaginandomi come potesse essere migliore, ma a me piace cosi come è. Forse perché sa di libertà.

Sono riuscita ad introdurmi bene nella società ma sono sempre in ansia per occultare la mia vera identità. Sono diffidente di natura e adesso ho anche un nome, proprio come voleva Max. Mi chiamo Annie, so che è un nome maschile ma mi è piaciuto subito. L’ho preso in prestito da un film che venne fatto prima che il mondo diventò decadente grazie all’ IMP.

Ed è grazie ai bollettini Streaming Freedom di Solo Occhi che adesso ho un nuovo obiettivo. Non so per quale motivo ma questo cyber-giornalista ha preso a cuore la questione di noi transgenici cercando di cambiare la pessima opinione pubblica, ma è grazie a lui che ho scoperto dell’esistenza di Terminal City, una zona disabitata di Seattle, in cui si sono riuniti tutti i miei simili dando inizio a una resistenza. Ho intenzione di andare lì perché sono stufa di avere paura a causa di chi non ci accetta e non ci capisce. Per questo ho abbandonato San Francisco per andare lì a far valere la nostra causa .

Voglio vivere, voglio essere libera e poter sentirmi pari al resto del mondo.

--- Autrice ---

Salve a tutti e principalmente grazie a chi ha avuto voglia di leggere questo primo capitolo.

Ho visto per la prima volta Dark Angel quando lo trasmettevano in TV in seconda serata, ormai 7 anni fà, e da allora non ho resistito al suo fascino. Ogni volta che fanno le repliche corro a vederlo. La delusione più grossa è che dopo solo due stagioni sia stato cancellato.

Questa storia la avevo in mente da secoli cosi mi sono messa al pc e ho cominciato a scrivere.
Quello che avete letto è solo l'introduzione della protagonista, Annie. Nel prossimo capitolo si entra nel vivo della storia.

Bye^^

   
 
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