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Autore: Clou Jeevas    24/10/2010    2 recensioni
« Senti, West, a te non piacerebbe fare qualcosa di più divertente?»
Il tedesco increspò le labbra, incerto sulla risposta «...Che razza di domanda è?»
Prussia scosse la testa, turbato, tentando di camminare avanti,
senza soffermarsi troppo su quelli sguardi.
Non doveva guardare.
Genere: Malinconico, Storico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Germania/Ludwig, Prussia/Gilbert Beilschmidt
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Gott mit uns / A Varsavia il sole non tramonta mai.
Fandom: Axis Powers Hetalia
Personaggio/Coppia: Germania (Ludwig) ; Prussia ( Gilbert Weillschmidt)
Rating: Giallo
Avvertimenti: OOC, storico;
Note: Ambientata durante la WW2


« Senti, West, a te non piacerebbe fare qualcosa di più divertente?»
Il tedesco increspò le labbra, incerto sulla risposta. Non che il combattere lo trovasse divertente o piacevole, ma lo riteneva tuttavia necessario.
La guerra era necessaria. «...che razza di domanda è?» pronunciò il biondo strattonando il pastore tedesco rabbioso davanti a sé, e impedendo così che mordesse altre persone in quel ghetto di Varsavia. Prussia scosse la testa, turbato, tentando di camminare avanti, senza soffermarsi troppo su quelli sguardi.
Non doveva guardare.
Aumentò maggiormente il passo, assumendo un’espressione fredda, come se tentasse di nascondere il suo disagio in mezzo a quella folla di poveretti condannati a morire. Senza voltarsi nemmeno un secondo, con un nodo alla gola, fece cenno ai soldati di procedere, e il rumore delle grida aumentò.
 Gott.
Per un secondo ebbe la sensazione di non essere davvero tedesco. Per una frazione di secondo, sebbene lui stesso fosse fiero delle medaglie d’onore che esibiva al petto, Prussia ebbe la sensazione che quella… quella.. cosa… non era identificabile con la parola “guerra”.
Non era più la guerra ricollegata alla Gloria.

La Preussen Glory. Gott.
Gilbert indirizzò poi lo sguardo verso West, proprio accanto a lui, e notò con sorpresa la sua espressione passiva.
Anche lui stava fingendo.
Anche Germania,per non sembrare sospetto, indossava una maschera al viso. L’incurvatura delle labbra mostrava un leggero senso di disgusto, disapprovazione,
e nausea verso quello spettacolo ripugnante, ma che tuttavia era inevitabile.
I due erano rimasti immobili, uno vicino all’altro, con lo sguardo perso nel trambusto, udendo gli urli e i proiettili che partivano da ogni direzione.


La possiamo davvero chiamare guerra?
Uccidere in battaglia, e uccidere lì, in quel buco di Varsavia, erano due cosi simili?
Era pur sempre uccidere, ma allora dove stava la differenza? 


Gilbert ripensò al suo passato ed ebbe un tremolio lungo la schiena. Se solo Federico II l’avesse visto in quel momento l’avrebbe preso a ceffoni.
Gli avrebbe gridato contro, urlato di finirla con questa buffonata dell’esercito tedesco che conquista tutto, supplicato di tornare a essere un soldato. Un vero soldato. Non un animale. E West? Lui. In prima linea. A combattere.
 Gott.
« ….. Gilbert?» mormorò appena il biondo abbassando il proprio sguardo sui suoi stivali neri e l’impermeabile verdastro mostrando un sorriso sbieco,
« Was…?» rispose l’albino rispecchiando i propri occhi cremisi in quelli celesti del fratello, « a te andrebbe bene un cinema?» sibilò l’altro leggermente angosciato.
L’albino annuì lievemente, per poi tornare a guardare davanti a sé, e rimanere ancora in silenzio.
Solo allora decise di estrarre dal taschino un orologio per guardare l’ora.
 Gott, è così presto?
Aveva perso totalmente la concezione del tempo e dello spazio ,e gli era parso di essere arrivati già a sera, o forse era il suo subconscio che desiderava intensamente che arrivasse il buio.Così non avrebbe visto più nulla. E Invece il sole stava tramontando lentamente, come non dovesse mai calare su quella città.
Scompariva dietro le colline, ma i suoi raggi non cessavano di illuminare in modo opaco quegli edifici di Varsavia, e quel massacro non finiva.
Prussia inspirò profondamente, ancora ansioso, avrebbe dovuto aspettare prima di andarsene.

Tic, Tac, Tic, Tac.
I due erano sempre lì, uno di fronte all’altro, in mezzo a quel via vai di persone in preda al panico e soldati armati.
Ad un tratto Ludwig strinse saldamente i pugni, ed iniziò una specie di verso roco impercettibile.
Non stava piangendo, e neanche singhiozzando, emetteva soltanto una specie di lamento.

Un lamento che proveniva dall’animo, un lamento di disgusto, d’impotenza, di rabbia. Gott.
« ….. andrà tutto bene, no?» sussurrò il biondo alla ricerca di una conferma da parte del fratello maggiore.
Prussia non rispose, ma si limitò soltanto ad intrecciare la propria mano con quella del fratello, e a stringerla saldamente, come se cercasse di rassicurarlo.
« West…» pronunciò l’albino inarcando il collo verso l’alto, e, chiudendo gli occhi, sussurrò impercettibilmente
 « Gott mit uns…» 


_____

Gott. Gott warum?
Ci ha abbandonato... mi ha abbandonato. Il ghetto di Varsavia ora è vuoto.
Sono passati anni dall'ultima volta in cui quei due si sono presi per mano in quel buco.
La neve ora copre il terriccio e gli edifici circostanti, come tentasse di proteggerli, nasconderli, dalla città semi distrutta.
Germania cammina tra la neve, ha addosso ancora quegli stivali neri, e il cappotto verdastro, ma che presto dovrà abbandonare.
 La guerra è persa. 
Il rumore delle suole sulla neve rimbomba nelle orecchie del biondo ,rimbomba. Rimbomba. Al collo la collana, nel cuore il suo ricordo.
Non poteva neanche immaginare che tutto questo fosse reale. Era successo tutto troppo in fretta, senza una logica, senza poter far nulla.
Ludwig si lasciò cadere in ginocchio, sulla fredda coltre di neve, iniziando a fissare il cielo. Il cielo blu grigio di Varsavia.

Gilbert non c'è più. L'ha portato via Russia.

In quell'istante si sentì ripetutamente morire dentro.
D'impulso afferrò la medaglia che aveva in tasca, quella ramata con l'aquila tedesca e le incisione "Gott mit uns", e la scaraventò a terra.
Gott non era più con loro.

   
 
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