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Autore: Lightning Rory    25/10/2010    0 recensioni
[LightningXFang]Lightning, giovane ventenne alle prese con la professione da insegnante in un istituto superiore presa dalla solita routine verrà catapultata in una nuova vita, anche se è da poco divenuta professoressa la noia la pervade fino a quando non giunge il periodo del consiglio con i genitori degli alunni...
Il racconto non c'entra con il videogioco, solo i personaggi.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era mattina, il suono della campana della scuola fece i suoi rintocchi come ogni giorno alla solita ora, gli studenti iniziarono ad entrare nell'istituto i primi con calma e lentamente senza preoccuparsi di fare alcun ritardo, gli ultimi invece correndo a rotta di collo per non rimanere chiusi fuori dal grosso cancello di metallo...
 
Ecco come iniziava ogni mattina la giornata, la solita routine, il solito lavoro, le solite facce, la solita vita...
 
Lightning stava alla finestra come ogni mattina, osservava i suoi studenti fare il loro ingresso nell'istituto per poi arrivare con calma in classe e in quell'attesa lei tornava alla cattedra, sistemava i fogli e preparava le pagine per l'argomento della lezione del giorno e attendeva, la matematica non era un opinione e lei lo sapeva bene visto che la doveva insegnare alle giovani menti che le si presentavano davanti, equazioni, disequazioni e molte altre cose, le era stata affidata una classe del biennio per precisione una prima e i suoi primi studenti sembravano ben propensi allo studio, quello fu subito un buon presupposto per iniziare l'anno ma ben presto quella "perfezione" le portò anche molta noia.
 
Le giornate si erano accorciate parecchio rispetto a qualche giorno prima, stava per arrivare novembre e con quello il consiglio dei genitori, presto avrebbe fatto conoscenza con i genitori dei suoi studenti e la cosa non era poco, forse non lo dava a vedere ma era molto preoccupata per l'impressione che avrebbe potuto dare, cosa un po' inutile visto che era sempre perfetta nel vestire e pacata nel parlare, intelligente e bellissima, non avrebbe dovuto preoccuparsi eppure c'era qualcosa che le si muoveva dentro, come se tutto quello che faceva non fosse stato abbastanza, come se avesse fallito miseramente nel suo intento.
Il suo sogno era sempre stato quello di insegnare e dopo essere stata promossa ed essere uscita a pieni voti dalle superiori aveva deciso che sarebbe diventata una professoressa, fece solo i primi due anni di università ma alla fine si stufò di stare ferma ad aspettare e iniziò ad inviare il suo curriculum nelle varie scuole, l'aveva fatto presente negli istituti della zona ma alla fine ebbe risposta solo da un istituto di Tokyo così prese baracche e burattini salì sul primo treno e partì per la grande metropoli, quando mise piede sulla nuova città si sentì piccola non era mai stata abituata a così tanta gente tutta insieme e la cosa la confuse parecchio soprattuto nel primo periodo nel quale iniziò ad ambientarsi con la nuova vita, non ebbe problemi per l'abitazione, l'istituto aveva degli appartamenti per i professori in un palazzo, sarebbe stato meglio dire dormitorio ma tutti li chiamavano così, rispetto alla cittadina in cui abitava prima Tokyo era molto caotica e rumorosa, per le premi notti non riuscì a dormire per colpa delle macchine che continuavano a girare a qualsiasi orario, avrebbe preferito avere un bell'appartamento in qualche quartiere periferico ma ben presto si abituò e iniziò a lavorare come insegnante di matematica, diversamente da come si aspettava la scuola non era di basso livello anzi, forse una delle migiori, aveva una bella struttura, grande con immensi giardini, palestre interne ed esterne, piscine e molto altro, proprio un paradiso ma lei sapeva bene che in tutto quel lusso le persone erano marce, la brama di potere logorava dentro e i soldi venivano usati come giocattoli, l'unica cosa sana in tutto quello era l'uso della divisa per gli studenti, almeno tra di loro sarebbero stati tutti uguali, non erano tanto gli alunni la causa delle sue preoccupazioni quanto i genitori, erano loro i prima a pretendere l'impossibile e quando ne avevano la possibilità sborsare denaro per avere in ogni caso ciò che desiderano, la cosa non le andava proprio a genio ma era il suo lavoro e a testa bassa doveva accettarlo.
 
Un altro giorno, come sempre la solita giornata o almeno così sembrava, quel giorno le avevano chiesto di fare da supplenza alla sua classe nell'ora prima dell'intervallo, anche se avrebbe dovuto farli lezione dell'ora dopo alla pausa per due ore era arrivata a scuola al solito orario, un po' per abitudine un po' perché il suo posto non era ancora fisso e ogni volta che c'erano ore buche avrebbero potuto mandarla a coprire i turni, non poteva prendersela comoda per niente al mondo.
Si diresse nella classe, appena entrò gli studenti si alzarono in piedi in segno di rispetto poi al suo segnale tornarono seduti, chiuse la porta dietro di se e si avvicinò alla cattedra, i suoi capelli rosa ondeggiarono ad ogni passo fino a quando non si mise seduta, come sempre i suoi vestiti erano perfetti, la camicetta bianca sempre chiusa e ben stirata, la gonna nera che le disegnava le cosce e le collant marroni che al contrario di come sarebbero state addosso a molte altre donne su di lei donavano molto fascino e femminilità, ai piedi alla fine un paio di scarpe col tacco nere, non troppo alte ma giuste per farla risaltare, il suo viso era sempre calmo, serio e imperturbabile.
La lezione iniziò subito, non voleva farli lavorare quindi li diede solo qualche esercizio facoltativo a patto che non facessero troppo fracasso nel frattempo lei leggeva la teoria dei suoi argomenti, c'erano cose nuove anche per lei quindi molto probabilmente avrebbe dovuto mettersi a studiare durante l'anno ma per ora non era una cosa di cui doveva preoccuparsi, era ancora presto e di tempo a disposizione ne avrebbe avuto abbastanza.
La campanella che segnava l'inizio dell'intervallo suonò, i giovani studenti si alzarono e poco alla volta l'aula si svuotò, solo in pochi rimasero e anche Light rimase seduta alla cattedra, osservò l'aula e i pochi ragazzi che erano rimasti, c'era un gruppo di ragazze e un paio di ragazzi che parlavano tra di loro e alla fine, nelle ultime file vicino alla finestra una ragazza, aveva i capelli rossicci e aveva un bel viso, i suo occhi verdi erano rapiti dal paesaggio che si poteva vedere fuori dalle finestre della classe, il suo primo pensiero fu subito che la situazione era strana, una ragazza dal viso così simpatico lasciata sola, forse era una sua decisione o forse meno, lentamente fece scivolare la mano sul registro di classe, lo aprì e con l'indice passò sull'elenco, alla fine riuscì a ricollegare il viso al suo nome, quella ragazza era "Oerba Dia Vanille" un nome particolare ma molto azzeccato per l'aspetto della giovane, sorrise rimettendo a posto l'oggetto e anche lei si mise a guardare fuori, il grigio dell'inverno stava iniziando a oscurare i cieli di Tokyo.
Il resto della mattinata procedette normalmente, per quanto ancora cercasse di tranquillizzarsi non ci riusciva, il solito pensiero le saltava alla testa senza lasciarla tranquilla, doveva rilassarsi o avrebbe dato fuori di matto, percorse le poche vie fino al palazzo, entrò aprendo il portone con il mazzo che le era stato consegnato e prese l'ascensore, il suo appartamento era al quinto piano e ci mise un po' ad arrivare, entrò e chiuse a chiave la porta, appese la giacca nera all'appendino e si tolse le scarpe per infilarsi un paio di ciabatte comode, si diresse in camera da letto e si spogliò, prese quello che le serviva e entrò nel bagno, poco dopo fece scendere l'acqua della doccia, mise gli indumenti su un tavolino ed entrò nella doccia, l'acqua le bagnò i capelli e lei rimase ferma sotto il getto per qualche secondo, ancora i soliti pensieri che le affollavano la mente, ormai era un ossessione, non voleva aver alcun fallimento, non quella volta almeno...
Rimase chiusa nel bagno per circa un ora alla fine dopo essersi lavata, asciugata e vestita ne uscì in pigiama, andò in salotto si mise seduta sul divano per guardare un po' di tele, doveva tirare l'ora di cena e rilassarsi allo stesso tempo e quello era sicuramente un buon metodo per farlo, si distese mettendosi il braccio sinistro dietro al collo e voltando il viso verso il televisore mentre con la mano destra teneva il telecomando e faceva un po' di zapping.
 
La serata passò veloce e subito dopo cena si coricò, non aveva voglia di stare alzata e comunque aveva sonno, si mise sotto le coperte e spense la luce, il buio calò nella camera, lei da sola su un letto matrimoniale, in una casa che poteva essere quella per altre due persone volendo, un terribile senso di slitudine la iniziò ad opprimere, si voltò da un lato e si rannicchiò su se stessa, nel suo vecchio paese aveva lasciato tutto e perfino sua sorella anche se aveva sempre il fidanzato a proteggerla, l'ultimo pensiero della giornata fu rivolto a loro "Snow devi trattarla bene, se le succede qualcosa ti rompo il collo e tu Serah, fai la brava...ti voglio bene lo sai..." chiuse gli occhi, il sorriso del biondino le passò nella mente così come il dolce sguardo della sua sorella, poi più nulla, solo il buio e la notte...
  
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