Primo atto ~ La
strada sbagliata
;;
follow the yellow brick
road ;;
{ I walk a lonely road, the
only one that I have ever known
Don’t know where it goes; but it’s home to me – and I
walk alone }
Il
giorno in cui la ragazza comparve alla curva del lungo sentiero dorato, nel
Paese dei Mastichini era piovuto molto.
Allo
Spaventapasseri non era mai piaciuta la pioggia. L’acqua non era forse
pericolosa per lui quanto il fuoco, ma rendeva pesante e appiccicaticcia la
paglia che lo imbottiva, e non era una bella sensazione starsene appesi al palo
con le membra intorpidite per via di un acquazzone impertinente. E poi, la
pioggia colorava il cielo di grigio: grigio
non era affatto un colore adatto ad Oz.
A
dir la verità, lo Spaventapasseri avrebbe anche potuto evitare di star
lì a bagnarsi. Sarebbe potuto scendere dal palo in qualsiasi momento
– perché adesso sapeva
come fare; era già sceso dal palo, tanto tempo prima, quando una mano
calda e gentile aveva sfilato via il chiodo dalla sua schiena impagliata
– ma aveva deciso di non farlo. Non aveva più lasciato il suo palo
fin dal giorno in cui aveva abbandonato la Città di Smeraldo:
perché lui apparteneva a quel campo di grano, lì dove la sua
storia era iniziata, e il suo posto era il punto esatto in cui con lo sguardo
poteva controllare costantemente quello stesso angolo del sentiero dorato. E
così era rimasto là, ridotto ad un ammasso di cenci flosci e di
paglia vischiosa e anche un po’ puzzolente – ad aspettare, come sempre.
Finché
la pioggia era passata e nel cielo scuro erano comparse le strisce sottili e
colorate dell’arcobaleno.
E
allora lo Spaventapasseri, immerso nei pensieri vorticanti che abitavano il suo
cervello tutto nuovo, aveva visto sbucare la ragazza dall’angolo della
strada che andava a oriente, e si era sentito impazzire un cuore che era solo
un altro cumulo di paglia compressa, e si era illuso – stupidamente – che la sua attesa
fosse finita.
Evidentemente,
lo Spaventapasseri era ancora troppo ingenuo e troppo poco saggio;
perché la ragazza non era lei.
Era
più grande, già una donna, e aveva capelli più lunghi e
più biondi. Aveva occhi confusi, anche, e un poco tristi; non portava
con sé alcun panierino, né un cucciolo, e le sue scarpette non
erano rosse. Non era lei,
semplicemente.
Lo
Spaventapasseri aveva continuato a guardarla solo perché non c’era
più nient’altro che potesse fare, nulla più che restare
lì immobile con il molle braccio stupidamente alzato a fissare una
strada con finti occhi stupidamente delusi, e domandarsi cosa dava il diritto a
quello stupido arcobaleno di portargli una ragazza che non era lei.
E
poi la ragazza era arrivata all’incrocio, aveva alzato lo sguardo e si
era accorta che lui la guardava; e allora la confusione nel suo viso pallido
aveva lasciato il posto ad un piccolo, timido sorriso.
«
Che buffo, che buffissimo. »
Si
era accorta che qualcosa non andava fin dal momento in cui aveva oltrepassato
la porta e non aveva visto piante
strane né creature variopinte.
Eppure
aveva fatto tutto ciò che doveva fare; questa volta sapeva cosa andava fatto, perché era anche ciò che
desiderava – ed erano anni, secoli
che andava fatto, ma lei ci aveva messo troppo tempo a rendersene conto. Forse
era per questo che il suo ritorno veniva ostacolato? Ma no. In fondo la tana
era la stessa, e la pozione l’aveva bevuta, e la porta era quella
giusta…
Ma
allora perché si era aperta su quella strada lunghissima e lastricata di
mattoni gialli, invece che a Sottomondo?
Si
era mossa con l’unico pensiero che forse, come quell’ultima volta,
il viaggio le richiedeva di ritrovare la sua moltezza,
di ritrovarsi. Oppure… Cosa
poteva fare per dimostrare di voler
davvero tornare? Forse credere ad altre sei cose impossibili…
Una:
c’è una porta che può portarti in due posti diversi.
«
A cosa pensi? »
Alice
si scosse e tornò a guardare il buffo fantoccio di paglia nel campo di
grano che si stendeva tra due rami dell’incrocio.
Quando
si era ritrovata alla sua altezza, angosciata, senza sapere nella maniera
più assoluta in quale direzione proseguire, aveva sollevato lo sguardo e
si era accorta che quello non era uno
spaventapasseri come gli altri. Se c’era una cosa che Sottomondo –
che lui le aveva insegnato, era a
credere sempre a ciò che vedeva e ciò che sentiva: e questo
spaventapasseri la stava guardando
fisso fisso. Gli occhi luccicanti sotto la tesa del
cappello erano troppo vivi per essere soltanto dipinti, e la bocca che solcava
come uno strappo la tela del suo volto era troppo imbronciata per essere finta.
Soprattutto, dopo che lei era rimasta per un bel po’ immobile a
guardarlo, ad un certo punto il fantoccio aveva sorriso e si era portato una mano alla testa in cenno di saluto. Che buffo, che buffissimo.
«
Scusami; mi chiedevo quale sbaglio possa aver mai commesso per finire qui, e
dove portasse questa strada. »
Lo
Spaventapasseri la guardò dall’alto in basso, come in preda a
profonda riflessione. « Sul tuo sbaglio non so dirti, ma la seconda
risposta è facile. Ognuno trova in fondo al lungo sentiero dorato
ciò che cerca. Io ci trovai un cervello, tanto tempo fa. Così
come il Boscaiolo di latta trovò un cuore, ed il Leone il coraggio che
gli mancava. Io credo che ogni strada sia intesa per avere una meta diversa per
ognuno – ma per la maggior parte delle persone, il sentiero dorato porta
semplicemente alla Città di Smeraldo, dove un tempo regnava il Grande
Mago di Oz. »
Alice
ebbe bisogno di qualche istante per riflettere sulle sue parole.
Due:
c’è un leone che ha paura.
Seduta
tra le spighe ai piedi del palo, infine alzò gli occhi, tristemente
divertita da un ricordo quasi sbiadito. « Nel posto in cui sono diretta
c’è un Gatto che dà indicazioni persino più bizzarre
delle tue. »
«
Davvero? » Lo Spaventapasseri spalancò gli occhi azzurri,
così espressivi da sembrare veramente umani. « Un gatto? Parli sul serio? »
Alice
annuì. « È un posto dove ogni cosa sembra assurda, dove i
conigli portano l’orologio e i bruchi fumano il narghilè…
»
E dove i
cappellai aspettano,
le venne in mente; ma questo non lo disse, perché in fondo non era una
cosa tanto assurda.
«
Allora non può certamente far parte del Regno di Oz.
Le uniche cose assurde qui erano provocate dalle Streghe Cattive; ma ora tutte
le Streghe Cattive sono morte. » Lo Spaventapasseri si dondolò
pensoso sul suo palo, lo sguardo fisso su un punto lontano del cielo saturo di
odore di pioggia. « È un vero peccato che non ci sia più
neanche il Mago. Avrebbe potuto pensarci lui a portarti fuori da Oz, sul suo pallone; era un buon uomo, anche se non era
affatto vero che fosse un mago. Però è stato comunque in grado di
regalare il coraggio al Leone, un cuore al Boscaiolo, ed un cervello a
me… »
Alice
lo guardò spiazzata. Questa storia del mago che non era un mago ma che
aveva elargito doni tanto sorprendenti la confondeva un po’. Ma lo
Spaventapasseri continuava a parlare come a se stesso, e lei cercò di
stargli dietro, sperando che anche i suoi consigli si rivelassero infine validi
come quelli del suo caro Stregatto – che forse
in quel momento l’attendeva alla tavola del tè del Cappellaio, levitando appena sopra la
sua spalla…
«
Penso che la cosa migliore che tu possa fare sia chiedere aiuto a Glinda, la Strega del Nord. In fondo è stata
così gentile da accettare di ricoprire il nostro ruolo, quando noi tre
abbiamo scelto di smettere di regnare su Oz al posto
del Mago. »
Alice
quasi non registrò l’informazione sulla Strega del Nord che
avrebbe potuto aiutarla – era sconcertata dall’ultima frase dello
Spaventapasseri.
«
Vuoi dire che tu ed i tuoi amici…
avevate preso il posto del Mago? »
«
Oh, sì » rispose lo Spaventapasseri, guardandola con un sorriso
allegro. « Il Mago avrebbe voluto che gli abitanti della Città di
Smeraldo ‘obbedissero a noi come avrebbero obbedito a lui’;
disse proprio così. Ma non eravamo molto felici di questo compito. Il
Leone voleva andare a terrorizzare le bestie feroci che un tempo lo avevano
umiliato; quanto al Boscaiolo di latta, adesso che aveva un cuore era
più triste di prima, senza qualcuno da amare… »
Tre:
c’è un uomo che sa soffrire con o senza un cuore.
«
E tu? » chiese Alice, sinceramente incuriosita, perché d’un
tratto il sorriso dello Spaventapasseri aveva assunto una sfumatura triste.
Il
fantoccio si studiò per un attimo i guanti imbottiti, come per scegliere
le parole giuste, prima di riportare lo sguardo nel punto in cui quello che lui
chiamava ‘il sentiero dorato’ curvava a oriente, là dove
l’arcobaleno sfiorava l’orizzonte.
«
Io volevo solo tornare qui, ad aspettare una persona. Forse lo dico solo
perché adesso ho un cervello,
però credo che prima o poi ognuno di noi debba capire qual è il
proprio posto. Il nostro non era alla Città di Smeraldo; non senza di
lei. Il mio posto è questo qui. Se tornerà, lei passerà certamente di qui. »
Alice
lo osservò a lungo in silenzio.
Le
ricordava tanto il suo Cappellaio. Non avrebbe saputo dire perché;
sembravano anzi così diversi: il Cappellaio era perfetto nella sua
follia, mentre lo Spaventapasseri sembrava esser diventato molto saggio grazie
a quel suo cervello – lo Spaventapasseri aveva voluto un cervello, ma il Cappellaio senza la sua follia non
sarebbe probabilmente mai stato felice. Eppure entrambi, in qualche modo, in
posti diversi e forse anche per motivi diversi – o forse no – aspettavano.
«
Perché non vai a cercarla tu? » mormorò alla fine.
Lo
Spaventapasseri non distolse lo sguardo dalla curva. Era incredibile quanta
tristezza potesse riversare in quel sorrisone che tra le grinze del tessuto
poteva sembrare così buffo.
«
Non posso. Vedi, è stato l’arcobaleno a portarla qui la prima
volta. Il Mago mi ha reso abbastanza intelligente da riconoscere i miei limiti;
non potrei mai pensare di arrivare in un posto così lontano e diverso
come una stella, e soprattutto non credo che potrei farlo senza di lei.
È stata lei a tirarmi giù dal palo, te l’avevo detto?
» Sembrò ricordarsi soltanto allora della presenza di Alice, e
allora tornò a guardarla con la sua allegria forzata, molto più
fittizia di quanto lui stesso non fosse. « Adesso so camminare da solo
– ma mi sembra giusto che sia lei a decidere di tornare, e allora se
vorrà potrà anche farmi scendere di nuovo, e così potremo
stare insieme. »
Quattro:
c’è un arcobaleno che si può oltrepassare.
Alice
si alzò scrollandosi appena il vestito, allontanandosi dalle spighe ma
restando abbastanza vicina da poter ancora guardare lo Spaventapasseri. Tra le
nuvole stava facendo capolino il sole: forse tra poco l’arcobaleno
avrebbe iniziato a sbiadire. Per un istante le venne voglia di sollevare le
mani e farlo lei, tirarlo giù dal
palo – ma sapeva che lui non avrebbe voluto. Lo Spaventapasseri non
voleva un aiuto qualsiasi, non voleva neppure un vero aiuto; aspettava solo la sua ‘lei’. E una volta sceso
non sarebbe tornato in quella Città di Smeraldo, e non sarebbe andato da
nessuna parte, se ‘lei’ non fosse stata con lui. No, lo
Spaventapasseri aveva scelto di aspettare – come aveva accettato di fare
il Cappellaio…
Mosse
un paio di passi indietro, tornando sulla strada lastricata di mattoni gialli,
esitante. « La Strega del Nord, hai detto? »
Lo
Spaventapasseri annuì energicamente. Sollevò il braccio e
indicò l’ovest, la stessa direzione in cui puntava una mano quando
lei era arrivata all’incrocio e lo aveva guardato – quando si era
resa conto che anche in questo nuovo, strano, ignoto mondo non era necessario
essere ‘persone’ per essere vivi.
«
Sì, la Buona Strega del Nord. Glinda. La
troverai alla Città di Smeraldo, nel centro esatto del Regno di Oz: non puoi sbagliare. Basta seguire il lungo sentiero
dorato. »
Alice
era un po’ dispiaciuta di lasciarlo lì. Ma dopotutto era quasi
certa che, se anche gli avesse proposto di andare insieme da questa Glinda – in modo che anche lui trovasse un modo per
lasciare il Regno di Oz – lo Spaventapasseri
avrebbe rifiutato; e in fondo riusciva a capirlo.
«
Ti ringrazio. » Gli sorrise. « Spero che torni presto da te,
Spaventapasseri. »
E
lo Spaventapasseri le rivolse ora un sorriso che di finto o di triste non aveva
proprio nulla. Si dondolò ancora sul palo, muovendo le braccia di paglia
avanti e indietro per mimare un cammino e canticchiando un motivetto allegro: segui il sentiero dorato, segui il sentiero
dorato… Poi si portò di nuovo la mano al cappello e la
salutò.
«
Spero che anche tu trovi ciò che stai cercando. »
Lei
gli sorrise ancora, poi si volse, superò un paio di pozzanghere e
s’incamminò.
Le
nuvole andavano rapidamente disperdendosi. In un moto di preoccupazione e
tenerezza, Alice si augurò che l’arcobaleno restasse visibile
almeno per il tempo sufficiente a ricondurre dallo Spaventapasseri la persona
che aspettava. Era già lontana nel pensarlo, ma quando si voltò
vide che il fantoccio era ancora lì, immobile sul suo palo, a scrutare
instancabilmente lo stesso punto della strada.
Cinque:
c’è uno spaventapasseri innamorato.
Chissà
se anche il suo Cappellaio l’aspettava così, con tanta fiducia,
con tanto ostinato affetto. Tornò a guardare fisso davanti a sé e
camminò con maggior decisione. La Città di Smeraldo, eh? Gli
smeraldi erano verdi. Verdi come gli occhi del Cappellaio – che lei non
aveva mai dimenticato. Proprio come gli
aveva promesso.
Non
le importava più di sapere perché la porta non l’avesse
ricondotta subito a Sottomondo. Non sarebbe stato certo questo a farle cambiare
idea, adesso che finalmente anche lei, come lo Spaventapasseri, aveva capito
quale fosse il posto cui davvero apparteneva.
Non
doveva far altro che seguire quel lungo sentiero dorato.
Sei:
rivedrò il Cappellaio Matto.
Il
sole era di nuovo splendente come avrebbe sempre dovuto essere. L’acqua
sui suoi vestiti logori si era quasi del tutto asciugata. La ragazza bionda con
gli occhi un po’ tristi e le scarpette azzurre era ormai lontanissima da
qualche parte alle sue spalle. E lo Spaventapasseri era sempre là al suo
posto. Ad aspettare.
Prima
o poi ci sarebbe stato un giorno piovoso in cui l’arcobaleno gli avrebbe
riportato Dorothy. Ne era sicuro, così come era sicuro che la ragazza
bionda avrebbe trovato la sua meta, così come era sicuro di avere un
vero cervello in testa. Dorothy sarebbe tornata.
Però,
fino ad allora, tenersi quel sorriso sul volto di tela avrebbe continuato a
fare male.
Credits e annotazioni
- Il sottotitolo corrisponde alla
battuta “Dovrai seguire il sentiero dorato” pronunciata ne Il mago di Oz
per la prima volta da Glinda;
- I versi iniziali sono tratti da Boulevard of Broken Dreams dei Green Day;
- Quando Dorothy arriva nel Paese dei Mastichini dice a Totò: “Dobbiamo essere oltre
l’arcobaleno”. Per questo motivo lo Spaventapasseri e
conseguentemente Alice sono indotti a credere che sia stato l’arcobaleno
a portare Dorothy ad Oz la prima volta, e per questo
motivo non viene citato invece il ciclone che è il vero responsabile;
- Il fatto che Alice non mangi nulla
per ingrandirsi dopo aver oltrepassato la solita porticina può sembrare
una svista, ma è cosa voluta. Beh, più che altro per mio
capriccio xD;
- Quando lo Spaventapasseri si
riferisce al mondo di Dorothy come ad una ‘stella’ è
perché Glinda credeva che Dorothy fosse
appunto caduta da una stella del cielo chiamata Kansas, e così gli altri
abitanti di Oz;
- Anche il motivetto cantato dallo
Spaventapasseri corrisponde alla canzone Follow the yellow brick road (You’re
off to see the Wizard) che i Mastichini
cantano a Dorothy quando la ragazza parte per la Città di Smeraldo.
Note
(ulteriori) dell’autrice
Questa raccolta nasce da un sogno
puramente nonsense, ossia la mia insana esigenza di crossoverare
Alice in Wonderland ed Il Mago di Oz,
le mie due ‘favole moderne’ preferite – esigenza che ha
trovato sbocco grazie al contest “Alice nel paese di...” indetto da
Fabi_, che non smetterò mai di
ringraziare. Cosa dire? Mi sono venute in mente tre storielle indipendenti
l’una dall’altra, ognuna di diverso genere, legate da pochi versi
di una canzone che adoro e dai due elementi scelti tra quelli messi a
disposizione dalla giudicia: questa immagine ed una
citazione (“È una ben povera memoria quella che funziona solo
all’indietro”) da Attraverso
lo specchio. Le ho scritte, le ho inviate, anche se non mi convincevano
fino in fondo, specie questo primo capitolo. Ma il terzo posto a pari merito
è stato una piacevolissima sorpresa.
Ringrazio ancora una volta Fabi per l’opportunità concessami, e rinnovo i
miei complimenti a tutte le altre partecipanti al contest. E, naturalmente,
grazie a chiunque vorrà leggere questa raccolta. ^^
Aya ~