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Autore: Swindle    25/10/2010    1 recensioni
Tunnel, porte, ricordi, dolore.
Severus corre.
« Hai mai pensato a quanto ci voglia per cancellare una vita? »
(Nota: storia scritta come dono d’iniziazione al Club delle Sadiche Fanwriter del forum Libertà di Sognare.)
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton, Voldemort
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Non so esattamente come mi sia uscita questa storia.
E' uscita e basta, di getto, così.
Vi avverto, è piuttosto forte.
Ma a me ha emozionato scriverla, e spero che a voi emozioni leggerla almeno un pò!
Qualunque commento è ben accetto! Grazie!

 









Per cancellare un attimo.

 







Severus corre, corre, corre a perdifiato.
Ma il tunnel sembra non finire più.
È lungo, lungo, terribilmente lungo.
Da quanto tempo sta correndo? Da quanti giorni?
Si guarda i piedi: è scalzo e perciò sanguinano, le gocce che cadono una dopo l’altra su quel terreno fatto di nulla.
Intorno a lui tutto è buio, non esiste nulla.
Severus si tiene un braccio, dove il Marchio Nero pulsa terribilmente.
Ma non importa, nulla importa tranne che lei.
Lei che non aveva un nome, non aveva un passato, non aveva più una vita quel giorno in cui l’aveva salvata.
In cui l’aveva salvata da se stessa.
Da quel momento non era più riuscito a staccarsi da lei.
Entrambi si erano scoperti ad aver bisogno l’uno dell’altra, entrambi avevano capito che la propria salvezza era nell’altro: erano diventati amici.
Lui, come un padre orgoglioso della propria figlia, l’aveva rivista rinascere, aveva visto la felicità illuminarle di nuovo gli occhi, le risa scuoterle il petto, il dolce sorriso ritornare alle sue labbra.
Lei, come una figlia che guarda adorante il padre, gli si era affezionata più di quel che la sua posizione le consigliasse, e l’aveva sempre ringraziato per averle insegnato nuovamente a vivere.
Ma ben presto quell’affetto padre-figlia non bastò più, perché dopotutto due anni di differenza sono troppo pochi, e arrivarono i veri problemi.
Severus corre ancora, incurante del dolore che Voldemort riesce a mandargli persino lì. All’improvviso si ritrova in una stanza circolare.
Si ferma di botto.
Da ogni parte cominciano una per una ad apparire delle porte, così, una dietro l’altra e sospese nel nulla, come nulla è tutto quel mondo.
Deve sbrigarsi.
Non ha tempo per pensare al perché quelle porte non siano nemmeno attaccate alla parete, o al come siano apparse.
Non ha importanza.
Deve solo trovarla.
D’impulso, apre la prima porta, entra e se la richiude alle spalle.
Ancora buio intorno a lui.
Ancora una volta non vede niente.
Poi all’improvviso una luce si accende ad illuminare una scena familiare, Severus l’ha vissuta solo qualche giorno prima.
E ora la rivede lì davanti a sé, come se accadesse solo in quel momento.
 
Sono seduti sul letto di Severus, la ragazza gli dà le spalle.
È nuda dal ventre in su, e i lunghi capelli le coprono il davanti.
« Ahi! » esclama all’improvviso « Questo faceva male. »
Severus sussulta, fermandosi un attimo.
« Scusami. » dice lentamente « Purtroppo non sono bravo a fare delle Pozioni che non curino con un po’ di dolore. »
Gira lievemente il capo, e lo guarda sorridendo:
« Non importa, Severus. Le tue pozioni fanno miracoli! »
Lui arrossisce, sorridendo solo quando la ragazza si è nuovamente girata.
Poi riprende a spalmare la Pozione sulla larga ferita che percorre la schiena della giovane donna. Cerca di fare il più delicatamente possibile, muovendo la mano come su di un oggetto molto prezioso.
Il suo sguardo si incupisce, quando le proprie dita toccano un punto del taglio particolarmente profondo e dal colore bluastro.
Lei geme lievemente, ma questa volta non dice nulla.
« Sono andati giù di brutto stavolta, eh? »commenta allora, con tono amaro.
Lei non risponde, e Severus lascia perdere.
Qualche minuto dopo prende una benda bianca, e inizia a fasciarla.
Quando deve passare sul davanti, Severus lascia che sia lei a farlo, con uno sguardo imbarazzato.
Alla fine, anche se con qualche difficoltà, si ritiene soddisfatto del lavoro.
« Ora è meglio che tu ti rivesta. » dice sorridendo.
Ma lei si gira verso di lui, che, sorpreso, rimane un attimo sbigottito, vedendole i morbidi seni nudi.
« Ti prego, non mandarmi via. » lo implora con voce tremante.
Severus alza lo sguardo e vede che dai suoi occhi cadono lacrime silenziose.
Il cuore gli si stringe. Perché riesce sempre a farla piangere?
« Mi dispiace, non volevo farti del male. » dice sommessamente.
Ma la giovane scuote la testa piano, mentre l’ombra di un sorriso le passa sul volto.
« Perché pensi sempre che sia colpa tua? No, Severus. Non è colpa tua, non sei tu che mi fai del male. Niente affatto. Tu sei l’unica cosa bella della mia vita, lo capisci? »
Il respiro gli si mozza e non riesce più a dire nulla.
« Lo so che non possiamo… Ma ti prego, io… non ce la faccio. Non stasera. » riprende a dire « Ti imploro, fammi rimanere con te. »
E Severus non riesce a dirle di no.
Mentre lei si addormenta serena fra le sue braccia, pensa che oramai sono perduti.
 
Ed aveva ragione.
Mentre la visione scompare, Severus si accascia improvvisamente al suolo, urlando.
Il dolore sembra esplodergli direttamente dal cuore, e lo trafigge lungo tutte le vene.
In uno spasmo terribile, si apre la casacca, rivelando una lunga linea rossa che si è appena formata lungo il suo torace.
Non sanguina affatto. No, il sangue sarebbe stato una liberazione: è semplicemente lì, la carne rossa e viva che riluce e pulsa in modo orribile.
Severus capisce immediatamente cosa sia.
Quel dolore è direttamente proporzionale alla felicità che aveva provato quando l’aveva stretta fra le sue braccia, e avevano dormito accanto per tutta la notte.
Senza fare nulla, semplicemente respirando insieme a lei.
Questo dolore è la giusta punizione per quello che ha fatto.
Ma è solo un modo per cercare di farlo desistere, di rinunciare a lei senza aver combattuto.
Si alza stancamente, ignorando l’intensificarsi delle fitte, e si dirige verso l’uscita, chiudendosi quella stanza alle spalle, la cui entrata sparisce immediatamente.
Sa che la strada dei ricordi è ancora lunga, ma non avrebbe desistito.
Apre la porta seguente, la scena che gli si para davanti risale a qualche settimana prima.
 
« Non possiamo. » ripete Severus per l’ennesima volta « Non possiamo e lo sai anche tu. »
« Ma perché? » risponde in una litania infinita « Perché? Perché? Perché? Severus, sai benissimo cosa faccio per l’Oscuro Signore, cosa lui mi obbliga ad essere, qual è il mio ruolo. Cosa cambierebbe? Lui non lo saprebbe, non lo saprebbe mai… »
« Abbiamo fatto questo discorso un milione di volte. »replica con calma « Sai che lo verrebbe a sapere, sai che lo scoprirebbe. Già così ci siamo spinti troppo oltre. Vivo ogni giorno con il terrore che capisca che sei cambiata, che non sei più infelice…» sospira « È un ottimo Legimante, e lo sai. »
« Ma anche tu, Severus, anche tu! » esclama lei quasi urlando, mentre lacrime di rabbia le solcano il viso.
Severus si morde un labbro, guardandola dolcemente.
Non dovrebbe farlo, ma non riesce a resistere. Non riesce a stare fermo lì, mentre lei trema e piange. È così fragile… e lui si sente solo impotente.
Si avvicina e con garbo l’abbraccia.
Solo un’altra volta ha dimostrato tanta sconsideratezza da fare un gesto simile, e questa volta è anche peggio.
Perché lei si abbandona totalmente, piangendo disperata fra le sue braccia.
« Quando, Severus? » gli chiede in un sussurro alzando lievemente la testa « Quando finalmente la mia vita sarà migliore? Quando sarò libera? »
Severus fissa i suoi limpidi occhi azzurri, che sono così ingenui ma che eppure hanno già vissuto così tanto dolore. Non sa cosa rispondere.
« Presto » risponde alla fine « Presto. » ripete, accarezzandole la testa.
  
Un altro ricordo, un ennesimo dolore.
Così come prima era stato punito il petto, che l’aveva stretta a sé, così ora vengono punite le braccia, colpevoli di averla abbracciata, e le mani, colpevoli di averla accarezzata.
Piccole vesciche sanguinolente cominciarono ad aprirsi sulle mani, percorrendo poi tutti gli arti superiori, fino alle spalle.
Severus si inginocchia, alzando lo sguardo verso un cielo che in realtà non c’è, chiude gli occhi e urla di nuovo, stringendo forte i palmi delle mani.
Quanto calore ha provato mentre lei si abbandonava piangendo al suo abbraccio? Quanta tenerezza nell’accarezzarle i capelli?
Ora la sente, sente tutto questo trasformato in dolore.
Quando il respiro lo abbandona, è costretto a lasciarsi cadere per terra, riprendendo fiato e gemendo leggermente per il male.
Ma qualche secondo dopo è ancora in piedi, sostenuto solo dalla forza di volontà, determinato ad andare fino in fondo.
Avanza trascinando i piedi, fino alla porta dopo.
Porta dopo porta, ripercorre tutti i momenti, felici o meno, passati con lei, tutti quelli che gli hanno acceso qualcosa nel cuore.
E ogni volta che esce da una porta, un nuovo tipo di ferita sconquassa il suo corpo già provato, portandolo infine davanti a quella che sembra l’ultima soglia, oramai allo stremo delle forze.
Davanti a sé, l’ultimo ricordo di quel percorso a ritroso, il momento in cui, mesi addietro, aveva capito di non poter più fare a meno della giovane.
 
Dopo quasi cinque ore, finalmente la trova rannicchiata in un angolo della stanza, gli abiti stracciati e l’aspetto malridotto.
Il suo corpo è percorso da brividi continui, gli occhi sbarrati fissano il vuoto, si tiene le gambe con le braccia e ondeggia avanti e indietro.
Severus si avvicina chiamandola dolcemente.
Ci vuole parecchio tempo prima che riesca a farla tornare in sé.
Alla fine i suoi occhi vacui si puntano su di lui, e dalla gola le esce in un soffio:
« Severus » chiede « Io sono una persona cattiva? »
L’uomo rimane un attimo interdetto da quella domanda.
« Certo che no, certo che no. » risponde poi cercando di rassicurarla « Come ti è venuta in mente una sciocchezza simile? »
La ragazza deglutisce lievemente, gli occhi sempre più spenti.
« Lui... lui me lo dice sempre. Dice che sono una persona cattiva e inutile, senza poteri. Dice che non ho il diritto di vivere, e che perciò non posso far altro che obbedirgli, e fare tutto quello che vuole. Lui mi dice così mentre… » la sua voce si incrina.
Nel cuore di Severus monta la rabbia. Come si può dire una cosa del genere ad una creatura così bella? Come si può usare così una ragazza, colpevole solo di essere figlia di una donna a sua volta già abusata nel corpo e nell’anima?
L’odio per l’Oscuro Signore prende a scorrere velocemente, mandandogli il sangue al cervello.
Ma i suoi pensieri vengono interrotti da una delicata stretta sul suo polso.
Severus la guarda e qualcosa in lui si rompe definitivamente.
Ha lo sguardo sperduto e terrorizzato e una lacrima comincia a scenderle sul viso.
« Non mi abbandonare. » sussurra.
Severus avvicina la mano al suo viso, asciugando col pollice la goccia d’acqua.
« Mai. » risponde in un mormorio « Mai. »
E sente che non c’è nulla di più importante al mondo che proteggere quella creatura.
 
Il dolore esplode incontrollabile, come stilettate ghiacciate direttamente al suo povero cuore.
Questa volta cade per terra, definitivamente.
Non ha neanche il tempo di realizzare, che sta già per cadere nell’oblio.
Con un ultimo soffio di lucidità si impone di non lasciarsi andare, perché altrimenti uscirebbe immediatamente da lì, tornando alla realtà, e tutto quello che ha fatto sarebbe inutile.
Mentre combatte contro l’incoscienza, un volto familiare gli appare davanti agli occhi.
« Severus! » esclama una voce « Cosa ci fai qui? »
La ragazza si china su di lui, alzandogli piano la testa, e baciandogli la fronte con tenerezza. Severus si sente subito sveglio, e pronto a combattere ancora.
« Eccoti finalmente. » sussurra dolcemente stringendole la mano « Sono venuto a portarti fuori di qui. »
Con il suo aiuto riesce a rimettersi in piedi, e finalmente ha l’occasione di osservarla.
Il suo viso è stanco e provato, i vestiti sono scuri e sporchi, i capelli arruffati, e l’espressione negli occhi è quella di un guerriero che ha combattuto troppo a lungo.
« Come hai fatto ad arrivare qui? » chiede ancora lei « Il Signore Oscuro mi ha rinchiuso nella mia stessa mente, e… »
«Non importa come sia arrivato » spiega velocemente « Ora dobbiamo solo pensare ad uscire di qui. »
Ma lei lo guarda tristemente.
« Severus. » dice con dolcezza « È finita, e tu lo sai. »
« No. » risponde con fermezza « Possiamo ancora farcela. Io ti porterò fuori di qui, ti nasconderò in un posto sicuro… Andrò tutto bene, vedrai. »
La ragazza allunga una mano, appoggiandogliela sul viso in una carezza infinita.
Severus chiude gli occhi e si gode il momento perché, anche se i loro corpi non sono davvero lì, tutte le sensazione che provano sono estremamente vere.
« Il Signore Oscuro mi ha rinchiusa qui dentro come punizione per averlo tradito. Con te. Non c’è più nulla da fare… oramai sa tutto. Avevi ragione. »
« No… no! » ribatte con forza « Tu non l’hai tradito… io posso dimostrarlo, non abbiamo fatto nulla, non abbiamo fatto nulla di male. Non ti ho mai toccato… »
« Lo so. Ma lui non ci crederà. E in ogni caso non gli interessa. Non ha più alcun interesse per me. Oramai il suo giocattolino si è rotto. »
« Non devi dire così! Te l’ho detto… io l’ho convinto, usciremo di qui, e ti porterò via. Sarai libera, finalmente. Te lo prometto. »
Lo sguardo della ragazza si abbassa, insieme anche alla sua mano, e tutto ad un tratto sembra molto più vecchia dei suoi diciannove anni.
« Ma io sono davvero rotta, Severus. »
E fissandola negli occhi, vede la supplica sottointesa, e si spezza.
« No, no, no. » ripete in una litania « Non me lo puoi chiedere … »
« Io non ce la faccio più… Sono stanca. Quasi un anno fa, tu mi hai salvata, mi hai ridato la vita, e di questo non potrò mai sdebitarmi. »
« Sei tu » dice interrompendola « Sei tu che mi hai salvato, mi hai fatto aprire gli occhi sul Signore Oscuro, mi hai riportato sulla retta via. Sono io che devo ringraziarti. Verrò con te, non ti lascerò andare. »
« No, Severus. » replica « Sei troppo importante per questa guerra, e lo sai. Silente…»
« Silente capirà, diamine! » esclama scaldandosi « Dopotutto la sua migliore risposta è “l’amore”… come potrebbe negarmelo? »
« Hai ragione, non te lo negherebbe mai… ma sia tu che io sappiamo che è sbagliato. Hai molte cose ancora da fare. »
« Anche tu, anche tu! Ti prego, non lasciarmi… »
La ragazza si avvicina, abbracciandolo un attimo con tenerezza.
« Ma io non ti lascerò, Severus. Starò sempre accanto a te. Ero già morta quando mi hai salvata e invece ho vissuto ancora un altro anno, quello che è stato il più bello della mia vita, solo perché c’eri tu. Ma ora non posso più andare avanti. Sono rimasta chiusa qui dentro per quella che mi è persa un’eternità, ho rivissuto ogni momento della vita, e ne ho sofferto ogni volta il doppio. E so che fuori di qui c’è solo altra sofferenza… Non ho più la forza di soffrire, Severus. Non voglio più. »
Severus cerca qualcosa da replicare, ma le parole sembrano non volergli uscire dalle labbra.
« Ti prego, so che ti sto chiedendo tanto, ma è la cosa migliore per tutti noi. So quello che pretenderà Voldemort per dimostrargli la tua fiducia, e tu devi semplicemente farlo. Mi devi lasciare andare. »
Si fissano negli occhi, e lei capisce che non le dirà di no. Dopotutto, non ne è capace.
« Io ti amo, Severus, ti ho amato dal primo istante. » sussurra ancora, prima che lui li conduca fuori dalla sua mente.
Qualche minuto dopo, Severus apre stancamente gli occhi, e si ritrova di fronte a Voldemort, tutti i Mangiamorte in cerchio intorno a loro.
Lei non si è ancora svegliata, e Severus deve fare in fretta.
Si alza, serrando gli occhi per il dolore e trattenendo un gemito.
Le ferite sul suo corpo sono sparite, ma il male che hanno provocato è rimasto, intenso come all’interno della mente di lei.
« Eccomi, mio Signore. » sussurra « Ho riportato la ragazza. »
Voldemort si alza dal suo scranno, con un ghigno orribile a trasfigurargli il volto serpentino.
Severus stringe le labbra in una linea sottile, poi apre le braccia, offrendosi completamente. La commedia è finita e lo sa.
« Uccidimi! » esclama a gran voce.
Voldemort si mette a ridere di una risata lunga e fredda, per nulla contagiosa.
« Ucciderti, Severus? » dice con una nota dolce e allo stesso tempo crudele nella voce.
« Ma io non voglio ucciderti. » riprende subito « No… per te sarebbe come una dolce liberazione. No, io voglio che tu soffra, e non c’è modo migliore che lasciarti in vita. »
Severus abbassa le braccia, e si ritrova a tremare.
« Ti prego… » chiede con sguardo fiero « Risparmiala. Non ha fatto nulla di male. Io, io ti ho tradito. Punisci me, ma non ucciderla. »
« Ucciderla? » chiede ancora con la stessa nota di voce « Oh, no, Severus. Non sarò io a farlo. »
Un Mangiamorte si avvicina al giovane uomo, mettendogli in mano con violenza un oggetto lungo e freddo.
Severus lo guarda, e i suoi occhi scorrono immediatamente a Voldemort, le iridi fiammeggianti. Ma quello non commenta, limitandosi a tornare sul suo scranno, ridendo crudelmente.
Proprio in quel momento, la ragazza dà segno di essersi risvegliata, e Severus nasconde velocemente l’oggetto tra le pieghe del suo mantello nero.
L’aria è silenziosa e piena di tensione, mentre tutti gli sguardi dei Mangiamorte sono puntati su di loro.
Lo sguardo di lei è fiero, alto. Sa che cosa sta per succedere.
La guarda, cerca di imprimersi nella memoria ogni suo più piccolo dettaglio, cerca di ricordare il sorriso sulle sue labbra e non riesce a credere a quello che sta accadendo.
Gli cammina incontro lentamente, precedendolo, finché tra i loro corpi la distanza è minima.
« Non preoccuparti. Ci metterai solo un attimo, Severus. Solo un attimo per cancellare questa vita. »sussurra in modo che gli altri non la sentano.
A queste parole gli occhi si Severus si aprono impercettibilmente ed il suo cuore si infiamma.
Non resiste, si avvicina di scatto, ignorando i commenti sorpresi intorno a sé, e la bacia dolcemente.
Il primo vero contatto. L’unico.
Pensa che ci sia una sottile ironia in tutto quello: hanno avuto un anno intero, un lungo anno in cui avrebbe potuto bearsi della sua pelle soffice, dei suoi capelli profumati, del suo dolce sguardo; un anno in cui avrebbe potuto farla sua.
E invece non l’hanno fatto, per paura di qualcosa che alla fine è arrivato lo stesso.
Avrebbero potuto avere la vita intera, mentre invece ora hanno solo il secondo che precede la morte.
Il bacio si trasforma subito in qualcosa di vivo, travolgente, pieno di passione, e allo stesso tempo doloroso, come se non avessero la forza di staccarsi l’uno dall’altro.
Le loro lingue ballano insieme in una danza antica quanto la vita stessa, mentre cercano più contatto, quell’unione che hanno a lungo bramato e che solo in quel momento possono avere.
E mentre Severus è investito da un mare di sensazioni contrastanti, di cui la felicità per quel momento tanto desiderato e l’orrore per quello che sta per accadere sono solo la punta dell’iceberg, alla mente gli torna un ricordo, di quasi un anno prima.
 
È sera, lei è seduta sul bordo di una finestra, una gamba che penzola fuori dal cornicione e l’altra piegata su cui appoggia un braccio. In mano una sigaretta, che fuma in lunghe boccate, la luce della luna ad illuminarle i capelli biondi.
« Mi dovrei forse preoccupare? » le chiede sogghignando.
Gli rivolge uno sguardo annoiato.
« Nah. » risponde tra una boccata e l’altra « Ho superato il periodo in cui cercavo di uccidermi. »
Lo sguardo di Severus si fa subito serio e attento.
« Non mi hai mai detto perché… »comincia a dire.
« Hai mai pensato a quanto ci voglia per cancellare una vita? » lo interrompe immediatamente.
La guarda confuso: « E questo cosa c’entra? »
« Solo un attimo. » risponde alla propria domanda, ignorandolo del tutto.
« E invece per cancellare un attimo? » riprende ancora a chiedere, fissandolo.
Le restituisce lo sguardo, chiedendosi dove voglia andare a parare.
« Tutta una vita. »
Severus resta in silenzio, soppesando le parole della ragazza, che inclina leggermente la testa, fissandolo con i suoi profondi occhi azzurri.
« È inquietante, non credi? » chiede in un sussurro. 
Detto questo scende dal cornicione, avvicinandosi.
« Un giorno lo capirai. » dice infine, superandolo.
 
Si stanno ancora baciando, quando Severus capisce che è giunto il momento.
Voldemort non gli ha permesso neanche la bacchetta. No, sarebbe stato troppo facile.
Severus cerca di raccogliere il coraggio, dicendosi che non sopravvivrà a tutto quello.
Ma deve farlo.
Il colpo arriva inaspettato, veloce, preciso.
Il bacio si interrompe immediatamente.
« Ti amo anch’io » sussurra Severus, mentre una sola lacrima riesce a scappare dalle sue nere ciglia, lungo il viso niveo.
La ragazza si inarca contro di lui, spingendo la lama del pugnale ancora più in profondità nella carne, all’altezza dello stomaco.
Severus sente il sangue della sua amata scendergli sulle mani, e si rende conto che ne saranno sporche per sempre.
Non sa in che modo riesca a mantenersi lucido, a restare freddo, a non abbandonarsi al pianto.
La sorregge, mentre scivola a terra, abbassandosi con lei.
Lo guarda ancora per un attimo, sorridendogli debolmente, prima di abbandonarsi sulla sua spalla.
Percepisce i suoi polmoni rifiutarsi di respirare, e il cervello di pensare, e il corpo di vivere ancora, mentre tutta la sua essenza capisce che lei se ne sta andando, che non vedrà mai più il suo sorriso pieno d’amore solo per lui, che non potrà più bearsi della sua vicinanza, che lei non esisterà più.
I rumori intorno gli arrivano tutti ovattati, sente solo il lieve sussurro delle sue labbra contro l’orecchio.
« Ce la farai, amore mio. » dice con un ultimo sforzo « Ora avrai la vita intera per cancellare questo attimo. »
Ma mentre esala l’ultimo respiro fra le sue braccia, il dolore che Severus sente, quello che gli strazia il cuore, gli tormenta la mente e gli lacera l’anima, terribile e più forte di qualunque altra cosa abbia mai provato, gli fa capire che, per cancellare quello che ha fatto in un solo attimo, una vita sola non gli basterà affatto.

 









FINE











 

N.B.: Qui di seguito risponderò a tutte le recensioni che mi verranno fatte. aggiornerò di volta in volta. Grazie, Rika ^^

  
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