Fanfic su artisti musicali > Escape the Fate
Ricorda la storia  |      
Autore: virgily    26/10/2010    3 recensioni
-tu non eri malato?- domandai dipingendo un sorrisetto beffardo e compiaciuto allo stesso tempo: mi aveva fregato e pure bene!
-malato? Io? Ma smettila di dire stronzate e vieni qui-
[MaxXRonnie]
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ronnie Radke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

 

Come tutti i martedi’ alla quarta ora, quella quarta e fottuta ora di  educazione fisica, la signorina Bernar comincio’ a farci scendere le scale in quel turbinio a chiocciola che terminava dinnanzi un lugubre portone in legno rancido e puzzolente. La tenebrosa entrata a quella che comunemente veniva chiamata palestra, o soltanto “la sala degli specchi” per chi, come me, aveva la netta idea che tutte quelle pareti riflettenti si trovassero la tutt’altro che per puro caso.  Tra risate, schiamazzi e gente che tossiva per la pensantezza dell’aria rarefatta; senitii  due occhietti vispi e luminosi poggiarsi sopra di me. Mi voltai appena, anche se sapevo bene di chi si trattasse:  era appena piu’ basso di me e quella tuta grigia lo contemplava in tutta la sua altezza, ridotta ai minimi termini. Sapevo bene cosa stavano calando quelle iridi verde acqua, e dovevo ammettere che mi piaceva parecchio. Entrammo all’interno della saletta azzurra dagli angoli variopinti di verde muffa, e ci disponemmo in modo tale che ognuno di noi potesse ammirare il proprio riflesso su uno degli specchi che tanto ci mettevano in soggezione. Io e Max ci fiancheggiamo e continuammo il nostro gioco di sguardi coinvolgendo anche la superficie davanti a noi. Fischiandoci il tempo, mano a mano sempre piu’ ritmico e veloce, cominciammo in massa a svolgere i classici esercizi di riscaldamento che consistevano nel: salto sul posto, corsa sul posto, piegamenti, circonduzione delle braccia e altri pallossissimi esercizi che adesso non sto a descrivere!

-bene ragazzi.  Adesso cominciamo gli esercizi a terra a coppie-  affermo’ la biondona siliconata slacciandosi la zip della sua amatissima tutina arancione, la quale faceva pandan con tutto il resto del suo vestiario. Senza neanche perderci il tempo di rifletterci sopra io e Green ci ritrovammo seduti sul pavimento polveroso : l’uno davanti all’altro a gambe divaricate cosi’ che le nostre piante dei piedi potessero combaciare.  Dal canto mio scoppiai a ridere mentre il castano dinnanzi a me continuava a fissarmi intrepido e “molesto”. Ci afferrammo per mano e cominciammo, uno alla volta, a portare il busto verso terra, nel tentativo di far riscaldare i muscoli delle nostre gambe, che nel frattempo, si distendevano procurandoci un acuto dolore alle cosce

-ahh cazzo...- sussurrai in preda al crampo che intanto si stave formando al mio povero arto inferiore sinistro

-Ronnie potresti evitare certi versi?- sussurro’ lievemente il mio compagno svolgendo a sua volta il medesimo esercizio

-oh capito Max, ma fa un male cane!- risposi a mia volta tornando con il busto a terra

-tu continua a mugugnare cosi’ e ti faccio provare io il vero dolore- rispose maliziosamente alzando appena il sopracciglio

-uhh. “Eccitato “ il bamboccio- ridacchiai facendogli una linguaccia che tuttavia feci passare come un perverso tentativo di fargli perdere la testa, facendola passare sulle labbra in senso orario

-sei un bastardo. Ma aspetta che ti prendo... E vedi cosa ti combino- affermo’ maliziosamente con una leggera punta di cattivaria che rese il suo tono di voce roco e trasgressivamente irresistibile.

Finimmo la tortura cinese sul pavimento e cominciammo ad armeggiare il Pallone da basket. Sebbene i miei passaggi non fossero di effetto, potevo affermare che tutto sommato erano dei buoni passaggi; a differenza di quelli di Green che nel frattempo sembrava essersi infiaccato: era molto pallido e  tossiva in continuazione, alternando grnadi boccate d’aria ad altre piu’ brevi e repetitive. Distratto nel fissarlo nella sua piu’ totale fragilita’ mi becco perfino una pallonata in testa; ma non mi interessa molto di quel futile dolorino sulla cute. No al momento avevo pensieri piu’ importanti per la mente. Nel frattempo il bassetto si era avvicinanto alla Bernar e gli aveva sussurrato qualcosa nell’orecchio; non faccio a capire che cosa stia dicendo che sento il mio cognome propagarsi per l’intera palestra

-Radke, accompagna il tuo compagno in infermeria. L’infermiera non c’e’ ma sono sicura che facendolo stendere un po l’attacco d’asma gli passera’ in un batter d’occhio- “asma?” pensai incuriosito assumendo una buffa espressione in viso. Senza rispondere tuttavia afferrai sotto braccio il castano barcollante e ci avviammo indisturbati su per le scale fino all’infermeria deserta.  Lo faccio stendere sul letto a una piazza e vado a chiudere la porta. Faccio per voltarmi che mi ritrovo incollato sulla parete lignea marroncina con le labbra incollate a quelle focose e rosee del piu’ piccolo. Rimasi imbambolato, tuttavia non lasciai al mio rincoglionimento  di fermare la mia foga. Lo afferrai per la folta chioma e con poca cura lo staccai da me

-tu non eri malato?- domandai dipingendo un sorrisetto beffardo e compiaciuto allo stesso tempo: mi aveva fregato e pure bene!

-malato? Io? Ma smettila di dire stronzate e vieni qui- rispose sfrattonandomi violentemente a se, facendo guizzare le mani nei meandri della mia maglietta, pretendendo che facesse una bella fine sul pavimento, proprio come il resto dei nostri vestiti

-hey hey frena! Chi ti dice che in questo momento io ne abbia voglia?- domandai sgusciando abilmente dalla sua presa,

-il tuo caro amico qui sotto me lo dice!- rispose impazientemente baciandomi il collo, infilando una mano all’interno dei miei pantaloni, tentando il mio sesso come soltanto lui sapeva fare; facendomi annebbiare la vista, facendomi perdere totalmente il controllo e far invadere tutto me stesso con una voglia irrefrenabile

-e-e  menomale che avevi l’asma- ridacchiai lasciandomi strappare i vestiti di dosso e facendomi sdraiare poco finemente sul letto dell’infermeria. Quel letto che di li a poco divenne il nostro ennesimo nido d’amore. Un’amore imprevedibile, passionale ma sopratutto folle.

 

*Angolino di Virgy*

ehhh, essendo riuscita a dormire soltanto per due ore sono riuscita ad elaborare questa piccola fic, basandomi sopratutto sul vago ricordo di quella che era la mia "sala degli specchi". Non sono certa che sia molto gradevole ma spero che piaccia lo stesso.

ovviamente dedicata alla mia cara Anzu.

recensitemi presto

un bacino

-V-  

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Escape the Fate / Vai alla pagina dell'autore: virgily