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Autore: Ashtart    26/10/2010    1 recensioni
E' davvero meglio essere temuti che essere amati?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Arya, Galbatorix
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Potere

Tak-Tak-Tak-Tak-Tak
Tak-Tak-Tak-Tak-Tak
Il Re tamburellava nervosamente con le dita sulla liscia superficie del bracciolo di marmo nero del suo trono, lo sguardo perso a osservare un punto indefinito della stanza.
Cos'avevano di tanto migliore di lui i Varden? Come erano riusciti, tempo addietro, a rubargli addirittura una delle uova di drago?
Come avevano fatto a fargliela sotto il naso ancora una volta?
Era certo che quella volta ce l'avrebbero fatta. Glie l'avrebbero riportato.
Ma non era stato così. Due elfi erano periti sotto i colpi impietosi degli Urgali, ma quella maledetta sgualdrinella dell'ambasciatrice era riuscita a teletrasportare l'uovo chissà dove.
Era stato battuto. Di nuovo.
Shruikan lo distolse dai suoi pensieri, sghignazzando. Ovviamente conosceva tutto quello che passava per la testa al suo Signore.
 
Galbatorix sorrise. Aveva ricreato artificialmente il legame unico tra un drago e il proprio cavaliere.
Dopotutto, il patto stipulato tra draghi e elfi era opera della magia.
E ciò che è stato creato con la magia, con la magia può essere infranto.
Bisognava solo capire come. E lui ci era riuscito.
A volte si chiedeva se la forza dei ribelli risiedesse nella loro volontà di cambiare le cose.
Era davvero meglio essere temuti che essere amati?
 
Fu riportato alla realtà alla voce di uno dei suoi servitori: "la prigioniera è qui, mio signore."
"Bene. Portatemela." si interruppe " anzi, no." parve pensarci un attimo
"sarò io ad andare da lei" sul suo volto si aprì un sorriso macabro.
Attraversò i lunghi corridoi a passo spedito, ignorando platealmente tutti coloro che si inchinavano al suo cospetto.
Si diresse spedito verso le prigioni, assaporando l'odore di chiuso e stantio, che aumentava ad ogni piano.
 
Si fermò davanti ad una porta di legno marcio, ma abbastanza resistente da impedire la fuga a coloro che erano tenuti chiusi li. La aprì.
A terra, legata al muro con delle catene, giaceva un'elfa dalla bellezza accecante.
I lunghi capelli corvini le ricadevano disordinati sulle spalle,
gli occhi color smeraldo erano appuntati su di lui, animati da un feroce odio.
 
Purtroppo il tuo odio non ti servirà a niente, bambolina. pensò il re
"dov'è l'uovo?" chiese, scandendo bene le parole. La ragazza si morse un labbro.
"portatela nella sala delle torture" ordinò, con quel sorriso sadico ancora stampato in faccia "parlerai, volente o nolente"
Mentre guardava i suoi uomini che trascinavano la donna fuori dalla stanza, pensò che, si,
era molto meglio essere temuti che amati.

  
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