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Autore: Mo in Wonderland    26/10/2010    4 recensioni
Avevo pensato e immaginato la nostra prima notte di nuovo insieme in tutti i modi, ma mai da solo nel mio letto a rodermi il fegato su quanto avessi sbagliato. Perché era così, avevo dannatamente sbagliato, e lui mi aveva giustamente mandato via a calci in culo. Me lo meritavo, eccome se me lo meritavo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nice to meet you - not really.
  Nice to meet you - not really.


  “Hotson, ragazzi!” Guy e il suo fidato basco scozzese ci venivano incontro attraverso la hall dell’hotel, sorridendo. “Venite, vi devo presentare qualcuno!”
  Jude sbuffò e io alzai gli occhi al cielo. Eravamo stanchi, col jet-lag e la giornata passata tra riunioni, incontri, riunioni, riunioni. In quel momento volevo solo una doccia, un letto e un Jude. Nulla di più. “Guy, per favore, non possiamo fare domani?” Chiesi, passandomi una mano tra i capelli - sono così stanco che non mi preoccupo neanche più dei miei capelli, cazzo.
  “Due secondi, davvero!” Due secondi. Erano sempre due secondi.
  “Uno. Due. Buonanotte, Guy.” Mi voltai verso le scale, ma lui mi afferrò per la manica della giacca e mi costrinse a voltarmi.
  “Solo un minuto di pazienza, devi incontrare tuo fratello!” Io non ho fratelli!
  Non capii quando Guy mi fece l’occhiolino, e nemmeno quando gli occhi di Jude si illuminarono.
  Capii, invece, quando dall’entrata dell’hotel arrivò un omone sulla cinquantina con gli occhi color acquamarina e i capelli brizzolati. Capii anche meglio quando Jude gli corse incontro e gli si buttò in braccio urlando “Stepheeen!”. E lui lo abbracciò sorridendo. “Jude, quanto tempo!”
  Non ero riuscito a trattenermi e mi resi conto solo dopo che avevo una smorfia schifata stampata in bella vista in faccia.
  Guy mi trattenne per un braccio, forse temendo che avrei potuto spaccare il naso alla sua nuova recluta. E in effetti era esattamente quello che avevo intenzione di fare se quel bastardo non tirava giù le mani dal mio Jude.
  “Robert.” Mi voltai verso di lui forzando un sorriso a denti stretti. “Vi conoscerete meglio domani. Scommetto che andrete molto d‘accordo.” Sicuro! “E ricorda: il fratricidio non è contemplato nel personaggio di Holmes.”
  Fottiti, Guy, tu e le tue battutine di merda. “Buona notte, capo.”
  Guy si allontanò alle mie spalle verso le scale. Appena mi voltai, Jude mi si avvicinò con la mano appoggiata alla spalla di Fry. Togli quella cazzo di mano dalla sua spalla o te la mangio. “Robert, lui è Stephen. Abbiamo lavorato insieme in Wilde, sai-”
  “Lo so.” Mi schiarii la voce poi tesi la mano fingendo un sorriso di plastica al mio ormai arci-nemico. “Piacere di conoscerti.” Ma anche no.
  “Mi hanno parlato molto di te. I miei più vivi complimenti.” La sua voce era bassa e la sua stretta di mano forte. Jude sorrideva come un bambino piccolo, vicino a lui. Passai lo sguardo da lui a Fry. Lo odio.

  “Jude, noi dobbiamo parlare.” Chiusi la porta della sua stanza alle sue spalle, con aria risoluta.
  “Non dirmi che Susan arriva prima di venerdì!” Si slacciò la cravatta e la buttò su una sedia vicino al letto.
  “Non è lei il problema.” Scandii, guardandolo storto. Non che di solito mi arrabbiassi se si lamentava di Susan, ma in quel momento mi fece andare su tutte le furie - come si permetteva di criticarla, lei almeno era mia moglie, lui invece si buttava tra le braccia del primo che passava, Judsie fottuta puttana. Strinsi le labbra e i pugni, rischiando di esplodere.
  “E che problema c‘è allora?” Si era seduto sul bordo del letto, per togliersi le scarpe.
  “Il problema sei tu e quel… Fry.” Cacciai fuori a denti stretti.
  “Perché ti dà cosi fastidio, se nemmeno lo conosci?”
  “Ti rispondo in ordine cronologico o alfabetico?” Rispondere come Holmes mi era venuto quasi automatico, e Jude storse la bocca riconoscendo la battuta.
  “Mi chiami quando ritorna Robert, per favore, Holmes.” Si alzò e si diresse verso il bagno. Odiava quando finivo troppo dentro il personaggio, diceva che poi non riuscivo più a distinguere la realtà dalla finzione.
  “Jude non sto scherzando. Ho visto Wilde.”
  Si voltò verso di me, seccato. “E allora avrai anche visto che è un dannatissimo film!”
  “Lo so benissimo. Ma allora come cazzo lo spieghi quello che è appena successo?” Indicai la porta. Sentivo il sangue salirmi al cervello.
  “Due amici che si incontrano dopo tanto tempo. Punto.”
  “Non dirmi che quello era un incontro tra amici, e poi lui è gay e poi-”
  “E poi sai cosa? Poi c‘è che sono stufo di essere la tua Judsie, tua e solo tua.” Mi indicò con un dito accusatorio. “Perché tu hai Susan, e quando c‘è lei io non esisto, e Susan prima di tutto! Certo, poi se c‘è tempo allora anche Jude. Non voglio fare la vittima, perché i patti erano chiari fin dall‘inizio, e mi va bene. Ma se tu fai una scenata così se appena abbraccio un amico, io cosa dovrei fare, eh? Quando tu e Susan non vi staccate di un millimetro alle presentazioni, o quando ve ne uscite con quelle frasi sdolcinate sul vostro eterno amore. Io lo accetto, perché non si può fare diversamente, ma devi farlo anche tu, o non si va avanti.” Aveva il fiato corto, e l’avevo anch’io. I suoi occhi, dannazione, i suoi occhi mi facevano soffocare.
  Ogni singola parola del suo discorso mi aveva ferito, aveva rotto una parte di me, e ora mi sentivo come tanti cocci sparsi per terra. Di solito era Jude che mi rimetteva in sesto se qualcosa andava storto, ma ora non potevo fare più affidamento su di lui.
  “E ora per favore, Robert, esci dalla mia stanza. Ci vediamo domani.”

   Avevo pensato e immaginato la nostra prima notte di nuovo insieme in tutti i modi, ma mai da solo nel mio letto a rodermi il fegato su quanto avessi sbagliato. Perché era così, avevo dannatamente sbagliato, e lui mi aveva giustamente mandato via a calci in culo. Me lo meritavo, eccome se me lo meritavo. Riuscirò mai a imparare? Mi passai una mano sugli occhi e mi girai dall’altra parte. Com’era freddo, accidenti, com’era vuoto il letto senza di lui. Me lo immaginavo lì vicino a me, con il viso sul mio collo e il braccio attorno allo stomaco. Non solo avevo fatto uno degli errori più colossali del secolo, ma non riuscivo nemmeno ad alzare il culo e andare a chiedergli scusa, per quella scenata ridicola e inutile. Vigliacco, stronzo, bastardo.
  Presi un respiro e scalciai via le coperte, rabbrividendo in canottiera e boxer.
  Jude, devo andare da lui. Non mi vestii nemmeno, non misi nemmeno le scarpe, semplicemente uscii dalla stanza e dopo pochi secondi mi ritrovai davanti alla sua porta. Il numero 221 risaltava in ottone sulla porta di legno scuro - quando si dice le coincidenze.
  Bussai, prima piano, poi più forte. Presi un respiro e abbassai lo sguardo sulla moquette del corridoio. “Jude? Jude, ti prego, aprimi.” La mia voce sembrava quasi implorante.
  Nulla, non mi rispondeva, non un rumore, un passo, una parola.
  Bussai di nuovo, non volevo mollare. “Jude.” La luce al neon mi faceva male agli occhi, a stento mi reggevo sulle gambe - ero stanco, ma soprattutto avevo paura, paura che avrebbe potuto non rispondermi per tutta la notte. “Jude, non me ne vado.” Speravo che sentisse, che non stesse dormendo. Ti prego, ti prego, ti prego.  
  Mi accoccolai per terra e appoggiai la testa allo stipite della porta. Non me ne sarei mai andato, no, dovevo fargli capire quanto fosse importante per me.
  Pochi secondi? Minuti? Ore? Non sapevo quanto fosse passato, quando la porta si aprì e io persi l’equilibrio, finendo semi-disteso per terra. Ero entrato in uno stato di dormiveglia in cui, uno dopo l’altro, sfilavano nella mia mente tutte le possibili soluzioni della notte - tutti incubi.
  “Rob?”
  “Jude? Ti devo parlare, ti prego, solo due minuti-” Velocemente mi tirai in piedi. Jude aveva addosso solo i pantaloni del pigiama e - sperai fosse colpa di quei fottutissimi neon - gli occhi arrossati. Aveva pianto?
  “Robert, cosa ci fai qui, sai che ore sono?” Si passò una mano tra i capelli.
  “No, non so che ore sono, ma questo non toglie che devo parlarti. Ti ho svegliato?”
  “No, stavo… - entra.” Mi fece entrare nella sua stanza, i vestiti erano abbandonati in disordine su una sedia, le lenzuola del letto stropicciate e appallottolate.
  “Notte insonne?” Chiesi, mentre mi chiudevo la porte alle spalle. Non mi degnò né di una risposta né di uno sguardo. Stronzo. Una domanda più insensibile non la potevi proprio trovare, eh? “Ti devo parlare di prima.”
  “Da quant’è che stavi là fuori?” Mi chiese, mentre si sedeva sul letto.
  “Da quando ho bussato. Non volevo andarmene.” Mi sedetti sulla poltrona vicino al letto, girandola verso di lui.
  “Robert sono passate due ore! Sei pazzo?” Si preoccupava sempre per me. Come avevo fatto a trattarlo così male? Stupido stupido stupido.
  Non gli chiesi perché fosse uscito dalla sua camera due ore dopo che io avevo bussato, mi presi un privilegio che in realtà non mi era concesso - di pesare che l‘avesse fatto per venire da me. “Scusa, Jude, tu devi perdonarmi. O almeno provaci, ti prego. Ho sbagliato, ho fatto un dannatissimo errore. E non sai quanto mi dispiaccia. Quella scenata era inutile, hai perfettamente ragione. E‘ che… non so che mi è preso. Io sbaglio sempre con te, perché ogni volta mi dimentico di quanto tu sia importante per me. Ma io ho bisogno di te, e l‘unica cosa che posso fare è sperare con tutto me stesso che un giorno tu potrai perdonarmi.”
  Jude aveva ascoltato tutto in silenzio, con la testa tra le mani e lo sguardo rivolto a terra. Quando ebbi finito aspettò pochi secondi per alzare la testa e fulminarmi con lo sguardo. “Non riuscivo a dormire. Per colpa tua perché sei un fottuto stronzo, ogni volta. Ma non ci riesco, non riesco da essere arrabbiato con te nemmeno per un secondo. E non azzardarti a sorridere. Non sei perdonato.” Il mio sorriso morì sul nascere. “Ora spiegami cosa cazzo ti è passato per la testa quando hai visto che abbracciavo Stephen. Voglio proprio saperlo.”
  Cosa mi era passato per la testa? “Tira giù le mani dal mio Jude.” Mormorai, poi abbassai la testa, sentendomi terribilmente in colpa.
  “Fantastico. Ora sappi che io penso la stessa cosa circa una volta ogni due minuti, quando c‘è Susan. E sento quella rabbia che ti brucia la gola e quel senso di impotenza. E ogni volta è sempre peggiore di quella prima.” Mi aveva guardato negli occhi, mentre parlava, e io avevo sentito esattamente quello che diceva, quella sensazione così poco familiare per me. Ogni due minuti. Una tortura, in pratica. Lo guardai negli occhi e seppi che aveva capito - ora anch’io avevo provato quello che provava lui. Ero perdonato. “Siamo un disastro, come coppia. Sono più i momenti in cui stiamo male che quelli in cui stiamo bene.”
  “Vuoi…” La voce mi morì in gola. “Vuoi mollarmi?” Avevo la voce strozzata da una paura così grande che avevo la pelle d’oca.
  “Non ci riuscirei mai.” Sorrise, rassegnato e sconsolato.
  Sono un disastro, sono un emerito coglione. Mi sporsi verso di lui e lo abbracciai. Sentii le sue mani posarsi leggere sulla mia schiena e la sua testa appoggiarsi alla mia spalla. “Non voglio che tu lo faccia. Non riuscirei a sopravvivere senza di te.”
  Lo sentii sorridere e mi si gonfiò il cuore tanto che temevo scoppiasse. “Vieni a letto. Magari in due riusciamo a dormire.” Mi sorrise - quanto era bello.
  Sotto le coperte, lasciai che si accoccolasse sul mio petto, come faceva sempre e gli posai un bacio leggero tra i capelli. “Ti amo, Jude.”
  “Lo so.” Non doveva aggiungere altro, non doveva essere lui quello che si scusava.
  Quella notte non sognai, perché tutti i miei sogni si erano già avverati.


  NdA^^
  Ok, come promesso questa one-shot è dedicata a tutte le persone che seguono No More e che ogni volta devono aspettare i secoli per i miei aggiornamenti ;)
  Il plot iniziale vedeva una parte più consistente di Stephen all'interno della storia (ecco il perchè del titolo), ma il tutto è degenerato molto presto - mea culpa, ho la brutta abitudine di stendere la trama mentre scrivo °°
  Ora spero di aver guadagnato un bonus tempo per il prossimo capitolo di No More xD No, dai, spero di poter aggiornare entro sabato massimo domenica, se no vi do il diritto di uccidermi e fare scempio del mio cadavere ^^
 
  Alla prossima, tanti Rob e Jude a tutte :D

   
 
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