I’ll be your
dream, I’ll be your wish, I’ll be your fantasy…
Le prime
note di ‘Truly Madly Deeply’ – che ho appena eletto
suoneria della settimana – mi distraggono dalla lettura del nuovo numero di Rolling Stone: uffa, proprio adesso che
avevo trovato un articolo a proposito del mio album. Mentre mi chiedo chi possa
essere il seccatore, riconosco il numero che mi sta chiamando. E sorrido.
“Ciao, Brian.”
“Ti è
arrivata la rivista?”
“Sapevo che
eri stato tu. Non mi sembrava di essermi abbonato a…”
“Pagina 41,
svelto” mi interrompe.
Lancio
un’occhiata fugace alla rivista. “Ci ero appena arrivato, ma…”
“Hai letto?”
“Stavo per farlo” ribadisco, “ma poi mi
hai chiamato. Brian, vorresti spiegarmi…”
Sospira.
Piuttosto rumorosamente. Scommetto che si sta anche strofinando gli occhi. “E
allora leggi. Veloce. Ti aspetto in linea.”
Obbedisco,
trovando un po’ inquietante il fatto che mi controlli anche mentre sto
leggendo.
“Wow” è il
mio commento, pochi minuti più tardi. “Brian, qui dicono che è il mio album
migliore. Migliore anche di ‘Awake’. Dicono che è un album maturo, pieno di
ottimi riferimenti artistici e privo di sbavature.”
“Esatto”
conferma.
“E che vuol
dire?”
“Vuol dire
che è piaciuto, Josh. È piaciuto al pubblico ed è piaciuto alla critica, e sai
che non succede spesso. Sono tutti soddisfatti.”
Non posso
fare a meno di sorridere. “Sono contento.”
“Sono
contento anch’io, Josh. E c’è di più. Mi hanno chiamato dalla redazione della
rivista. Vogliono un’intervista con te.”
“Stai
scherzando, vero?”
“Niente
affatto.”
“Perché
vogliono un’intervista con me?”
“Perché vai
forte. Perché sei in gamba, hai appena pubblicato il disco migliore della tua
carriera. Perché sono dieci anni che ti ignorano, e finalmente hanno capito di
aver sbagliato.”
“Dici che
dovrei accettare?”
“Non spetta
a me decidere, Josh.”
“Brian, sei
il mio agente. Di solito sbavi per pianificarmi la vita.”
“Beh, forse
ogni tanto dovrei lasciarti un po’ più di libertà.”
Mi piace
questo nuovo Brian. Insomma, non è che l’altro non mi piacesse, ma… sembra
diventato più umano.
“Ok, ci sto.
Ma ad una condizione: non voglio che sia fatta qui a casa. E nemmeno in studio.
Voglio che sia fatta in un luogo… neutro.”
“Va bene,
vedrò di accontentarti. Ti va bene domani pomeriggio?”
“Perfetto”
rispondo, sicuro di me stesso.
Wow. La mia
prima intervista con la più importante rivista di musica del mondo.